Caro Vittorio, non devi trattenerti dall’intervenire e soffocare le tue perplessità. Tu sei qui alla pari di tutti e io sono qui alla pari di tutti.
Ti chiedo solo, se me lo consenti, di seguire di più la logica, intervenendo – quando riterrai di intervenire – sui punti specifici trattati, stando in tema e senza saltare ad altre questioni.
Sempre se me lo consenti, sarebbe un errore accumulare tutto dentro per tirarlo fuori alla fine. Anzi, un duplice errore:
1. Il motivo principale per cui non si riesce a imparare qualcosa è che si va oltre un punto incompreso;
2. L’accumulo interiore crea un non smaltito che è emotivamente dannoso;
Tu ti sei mostrato una persona garbata e, in più, dedichi tempo al forum. Sentiti quindi sempre libero di esprimerti, ogni volta che vorrai.
Infine, e mi rivolgo a tutti, vi invito a prendere nota dei punti trattati finora e di
metterli alla prova ogni volta che leggerete qualche brano biblico. I punti sono questi:
• Perché lo scrittore biblico ha scritto ciò che ha scritto?
• A chi scriveva?
• Cosa voleva dire?
• Perché ha usato proprio quell’espressione, quelle parole, quei verbi, quei tempi verbali?
• Qual è il contesto culturale e storico in cui si inquadra il testo?
• Qual è il significato inteso al suo tempo?
• In che modo i suoi contemporanei capivano il testo?
• Qual è il senso di certe parole, al di là del loro significato?
• C’è un senso più pieno? E, se c’è, quale?
Provate. Mettete alla prova il metodo. (Tra l'altro, a me pare che i principi suddetti siano del tutto condivisibili).
Mi fermo qui per ora. Aprirò una nuova discussione su testo e canone della Bibbia. Ciò ha a che fare anche con l’ermeneutica, perché la prima cosa è di stabilire il testo da interpretare. Poi, a Dio piacendo, riprenderò qui l’ermeneutica.
Grazie per l’attenzione. E buon sabato.
