Certo, Elena. Però, ripeto, lui stava rispondendo a dei farisei che volevano metterlo alla prova e gli chiedono se sia lecito mandar via la propria moglie
per un motivo qualsiasi (Mt 19:3). Questa è un'indicazione molto importante che il testo ci dà. Dunque, la risposta di Yeshùa è in funzione di quella provocazione.
Poi, anche i discepoli lo interrogano sul tema del ripudio e Yeshùa risponde a loro piú chiaramente: “chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato [senza giustificato motivo],
la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”. Il motivo per non ripudiare senza che ci sia stato adulterio da parte di uno dei due è quello di non esporre l'altro ad adulterio; infatti, solo l'adulterio può rompere quell'unione che si è creata attraverso il matrimonio. Mi pare però che Yeshùa stabilisca un principio generale: nel caso in cui due coniugi siano fedeli, non è lecito ripudiare. Ma poi, “I discepoli gli dissero: «Se tale è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene prender moglie»” (v. 10); e Yeshùa risponde: “«Non tutti sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltanto quelli ai quali è dato.»” (v. 11). Non tutti sono capaci di restare sposati pur di non violare il principio stabilito da Yeshùa. Inoltre, in molti casi è necessario buon senso e intelligenza.
Dunque — e questa è una mia considerazione — Yeshùa sembra ammettere che ci siano casi in cui la divisione avviene perché i due non sono capaci di restare sposati. Penso a una coppia in cui svanisce l'attrazione fisica e cessa l'intimità; questo può portare a gravi scompensi, litigi, persino a disinteresse totale e frustrazione. Cosa si deve fare in questi casi? Restare sposati e fedeli e vivere nell'infelicità? Chi è capace di farlo, e di restare sposato in assenza di intimità ma amando e onorando il coniuge in altri modi, lo farà; chi non è capace, si separerà. Buon senso e rispetto per se stessi sono necessari.
Viene anche da chiedersi: nel caso in cui due (credenti o non credenti) si sposano e il marito, pur restando fedele, impazzisce ed inizia a picchiare la moglie, cosa deve fare la poveretta? Stare col pazzo per forza e subire angherie di ogni genere pur di non violare l'insegnamento di Yeshùa? Qui ci risponde Paolo:
“Ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito (
e se si fosse separata, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito); e che il marito non mandi via la moglie.” — 1Cor 7:10-11
Come vedi, Paolo, che parla alla comunità (in cui c'erano molti provenienti da culture pagane), ammette la possibilità della separazione anche senza che ci sia stato adulterio. La soluzione è quella di non risposarsi o di ricongiungersi, ove possibile. Ma anche qui subentrano dei problemi. Se uno, dopo essersi separato, decide di non risposarsi ma non riesce a controllare il desiderio sessuale, cosa deve fare? E se si ricongiunge ma poi i vecchi problemi tornano a galla, cosa deve fare?
“Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch'io. Ma se non riescono a contenersi, si sposino; perché è meglio sposarsi che ardere di desiderio.” — 1Cor 7:8-9
Qui Paolo parla ai celibi e alle vedove, ma la cosa può essere applicata ai divorziati, immagino. Non è che un divorziato resiste al desiderio sessuale meglio di un celibe o di una vedova. Di nuovo, è necessario buon senso.
Da tutti questi insegnamenti della Scrittura io comprendo questo: il rapporto con una persona non deve essere preso alla leggera, ma come un impegno per la vita. Dunque, è molto importante scegliersi. La fedeltà, il rispetto, la cura reciproca, sono valori fondamentali. Il marito deve curarsi della moglie come se fosse la sua regina, e viceversa. Il matrimonio che nasce con questa consapevolezza, difficilmente fallirà; quello che nasce senza consapevolezza di cosa si sta facendo, ha poche speranze di successo. Oggi accade questo. La gente si sposa a caso, magari solo per forte attrazione sessuale e senza considerare tutti gli altri valori necessari in un rapporto coniugale. Fondamentalmente, molti si sposano perché è un cliché, per adempiere al modello sociale; magari si vogliono bene davvero, ma se non ci sono forti valori e princípi comuni alla base, poi sorgono inevitabilmente dei problemi.
Questa discussione è interessante. Sarebbe bello avere anche il parere biblico-psicologico di Gianni.
