L'esempio del figlio che fai tu non mi sembra affatto calzare quello che ho detto. Un padre che dice cosa il figlio dovrà fare non gli lascia scelta. Io ho fatto l'esempio di un padre che insegna a crescere bene, secondo princípi sani. Ad esempio, io insegno a mia figlia che mentire è sbagliato, mentre vedo spesso genitori che insegnano ai loro figli a mentire. Certamente, mia figlia qualche volta mentirà nella sua vita, è naturale; ma l'insegnamento ricevuto, rafforzato da un esempio coerente, produrrà i suoi frutti. Se poi fa al contrario e non segue il mio insegnamento, subirà delle conseguenze. Comunque non importa, cerchiamo di entrare nel merito del discorso.
Io non sono molto ferrato sulla profezia biblica, perché non l'ho ancora studiato; spero che Noiman e Gianni mi correggano se dico castronerie. Però mi pare di capire che la promessa, la profezia e la previsione a volte si mescolano. Io non vedo un testo che dice: accadrà esattamente questo e quello, ma piuttosto vedo Dio che, dopo essersi costituito un popolo da un uomo di fede (Abraamo), lo guida, lo istruisce, lo ammonisce, lo avverte, lo custodisce. Lo fa attraverso predizioni, promesse, mòniti, perché Dio ha certamente un progetto. Questo popolo non sempre si lascia istruire e guidare, e dunque subisce conseguenze drammatiche; le deportazioni, le sconfitte, le persecuzioni, non sono "programmate" da Dio, ma piuttosto annunciate come conseguenze di comportamenti sbagliati. Il popolo di Israele legge questi eventi come conseguenze della disobbedienza o dell'obbedienza. Dio avverte il Suo popolo, non gli dà una tabella cronologica di eventi futuri. Gli dice cosa fare perché proceda sempre più verso il realizzarsi della promessa. Se Israele obbedisce, viene benedetto, se disobbedisce, viene punito, anzi punisce se stesso perché le conseguenze negative non originano da Dio ma sono il risultato di comportamenti e scelte sbagliate. Hai considerato il fatto che Dio diriga la storia del Suo popolo senza però influenzarla direttamente, come un burattinaio? Noiman scrive:
Penso che si faccia confusione tra profezia e previsione e promessa [...] Molti profetizzavano e lo sappiamo leggendo Isaia, geremia e altri, spesso questo tipo di “profezia” tra virgolette è lo sfogo del saggio che vedendo le cose del mondo che andavano male ( il mondo per il saggio era Israele), esortava il popolo al cambiamento e al pentimento, se questo avveniva la profezia cambiava il suo corso.
Ora prendiamo Gn 13:14,15:
“Il Signore disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre.»”
Questa non è prettamente una profezia ma piuttosto una promessa. Non specifica quando si realizzerà, ma sappiamo che si realizzerà, perché Dio è fedele e le sue promesse non decadono.
Prendiamo invece Gn 15:13,14:
“Il Signore disse ad Abramo: «Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni; ma io giudicherò la nazione di cui saranno stati servi e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze.»”.
Questa è una predizione più precisa, che riguardava il futuro di Israele. Es 12:40,41 ricorda quella predizione fatta ad Abraamo, e ne rimarca l'adempimento: “Il tempo che i figli d'Israele abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio il giorno che finivano, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto.”. Nota però che la predizione fatta ad Abraamo non specifica il paese in cui sarebbero stati schiavi, né il periodo esatto, ma risponde solo al bisogno di Abraamo di certezze; e Es 12:40,41 non fa altro che evidenziare il realizzarsi di quella predizione, mostrando al lettore come Dio si rivela attraverso la storia del Suo popolo e la dirige. Abraamo chiese: “Come posso sapere che questa terra [la terra di Canaan] sarà mia?” (Gn 15:8). Abraamo non vedrà quel giorno, ma Dio glielo annuncia: “Quanto a te, te ne andrai in pace presso i tuoi padri e sarai sepolto dopo una prospera vecchiaia. Alla quarta generazione essi torneranno qua; perché l'iniquità degli Amorei non è giunta finora al colmo.” (Gn 15:15,16). La scena si conclude: “In quel giorno il Signore fece un patto con Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume d'Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate»” (Gn 15:18).
Dunque, anche qui profezia, predizione e promessa si mescolano. Abraamo viene benedetto da Dio per la sua fede, e benedette saranno anche le generazioni future, che attraverseranno momenti difficili ma, alla fine, riceveranno la terra promessa.