Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso

chelaveritàtrionfi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Le prove che interpretare non vuol dire distorcere la scrittura le troviamo nella stessa. La traduzione cerca di rendere un significato di un passo scritto in una lingua in un’altra. Ora se traduco dall’ebraico all’inglese, poi dall’inglese all’italiano, dall’italiano al francese e poi nuovamente in inglese , confrontando la prima traduzione in inglese con l’ultima ci si trova dinnanzi quasi quasi a due testi diversi. Tradurre è un po’ come tradire. Questa evidenza mostra che la traduzione deve essere sempre conforme all’originale per evitare di prendere fischi per pernacchie.
E’ stato fatto l’esempio di Atti 2, dove Pietro prende un passo dei Salmi (in alcune bibbie il 16 in altre il 15) riportandolo ai presenti ma citandolo dalla LXX che è una traduzione. Quel passo preso in considerazione, preso dalla LXX, è comunque conforme al testo originale.
Il salmo viene preso in quel contesto perché , nonostante si parli espressamente del Re Davide, è citata la risurrezione. Dio non lascia l’uomo in preda alla morte, nell’ Ades, ma un giorno egli avrà felicità con Dio (resurrezione). Adesso la promessa fatta da Dio si era adempiuta in Yeshùa e Pietro lo stava portando a conoscenza. Il Messia delle scritture era Gesù il nazareno. Nessun nuovo metodo per interpretare le scritture non considerando il significato fedelmente. Ma quando mai?

Questo errore è fatto anche altrove. Ad esempio nel parallelismo tra i versetti di Isaia e quelli di Matteo dove si parla dell’Emmanuele. Emmanuele vuol dire “Dio con Noi”. Al tempo di Acaz, figlio di Iotam Figlio di Uzzia re di Giuda, ci sono due re: Resin, re di Siria e Pecà, figlio di Remalia, re d'Israele , i quali salirono contro Gerusalemme per muovere guerra ed espugnarla, ma non vi riuscirono. (cf. Is 7:1). Il cuore di Acaz e del popolo furono agitati. Ma il Signore dice ad Isaia di tranquillizzare Acaz , che non gli si avvilisca il cuore a causa di quei 2 tizzoni fumanti.
L'intento era mettere come re il figlio di Tabbeel. Il signore invita il popolo di Acaz ad avere fede perché senza di essa non potranno sussistere (cf. Isaia 7:2-9)
Viene chiesto allora di chiedere un segno al Signore. Questo segno sarebbe stato la nascita di un bambino da una giovane che doveva essere chiamato Emanuele. E prima che questo bambino imparasse a rigettare il male e scegliere il bene , il paese di cui erano temuti quei 2 Re , sarebbe stato devastato. Di questo bambino si continua a parlare nel capitolo 8. Il bambino è il figlio della profetessa (la giovane) e di Isaia. Era l’Emanuele come segno, ma il suo nome era Mahèr-salàl-cash-baz, che vuol dire "Affrettate il saccheggio. Presto al bottino"; poiché prima che il bambino sappia chiamare papà e mamma, le ricchezze di Damasco e il bottino di Samaria saranno portati davanti al re d'Assiria». (cf.Is 8:3-4).Nei versetti successivi è narrato cosa avviene con il Re di Assiria ad opera del Signore :
“ il Signore sta per far salire su di loro
le potenti e grandi acque del fiume,
cioè il re d'Assiria e tutta la sua gloria” (Is 8:7).
Questo bambino descritto era il segno che Dio era con il suo popolo e lo invita ad avere fede (Isaia 7:2-9)

Ora in Matteo, dato che è scritto :
<<Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio,
al quale sarà posto nome Emmanuele»,>> (Mt 1:22,23)

molti interpretano che in Isaia si stia parlando di Yeshùa. Quel bambino prefigura Yeshùa ma non è Yeshùa descritto in modo simbolico , perché lì si sta descrivendo quel periodo.

I versetti delle antiche scritture vanno riprese per l’analogia del messaggio. Il segno in un tempo di difficoltà era la nascita di quel bambino, l’Emmanuele, cioè che Dio era con il popolo che se avesse avuto fede lo avrebbe aiutato. Adesso, nel passo Mattaico, il popolo aspettava un liberatore , un Messia. Il segno era la nascita di Yeshùa, l’Emmanuele.
Emmanuele quindi è un titolo, avente un significato , che Dio è presente e che se c’è fede non c’è nulla da temere. Infatti in entrambi i casi è detto “sarà chiamato Emmanuele” ma in realtà il primo bambino è stato chiamato Mahèr-salàl-cash-baz ed il secondo Yeshùa.
Ultima modifica di chelaveritàtrionfi il lunedì 6 aprile 2015, 10:01, modificato 1 volta in totale.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

PS. ho riportato quanto scritto sopra, controllate se ho commesso qualche errore nel descrivere gli avvenimenti ecc.., per collegarsi al discorso interpretazione delle scritture seguendo il testo ed interpretazione delle scritture mediante intendimento religioso da idea preconcetta.
Non sono a conoscenza perfetta, tuttavia, di come i cattolici interpretano quei passi. Mi risulta che l'interpretazione è vedere il messia in chiave simbolica in isaia senza dare peso alla storia stessa avveratasi a suo tempo..
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Naza, si possono fare mille esempi, ma il punto è che se non si stabilisce un metodo ermeneutico certo, si può far dire alla Bibbia ciò che si vuole.
Vittorio
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

Bene Chelaverità, cominci a comprendere quello che voglio dire. L'episodio descritto in At 2, mostra una cosa importante ai fini del nostro discorso sull'ermeneutica: un ebreo come Pietro si accorge che le Scritture devono essere interpretate diversamente da come lo erano fino ad allora. Pietro non dice agli ebrei: "venite, analizziamo le Scritture in lingua originale, facciamo un accurato studio biblico, consultiamo gli esperti, gli scribi, i dottori della Legge, anche loro vi confermeranno l'esattezza della mia ermeneutica". Pietro non dice nulla di tutto questo, era un pescatore, non un biblista. Pietro capisce che la Bibbia si deve interpretare diversamente da come si era sempre fatto, ed insegnavano gli esperti di allora, soltanto quando incontra Gesù Risorto. La sua nuova ermeneutica non deriva da uno studio, da conoscenze puramente intellettuali, deriva da un incontro: l'incontro con Gesù Risorto. Nessuno prima di allora aveva detto che il messia sarebbe dovuto morire, soprattutto in modo così infame come su una croce, e nessun dottore della Legge, analizzando le Scritture, avrebbe mai detto che il messia doveva poi risorgere. La risurrezione dei morti era qualcosa di lontano, qualcosa che avrebbe riguardato i giusti, ed alcuni, come i sadducei, non ci credevano nemmeno.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Vittorio, perdona, ma stai confondendo i livelli, e in mezzo c’è un abisso.

Pietro non aveva alcun bisogno di ermeneutica: era un apostolo di Yeshùa guidato dal santo spirito di Dio.

Siamo noi oggi ad aver bisogno dell’ermeneutica.

L’applicazione di passi biblici delle Scritture Ebraiche che lui (e non solo lui) fa a Yeshùa, fa parte della rivelazione di Dio. Anche la risurrezione fa parte della rivelazione progressiva. Infatti nella Bibbia si passa da una più antica retribuzione in cui le colpe dei padri ricadevano sui figli a una retribuzione individuale; si passa da una retribuzione puramente terrena a quella dopo la morte. C’è evoluzione, c’è progresso, c’è rivelazione progressiva.
Pietro prese parte a tale rivelazione progressiva.

Non è lecito mettersi oggi allo stesso livello e pretendere di fare ciò che Pietro fece spinto dal santo spirito di Dio.
Vittorio
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Vittorio »

Gianni, condivido il fatto che la rivelazione sia progressiva.
Aggiungerei semplicemente che la rivelazione progressiva accompagna una progressiva riflessione sulla giustizia di Dio. L'antico ebreo, di fronte alle ingiustizie subite dal suo popolo, e compiute dai nemici di Israele, si rende conto che non bastano i sacrifici al tempio, non basta seguire scrupolosamente i comandamenti ed i precetti della Legge, per essere protetti da Dio contro i nemici. Giobbe è un esempio di questa riflessione progressiva, che mette in crisi la teologia della retribuzione. Se Dio è giusto, e non compie giustizia nella vita terrena, punendo i nemici di Israele, deve fare giustizia oltre la morte. Siccome un ebreo non è un greco, e non concepisce un'anima separata dal corpo, ecco che la retribuzione deve avvenire dopo la morte insieme a tutto il corpo. Da questa riflessione dell'antico ebreo nasce la consapevolezza della risurrezione dei morti, espressa in pochi brani dell'Antico Testamento, come Daniele 12,2.
Nelle antiche Scritture degli ebrei non abbiamo pertanto un messia che deve morire e risorgere dai morti per salvare il suo popolo. La risurrezione era concepita in un futuro lontano per tutti gli uomini, o solo per i giusti, non di certo nel messia. Nessun dottore della legge aveva mai interpretato la venuta del messia nel modo in cui lo è stato con Gesù. Soltanto dopo la Risurrezione di Gesù i suoi apostoli capiscono, e Pietro ne dà testimonianza in At 2. Soltanto quel Fatto sconvolgente permette agli apostoli di comprendere le Scritture, di capirne il senso profondo, vedendo in Gesù di Nazaret, un uomo ben preciso, quel messia di cui misteriosamente parlavano le Scritture.
Non è vero che l'ermeneutica serve solo a noi oggi, serviva anche allora, perché anche allora molti non capivano il senso profondo delle Scritture, non vedendo in Gesù il messia atteso. Pietro, pur essendo un umile pescatore, illuminato dallo Spirito, supera i dottori della legge. Dopo l'incontro con il Risorto, capisce la Parola e per comunicarla non ha bisogno delle Scritture originali, gli basta una traduzione, perché è il senso profondo che va trasmesso, ed il senso profondo si può comunicare con parole diverse. Trasmettere un nuovo senso delle Scritture significa appunto dare origine ad un nuovo messaggio, dare origine ad una Tradizione.
Anche noi oggi possiamo capire il senso delle Scritture, esattamente come Pietro, perché anche a noi, attraverso il battesimo, è dato lo Spirito del Risorto. Anche noi come Pietro, possiamo incontrare il Risorto. Se Lui non fosse vivo, noi non potremmo incontrarlo, ma siccome è vivo, possiamo incontrarlo e farci spiegare direttamente da Lui le Scritture.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Vittorio, ho letto e condivo tutto ciò che hai scritto fino quasi alla fine. Qui trovo però due punti non condivisibili.

Il primo è quando dici che “trasmettere un nuovo senso delle Scritture significa appunto dare origine ad un nuovo messaggio, dare origine ad una Tradizione”.
Qui tu dici una cosa ovvia da cui trai una conclusione non corretta.
Quando Pietro spiega alla Pentecoste che Yeshùa era il messia e spiega anche che Dio lo ha risuscitato, fa riferimento a un brano di un Salmo messianico. Lo cita nel greco della LXX, lingua che tutti potevano capire perché internazionale. La citazione che fa è perfettamente aderente al testo ebraico, come ti ho mostrato, e lui non altera proprio nulla. Ne fa però una applicazione inaspettata. Ciò fa parte della rivelazione progressiva. Concludere quindi che Pietro trasmette “un nuovo senso delle Scritture” è cosa del tutto ovvia.
L’errore sta nel dire che Pietro dà origine ad una tradizione.
Ma di che tradizione stai mai parlando?!
Pietro spiega un passo biblico facendo luce su di esso. Paolo fece lo stesso con altri passi biblici. Ambedue erano guidati dal santo spirito di Dio. Il tutto si ferma lì. Noi oggi leggiamo, capiamo, ne gioiamo e lo accogliamo. Ma lì dobbiamo fermarci.
Sarebbe da pazzi, oltre che da presuntuosi, pensare di essere autorizzati a portare avanti una tradizione che non esiste e dare nuovi significati ai passi biblici.

Il secondo punto che non può essere accolto è una serie di affermazioni che sono tra il presuntuoso e l’illusorio. Eccole:
“Anche noi oggi possiamo capire il senso delle Scritture, esattamente come Pietro”.
Che anche noi oggi possiamo capire le Scritture è vero, e possiamo farlo applicando una corretta ermeneutica. Ma “esattamente come Pietro”, no assolutamente, perché Pietro era guidato dallo spirito divino nel far luce su nuove applicazioni delle profezie. Le ha fatte, come le ha fatte Paolo, e lì tutto termina. Se le facessimo noi oggi, stravolgeremmo le Scritture. Noi dobbiamo attenerci a ciò che è scritto.

“Perché anche a noi, attraverso il battesimo, è dato lo Spirito del Risorto”.
Se alludi al santo spirito di Dio, è appunto di Dio e non del Risorto. A parte ciò, che mai stai dicendo? Che un bambino di pochi giorni a cui viene spruzzata - poverino - un po’ d’acqua in testa riceva il santo spirito di Dio? Non scherziamo, per favore. Non si può beffeggiare così la parola di Dio.

“Anche noi come Pietro, possiamo incontrare il Risorto ... e farci spiegare direttamente da Lui le Scritture”. Sono allibito. Qui tu vai ben oltre alle già discutibilissime pretese di persone, venerate dai cattolici, che hanno asserito di avere avuto rivelazioni da “Gesù”. Tu asserisci nientemeno che puoi farti spiegare direttamente da “Gesù” le Scritture.
Ho due osservazioni.
1. Se “Gesù” ha spiegato davvero le Scritture oggi, come tu dici, potete anche buttar via la Bibbia e sostituirla, ad esempio, con gli scritti di Maria Faustina Kowalska, che la Chiesa Cattolica ha fatto “santa” (e già qui ce ne sarebbe da dire!).
2. Se tu hai questo accesso privilegiato a “Gesù” che ti spiega direttamente le Scritture, perché mai apri una discussione sull’ermeneutica? Non ti serve. Tu, a questo punto, puoi non soltanto buttar via le Scritture, ma buttar via anche le rivelazioni della suora polacca, e scrivere tu nuove rivelazioni più aggiornate.

Caro Vittorio, non faccio del sarcasmo. La mia è amarezza.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Riprendo la discussione sull’ermeneutica biblica, che si era interrotta.
Mi sembra infatti importante partire da qui, perché essa sta alla base di qualsiasi discussione biblica. Soprattutto gli ultimi interventi su diversi temi mi inducono a pensare che molte dichiarazioni vengono fatte proprio perché si trascura l’ermeneutica.

Riprendo, prima di affrontare la questione, una importante premessa:
Non dobbiamo cadere nell’errore di credere che per capire la Bibbia ci servano le meditazioni posteriori su di essa. Certo possono essere utili, ma alla fine non giovano molto per capire il vero pensiero biblico. Cosa ci serve allora per conoscere bene la Scrittura? Ci serve l’esame accurato della Scrittura e ci serve il conoscere bene il pensiero ebraico con cui essa fu scritta. Per comprendere bene un testo antico – specialmente biblico – occorre dimenticare tutta la problematica moderna e raffigurarsi cosa poteva suggerire quel testo ai lettori del suo tempo. Conviene sempre considerare le cose con mente aperta. “Rispondere prima di ascoltare è pura follia e vergognosa stupidità” (Pr 18:13, PdS). Solo dopo aver valutato tutto alla luce della Scrittura, si potrà sapere se le ipotesi vanno respinte perché antiscritturali. Oppure si potrà imparare qualcosa di nuovo. Quello che conta è la parola scritta di Dio, non le idee religiose preconcette. “Esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono”. – 1Ts 5:21, PdS.

Bene. Ora iniziamo.
Le varie chiese, riconoscendo l'importanza di seguire specifici princìpi per l'interpretazione della Bibbia, hanno espresso in epoche diverse scuole di pensiero che hanno elaborato metodologie diverse, basate su un’ottica ora realista, ora idealista, ora naturalista, ora pragmatista.

Inizierò con il prendere in considerazione le varie scuole ermeneutiche.
Inizio con LA SCUOLA LETTERALE, STORICA, GRAMMATICALE. Questa scuola di pensiero appartiene al realismo. L’approccio al testo sacro è fatto sostenendo che esso vada considerato nel suo senso chiaro e comprensibile ogni volta che il testo stesso non dia indicazioni chiare che si tratti di linguaggio simbolico. Per esempio, quando in Lc 16:22 Yeshùa dice che “il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo”, l’introduzione del v. 19 (“C'era un uomo . . .”) e il contesto stesso mostrano che stava usando un’illustrazione inventata al momento; sarebbe sciocco qui interpretare alla lettera come se fosse un fatto storico; similmente, interpretare letteralmente che tale personaggio fittizio “fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo”, significherebbe non comprendere che questa è un’espressione ebraica per descrivere il favore divino verso quel povero della finzione scenica. Viceversa, non possiamo prendere in senso simbolico la scelta degli apostoli fatta da Yeshùa: erano uomini in carne e ossa, con un nome e una loro vita.
Gli stessi scrittori delle Scritture Greche, citando dalle Scritture Ebraiche, prendono il testo a volte in modo letterale e a volte simbolico. Quando Paolo, in 1Cor 10:4, dice che gli ebrei nel deserto “bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo”, è ovvio che quella roccia non era letteralmente il messia: Paolo la chiama infatti “spirituale” parlando di bere in senso spirituale. Ma è letterale che quegli ebrei bevvero davvero da una roccia, perché “Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il suo bastone due volte, e ne uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero”. - Nm 20:11.

Che valutazione fate voi di questa scuola ermeneutica? Dopo i vostri commenti (pregandovi di rimanere in tema), farò il mio. Grazie.
gigi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da gigi »

Un metodo condiviso per interpretare la Bibbia se fosse cosi semplice.....

In Atti 19: 1 -- Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni superiori del paese, giunse a Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, 2 ai quali disse: «Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?» Gli risposero: «Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo». 3 Egli disse loro: «Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?» Essi risposero: «Con il battesimo di Giovanni».

- -( mio ) Paolo gli rispose : state freschi voi non potete comprendere le cose spirituali se non credete in Colui che viene dopo di Giovanni e cosi continua dicendo :

In Atti 19:4 Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo di credere in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù». 5 Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore Gesù; 6 e, avendo Paolo imposto loro le mani, lo Spirito Santo scese su di loro ed essi parlavano in lingue e profetizzavano. 7 Erano in tutto circa dodici uomini.

Questa è la domanda da porsi : ho ricevuto lo Spirito Santo quando ho creduto per comprendere le cose spirituali ? Questo è uno dei motivi perchè il mondo fa fatica a credere e fino a quando si continua ad insegnare che lo Spirito Santo è già stato dato allora solo agli Apostoli e ai discepoli e che lo Spirito Santo e stato già sparso, mi spiace dirlo non si và da nessuna parte è solo con la presenza di Cristo che si può comprendere.

Che valutazione fare, detto de pansa ciò che bevvero e acqua spirituale e non letterale in Giovanni 7:38 chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno.
I fiumi d'acqua viva, altro non è che la Sua presenza in Spirito, come infatti lo dimostra il versetto " come ha detto la Scrittura " cioè come stà scritto " fiumi d'acqua viva", cioè fiumi di Spirito Santo sgorgheranno da me. Se fosse la sola lettura avrebbe detto fiumi di acqua viva sgorgheranno dalla sola lettura, ma non è cosi, dopo aver creduto si riceve per fede ed è per fede che riceviamo la Sua presenza in Spirito ed è mediante il Suo Spirito che si comprende la lettura (dopo la fede e il battesimo immersi completamente )
Un mio pensiero veloce
Benedizioni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Gigi, avevo cortesemente chiesto di attenerci al tema, ma forse sono stato mal compreso: con tema intendevo la valutazione della scuola ermeneutica letterale, storica, grammaticale.
Tu metti addirittura in dubbio che si possa pervenire a un metodo condiviso per interpretare la Bibbia. Ti invito a non mettere il carro davanti ai buoi. Aspetta almeno che facciamo le nostre considerazioni. ;)

Per mostrarsi la necessità di una corretta ermeneutica, uso proprio la tua interpretazione di At 19:1-7. Dicendo “tua”, intendo proprio tua personale.
Tu hai applicato una tua ermeneutica che, se mi permetti, non appartiene ad alcuna scuola e potremmo definire ... come? A naso? A senso? Spannometrica?
Ora ti spiego perché. Tu scrivi: “Questa è la domanda da porsi : ho ricevuto lo Spirito Santo quando ho creduto per comprendere le cose spirituali ? Questo è uno dei motivi perché il mondo fa fatica a credere”. Ecco, tu qui hai non hai applicato alcuna regola ermeneutica e hai sbagliato non solo interpretazione ma, peggio, il commento.
Ti faccio notare il v. 2: “Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?”. Il testo biblico non mette affatto in dubbio che avessero già creduto. Eppure, lo spirito santo, pur avendo creduto non lo avevano ricevuto. Il che mostra che si può credere anche senza aver rivenuto lo spirito.
Gli stessi apostoli e tutti i discepoli avevano già creduto da un pezzo prima della Pentecoste, quando lo spirito non era ancora sceso su di loro.

La tua successiva affermazione che “è mediante il Suo Spirito che si comprende” è quindi una deduzione errata perché del tutto priva di collegamento con il passo citato, che neppure parla di comprensione. Infatti, dopo aver ricevuto lo spirito, “essi parlavano in lingue e profetizzavano”, e - nota - non ‘spiegarono il senso le Scritture’.
In più, i fatti mostrano l'erroneità della sua affermazione. Infatti, chi oggi mai ha lo spirito? Tu sai indicare qualcuno che lo abbia?

Torniamo in tema: Che valutazione fate voi di questa scuola ermeneutica? Dopo i vostri commenti (pregandovi di rimanere in tema), farò il mio. Grazie.
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