Interpretazione delle Scritture Ebraiche

marco
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da marco »

bgaluppi ha scritto:Ho seguito la vostra bella discussione. Secondo me c'è un fatto da considerare: la Torah è stata data da Dio al popolo di Israel, non agli altri.
Caro Antonio non sono d'accordo. La Torah intesa come comandamenti e leggi morali, non è un'esclusività ebraica. Il sacerdozio di Aronne, questo si che è esclusivo del popolo ebraico, ma tutto il resto, no.
Noi, cristiani, siamo tenuti ad osservare tutti i comandamenti e le prescrizioni morali, soprattutto quelle sessuali (oggi sembra che tutti saltino la pagina in questione, facendo passare la misericordia di Dio per un bordello), che la Torah impone.
bgaluppi ha scritto:gli insegnamenti di Yeshúa erano diretti al popolo di Israel e gli altri ne beneficiano.
Perché scrivi questo, caro Antonio? Noi viviamo di quei insegnamenti, sono il lasciapassare per avvicinarci a Dio. Sono la cosa più preziosa che possediamo. Noi non ne beneficiamo in seconda battuta, ma sono dette per te, tu (uomo) che in qualsiasi tempo le leggi e le fai tue.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Marco, non lo dico io, lo dice Paolo. È quella che lui chama "caduta e diminuzione", che è divenuta ricchezza per gli stranieri. Yeshua è venuto per Israele, lo dice lui stesso: “Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele».” (Mt 15:24). Naturalmente il discorso non finisce qui :-) , ma inizia da qui. E Paolo ci dà un consiglio: “non insuperbirti, ma temi. Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te.”

Adesso, grazie all'amore di Dio, anche chi non appartiene ad Israele ha ricevuto una promessa: che chi crede nel Messia sarà risuscitato nell'ultimo giorno. E anche gli stranieri possono beneficiare degli insegnamenti di Dio, ma questi insegnamenti sono stati dati prima ad Israele.
Stefanotus
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Stefanotus »

Spero che la bella discussione possa continuare ad esserlo e che anche tutti gli altri utenti possano contribuire a renderla tale aggiungendo dettagli utili a tutti.

Innanzitutto io vi chiederei di mantenere la discussione IN LINEA con il testo del topic. Cosa che credo il messaggio di Antonio non faccia, anzi credo ci porti fuori strada. Lo dico perchè in questo momento la discussione non stava vertendo sull'analisi di questo o quel testo, ma sul principio interpretativo da utilizzare per comprendere il messaggio. Antonio invece inizia subito con: "Paolo afferma che la Scrittura era per gli ebrei" dando quindi per scontato che egli stesso abbia già le chiavi per comprendere il messaggio. Noi stiamo discutendo in questo topic su queste chiavi di lettura, non sul contenuto.

Spero sia chiaro.

Noiman, ritorno un momento sul tuo discorso su Gesù che non interpretava le Scritture.
Forse dovremmo intenderci per cosa si intende per interpretare. Io parlerei per esempio di Nehemia, che leggendo la Parola di Dio al popolo fu supportato da coloro che "ne davano un senso". Ecco per interpretazione io intendo questa operazione, leggere un testo, comprenderne il significato in sè e darne un senso, spiegarlo. Non parlo di applicazioni e altre similitudini che possono scaturire dal principio contenuto in quel testo. Mi spiego?
Parlo della semplice disamina linguistica e quindi del dare senso a ciò che è scritto.

Gesù mi pare lo fece diverse volte, per esempio, oltre i versi che ti ho citato in precedenza, possiamo leggere Matteo 12:3 dove Gesù "rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando ebbe fame, egli insieme a coloro che erano con lui?". O ancora pochi versi più avanti Matteo 12:5: "O non avete letto nella legge che ogni sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli?". O ancora Matteo 19:4 "Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse...".

Insomma Gesù citava la Scrittura e ne dava un senso in azioni e spiegazioni. Più volte lo fece e più volte fece anche quello che dici tu, ne dava cioè un significato "nuovo". Quindi tornando al discorso iniziale da cui ero partito con questa affermazione, Gesù si permise di fare spiegazioni anche sulla singola parola della Parola di Dio di allora. Quindi deduco che l'ispirazione divina Gesù stesso la intendesse VERBALE. Ma ovviamente è una mia deduzione sul suo comportamento.

Sul discorso di come stiamo messi tra ebrei e cristiani, io non so cosa aggiungere sinceramente.
Perché seppur sono uno a cui piace la chiacchiera e piace il confronto, poi all'atto pratico sono anche uno che ha scoperto "una prospettiva" e l'ha ritenuta molto più valida di altre. Quindi il massimo che posso fare è "dialogare" e al massimo condividere la mia esperienza. Ma sperare in un "avvicinamento" collettivo, purtroppo non fa parte del mio modo di vedere le cose. Credo che Gesù si fosse comportato con molta chiarezza e determinazione. Le cose stavano come diceva lui, al punto che è morto per questo. La Sua resurrezione (per chi ci crede) è prova che Dio era con Lui in questo. Quindi "non posso" pensare che possano esistere "vie di mezzo" dove si possa stare con un piede qui e un piede là... mi spiego carissimo?
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Certo, Stefano, e scusate se mi sono intromesso un po' bruscamente. Con la mia digressione volevo puntualizzare su quanto affermi: “può mai il Sovrano dell'universo, il Dio che ha creato ogni cosa, aver sottomesso il Suo messaggio ad un elitè di traduttori conoscitori della lingua in cui fu scritto?”

Certo che no, infatti non lo ha fatto. Ha consegnato il Suo insegnamento a chi non aveva bisogno di traduttori, il popolo ebraico. E Yeshua, il rabbi ebreo, dal canto suo, ha consegnato il suo insegnamento allo stesso destinatario: Israele. Infatti, lui è nato da Israele e ha vissuto ed ha insegnato ai suoi fratelli ebrei. E qui mi sono fermato. Poiché il messaggio di Yeshua e, grazie a lui, l'insegnamento della Scrittura Ebraica, sono divenuti accessibili anche a chi non appartiene al popolo di Israele.

Questo è un fatto da tenere sempre a mente, secondo me, poiché pensare che il Mashiach (Yeshua, per chi lo accetta) sia venuto per gli stranieri, da parte di chi non è ebreo può creare delle fratture tra Scrittura Ebraica e Scrittura Greca, tra ebrei e non-ebrei. E queste fratture non dovrebbero esserci, poiché tutti gli uomini sono figli di un unico Dio e poiché l'insegnamento di Dio è diretto ad ogni uomo che lo capisce e sceglie di seguirlo. Il Messia, per chi lo accetta, è venuto per Israele prima e per gli altri dopo; gli altri sono stati "innestati", ma l'albero su cui l'innesto è stato effettuato è Israele. Se non fosse stato per la fede di Abramo e per la giustizia di Noè, nessuno di noi sarebbe qui.

Ecco che, forse, si capisce in che modo volevo ricollegarmi al discorso e perché, forse, la mia digressione non era proprio fuori tema: è necessario imparare a comprendere il punto di vista ebraico, per comprendere la Scrittura in profondità, poiché Israele è il primo destinatario dell'insegnamento, non gli stranieri. Anche quando si meditano le parole di Yeshua, è necessario partire dal presupposto che lui sta parlando a Israele, e lo fa in termini comprensibili per chi è ebreo, a volte poco comprensibili per chi non è ebreo. Allora, è necessario mettersi nei panni degli ebrei, calarsi nel testo e impersonare l'ebreo che sta di fronte a Yeshua, e ascolta le sue parole.

Mt 13:14; Is 6:9-12; 49:5-6
Stefanotus
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Stefanotus »

Ciao Antonio.
Perdonami ma ancora non ci capiamo. Siamo su due linee di pensiero distanti al momento. E te lo dimostro.
Con la mia digressione volevo puntualizzare su quanto affermi: “può mai il Sovrano dell'universo, il Dio che ha creato ogni cosa, aver sottomesso il Suo messaggio ad un elitè di traduttori conoscitori della lingua in cui fu scritto?”

Certo che no, infatti non lo ha fatto. Ha consegnato il Suo insegnamento a chi non aveva bisogno di traduttori, il popolo ebraico.
Tu qui NON STAI offrendo risposta alla domanda. Tu qui hai PRIMA stabilito il significato di alcuni passi biblici, quindi ti sei arrogato l'autorità per stabilire COSA il testo dica in sè. Io e Noiman invece, abbiamo messo da parte la nostra posizione personale, anche se l'abbiamo accennata, e ci siamo interrogati sulla corretta metodologia per stabilire cosa dice il testo. Capisci?
Prima di rispondere con la tua posizione a riguardo, tra l'altro in modo abbastanza perentorio, dovresti chiederti sulla base di cosa ho stabilito che Dio ha consegnato il Suo insegnamento al popolo ebraico? Cosa mi convince di ciò? Sono certo che ho usato il metodo corretto?
Idem quindi per le considerazioni sul messia.

Ti dimostro un'altro punto di caduta del tuo ragionamento a mio parere.
Questo è un fatto da tenere sempre a mente, secondo me, poiché pensare che il Mashiach sia venuto per gli stranieri può creare delle fratture tra Scrittura Ebraica e Scrittura Greca, tra ebrei e non-ebrei. E queste fratture non dovrebbero esserci, poiché tutti gli uomini sono figli di un unico Dio. Il Messia, per chi lo accetta, è venuto pre Israele prima e per gli altri dopo; gli altri sono stati "innestati", ma l'albero su cui l'innesto è stato effettuato è Israele. Se non fosse stato per la fede di Abramo e per la giustizia di Noè, nessuno di noi sarebbe qui.
Mi dimostri BIBLICAMENTE che Dio abbia chiesto agli ebrei di produrre Talmud e Midrash?
Mi dimostri BIBLICAMENTE che il Talmud e Midrash siano chiaramente ispirati dallo Spirito Santo?
Mi dimostri BIBLICAMENTE che per interpretare il testo biblico Dio abbia richiesto di utilizzare la cultura ebraica?

Vedi, te lo dico già io, non ci sono appigli biblici per dimostrare ciò. Il testo sacro considera sacro solo sè stesso e non fa riferimento a tradizioni di uomini o scritti estranei a sè stesso da considerare come sacri. Quindi qualunque allusione tu faccia al fatto che il testo ebraico può essere compreso solo passando per la cultura ebraica (che tra l'altro azzarderei a dire che deriva dal testo stesso, non che lo produca) è in realtà il frutto di una tua personale premessa interpretativa. Comprensibile, condivisibile, ma non esclusiva.

Quindi a mio parere rimani fuori tema.
Per dimostrarti comunque il mio apprezzamento al tuo intervento ti dirò la mia a riguardo.
Ebbene si, storicamente la Torah, prima parte delle Sacre Scritture, fu affidato al popolo ebraico. Così successe anche per i testi successivi. Risultato? Per molte volte, la Bibbia ci narra di un popolo dal collo duro. Un popolo che si dimostrava vincente e benedetto da Dio quando ubbidiva alle Sue leggi... un popolo che veniva umiliato e distrutto, quando invece cedeva alla tentazione e si "prostituiva" ad altri dei, ossia peccava contro Dio di idolatria.
Quel popolo non fu scelto di certo per le sue qualità interpretative. Quel popolo ebbe l'onore di essere CREATO da Dio, perché figlio di una promessa fatta ad uomini che a Dio si sottomisero. Le genealogie bibliche hanno rilevanza storica se si analizza che è su quelle che Dio ha stabilito le sue promesse.
Non a caso Dio si faceva chiamare il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il popolo di Dio era "figlio della promessa" fatta ad Abramo.
Quindi si, a loro furono affidate le Scritture. Ma che a loro fu affidata l'interpretazione corretta ti ho dimostrato più volte che non è dimostrabile.

Il popolo di Dio sapeva di un Messia liberatore che doveva arrivare. Ma la storia ci dice NON SOLO che non riconobbero il Cristo in Gesù, ma che successivamente vennero altri "Cristi" che condussero il popolo alla guerra di rivoluzione... e prima Gerusalemme e poi il tempio vennero saccheggiati e distrutti dall'impero romano. Quindi perdonami... ma dubito fortemente che affidarsi alle loro interpretazioni sia GARANZIA di comprensione del messaggio biblico.

Inoltre ti ho anche dimostrato con la digressione di Isaia che usare strumenti nati dalla cultura ebraica per interpretare i testi ebraici non è sufficiente a comprenderne l'intera estensione, perchè il Nuovo Testamento insegna l'uso di una prospettiva CRISTOLOGICA che reinterpreta i testi e quindi ne amplia il significato in modo mai visto prima. Di conseguenza i paradigmi ebraici si possono anche ritenere insufficienti.
Spero adesso sia chiaro per te.
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

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Abbiamo già parlato di ripetizioni, la Torah è un testo che racconta storie accadute nell’arco di qualche millennio se includiamo il libro di Bereshit , tuttavia non è un libro di storia, parla anche di scienza nel senso che noi attribuiamo, ma non è un libro di scienza. Contiene regole e leggi che D-o impartisce agli uomini, ma non è un libro di legge.
La lettura è impegnativa anche nelle traduzioni più addomesticate, ci sono interi capitoli che nella lettura appaiono veramente difficili da comprendere, questo a causa delle incomprensibili ripetizioni di avvenimenti e descrizioni che ci sembrano superflue e inutili al nostro modo di pensare e scrivere che è ridotto all’essenziale , queste ripetizioni nei testi , ci sembrano ciondoli inutili che ci distraggono e distolgono da racconto.
Queste parti in genere sono bypassate , anche lo studioso un lettore smaliziato raramente ci si sofferma.
Eppure le ripetizioni nella bibbia hanno il loro significato che non è dovuto alla sola meticolosità , sappiamo che in quel tempo scrivere era una impresa titanica, pochissimi erano in grado di ricopiare testi e ancora meno quelli in grado di ricopiarli comprendendone i significati, la carta o pergamena era difficile da fabbricare, rara e costosa, alla luce di questo perché sprecare tanta pergamena per ripetere parti che erano già state scritte.
Di questo se ne sono già occupati i maestri sono nate due scuole di pensiero; rav. Aqiva sosteneva che ogni parola della Torah ha un sua importanza e se questa viene ripetuta il suo significato si arricchisce e va indagato suppletivamente.
Rabbi Isma’el invece sosteneva che le ripetizioni sono stili di scrittura e la Torah parla la lingua degli uomini.
Le ripetizioni hanno da sempre confuso i traduttori e nello scorrere del tempo i traduttori perdevano le capacità di interpretare le parole originali, questo perché l’ebraico sembra una lingua povera ma in realtà ha la caratteristica di essere una lingua che attraverso le radici è in grado di sviluppare una grande quantità di sinonimi , che sono significati aggiunti spesso intraducibili.
In seguito vi porterò qualche esempio di traduzioni difficili.

Ora considero interessante occuparci di ripetizioni, nel libro di Bereshit e Shmot sono tante, ma la più interessante è quella che troviamo nel libro Bemidbar-Nasò (7/1- 89). (numeri).
Moshè ha terminato la costruzione del Santuario, dopo averlo consacrato accetta l’offerta di tutti i capi delle tribù di Israele . E impressionante leggere per ciascuna tribù l’elenco delle offerte portate al Santuario. Per ciascuno dei 12 capi tribù, viene menzionato il suo nome , la sua discendenza, e l’elenco delle offerte che per 12 volte è quasi identica: “Un vassoio di argento del peso di centro trenta sicli, una bacinella d’argento che pesava settanta cicli, peso in uso nel Santuario, pieni di fior di farina per l’offerta farinacea. Una ciotola del peso di dieci sicli d’oro, piena di profumo. Un giovane toro, un montone, un agnello nato nell’anno per olocausto, un capro quale sacrificio come chattati. Per sacrificio di shelamim due tori, cinque montoni, cinque caproni, cinque agnelli nati entro l’anno.”
Questa descrizione è quasi identica per ogni capo tribù ed è ripetuta 12 volte e si conclude con le parole: ” Questa è l’inaugurazione dell’altare nel giorno in cui venne unto” ma il testo continua con un riassunto che rinumera ogni cosa consegnata.
Tutto questo impegna 72 versi, ogni capo tribù con la sua offerta occupa 6 versi.
Il riepilogo impegna altri 16 versi per un totale di 88 versi che corrispondono a 176 versi la metà esatta della parashà di Nasò che è la più lunga della Torah.

Ma sappiamo che l’ordine dei versetti e le relative numerazioni è di molto posteriore, come anche la marcatura degli spazi tra che oggi definiamo capitoli.
Questo può sfuggire al lettore che legge le traduzioni nella lingua differente dall’ebraico, chi si mette mai a contare…! ma era conosciuto da chi leggeva il testo originale senza spazio regolamentato. Non contavano, ma sapevano.
L’insegnamento è che ciascuna tribù in base al suo rappresentante attraverso la ripetizione affermava l’unicità della sua offerta, oggi la ripetizione di un testo è limitato a un copia e incolla, al massimo a lamentarsi sarebbe un “toner”.

Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il domenica 14 maggio 2017, 19:15, modificato 2 volte in totale.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Caro Stefano:

“Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte dicendo: «Parla così alla casa di Giacobbe e annuncia questo ai figli d'Israele: (Es 19:3) ... Mosè scrisse tutte le parole del Signore (24:4) ... Il Signore disse a Mosè: «Sali da me sul monte e fèrmati qui; io ti darò delle tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto, perché siano insegnati ai figli d'Israele» (24:12) ... Ora, dunque, Israele, da' ascolto alle leggi e alle prescrizioni che io v'insegno perché le mettiate in pratica, affinché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, il Dio dei vostri padri, vi dà (Dt 4:1) ... Queste sono le istruzioni, le leggi e le prescrizioni che Mosè diede ai figli d'Israele quando furono usciti dall'Egitto (Dt 4:45)”

Dt 4:45 parla di istruzioni, leggi, prescrizioni: si tratta della Torah, che costituisce appunto l'insegnamento, contenente precetti, leggi e prescrizioni. La Torah fu data da Dio a Mosè perché Mosè la insegnasse ai figli di Israele. Questo è ciò su cui io mi baso quando dico che l'insegnamento fu dato da Dio al popolo di Israele.

Poi mi chiedi di dimostrarti biblicamente tre punti. Il primo, è che Dio avrebbe chiesto agli ebrei di produrre la torah orale; ma io non ho affatto espresso questa idea, ho detto solamente che il popolo ebraico è depositario della Scrittura Ebraica e che, quindi, è necessario imparare a comprendere il modo di pensare ebraico al fine di capire in modo piú accurato la Scrittura. Non ho parlato di tradizione orale, che, comunque, non fa parte del canone biblico, e che quindi non è da confondersi con il testo ispirato (secondo punto). Riguardo al terzo punto, non è necessario dimostrare nulla, poiché risulta ovvio che per interpretare un testo scritto in ebraico dagli antichi ebrei sia necessario conoscere l'ebraico (o fare riferimento a chi lo conosce) e soprattutto il modo di pensare di coloro che lo hanno ricevuto, redatto e ne sono stati depositari. Per studiare e commentare la Divina Commedia è assolutamente necessario conoscere bene l'italiano e il pensiero dantesco.

Certamente, le ottime traduzioni che abbiamo a disposizione risolvono parzialmente il problema, ma solo parzialmente; infatti, pur mettendoci in grado di leggere il testo biblico in italiano, non necessariamente ci mettono in grado di comprenderlo.

Per concludere, il fatto che il popolo di Israele non abbia accettato Yeshua come Messia, apre una domanda: se lo avesse accettato, cosa sarebbe accaduto agli stranieri? :-)

Sono d'accordo con Noiman: interpretazione ebraica delle Scritture Ebraiche.
Stefanotus
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Stefanotus »

Antonio, mi spiace ma al solito non ci capiamo. Tu non mi leggi con attenzione.
Mi dispiace ma non c'è maggior sordo di chi non vuol sentire e tu insisti a girarmi i tuoi commenti di stampo fideistico.
Hai di nuovo scritto cose che esulano da ciò di cui stiamo parlando:
“Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte dicendo: «Parla così alla casa di Giacobbe e annuncia questo ai figli d'Israele: (Es 19:3) ... Mosè scrisse tutte le parole del Signore (24:4) ... Il Signore disse a Mosè: «Sali da me sul monte e fèrmati qui; io ti darò delle tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto, perché siano insegnati ai figli d'Israele» (24:12) ... Ora, dunque, Israele, da' ascolto alle leggi e alle prescrizioni che io v'insegno perché le mettiate in pratica, affinché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, il Dio dei vostri padri, vi dà (Dt 4:1) ... Queste sono le istruzioni, le leggi e le prescrizioni che Mosè diede ai figli d'Israele quando furono usciti dall'Egitto (Dt 4:45)”

Dt 4:45 parla di istruzioni, leggi, prescrizioni: si tratta della Torah, che costituisce appunto l'insegnamento, contenente precetti, leggi e prescrizioni. La Torah fu data da Dio a Mosè perché Mosè la insegnasse ai figli di Israele. Questo è ciò su cui io mi baso quando dico che l'insegnamento fu dato da Dio al popolo di Israele.
Mi pare di aver detto chiaramente al post precedente che SI so che in un primo momento la Scrittura fu affidata agli ebrei. Quindi perché aggiungere citazioni? Mboh.
Poi mi chiedi di dimostrarti biblicamente tre punti. Il primo, è che Dio avrebbe chiesto agli ebrei di produrre la torah orale; ma io non ho affatto espresso questa idea, ho detto solamente che il popolo ebraico è depositario della Scrittura Ebraica e che, quindi, è necessario imparare a comprendere il modo di pensare ebraico al fine di capire in modo piú accurato la Scrittura.
Io stavo andando OLTRE questo aspetto, ma vedo che continui a non voler capire.
OVVIO che tu non ne hai parlato. Ma cos'è il MIDRASH?
Non ho parlato di tradizione orale, che, comunque, non fa parte del canone biblico, e che quindi non è da confondersi con il testo ispirato (secondo punto). Riguardo al terzo punto, non è necessario dimostrare nulla, poiché risulta ovvio che per interpretare un testo scritto in ebraico dagli antichi ebrei sia necessario conoscere l'ebraico (o fare riferimento a chi lo conosce) e soprattutto il modo di pensare di coloro che lo hanno ricevuto, redatto e ne sono stati depositari.
E' ovvio sulla base di cosa?
E' ovvio perchè lo dici tu?
Chi stabilisce che è ovvio? Perdonami ma credo di averti già detto che studio la Bibbia da molto più tempo di te... eppure non conosco l'ebraico.
Per studiare e commentare la Divina Commedia è assolutamente necessario conoscere bene l'italiano e il pensiero dantesco.
E questo chi te lo ha detto?
Hai una laurea in letteratura?
Ma vedi come scrivi ? Hai la presunzione di dover insegnare agli altri che quanto dici tu è insindacabile! Ma mettilo un secondo me ogni tanto.
Certamente, le ottime traduzioni che abbiamo a disposizione risolvono parzialmente il problema, ma solo parzialmente; infatti, pur mettendoci in grado di leggere il testo biblico in italiano, non necessariamente ci mettono in grado di comprenderlo.
Come non è necessariamente vero che le ottime traduzioni che abbiamo non ci permettono di capire.
Come anche non è necessariamente vero che conoscere l'ebraico sia la garanzia di aver potuto capire di più. Infatti esistono molte versioni di bibbia perchè si danno MOLTE interpretazioni DIVERSE del testo originale, ed esistono MOLTI biblisti che stanno ancora discutendo sul significato di questa o quella parola. Come anche esistono scuole di pensiero rabbinico DIVERSE che dicono tutto e il contrario di tutto.
Quindi non credo che con la conoscenza di ebraico si possa CHIARAMENTE dire di saperne di più di chi studia la Bibbia senza conoscenza.
Banalmente io posso confrontare MOLTE PIU' VERSIONI di Bibbia e avere un idea del perchè un verso è stato tradotto in un modo o nell'altro secondo le diverse correnti di pensiero dei traduttori.
Le tue affermazioni sono per me inesatte e tendenziose.
Per concludere, il fatto che il popolo di Israele non abbia accettato Yeshua come Messia, apre una domanda: se lo avesse accettato, cosa sarebbe accaduto agli stranieri? :-)
Non ha alcuna importanza. Innanzitutto MOLTI lo hanno accettato anche prima che morisse. E comunque anche questo discorso è fuorviante, che poco c'entra con il discorso del topic.
Perdonami ma sinceramente non credo che tu abbia ancora capito di cosa stiamo parlando.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

:-??

Perdonami, ma sono "di dura cervice" e faccio fatica a capire le cose... :)) Un amico ebreo mi ha detto che il Midrash "è l’insieme di studi millenari che il giudaismo ha raccolto in più opere, alcune disponibili in traduzioni e altre solo in ebraico". Possiamo fare a meno di conoscere come l'ebraismo ha discusso e interpretato la parola di Dio nel corso dei millenni? Io credo di no. Non sto dicendo che solo chi conosce l'ebraico e il pensiero giudaico sia in grado di comprendere la Scrittura, sto dicendo che questa è una importante risorsa per andare veramente a fondo. Ricollegandomi al post iniziale di questo 3D, quindi, credo che sia importante, se non fondamentale, imparare a conoscere il pensiero ebraico (non necessariamente e solamente "il Talmud", come dice Sandro) per poter avere una comprensione più profonda della Scrittura. Dipende, naturalmente, da quanto "a fondo" si vuole andare.

Dante l'ho studiato al Liceo, e mi hanno insegnato a comprendere bene il suo pensiero politico, filosofico, teologico e il suo stile letterario, oltre che la cultura del suo tempo, per poter affrontare lo studio della Divina Commedia e delle sue opere in genere; se uno studioso non fa questo, non comprende a fondo il testo. Stessa cosa vale per qualsiasi testo antico, e specialmente per la Scrittura, che è parola di Dio ispirata.

Dici bene: "esistono molte versioni di bibbia perchè si danno molte interpretazioni diverse del testo originale". Ed è proprio questo il problema.
Stefanotus
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Stefanotus »

Perdonami, ma sono "di dura cervice" e faccio fatica a capire le cose... :)) Un amico ebreo mi ha detto che il Midrash "è l’insieme di studi millenari che il giudaismo ha raccolto in più opere, alcune disponibili in traduzioni e altre solo in ebraico". Possiamo fare a meno di conoscere come l'ebraismo ha discusso e interpretato la parola di Dio nel corso dei millenni? Io credo di no.
Allora facciamo così... dividiamo le due cose.
Per comprendere il significato di Giovanni 3:16 è necessario conoscere la cultura greca e/o ebraica?

Io ti risponderei sia si, che no. Mentre tu diresti che è necessario.
Io risponderei NO, perchè il messaggio è chiaro e diretto, Dio (che nella cultura generale odierna è il creatore dell'intero universo) ha amato il mondo (quindi la nostra terra e noi) che ha dato il Suo unigenito figliolo (e che generalmente tutti sanno che che ci si riferisce a Gesù) affinchè chiunque (e sottolineo chiunque) crede in lui, non perisca ma abbia vita eterna (cioè vivere per sempre).

Questa è un'analisi semplice, priva di alcun paradigma culturale e storico legato al testo. Priva di qualsiasi riferimento biblico ulteriore. Ovviamente direi "colma" (anche se non so se è il termine giusto) di paradigmi culturali moderni e italiani (quindi cattolici). Non a caso ho scritto "generalmente" nelle varie specifiche tra parentesi.
Chiunque può capire questo messaggio? Credo di si.

Se aggiungessi dettagli "SOLO BIBLICI". Potrei aggiungere dettagli sul Dio che ha dato un figlio, su Gesù che è stato dato e che si è dato, che credere significa diverse cose, che la vita eterna ha uno specifico significato (si può ancora muorire ma si si resusciterà un giorno). Etc etc.
Ma ciò non toglie che il messaggio iniziale si comprendeva ugualmente.

Dovrei dire anche SI, è necessario... perché attraverso le conoscenze della cultura ebraica e greca, potrei aggiungere dettagli storico culturali affermando come certe parole potevano essere intese in quel tempo etc etc.
Anche se, GRAZIE al lavoro fatto da diversi traduttori, commissioni di traduttori, posso affermare con discreta certezza che il significato primo, il più semplice e immediato, il significato PRINCIPALE del testo antico mi era arrivato SENZA BISOGNO DI ULTERIORI DETTAGLI.

Ecco perchè dico si da una parte e no dall'altra.
Questo per me è ciò che Dio ha voluto fare con la Sua parola. Ci ha trasmesso dettagli semplici, storie di uomini suoi e non, vittorie e sconfitte, la storia di Gesù e dettagli su questa salvezza e sulla vita eterna. Questo messaggio è COMPRENSIBILE da sè, per chiunque cioè con fede si avvicina con semplicità alla Bibbia perchè cerca Dio e con cuore sincero vuole conoscerlo.

Ovviamente, se questa ricerca intellettiva si trasforma anche in ESPERIENZA SPIRITUALE, perchè lo Spirito di Dio interviene e trasforma la vita del credente, ecco che la Bibbia diventa per il credente Parola di Dio vivente. Altrimenti l'interpretazione biblica rimarrebbe solo un gioco intellettuale e basta. Questo è ciò che credo io e che ho vissuto con esperienza diretta.

Poi ovviamente ho iniziato ad approfondire questo libro perchè ho capito che quel Dio che mi ha concesso una simile esperienza aveva tanto da dirmi e insegnarmi. E ho iniziato tanti studi sulla cultura ebraica, sui loro simbolismi, sulle loro usanze, abitudini e filosofie. Ho studiato la Bibbia utilizzando moltissimi strumenti che altri studiosi hanno messo a disposizione a chi come me voleva saperne di più.
Conoscevo l'ebraico? No, non lo conosco tutt'ora.
Conoscevo il greco? No, non lo conosco tutt'ora.
Conosco la Bibbia? Si. Non abbastanza ma posso dire SI. E posso dire senza arroganza di conoscerla meno di moltissimi altri ma più di altri.

Ora se tu ritieni che siccome conosci il greco o l'ebraico possa avere degli strumenti più profondi al punto di capire meglio di me il messaggio biblico io ti ho sempre detto: in parte è così, ma in parte no. Perchè comunque anche tu, per comprendere una parola ebraica ti rifai all'analisi di vocabolari, dizionari e commentari che possono spesso dire cose diverse tra loro. Ti fidi più di uno o dell'altro. Oppure fai delle valutazioni di quello che è più coerente al pensiero generale che hai compreso della Parola di Dio. Ma in generale NON HAI la certezza di avere la scienza infusa e quindi la piena conoscenza del significato della parola di Dio.

Concluderei quindi questa digressione con questo principio che ho già espresso più volte.
L'interpretazione ebraica delle scritture ebraiche ha valore? Si certo. Ha molto valore. Questo penso io.
L'intepretazione cristiana delle scritture ebraiche ha valore? Si certo. Molto di più della prima, se per cristiana si intende l'interpretazione di Cristo espressa nel Nuovo Testamento.
Sono entrambe necessarie e indispensabili per capire il messaggio della Bibbia in senso generale? No di certo.
L'utilità è una cosa, la necessita è un altra.
Io personalmente credo che un Dio che vuole lasciare un messaggio agli uomini e DECIDE di farlo attraverso un testo e non attraverso altri mezzi più "precisi", ha per forza VOLONTARIAMENTE deciso che quel testo potesse essere "compreso" in sè e da sè da qualsiasi uomo. Almeno nel suo messaggio generale, che come ho già detto, ritengo sia "come ottenere la vita eterna in Cristo Gesù".
Dio non può aver deciso che questo messaggio dovesse passare attraverso l'intepretazione umana che si è dimostrata fallace più volte nel corso dei secoli.
Quello che tu non capisci caro Antonio (ma solo perchè hai una convinzione fideistica molto forte) è che tutto quello in cui tu basi la tua fede e la tua consapevolezza di aver compreso, può cambiare IMPROVVISAMENTE da un momento all'altro. Un qualsiasi studioso di lingua potrebbe scoprire che determinate parole che oggi interpretiamo in un modo siano invece interpretabili in un altro. Un qualsiasi studioso potrebbe ufficializzare che senza ombra di dubbio gli ebrei scrissero certe interpretazioni bibliche per ottenere determinati poteri o prestigi. E quindi, l'aver posto come NECESSARIA la conoscenza dell'ebraico o del greco e/o i relativi studi paralleli fa crollare l'attendibilità del testo.

Luzzi, responsabile insieme al Bosio della commissione di traduzione della Riveduta, si dice che al termine della sua vita si allontanò decisamente dal credere che per essere salvati bisognasse fare o credere qualcosa. Tutte le sue precedenti convinzioni crollarono a causa del fatto che pose tutta la sua fede su ciò che aveva compreso della Bibbia passando attraverso le evidenze storiche e scientifiche dell'uomo. Ma quando anche queste furono messe in discussione... ecco che... tutto crolla.

Utilità si. Necessità no. Questa è la mia opinione.
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