il libro dell' APOCALISSE
- Gianni
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Re: il libro dell' APOCALISSE
Cara Rosanna, nel risponderti ne approfitto per fare un’analisi più accurata del passo mattaico, perché – oltre a essere utile – è un esempio di come va analizzata la Scrittura in modo approfondito.
La genealogia mattaica è alquanto artificiale, poiché giunge fino ad Abraamo mediante una serie di tre gruppi di quattordici elementi ciascuno, per poi concludere trionfalmente con le parole: “Così, da Abraamo fino a Davide sono in tutto quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni” (1:17). Di solito le “generazioni” di una persona parlano nella Bibbia della sua discendenza. Qui, al contrario, le generazioni non riguardano la posterità di Yeshùa ma piuttosto la sua ascendenza o i suoi antenati. Non si parla di gente venuta da Yeshùa, ma di persone che hanno condotto a Yeshùa. Egli è quindi il coronamento, il fine cui tende tutta la storia biblica del popolo ebraico.
“Generazione” non significa solo l’effetto del generare, ma le varie persone di una serie. Ne risulta così che nella prima serie Abraamo può essere numerato come il primo della serie pur essendone il capostipite; solo contando anche lui si ottiene il numero quattordici. La seconda serie è ottenuta saltando i tre re Scozia, Yoar e Amasia tra i re Yoran e Ozia. Qualcuno ha cercato di spiegare questa lacuna con la maledizione pronunciata da Elia contro Acab re di Israeele (1Re 21:17-24) che avrebbe raggiunto anche i re di Giuda quando Atalia, figlia di Acab, fu presa come sposa da Yoram (2Re 8:18). Altri hanno pensato che Matteo, volontariamente o no, abbia identificato Ocozia con Ozia (nelle varianti greche di 1Cron 3:11, sgg. in effetti ci sono tradizioni scritte che variano), potendo così passare direttamente da Yoran a Ozia, realizzando il numero di quattordici anche qui. La terza serie risulta solo di tredici nomi, poiché il capostipite Geconia è già numerato nella seconda serie. Ciò non deve meravigliare, dato che la vita di Geconia (Ioachin) appare nel libro dei Re in una duplice situazione. Dapprima è il re di Gerusalemme che spontaneamente si consegna nelle mani di Nabucodonosor e viene condotto in schiavitù con i notabili della città. Gli successe sul trono lo zio Mattanya, ma alla morte di Nabucodonosor il successore Evil-Merodac lo liberò dal carcere, lo trattò benevolmente e lo fece sedere alla sua stessa mensa (Ger 52:31-34; 2Re 24:8-17;25:27-30). Sembrerebbe che Matteo vuole mettere in risalto che da questa persona, erede legittimo della dinastia regale, viene la benedizione divina promessa alla dinastia davidica.
Perché tre serie di quattordici nomi? Perché il numero 3 in cui si divide la genealogia (3 x 14) vuole indicare che è Dio a preparare la venuta di Yeshùa, essendo il tre un numero divino. Il sette (14 ne è multiplo) indica la totalità: con il messia si è terminato il periodo della preparazione ed è venuto il tempo del nuovo popolo di Dio. Secondo altri, il numero 14 richiama Davide: le lettere del nome דוד (Davìd) danno come somma 14 (ד=4, ו=6, ד=4; 4+6+4=14). Anche se questa ipotesi non è sicura (Davìd può anche essere scritto דויד, Dvyd, che darebbe 24), va notato che Mt più di altri esalta l’appellativo “figlio di Davide”. Così le folle in 12:23;21:9,15; la cananea in 15:22; e nei passi paralleli tale epitèto manca. I farisei, alla domanda: “Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?”, essi rispondono: “Di Davide” (Mt 22:42). Anche Giovanni riporta che il messia non doveva venire dalla Galilea, ma da Betlemme e “dalla discendenza di Davide” (Gv 7:41,42). Matteo vorrebbe sottolineare questo fatto sin dall’inizio, proprio con la sua genealogia che inizia con: “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo” (1:1). Il richiamo ad Abraamo significa che le benedizioni promesse al patriarca stanno ora avverandosi tramite questo discendente di Davide.
Il credente deve leggere tutta la storia biblica come una preparazione a Yeshùa il consacrato. La benedizione si trasmette da padre in figlio, fino a quando viene il messia o consacrato, colui che non solo è l’erede, ma l’attuatore delle benedizioni promesse ad Abraamo: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. - Gn 12:3.
Un’altra caratteristica della genealogia di Yeshùa in Mt sono i nomi delle donne. Mentre usualmente le donne non sono citate nelle genealogie bibliche, è significativa la presenza di ben quattro donne in Mt. Si tratta di Tamar, Raab, Rut e la moglie di Uria.
Tamar è colei che si unì incestuosamente con Giuda per avere una discendenza (Gn 38:12-26) e il cui nome passò nella tradizione biblica (Rut 4:12; 1Cro 2:4). Le altre tre donne non sono ebree. Raab era una cananea divenuta modello di fede (Gs 2:11; Eb 11:31); Rut era una moabita che abbandonò la sua stirpe per entrare in quella giudaica (Rut 1:16,17;2:12); Betsabea era probabilmente proveniente dall’Asia Minore in quanto sposa dell’ittita Uria. - 2Sam 11.
Queste donne hanno avuto figli in situazioni irregolari. Tamar per incesto, Raab come prostituta, Rut per “acquisto”, Betsabea per adulterio. Yeshùa ebbe quindi tra le sue antenate delle donne non ebree e delle donne peccatrici. In questo modo, nominandole nella genealogia, Matteo rende Yeshùa solidale non solo con i giudei, ma con tutte le nazioni e con il mondo del peccato. Yeshùa, di nobile stirpe davidica (si vedano i nomi scelti da Matteo), figlio per eccellenza di Davide (14 generazioni; 14=Davide), è pure presentato come il salvatore dei peccatori e delle genti oltre che del popolo ebraico.
Tuttavia sembra che Matteo, oltre ad esaltare la salvezza dei peccatori e delle nazioni, voglia mettere in risalto anche il concetto dell’adozione. La sua genealogia riguarda Giuseppe, mentre Yeshùa in realtà è figlio di Miryàm e non di Giuseppe. Per diritto di adozione, egli discende da Davide e Matteo ne prepara il fatto ricordando casi simili attuatisi con queste donne che, in un certo senso, furono adottate e introdotte misteriosamente nel popolo ebraico. Anche Miryàm, tramite il suo sposo che l’accetta, trasmette a Yeshùa l’autorità regale messianica.
Perez era nato infatti dall’unione di Giuda e di Tamar, ma divenne erede legittimo solo dopo che il patriarca lo riconobbe tale: “È più giusta di me, perché non l'ho data a mio figlio Sela” (Gn 38:26). Più che una peccatrice, la tradizione giudaica vide in Tamar un’eroina che a tutti i costi volle partecipare alla benedizione divina che Giuda le rifiutava.
Nel caso di Boaz probabilmente Matteo si rifà ad una tradizione rabbinica che identificava Salmon, padre di Boaz (Rut 4:21) con una spia inviata da Giosuè per visitare Gerico e che passò la notte con Raab. Non vi sono contrasti cronologici: secondo 1Cron 2:11 questo Salmon era figlio di Nashshon, cognato di Aaronne (Es 6:23) e capo della tribù di Giuda all’epoca dell’invasione (Nm 1:7,16). In quanto al passare la notte con Raab, va ricordato che a quel tempo le donne che facevano l’oste erano pure meretrici. Ad ogni modo, la prostituta entrò a far parte della comunità di Israele per l’accordo stabilito con i due emissari.
Obed era figlio di Rut e di Boaz, ma solo perché questi aveva liberamente accettato di essere il goèl (גֹאֵל), vale a dire il protettore o il difensore di Rut. – Rut 4:15; cfr. Nm 5:8;35:12 .
Betsabea era divenuta moglie di Davide, ma in seguito a un crimine, motivo per cui, in un certo senso, ella rimase pur sempre la moglie di Uria, tanto che pur dopo che ella era diventata moglie di Davide (2Sam 11:27), è ancora chiamata moglie di Uria: “Il Signore colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide” (2Sam 12:15). Salomone, figlio di Davide e di Betsabea (2Sam 12:24), fu scelto come re non per diritto ereditario, ma per volere di Dio. - 2Sam 12:25; 1Cron 22:9,10.
Attraverso questi esempi, Matteo prepara il lettore ad ammettere la filiazione davidica di Yeshùa, presentandolo come l’erede delle promesse davidiche, anche se non direttamente generato da Giuseppe.
La genealogia mattaica è alquanto artificiale, poiché giunge fino ad Abraamo mediante una serie di tre gruppi di quattordici elementi ciascuno, per poi concludere trionfalmente con le parole: “Così, da Abraamo fino a Davide sono in tutto quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni” (1:17). Di solito le “generazioni” di una persona parlano nella Bibbia della sua discendenza. Qui, al contrario, le generazioni non riguardano la posterità di Yeshùa ma piuttosto la sua ascendenza o i suoi antenati. Non si parla di gente venuta da Yeshùa, ma di persone che hanno condotto a Yeshùa. Egli è quindi il coronamento, il fine cui tende tutta la storia biblica del popolo ebraico.
“Generazione” non significa solo l’effetto del generare, ma le varie persone di una serie. Ne risulta così che nella prima serie Abraamo può essere numerato come il primo della serie pur essendone il capostipite; solo contando anche lui si ottiene il numero quattordici. La seconda serie è ottenuta saltando i tre re Scozia, Yoar e Amasia tra i re Yoran e Ozia. Qualcuno ha cercato di spiegare questa lacuna con la maledizione pronunciata da Elia contro Acab re di Israeele (1Re 21:17-24) che avrebbe raggiunto anche i re di Giuda quando Atalia, figlia di Acab, fu presa come sposa da Yoram (2Re 8:18). Altri hanno pensato che Matteo, volontariamente o no, abbia identificato Ocozia con Ozia (nelle varianti greche di 1Cron 3:11, sgg. in effetti ci sono tradizioni scritte che variano), potendo così passare direttamente da Yoran a Ozia, realizzando il numero di quattordici anche qui. La terza serie risulta solo di tredici nomi, poiché il capostipite Geconia è già numerato nella seconda serie. Ciò non deve meravigliare, dato che la vita di Geconia (Ioachin) appare nel libro dei Re in una duplice situazione. Dapprima è il re di Gerusalemme che spontaneamente si consegna nelle mani di Nabucodonosor e viene condotto in schiavitù con i notabili della città. Gli successe sul trono lo zio Mattanya, ma alla morte di Nabucodonosor il successore Evil-Merodac lo liberò dal carcere, lo trattò benevolmente e lo fece sedere alla sua stessa mensa (Ger 52:31-34; 2Re 24:8-17;25:27-30). Sembrerebbe che Matteo vuole mettere in risalto che da questa persona, erede legittimo della dinastia regale, viene la benedizione divina promessa alla dinastia davidica.
Perché tre serie di quattordici nomi? Perché il numero 3 in cui si divide la genealogia (3 x 14) vuole indicare che è Dio a preparare la venuta di Yeshùa, essendo il tre un numero divino. Il sette (14 ne è multiplo) indica la totalità: con il messia si è terminato il periodo della preparazione ed è venuto il tempo del nuovo popolo di Dio. Secondo altri, il numero 14 richiama Davide: le lettere del nome דוד (Davìd) danno come somma 14 (ד=4, ו=6, ד=4; 4+6+4=14). Anche se questa ipotesi non è sicura (Davìd può anche essere scritto דויד, Dvyd, che darebbe 24), va notato che Mt più di altri esalta l’appellativo “figlio di Davide”. Così le folle in 12:23;21:9,15; la cananea in 15:22; e nei passi paralleli tale epitèto manca. I farisei, alla domanda: “Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?”, essi rispondono: “Di Davide” (Mt 22:42). Anche Giovanni riporta che il messia non doveva venire dalla Galilea, ma da Betlemme e “dalla discendenza di Davide” (Gv 7:41,42). Matteo vorrebbe sottolineare questo fatto sin dall’inizio, proprio con la sua genealogia che inizia con: “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo” (1:1). Il richiamo ad Abraamo significa che le benedizioni promesse al patriarca stanno ora avverandosi tramite questo discendente di Davide.
Il credente deve leggere tutta la storia biblica come una preparazione a Yeshùa il consacrato. La benedizione si trasmette da padre in figlio, fino a quando viene il messia o consacrato, colui che non solo è l’erede, ma l’attuatore delle benedizioni promesse ad Abraamo: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. - Gn 12:3.
Un’altra caratteristica della genealogia di Yeshùa in Mt sono i nomi delle donne. Mentre usualmente le donne non sono citate nelle genealogie bibliche, è significativa la presenza di ben quattro donne in Mt. Si tratta di Tamar, Raab, Rut e la moglie di Uria.
Tamar è colei che si unì incestuosamente con Giuda per avere una discendenza (Gn 38:12-26) e il cui nome passò nella tradizione biblica (Rut 4:12; 1Cro 2:4). Le altre tre donne non sono ebree. Raab era una cananea divenuta modello di fede (Gs 2:11; Eb 11:31); Rut era una moabita che abbandonò la sua stirpe per entrare in quella giudaica (Rut 1:16,17;2:12); Betsabea era probabilmente proveniente dall’Asia Minore in quanto sposa dell’ittita Uria. - 2Sam 11.
Queste donne hanno avuto figli in situazioni irregolari. Tamar per incesto, Raab come prostituta, Rut per “acquisto”, Betsabea per adulterio. Yeshùa ebbe quindi tra le sue antenate delle donne non ebree e delle donne peccatrici. In questo modo, nominandole nella genealogia, Matteo rende Yeshùa solidale non solo con i giudei, ma con tutte le nazioni e con il mondo del peccato. Yeshùa, di nobile stirpe davidica (si vedano i nomi scelti da Matteo), figlio per eccellenza di Davide (14 generazioni; 14=Davide), è pure presentato come il salvatore dei peccatori e delle genti oltre che del popolo ebraico.
Tuttavia sembra che Matteo, oltre ad esaltare la salvezza dei peccatori e delle nazioni, voglia mettere in risalto anche il concetto dell’adozione. La sua genealogia riguarda Giuseppe, mentre Yeshùa in realtà è figlio di Miryàm e non di Giuseppe. Per diritto di adozione, egli discende da Davide e Matteo ne prepara il fatto ricordando casi simili attuatisi con queste donne che, in un certo senso, furono adottate e introdotte misteriosamente nel popolo ebraico. Anche Miryàm, tramite il suo sposo che l’accetta, trasmette a Yeshùa l’autorità regale messianica.
Perez era nato infatti dall’unione di Giuda e di Tamar, ma divenne erede legittimo solo dopo che il patriarca lo riconobbe tale: “È più giusta di me, perché non l'ho data a mio figlio Sela” (Gn 38:26). Più che una peccatrice, la tradizione giudaica vide in Tamar un’eroina che a tutti i costi volle partecipare alla benedizione divina che Giuda le rifiutava.
Nel caso di Boaz probabilmente Matteo si rifà ad una tradizione rabbinica che identificava Salmon, padre di Boaz (Rut 4:21) con una spia inviata da Giosuè per visitare Gerico e che passò la notte con Raab. Non vi sono contrasti cronologici: secondo 1Cron 2:11 questo Salmon era figlio di Nashshon, cognato di Aaronne (Es 6:23) e capo della tribù di Giuda all’epoca dell’invasione (Nm 1:7,16). In quanto al passare la notte con Raab, va ricordato che a quel tempo le donne che facevano l’oste erano pure meretrici. Ad ogni modo, la prostituta entrò a far parte della comunità di Israele per l’accordo stabilito con i due emissari.
Obed era figlio di Rut e di Boaz, ma solo perché questi aveva liberamente accettato di essere il goèl (גֹאֵל), vale a dire il protettore o il difensore di Rut. – Rut 4:15; cfr. Nm 5:8;35:12 .
Betsabea era divenuta moglie di Davide, ma in seguito a un crimine, motivo per cui, in un certo senso, ella rimase pur sempre la moglie di Uria, tanto che pur dopo che ella era diventata moglie di Davide (2Sam 11:27), è ancora chiamata moglie di Uria: “Il Signore colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide” (2Sam 12:15). Salomone, figlio di Davide e di Betsabea (2Sam 12:24), fu scelto come re non per diritto ereditario, ma per volere di Dio. - 2Sam 12:25; 1Cron 22:9,10.
Attraverso questi esempi, Matteo prepara il lettore ad ammettere la filiazione davidica di Yeshùa, presentandolo come l’erede delle promesse davidiche, anche se non direttamente generato da Giuseppe.
Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Gianni intendi le consonanti del nome di David?
Queste: DWD 4+6+4=14
E se fosse invece questa la motivazione:
7+7=14 da Abramo a Davide;
7+7=14 da Davide alla deportazione;
7+7=14 dalla deportazione a Cristo.
Da Abramo a Cristo ci sono 42 (6 per 7) settimane, ne manca una (un 7) quella di Yeshùa per il giubileo 7 per 7.
In Es 25:8,12 si legge: Tu conterai sette settimane di anni, sette volte sette anni.....
Dio proclama la libertà per ogni suo abitante.
Non è azzardata la mia ipotesi, infatti nel vangelo di Luca, Cristo entra in una sinagoga di Nazaret e si imbatte nel passo di Isaia che recita questo:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Che te ne pare?
Queste: DWD 4+6+4=14
E se fosse invece questa la motivazione:
7+7=14 da Abramo a Davide;
7+7=14 da Davide alla deportazione;
7+7=14 dalla deportazione a Cristo.
Da Abramo a Cristo ci sono 42 (6 per 7) settimane, ne manca una (un 7) quella di Yeshùa per il giubileo 7 per 7.
In Es 25:8,12 si legge: Tu conterai sette settimane di anni, sette volte sette anni.....
Dio proclama la libertà per ogni suo abitante.
Non è azzardata la mia ipotesi, infatti nel vangelo di Luca, Cristo entra in una sinagoga di Nazaret e si imbatte nel passo di Isaia che recita questo:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Che te ne pare?
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Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Marco, che cosa c'entrano le settimane con le generazioni? La tua ipotesi si richiama a una vecchia ipotesi che tu metti insieme con presunte settimane. Chi sostiete l'ipotesi dell'anno giubilare dimentica che il ministero di Yeshùa durò poco più di due anni, non un anno.
Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Gianni non bisogna inquadrare una settimana con un periodo.
E' tutto simbolico. Anche i 7 più 7= 14 sono simbolici, non corrispondono al tempo cronologico.
Matteo ci presenta la storia ebraica, infatti parte da Abramo e non da Adamo, e secondo me ha voluto rimarcare il ruolo di Cristo che inaugura l'anno (un tempo NON cronologico) della Misericordia di Dio.
Penso che questo anno di Misericordia durerà fino alla fine dei tempi.
Yeshùa leggendo Isaia proclama di diritto l'anno di grazia che non dura 365 giorni, ma solo Dio lo sa.
Tu dici che la mia ipotesi si richiama ad una vecchia ipotesi, posso domandarti chi la sosteneva?
Grazie.
E' tutto simbolico. Anche i 7 più 7= 14 sono simbolici, non corrispondono al tempo cronologico.
Matteo ci presenta la storia ebraica, infatti parte da Abramo e non da Adamo, e secondo me ha voluto rimarcare il ruolo di Cristo che inaugura l'anno (un tempo NON cronologico) della Misericordia di Dio.
Penso che questo anno di Misericordia durerà fino alla fine dei tempi.
Yeshùa leggendo Isaia proclama di diritto l'anno di grazia che non dura 365 giorni, ma solo Dio lo sa.
Tu dici che la mia ipotesi si richiama ad una vecchia ipotesi, posso domandarti chi la sosteneva?
Grazie.
Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Gianni in Ap (Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia) il verbo calcolare così tradotto in italiano potrebbe in greco avere altri significati, tipo indagare o cercare?
- Gianni
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Re: il libro dell' APOCALISSE
Che cosa c'entra allora il giubileo? L'ipotesi del giubileo fu sostenuta un tempo da diversi esegeti.
Comunque, se il tuo aggancio fosse valido, dovremmo trovarlo anche in Mt, invece la lettura del passo isaiano da parte di Yeshùa a Nazaret lo troviamo solo in Lc.
Comunque, se il tuo aggancio fosse valido, dovremmo trovarlo anche in Mt, invece la lettura del passo isaiano da parte di Yeshùa a Nazaret lo troviamo solo in Lc.
Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Gianni, non sono stato chiaro io, mi dispiace farti perdere del tempo.
Ci provo un'ultima volta.
Il periodo ebraico che va da Abramo a Cristo, Matteo lo rappresenta con una serie numerica che richiama il giubileo di Lv 25.
Il giubileo di Lv 25 si realizza dopo un periodo di sette volte sette anni. Quindi il 50° anno.
Matteo in maniera del tutto simbolica racchiude tutta la storia ebraica, compreso Cristo, nei 49 anni che sono in simbolo i 7+7=14; 7+7=14; 7+7=14; più il periodo di Cristo un altro sette che completano la storia ebraica.
Nel momento della risurrezione di Cristo Dio inaugura l'anno del Giubileo, anno di Misericordia che durerà fino alla fine dei tempi.
Ci provo un'ultima volta.
Il periodo ebraico che va da Abramo a Cristo, Matteo lo rappresenta con una serie numerica che richiama il giubileo di Lv 25.
Il giubileo di Lv 25 si realizza dopo un periodo di sette volte sette anni. Quindi il 50° anno.
Matteo in maniera del tutto simbolica racchiude tutta la storia ebraica, compreso Cristo, nei 49 anni che sono in simbolo i 7+7=14; 7+7=14; 7+7=14; più il periodo di Cristo un altro sette che completano la storia ebraica.
Nel momento della risurrezione di Cristo Dio inaugura l'anno del Giubileo, anno di Misericordia che durerà fino alla fine dei tempi.
Caro Gianni per me la Bibbia non è una raccolta di libri; ma un solo libro.Gianni ha scritto:Comunque, se il tuo aggancio fosse valido, dovremmo trovarlo anche in Mt, invece la lettura del passo isaiano da parte di Yeshùa a Nazaret lo troviamo solo in Lc.
- Gianni
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Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Marco, che devo dirti? Quasi ogni volta che faccio un commento devo pentirmene subito dopo. Ciò che mi trovo davanti non è un serio esame del testo biblico ma un'impalcatura di pensiero che saltando di palo in frasca fa strani abbinamenti.
Continuo a non vedere che mai c'entri il Giubileo, di cui Matteo non fa la minima menzione. E neppure che mai c'entrino le generazioni con le settimane!
L'idea più pericolosa che esprimi è quella secondo cui la Bibbia non è una raccolta di libri ma un solo libro. Questa idea arcaica prevaleva fino alla fine del 1800. A metà del '900 perfino i cattolici (che nella biblistica arrivano sempre per ultimi) si sono resi conto che ogni agiografo ha il suo proprio modo di esprimere il messaggio ispirato. - Cfr. l'enciclica Divino afflante Spiritu, del 1943, e la successiva Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
Continuo a non vedere che mai c'entri il Giubileo, di cui Matteo non fa la minima menzione. E neppure che mai c'entrino le generazioni con le settimane!
L'idea più pericolosa che esprimi è quella secondo cui la Bibbia non è una raccolta di libri ma un solo libro. Questa idea arcaica prevaleva fino alla fine del 1800. A metà del '900 perfino i cattolici (che nella biblistica arrivano sempre per ultimi) si sono resi conto che ogni agiografo ha il suo proprio modo di esprimere il messaggio ispirato. - Cfr. l'enciclica Divino afflante Spiritu, del 1943, e la successiva Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
Re: il libro dell' APOCALISSE
La spiegazione di Gianni è molto meticolosa e mi sono accorta che avevo sempre evitato di leggere tutta quella, per me noiosa e incomprensibile, genealogia. Ho apprezzato soprattutto il fatto che Matteo, pur impegnandosi ad accontentare la maniacale ossessione ebraica della discendenza, in realtà, grazie all'introduzione delle donne citate (alquanto anticonformiste), abbia scardinato i pregiudizi riguardo alla dipendenza del valore di una persona dal prestigio della sua ascendenza.
Gv 9,39 Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi»
Re: il libro dell' APOCALISSE
Caro Israel, ma che c'entra il processo di Norimberga, i nazisti, e i gerarchi con l'impero romano?
Col fatto che passare sopra a delle stragi senza nessuna considerazione storica equivale (storicamente) a dire che Einstein era un tecnico brevettista scarso.Tu pocedi per deduzioni e sembra ti dimentichi di quello che hai scritto: "che i soldati fecero quel che fecero", io ti dico sì anche i capitani nazisti , ferventi attivisti che ispiravano all'impero romano appunto ,fecero quel che fecero e alcuni vennero impiccati.
E allora?
La memoria storica è importante.Non si tratta di me e te , ma di imparare dalla storia.Non si tratta di vincere la caramella ma ri ragionare sul fatto che i Romani areano stragisti e praticavano la pulizia etcnica contro chiuque non si lasciasse romanizzare.
Ma vogliamo tornare I.T.?
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».