La morte

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Gianni
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Re: La morte

Messaggio da Gianni »

:-)
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bgaluppi
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Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Infatti, “Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato” fa capire che il tramonto c'era già stato ma il sabato non era ancora iniziato...

Gianni, Michele, sarà un percorso lungo ma stiamo andando bene... :-)
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Gianni
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Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Sì, se accetta di indagare la Scrittura ed è disposto ad accettarla. :-)
stella
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Re: La morte

Messaggio da stella »

HEI LUCIA .... vi leggo solo ora ....giorno molto intenso ....

anzi settimana molto piena ,e tu sai il mio da fare ,ma veniamo a noi ....

approfondire la parola e' importante ,non c'e' dubbio ,ma il problema sta proprio li ,tra coloro che la approfondiscono...c'e' chi la prende alla lettera e c'e' chi la interpreta ...la bibbia non sempre va presa alla lettera (( sono daccordo che DIO ha stabilito il sabato e non la domenica ecc..ecc..ma ''alcuni'' non sono ne per il sabato ne per la domenica ...secondo la loro interpretazione un giorno vale l'altro solo perche' interpretano il messaggio in modo diverso ...l'antico test. era ombra del nuovo .... ;)

Pero' ;;) ti ho tirato fuori dalla tana :d .....

GIANNI guarda che io non sono per il venerdi :-) ...,assolutamente ,anzi mi sembra il mercoledi ...secondo lo schema ...insomma o mercoledi o giovedi' ....combinava era spiegato molto chiaro ...

bene a tutti, :YMHUG: e un shabbat shalom ...

CI BENEDICA L'IDDIO D'ISRAELE IN CRISTO GESU'
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
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Michele
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Re: La morte

Messaggio da Michele »

A questo punto sorge spontanea una domanda. Ammesso che fin qui sia successo come sopra esposto ci sarebbe da chiedersi se effettivamente 1)i fatti narrati potrebbero essere contenuti in appena 24 ore. Dall'arresto, alla condanna alla sepoltura di Gesù.
Ultima modifica di Michele il venerdì 4 dicembre 2015, 21:52, modificato 3 volte in totale.
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Michele
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Re: La morte

Messaggio da Michele »

Aspettando risposte vado avanti:
La Pasqua e la Feste degli Azzimi sono definiti dalla Torah, solennità e in sostanza assimilabili al sabato, sono giorni consacrati al Signore, appartengono a Lui e in conseguenza di questo significato, si direbbe che sono sottratti all'uomo. L'uomo non ne potrebbe disporre. Ma ripensiamo a tutto quanto successe in quelle 24 ore e riflettiamo se effettivamente questi fatti siano in contrasto con le disposizioni religiose.
2)Le solennità, (quali giorno di riposo, di preghiera e di memoria) vengono dissacrate, come pure la regola della purità rituale. Questa regola rendeva i Farisei, gli Scribi e il Sinedrio, inidonei a celebrare la Pasqua e la Festa degli Azzimi, in certe circostanze. Queste autorità relgiose si recarono da Pilato, parlando e trattando con lui, nel giorno di Pasqua e anche nel primo giorno degli Azzimi.
Ultima modifica di Michele il venerdì 4 dicembre 2015, 21:54, modificato 2 volte in totale.
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Gianni
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Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Michele, perché mai ti viene da domandarti se effettivamente i fatti narrati potrebbero essere contenuti in appena 24 ore, dall'arresto, alla condanna e alla sepoltura di Yeshùa?
In verità, in meno di 24 ore. Yeshùa fu arrestato nella notte del 14 nissàn, dopo l’ultima cena; fu crocifisso alle nove del mattino, morì alle 15 e fu sepolto in tutta fretta prima del tramonto.

Non è poi affatto vero che le autorità religiose si recarono da Pilato, parlando e trattando con lui, nel giorno di Pasqua e anche nel primo giorno degli Azzimi.
In Gv 18:28 è detto: “Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua”. Era il giorno 14 e la Pasqua l’avrebbero mangiata la notte seguente, il 15. Era il 15 la Pasqua e anche nel primo giorno degli Azzimi.

Se poi ti riferisci a Mt 26:17, che NR traduce “il primo giorno degli azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua?»”, sappi che la traduzione è sbagliata. Ed è proprio questo errore di traduzione che causa tutti gli anacronismi e le contraddizioni con Gv.
Il testo greco ha τῇ πρώτῃ τῶν ἀζύμων (tè pròte tòn azýmon).
In Mr si ha la frase completa: τῇ πρώτῃ ἡμέρᾳ τῶν ἀζύμων (te pròte emèra ton azΰmon), che i traduttori rendono con “il primo giorno degli azzimi”. Ma riguardo a questo πρωτος (pròtos) A Greek-English Lexicon, di H. Liddell e R. Scott (pag. 1535, colonna 1) afferma: “πρωτος è usato a volte dove ci aspetteremmo di trovare πρότερος [pròteros]”. Tradurre il termine greco πρωτος (pròtos) seguito da un genitivo (come nel nostro caso) con “prima di” concorda col significato e con la traduzione di una costruzione simile in Gv 1:15,30: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me [greco πρῶτός μου (pròtòs mu)]. […] egli era prima di me [greco πρῶτός μου (pròtòs mu)]".
Traducendo correttamente abbiamo dunque: “Il giorno prima degli Azzimi”. Questa espressione va esaminata e capita. Ma che dire intanto di Lc 22:7 che dice: “Venne il giorno degli azzimi, nel quale si bisognava immolare la Pasqua”? Appare chiaro a qualsiasi studioso della Scrittura che quella di Luca è una dichiarazione generica, come dire che quei giorni erano molto vicini. TNM traduce: “Giunto ora il giorno dei pani non fermentati, in cui si doveva sacrificare la vittima pasquale”; la traduzione è corretta. Ma se dovessimo prendere alla lettera quella descrizione temporale generica, dovremmo concludere che: 1. quel giorno precedente la morte di Yeshùa sarebbe il primo giorno degli azzimi (15 nissàn), 2. in quello stesso giorno sarebbe stata sacrificata la Pasqua. Questo è impossibile: la Pasqua doveva essere sacrificata il 14 e il primo giorno degli azzimi era il 15. Cosa dice allora Luca? Intanto non dice che era venuto il primo giorno degli azzimi. Dice che “venne il giorno [al singolare!] degli azzimi”. Ma gli azzimi non duravano un giorno, bensì sette. “Giorno” va quindi inteso in senso generico: venne il tempo, vennero i giorni degli azzimi.

La chiave di lettura sta in Lc 22:1: “La festa degli Azzimi, detta la Pasqua, si avvicinava”. Luca qui afferma un modo comune a quel tempo di definire quel periodo festivo: “La festa degli Azzimi, detta la Pasqua”. I due termini erano usati in modo quasi intercambiabile: la Pasqua era gli azzimi e gli azzimi erano la Pasqua. Questo è comprensibile, dato che le due feste erano praticamente attaccate e finirono con l’essere considerate un tutt’uno. Nel pomeriggio del 14 nissàn era scannato e preparato l’agnello pasquale e quella sera, dopo il tramonto (quindi all’inizio del 15) veniva mangiata la Pasqua e iniziavano i sette giorni degli azzimi che si concludevano alla fine del 21. Il 15 2 il 21 nissàn erano giorni festivi, “sabati” nel senso di giorni di completo riposo. Se si comprende questo modo di esprimersi è dunque chiaro ciò che i sinottici e Giovanni dicono.
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Michele
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Re: La morte

Messaggio da Michele »

E' ovvio che le imprecisioni ci siano e che questo ci porti a riconsiderare che tipo di carattere doveva essere questa "cronaca" temporale, dove i fatti vegono narrati (anche sbagliando termini e tempistica) nel loro insieme, ma si perde la cognizione temporale di essi. Ed anche 24 ore per fare tutto, la dice lunga.
Giovanni narra del pretorio, ma stranamente i sinottici non ne parlano.
I fatti si svolgono in netto contrasto con il volere di arrestare e di non fare morire Gesù in giorno di festa (Pasqua), non tenendo conto che per tutto il periodo che va dal 14 (Pasqua) e degli Azzimi (dal 15 al 21 di Nisan), a motivo delle solennità delle feste, non si poteva procedere nei processi, nelle esecuzione e nelle condanne. Il fatto strano è che si preoccupavano dei tumulti:
Mt 26
3 Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caiafa, 4 e deliberarono di prendere Gesù con inganno e di farlo morire. 5 Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non accada qualche tumulto nel popolo».
Altro divieto imposto in giorno di sabato era un tragitto superiore a circa un chilometro. E dai movimenti fatti dai vari personaggi, il cammino di 1 chilometro venne ampiamente superato.

Stesso discorso per Simone di Cirene:
Marco 15:21

Costrinsero a portare la croce di lui un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai campi.

Luca 23:26

Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù.
Siamo difronte ad una violazione della sacralità del riposo, da parte di Simone, che in giorno di Pasqua viola tale legge, dato che si intende il termine "campagna" come luogo di lavoro.
Infine, quando Gesù viene deposto dalla croce e adagiato nel sepolcro, siamo difronte ad un'altra violazione dello stato di purità rituale, rendendosi inidoneo a celebrare il successivo giorno degli Azzimi.
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Gianni
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Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Michele, a volte non ti capisco proprio. Ho mostrato in tutte le salse che Yeshùa non fu ucciso il giorno di Pasqua, ma alla vigilia, che era giorno non festivo. E tu ora te ne esci dicendo che “siamo di fronte ad una violazione della sacralità del riposo, da parte di Simone, che in giorno di Pasqua viola tale legge”?

Facciamo diversamente: esponi tu la tua cronologia degli eventi. Poi la esamineremo con la Bibbia alla mano. Per farlo bene e come si deve, per favore non esporla tutta insieme, ma a tappe. Se vuoi inizia con lo stabilire in che giorno avvenne l’ultima cena.
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bgaluppi
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Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Dopo la mia analisi e la precisazione di Gianni, vorrei riassumere cosí:

L'oscurità dopo il tramonto segna l'inizio del giorno biblico. Dopo il tramonto del 13 di nissàn, quando cala l'oscurità, inizia il 14, giorno fino al quale deve essere conservato l'agnello (o capretto):

“Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la comunità d'Israele, riunita, lo sacrificherà al tramonto.” — Es 12:6 (NR)

Come fa notare Gianni, il v.6 dovrebbe essere tradotto “Immoleranno esso tra le due sere [ben haarbàym]”; la Did (Diodati) conferma questo, traducendo “tutta la raunanza della comunanza d'Israele lo scanni fra i due vespri. Traduce bene anche la TNM: “l'intera congregazione dell'assemblea d'Israele la deve scannare fra le due sere. Quindi, l'agnello doveva essere ucciso tra la prima sera (il calar del sole) e la seconda sera (il tramonto), alla fine del giorno biblico.

Durante la notte ed entro il mattino (l'alba) doveva essere mangiato e gli eventuali resti consumati dal fuoco. Stiamo parlando del 15 di nissàn, che inizia dopo il tramonto del 14, al calare dell'oscurità:

“Se ne mangi la carne in quella notte... Non lasciatene avanzo alcuno fino alla mattina. Quello che sarà rimasto fino alla mattina, bruciatelo con il fuoco.” (Es 12:8,10)

Il 14 è il giorno di preparazione, in cui si deve ripulire la casa da ogni lievitato; non può essere il primo giorno della Festa degli Azzimi, poiché quel giorno è festivo e nessun lavoro è consentito, tranne le operazioni necessarie alla preparazione dei pasti:

“Per sette giorni mangerete pani azzimi. Fin dal primo giorno toglierete ogni lievito dalle vostre case; perché, chiunque mangerà pane lievitato, dal primo giorno fino al settimo, sarà tolto via da Israele. 16 Il primo giorno avrete una riunione sacra, e un'altra il settimo giorno. Non si faccia nessun lavoro in quei giorni; si prepari soltanto quello che è necessario a ciascuno per mangiare, e non altro.” — Es 12:15-16

Abbiamo due "primi giorni": il rosso è il giorno dell'inizio di Pesach, il 14, in cui si sacrifica l'agnello e si prepara per la Festa degli Azzimi (quindi si lavora); il blu è il giorno di riposo, il 15, primo giorno della Festa degli Azzimi, in cui si consuma la Pasqua, si veglia fino al mattino (Es 12:42) e in cui è proibito ogni lavoro. Dal 15 incluso, per sette giorni, non si possono mangiare lievitati; il settimo giorno degli Azzimi è un altro giorno di riposo.

Gianni, Michele, torna tutto fin qui? È importante chiarire ogni dubbio e comprendere tutto bene, prima di andare avanti.
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