Salve! Il verso in questione è questo:
וַיֹּאמֶר אֱלֹהִים נַעֲשֶׂה אָדָם בְּצַלְמֵנוּ כִּדְמוּתֵנוּ וְיִרְדּוּ בִדְגַת הַיָּם וּבְעֹוף
הַשָּׁמַיִם וּבַבְּהֵמָה וּבְכָל־הָאָרֶץ וּבְכָל־הָרֶמֶשׂ הָרֹמֵשׂ עַל־הָאָרֶץ׃
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». CEI 2008
Chiedo:quale è il giusto modo di intendere la parola IMMAGINE e perchè?
grazie.
Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
LA RELIGIONE E' L'OPPIO DEI POPOLI
- Gianni
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Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Alla tua domanda, Andrea, risponderebbe meglio Noiman. Io mi limito a fare qualche osservazione.
“Immagine” (ebraico צֶלֶם, tsèlem). Questo termine la Bibbia lo usa per una statua che rappresenta un dio o una persona. In assiro-babilonese il termine era salmu, alquanto affine a tsèlem, e indicava una statuetta d’argilla o di metallo raffigurante la persona che si voleva morta usando la magia nera.
“Somiglianza” (ebraico דְּמוּת, demùt). Questo termine indica qualcosa che è simile ma non identico all’originale. Nelle visioni apocalittiche che troviamo nella Bibbia, questa parola è usata per indicare la somiglianza a un uomo, a un cristallo o un altro oggetto terreno noto, anche se differente. In tal modo il lettore poteva farsi un’idea di ciò che il profeta aveva visto (per un esempio si veda Ez 1:5).
“Immagine e somiglianza” sono quindi due termini affini che presentano sfumature diverse. Agostino seppe descrivere molto bene tale diversità: “Dove c’è un’immagine c’è sempre una somiglianza; ma non sempre dove c’è una somiglianza vi è anche un’immagine”. – Quaestiones 74.
Nonostante le sfumature, i due vocaboli si equivalgono in Gn. Infatti, queste due parole risultano intercambiabili, tanto che in Gn 5:1 per la creazione dell’uomo di usa demùt: “Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio”, ma in Gn 1:27 si usa tsèlem: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio”.
Perché allora in Gn 1:26 si ha la ridondanza “immagine e somiglianza”? Ciò si spiega con l’uso ebraico molto frequente di ripetete lo stesso concetto con parole simili. La Bibbia è piena di espressioni subito ripetute con parole diverse.
Cosa vuol dire essere a “immagine e somiglianza” di Dio? Dio è infinitamente superiore all’essere umano, per cui la sua somiglianza deve essere molto lontana. Va però tenuto conto del pensiero ebraico progressivo. Per pensare e descrivere Dio, gli ebrei qualche figura dovevano pure usarla. Loro, sempre molto concreti, non avrebbero mai usato un’idea astratta, perché ritenuta inconsistente. Ecco allora che troviamo nella Scrittura l’antropomorfismo, che si spiega unicamente con l’intento di rendere Dio vivo e concreto. Nel paganesimo erano gli dèi a essere a immagine e somiglianza degli umani, perfino con tutti i loro difetti. Nella Bibbia è l’essere umano che assomiglia a Dio perché è una sua creazione. Inizialmente, nei tempi più antichi, l’uomo era visto a immagine divina un po’ come le statuette babilonesi che riproducevano il dio o la persona che si voleva raffigurare. Così, l’antico ebreo biblico supponeva che Dio, almeno per manifestarsi agli uomini, assumesse figura umana. Sta di fatto che il profeta Ezechiele vide assiso sul trono divino un essere che “appariva come la figura di un uomo”. - Ez 1:26; cfr. 8:2.
“Immagine” (ebraico צֶלֶם, tsèlem). Questo termine la Bibbia lo usa per una statua che rappresenta un dio o una persona. In assiro-babilonese il termine era salmu, alquanto affine a tsèlem, e indicava una statuetta d’argilla o di metallo raffigurante la persona che si voleva morta usando la magia nera.
“Somiglianza” (ebraico דְּמוּת, demùt). Questo termine indica qualcosa che è simile ma non identico all’originale. Nelle visioni apocalittiche che troviamo nella Bibbia, questa parola è usata per indicare la somiglianza a un uomo, a un cristallo o un altro oggetto terreno noto, anche se differente. In tal modo il lettore poteva farsi un’idea di ciò che il profeta aveva visto (per un esempio si veda Ez 1:5).
“Immagine e somiglianza” sono quindi due termini affini che presentano sfumature diverse. Agostino seppe descrivere molto bene tale diversità: “Dove c’è un’immagine c’è sempre una somiglianza; ma non sempre dove c’è una somiglianza vi è anche un’immagine”. – Quaestiones 74.
Nonostante le sfumature, i due vocaboli si equivalgono in Gn. Infatti, queste due parole risultano intercambiabili, tanto che in Gn 5:1 per la creazione dell’uomo di usa demùt: “Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio”, ma in Gn 1:27 si usa tsèlem: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio”.
Perché allora in Gn 1:26 si ha la ridondanza “immagine e somiglianza”? Ciò si spiega con l’uso ebraico molto frequente di ripetete lo stesso concetto con parole simili. La Bibbia è piena di espressioni subito ripetute con parole diverse.
Cosa vuol dire essere a “immagine e somiglianza” di Dio? Dio è infinitamente superiore all’essere umano, per cui la sua somiglianza deve essere molto lontana. Va però tenuto conto del pensiero ebraico progressivo. Per pensare e descrivere Dio, gli ebrei qualche figura dovevano pure usarla. Loro, sempre molto concreti, non avrebbero mai usato un’idea astratta, perché ritenuta inconsistente. Ecco allora che troviamo nella Scrittura l’antropomorfismo, che si spiega unicamente con l’intento di rendere Dio vivo e concreto. Nel paganesimo erano gli dèi a essere a immagine e somiglianza degli umani, perfino con tutti i loro difetti. Nella Bibbia è l’essere umano che assomiglia a Dio perché è una sua creazione. Inizialmente, nei tempi più antichi, l’uomo era visto a immagine divina un po’ come le statuette babilonesi che riproducevano il dio o la persona che si voleva raffigurare. Così, l’antico ebreo biblico supponeva che Dio, almeno per manifestarsi agli uomini, assumesse figura umana. Sta di fatto che il profeta Ezechiele vide assiso sul trono divino un essere che “appariva come la figura di un uomo”. - Ez 1:26; cfr. 8:2.
- francesco.ragazzi
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Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Quando Dio redime un individuo, comincia a restaurare l’immagine originaria di Dio, creando “l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità” (Efesini 4:24; ed anche Colossesi 3:10).
Credo che siamo stati fatti per assomigliare a Dio, ma il cammino ancora è lungo ...
Credo che siamo stati fatti per assomigliare a Dio, ma il cammino ancora è lungo ...
Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Quello che dici è vero Francesco. Comunque credo che l'espressione sia un'antropomorfizazione di DIO da parte dello scrittore di genesi, che dovrebbe essere Moshè.Questa interpretazione quadra con il resto delle scritture che chiamano in causa DIO e l'uomo.
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Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
A immagine di Yeshua: spirito, anima e corpo.Andrea ha scritto:Salve! Il verso in questione è questo:
וַיֹּאמֶר אֱלֹהִים נַעֲשֶׂה אָדָם בְּצַלְמֵנוּ כִּדְמוּתֵנוּ וְיִרְדּוּ בִדְגַת הַיָּם וּבְעֹוף
הַשָּׁמַיִם וּבַבְּהֵמָה וּבְכָל־הָאָרֶץ וּבְכָל־הָרֶמֶשׂ הָרֹמֵשׂ עַל־הָאָרֶץ׃
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». CEI 2008
Chiedo:quale è il giusto modo di intendere la parola IMMAGINE e perchè?
grazie.
Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Già che ci siamo, avrei un ulteriore quesito, relativamente a come viene chiamato "Dio" in due distinte parti di Genesi : in Genesi 1,26 si usa il termine
generico "Elohìm", mentre in Genesi 2,7 l’atto viene
attribuito in modo specifico a "Yahwèh".
Nel primo caso la narrazione riferisce infatti che "Elohìm decidono" di fare
adamo “a loro immagine e somiglianza” mentre nel secondo
si precisa che Yahwèh ha usato “l’argilla” insufflandovi
“l’alito della vita”.
Si può parlare quindi di diverse tradizioni a cui gli autori che fanno capo all’una o all’altra abbiano operato in assoluta autonomia riportando racconti antichi (chissà di quando!!), caratterizzati da origini diverse ?
generico "Elohìm", mentre in Genesi 2,7 l’atto viene
attribuito in modo specifico a "Yahwèh".
Nel primo caso la narrazione riferisce infatti che "Elohìm decidono" di fare
adamo “a loro immagine e somiglianza” mentre nel secondo
si precisa che Yahwèh ha usato “l’argilla” insufflandovi
“l’alito della vita”.
Si può parlare quindi di diverse tradizioni a cui gli autori che fanno capo all’una o all’altra abbiano operato in assoluta autonomia riportando racconti antichi (chissà di quando!!), caratterizzati da origini diverse ?
Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
L'ipotesi sostenuta da (scritta ebraica) non è sostenibile in alcun modo perchè non rientra nella cultura ebraica la questione di Yeshua;inoltre,i concetti legati alla triade spirito, anima e corpo come li pone (scritta ebraica) sono posteriori a Yeshua stesso.
Per l'ebreo non esisteva l'anima così come fu descritta in seguito all'incontro dell'ebraismo con la filosofia greca; ma la parola nephesh, tradotta funzionalmente anima, significava vita in quanto tale. La parola spirito, per l'ebreo era ruach, che significava aria in movimento.
Per l'ebreo non esisteva l'anima così come fu descritta in seguito all'incontro dell'ebraismo con la filosofia greca; ma la parola nephesh, tradotta funzionalmente anima, significava vita in quanto tale. La parola spirito, per l'ebreo era ruach, che significava aria in movimento.
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Re: Genesi 1:26 facciamo l'uomo a nostra IMMAGINE
Salve a tutti,
in altri post ho letto che è stato affrontato il motivo per cui Dio usa il plurale: facciamo a nostra somiglianza. Mi aiutate a trovare il link? Grazie mille
in altri post ho letto che è stato affrontato il motivo per cui Dio usa il plurale: facciamo a nostra somiglianza. Mi aiutate a trovare il link? Grazie mille