Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso

Vittorio
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

In un post precedente, Gianni, hai fatto riferimento ad un altro thread per mostrare il tuo pensiero in merito al metodo di interpretazione, da quella discussione cito:
"Ed ecco il problema: perché מֵהֶם è al maschile, non accordandosi con il femminile אַחַת riferito a קֶרֶן che pure è femminile?"

Capisci che per poter intervenire in modo sensato in quel discorso occorre conoscere bene l'ebraico, quindi potete farlo tu, Besasea, Noiman e non so chi altri. Noi purtroppo possiamo solo ascoltarvi, ed aspettare che vi siate messi d'accordo sui maschili e femminili, ammesso riusciate ad accordarvi, e fidarci circamente di voi, perché per poter verificare l'esattezza delle vostre conclusioni, non bastano dieci anni di studi. Ovviamente noi persone semplici ed ignoranti non vi impediamo di fare quel tipo di discussioni, ma allo stesso modo voi studiosi non impediteci di usare i nostri metodi semplici di lettura biblica, per noi sono molto più utili. Poi ognuno è libero di condividerli o meno, non siamo qui per fare proselitismo.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

Israel75 ha scritto:Se entra un Ebreo e dice che non crede al N.T. l'unico modo condiviso è parlare del V.T. evitando di citare il nuovo.
All'inizio di questo thread avevo detto che il primo problema per interpretare la Bibbia è definire quale Bibbia, quali sono i libri che la compongono. Se un ebreo non accetta il Nuovo Testamento, perché non lo ritiene valido, sta già facendo un'affermazione legata alla sua fede. Quindi il primo problema è appunto definire il numero di libri che compongono la Bibbia, a prescindere dalla propria fede.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Vittorio, hai parlato di metodi semplici di lettura biblica. Non esistono metodi semplici di lettura. Esiste però la semplice lettura.

La Bibbia si può anche leggere e basta. A chi si ferma a questo livello mi permetto di suggerire di usare la Bibbia TILC (accettata da cattolici e protestanti). È stupenda. Chi è abituato a leggere la Scrittura delle versioni tradizionali, aprendo la TILC ha una piacevolissima sorpresa, trovandosi di fronte a un italiano fresco, attualissimo, di tutti i giorni, scorrevole e molto gradevole. La trovate anche in rete, qui:
http://www.netcrim.org/public/biblio_bibbiatilc.asp" onclick="window.open(this.href);return false;

Studiare e cercare di capire la Bibbia è ben altra cosa però.
Stavo cercando di esporre un metodo che fosse condiviso, ma mi sono dovuto fermare per le forti interferenze contrarie.
Se siete onesti, però, non potete contestare un solo punto di quelli che ho esposti. E infatti non avete potuto farlo, per cui avete cercato di abbattere l’intero metodo nell’insieme.
Peccato, ma pazienza.

Alla lettura della Bibbia sarei arrivato dopo, e che lettura! Non la semplice lettura, che anche un bambino può fare. Parlo di lectio divina, la lettura pregata della Scrittura, che solo i credenti possono fare.
È andata come è andata. Pazienza. La religione si è messa di mezzo e, come sempre, ha rovinato tutto.

P.S.: Vittorio, questa tua ultima affermazione mi conferma che continui a non voler capire la differenza tra lo studio e la comprensione della Scrittura da una parte e la fede d’altra: “Se un ebreo non accetta il Nuovo Testamento, perché non lo ritiene valido, sta già facendo un'affermazione legata alla sua fede”.
Ciò che ti sfugge, Vittorio, è che quando un ebreo si mette a studiare quello che tu chiami Nuovo Testamento, pur non credendoci lo capisce molto meglio di un credente "cristiano" sprovveduto che ci crede. Ti cito un esempio per tutti: Pinchas Lapide, ebreo ed eccellente conoscitore delle Scritture Greche e del greco.

È andata come è andata. E cosa avete ottenuto? Niente di niente, se non rovinare e vanificare una discussione che poteva essere molto utile. Pazienza.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

Gianni, sinceramente non ti capisco. Io avrei impedito la tua esposizione? Ti ho forse detto di smettere? Vai pure avanti, non ti ho mai detto di interrompere la tua esposizione, ho solo esposto il mio metodo quando tu stesso me lo hai chiesto. Il mio è un metodo semplice, adatto a chi non ha tempo di effettuare gli studi di lingue bibliche, ma non si vuole sostituire a quello degli studiosi, anzi è perfettamente complementare. Non c'è assolutamente nessun contrasto tra il mio modo di leggere la Bibbia e quello degli studiosi, chi vede contrasto non ha capito il mio metodo.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Vittorio, ciò che - sinceramente - mi indispone è che siamo ancora qui a polemizzare, invece di parlare di Sacra Scruttura.
Da parte mia concludo osservando che il metodo da me esposto (solo nelle sue fasi iniziali) può essere seguito da tutti, credenti e non. Il tuo metodo non è un metodo ma un modo; è riservato solo ai cattolici praticanti che abbiano interesse per la Bibbia. E non mi pare neppure condiviso, non solo perchè riservato solo ai cattolici che vanno a messa e si comunicano, ma perchè gli studiosi e i teologi cattolici scrivono i loro testi non per rivelazioni avute dopo essersi comunicati, ma quale frutto di studio.
E siamo ancora qui a parlare di messe e comunioni, che nulla c'entrano con la Bibbia!
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Gianni, gli studiosi cattolici scrivono i loro testi per approfondire quello che prima imparano attraverso la vita sacramentale. Un esegeta cattolico che non partecipa all'Eucaristia non può capire il senso profondo di quello che poi studia insieme alla comunità scientifica, fatta anche di atei. Come avevo già detto, esistono due livelli di lettura biblica, il primo, riservato agl studiosi, anche atei, permette un primo approccio, il più superficiale, perché non permette di individuare il messaggio di Dio, ma solo quello umano.
È un primo approccio indispensabile, perché permette la traduzione dei testi che altrimenti richiederebbero l'apprendimento delle lingue bibliche. Ma è un approccio insufficiente perché non permette di conoscere il messaggio di Dio. Il mio metodo si pone al secondo livello, e richiede solo la fede, ma non esclude lo studio, anzi lo incoraggia per un migliore approfondimento.
Io credo che a noi tutti interessi più il secondo livello, ovvero il messaggio di Dio, per questo noi leggiamo la Bibbia, non per diventare esperti in lingue bibliche.
Comunque, ti invito ad andare avanti nell'esporre il tuo metodo, credo possa essere utile a tutti.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

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Benissimo, Lucia, restiamo in tema. Ci sono diverse persone che dicono di essersi convertite semplicemente leggendo il Vangelo, senza avere fatto alcuno studio particolare, e questo sembra essere il tuo caso. Questo significa che la parola di Dio ha una sua bellezza ed una forza intrinseca, comprensibile anche da chi non compie alcuno studio. Certamente hai avuto dei cattivi maestri cattolici, i quali non sono stati capaci di farti notare la bellezza della parola di Dio, che poi invece hai scoperto da sola. Tuttavia c'è un grosso rischio nel leggere da soli la Bibbia, il rischio è quello di credere che il nostro pensiero sia il messaggio di Dio. Infatti le conclusioni a cui molti arrivano dopo aver letto i Vangeli sono diverse. Alcuni pensano, ad esempio, che Gesù sia solo un uomo molto saggio, altri lo riconoscono come il Messia, ed altri ancora lo riconoscono oltre che Messia, anche come Dio. Come facciamo a capire chi ha ragione su punti così fondamentali? Lo studio non basta, infatti se ascolti studiosi di eguale preparazione, ti accorgi che spesso arrivano a conclusioni opposte. Non è quindi sufficiente lo studio per capire il messaggio di Dio, occorre la fede. Lo studio è utile, utilissimo, ma se manca la fede, resterà qualcosa fine a se stesso, non sarà in grado di donarci quella gioia e serenità che solo l'incontro diretto con Cristo può dare. Ecco perché occorre avere fede nel Risorto, ed incontrarlo personalmente per poterci fare spiegare direttamente da Lui il senso ultimo delle Scritture. Quei tuoi insegnanti non ti hanno detto la cosa fondamentale, ovvero che tu puoi incontrare Cristo personalmente, ed incontrandolo, Lui ti parla e ti spiega il vero senso delle Scritture. Solo con la fede riusciremo finalmente a capire se quel Gesù di cui parlano le Scritture è, oppure non è, il vero Messia, il vero Dio, l'unico Salvatore e Signore.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Vittorio, vedo purtroppo che siamo ancora qui a riparlare delle solite cose :-( . Nonostante tu ammetta che lo studio della Scrittura richieda un certo metodo, è sempre all’eucaristica che vai a parare.
A questo punto mi domando se non sia il caso di aprire a parte una seria discussione sulla Cena del Signore. Si può infatti dimostrare con la Scrittura che l’eucaristia cattolica è solo un’invenzione.
Comunque, rimanendo nel tema (e nel fuori tema :d ), faccio solo alcuni commenti su alcune tue dichiarazioni.

Tu dici che “c'è un grosso rischio nel leggere da soli la Bibbia, il rischio è quello di credere che il nostro pensiero sia il messaggio di Dio”. Verissimo! Ciò che trascuri è però che se leggiamo la Bibbia con gli occhi altrui ovvero di un credo religioso, è ancora peggio, perché si passa dalla padella alla brace.
È il caso di riflettere sull’atteggiamento dei bereani, che Luca loda: “Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così” (At 17:11). Come vedi, lo studio personale è necessario. E l’ultima parola va lasciata alla Bibbia.
“Lo studio non basta”, dici, e aggiungi: “Lo studio è utile, utilissimo, ma se manca la fede, resterà qualcosa fine a se stesso”. Vero anche questo. Ma qui torniamo alla questione dei due livelli: quello della corretta comprensione della Scrittura e quello della fede. Sono possibili solo tre situazioni corrette:
1. Conoscenza senza fede;
2. Vera fede senza conoscenza della Scrittura;
3. Vera fede con la conoscenza della Scrittura.
Dal punto di vista di Dio è indubbio che ciò che conta è la fede. Si può averla anche senza la Bibbia? Certo che sì. Abraamo non possedeva un solo versetto biblico, ma rimane il massimo esempio di fede ed è il solo che Dio chiama “l’amico mio”.
La Bibbia non salva nessuno. Essa reca il messaggio divino di salvezza ma non salva. È l’ubbidienza a Dio con fede che conta, non la conoscenza intellettuale. Se i Testimoni di Geova capissero questo punto, la smetterebbero di continuare ad insistere sullo studio e inizierebbero finalmente ad ubbidire ai Comandamenti di Dio.
La terza posizione - vera fede con la conoscenza della Scrittura – non è da tutti. Per quanto allettante e desiderabile, non è indispensabile.
Questo forum si colloca vicino alla terza posizione, ma senza entrare nel merito della fede, perché la fede è dono di Dio e non si può ottenere con lo studio. Chi è interessato ad approfondire la Scrittura, a studiarla e a cercare di capirla nel modo corretto, qui può trovare un aiuto. Se ha fede, si spera che qui troverà le ragioni della propria fede. Se non ha fede, possiamo solo sperare che Dio la susciti. Non spetta a noi farlo.

Ciò che non è accettabile è l’abbinamento che tu fai tra fede ed eucaristia, che così esprimi: “Ecco perché occorre avere fede nel Risorto, ed incontrarlo personalmente per poterci fare spiegare direttamente da Lui il senso ultimo delle Scritture”.
Questa tua dichiarazione è basata su un’invenzione cattolica smentita dai fatti. L’unico modo in cui possiamo incontrare personalmente Yeshùa “per poterci fare spiegare direttamente da lui il senso ultimo delle Scritture” è quello di leggere le sue parole nella Scrittura. Presunti incontri personali con “Gesù” in cui lui ci spieghi la Bibbia avvengono solo nell’immaginazione di chi pretende di averli. Nel meno peggiore dei casi si tratta di illusori auto-convincimenti; nel caso peggiore si tratta di suggestioni demoniache (e sto pensando, ad esempio, ai colloqui scritti da alcune suore o da alcuni preti che dicono di aver parlato con “Gesù”).
Auto-convincimento illusorio o suggestione demoniaca che sia, i fatti dimostrano che si tratta di falsità. Infatti, nel primo caso si può mettere alla prova chi pretende di avere la corretta comprensione biblica: basta porgli domande bibliche (anche molto semplici!) per vedere come non sappia rispondere correttamente anche se fa la comunione tutti i giorni. Nel secondo caso, sono le “rilevazioni di Gesù” stesse che mostrano quanto siano antiscritturali.

Non sarebbe ora di smetterla con quella che Lucia chiama giustamente la “solita solfa”? Detto più biblicamente: “È ora ormai che vi svegliate dal sonno”. - Rm 13:11.
Vittorio
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

Benissimo, Gianni, esaminiamo proprio il brano dei bereani che hai citato, analizzandolo con il mio metodo.
Noto subito che hai dimenticato una cosa importante, una cosa fondamentale: hai dimenticato di dire che l’incontro con il Risorto precede la spiegazione delle Scritture e ne costituisce il presupposto. Prima Paolo incontra il Risorto, poi capisce e, grazie a quell’incontro, riesce a spiegare le Scritture in modo nuovo agli abitanti di Berea.
Cosa aveva annunciato Paolo ai bereani? Leggiamolo:

“era stata annunciata da Paolo la parola di Dio” (13).

Ma qual è questa Parola annunciata? E’ forse un testo particolare delle scritture? No, per capirlo basta leggere il verso 3:

“per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: «Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio»” (2-3).

La Parola annunciata è Gesù, colui che era risorto ed era apparso a Paolo sulla via di Damasco.
L’esegesi scritturale di Paolo non deriva da uno studio approfondito, studio che Paolo, essendo fariseo, aveva già fatto e non gli aveva consentito di riconoscere il Messia in Gesù di Nazaret, anzi il suo studio biblico farisaico lo aveva indotto a perseguitare i cristiani. Questo dimostra che lo studio biblico, senza l’incontro personale con Cristo, può condurre al male, alla persecuzione di altri uomini.
I bereani attraverso lo studio verificano se Paolo stava dicendo il vero od il falso, alcuni credono altri non credono:

“Molti di loro divennero credenti e non pochi anche dei Greci, donne della nobiltà e uomini” (12).

Non tutti credono, l’annuncio dell’apostolo e lo studio non sono quindi sufficienti per capire, occorre la fede, occorre innanzitutto fidarsi di Paolo che aveva incontrato personalmente il Risorto.
I bereani hanno ricevuto da Paolo l’annuncio della risurrezione e la conseguente spiegazione delle Scritture, ma questo non è sufficiente, molti credono, altri non credono.
Cosa ci permette quindi in definitiva di capire se Paolo dice il vero o il falso? Ce lo insegna lo stesso Luca nel suo Vangelo, quando ci parla dei discepoli di Emmaus, Gesù appare loro e spiega le Scritture:

“E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27).

I discepoli di Emmaus, come i bereani, avevano già ricevuto anche l’annuncio della risurrezione:

“Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo” (21-23),

ma questo non era stato sufficiente, occorre un intervento diretto del Risorto per cominciare a capire. Tuttavia nemmeno questo incontro permette loro di capire, perché:

“ i loro occhi erano impediti a riconoscerlo” (16).


I nostri occhi non ci permettono di riconoscere Gesù mentre ci spiega le Scritture, se hanno davanti qualcosa che impedisce di farlo. Una di queste cose è il nostro egoismo, la nostra presunzione di essere capaci da soli di capire. Luca vuole dirci che nemmeno se Cristo stesso cammina insieme a noi e ci spiega le Scritture lo riconosciamo, se i nostri occhi sono impediti. Quindi noi non sappiamo se la nostra interpretazione scritturale è giusta nemmeno se Gesù stesso ce la spiega, perché i nostri occhi possono anche non vederlo. Ed allora dove siamo sicuri di vedere finalmente il Risorto? Per capirlo basta continuare a leggere Luca:
“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista” (30-31).

La conclusione, quindi, è che noi siamo sicuri di incontrare il Risorto, colui che ci spiega le Scritture camminando con noi, solo quando prendiamo il pane spezzato che egli stesso ci dà, pur sparendo alla nostra vista, lì finalmente lo riconosciamo e capiamo le Scritture. Risulta quindi ovvio che per capire le Scritture, senza fraintendimenti, non occorre studiare da soli, ma andare nella comunità dove si spezza il pane, lì non ci sono più dubbi, lì siamo finalmente sicuri di riconoscere il Risorto. Esiste una sola comunità dove questo viene fatto quotidianamente da duemila anni.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

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Vittorio, tu salti da Berea a Emmaus come se niente fosse. Pazzesco.
Mi limito a dire che Paolo non fece la comunione per capire chi era Yeshùa. Paolo non incontrò affatto Yeshùa. Fu Yeshùa risorto a voler incontrare lui. Così come fu Yeshùa a voler incontrare i due discepoli di Emmaus.

Quanto allo studio, siamo noi oggi a doverne avere bisogno.
Tu continui a confonderne la fede con la conoscenza biblica.
Finiamola qui.

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