Questa trattazione e' il frutto della meditazione su alcuni temi proposti da vari fratelli e su versetti citati su diverse cartelle del forum, che ho trovato essere profondamente interconnessi. In questa trattazione, che si pone unicamente come indagine personale alla ricerca di risposte e raffinamento spirituale, verranno presi in esame alcuni versetti: Flp 2:5-7, Mt 1:18-23, Lu 1:30-35, e 1Cor 15:44-49. Prima di iniziare e' necessario un cappello introduttivo.
Il primo Adamo fu creato dalla terra e reso anima vivente dal soffio di Dio, ed era uomo perfetto, senza colpa. Possiamo con certezza dichiarare Adamo uomo perfetto, in quanto se non lo facessimo sarebbe come ammettere che Dio avesse creato qualcosa di imperfetto, mentre sappiamo che l'opera di Dio e' perfetta (Dt 32:4). Pur nato nella perfezione, il primo Adamo, dotato di libero arbitrio, si e' trovato davanti ad una scelta, presentatagli dall'accusatore, il serpente antico, satana. Egli sceglie la disobbedienza e torna alla terra: la morte prevarra' su di lui e tutte le generazioni future, che nasceranno sotto il peso della colpa, che ha determinato la condanna.
Il secondo Adamo non fu creato come il primo, ma generato direttamente dallo spirito attivo di Dio in seno ad una donna, e anche lui fu perfetto dal momento del suo concepimento. Non possiamo accettare che Yeshua non fosse perfetto dal concepimento, poiche' facendolo, ancora una volta, sarebbe come accettare che l'opera dello spirito di Dio, quindi di Dio, sia imperfetta. Yeshua fu concepito dallo spirito e venne al mondo come uomo perfetto, non sottoposto alla colpa pur discendendo da Adamo. Egli non veniva dalla terra ma dallo spirito, e in questo era profondamente diverso dal primo Adamo. Anche Yeshua doveva essere dotato di libero arbitrio, poiche' immediatamente dopo il battesimo, nel deserto, viene tentato dal serpente antico, esattamente come il primo Adamo. Egli sceglie l'ubbidienza e la sottomissione alla volonta' del Padre e diventa spirito vivificante: la morte non ha prevalso su di lui e non prevarra' su tutti coloro che abbandonano la loro condizione umana per rinascere in lui.
Arriveremo di nuovo a queste conclusioni alla fine della trattazione. Passiamo ora all'analisi dei versetti.
τοῦτο ⸀φρονεῖτε ἐν ὑμῖν ὃ καὶ ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ, ὃς ἐν μορφῇ θεοῦ ὑπάρχων οὐχ ἁρπαγμὸν ἡγήσατο τὸ εἶναι ἴσα θεῷ, ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν μορφὴν δούλου λαβών, ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος·
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. CEI
Il passo di Flp 2:5-7 sopra riportato utilizza la parola morphe', che tutti i dizionari biblici traducono forma o natura (in senso figurato). Gianni traduce immagine, in linea con i traduttori ebraici.
https://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=5&t=224#p4353" onclick="window.open(this.href);return false;
Certo si puo' sempre intendere come "immagine", ma vediamo cosa dicono i dizionari biblici.
Lo Strong: "forma, apparenza esterna".
Helps word studies: "correttamente, forma (espressione esterna) che incarna la sostanza essenziale interiore in modo che la forma è in completa armonia con l'essenza interiore. [...] Da Omero in poi, la forma con cui una persona o un oggetto colpiscono la vista, l'apparenza esterna."
Spiega il Thayer Greek Lexicon:
Traduzione: tutto questo passaggio (come ho dimostrato più ampiamente nella Zeitschr. f. wissensch. Theol 1873, pp 33ss , con cui confrontare la diversa visione data da Holsten nel Jahrbb. f. protest. Theol. 1875 pp 449ss) deve essere spiegato come segue : che, anche se (in precedenza quando era ἄσαρκος λόγος) "egli ha portato la forma (in cui egli apparve agli abitanti del cielo) di Dio (sovrana, che si oppone al μορφή δούλου), ma lo stesso non credette che questa sua uguaglianza con Dio doveva essere con entusiasmo aggrappata o mantenuta (vedi ἁρπαγμός , 2), ma spogliò se stesso di essa (cfr κενόω , 1) in modo da assumere la forma di servo, in quanto egli è diventato come agli uomini (per gli angeli anche δοῦλοι τοῦ Θεοῦ , Apocalisse 19:10; Apocalisse 22:8ss) ed è stato trovato nella maniera di uomo "Philippians 2:7; — this whole passage (as I have shown more fully in the Zeitschr. f. wissensch. Theol. for 1873, pp. 33ff, with which compare the different view given by Holsten in the Jahrbb. f. protest. Theol. for 1875, p. 449ff) is to be explained as follows: who, although (formerly when he was λόγος ἄσαρκος) "he bore the form (in which he appeared to the inhabitants of heaven) of God (the sovereign, opposed to μορφή δούλου), yet did not think that this equality with God was to be eagerly clung to or retained (see ἁρπαγμός, 2), but emptied himself of it (see κενόω, 1) so as to assume the form of a servant, in that he became like unto men (for angels also are δοῦλοι τοῦ Θεοῦ, Revelation 19:10; Revelation 22:8f) and was found in fashion as a man".
Morphe' e' usata anche in Marco 16:12, dove tutte le traduzioni riportano concordemente "forma" o "aspetto", in linea con i dizionari biblici.
Ora, accettando invece la traduzione con il significato di immagine, leggeremmo: "egli, pur essendo a immagine di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuoto' se stesso assumendo immagine di servo, diventando simile agli uomini (o assumendo immagine di uomo)". Da notare che nella parte finale del versetto si usa ὁμοιώματι (omoiomati) in riferimento al divenire di Yeshua "simile" agli uomini, cioe' "ad immagine" di uomo. Infatti, nelle Scritture, il significato di "immagine" e' reso sempre con εἰκών (eikon) o ὁμοίωμα (omoioma). Vediamo i significati di queste due parole.
εἰκών - Strong: "immagine, statua, rappresentazione. Immagine, sembianza". Helps w.s: "propriamente, rappresentazione a specchio, in riferimento a cio' che e' molto simile in aspetto. Immagine che riflette la sua fonte (cio' a cui corrisponde direttamente)."
ὁμοίωμα - Strong: "forma, somiglianza, similitudine. Una cosa fatta come qualcos'altro". Helps w.s: "propriamente, lo stesso di; somiglianza, similitudine. Comparazione usata per migliorare la comprensione. Non richiede un elemento di paragone per essere derivato dall'altro, puo' essere completamente separato da esso. Praticamente, si riferisce ad una analogia di base, non ad una copia esatta".
Alla luce di queste definizioni possiamo capire bene le differenze che intercorrono tra i due termini eikon e omoioma verso morphe'. E quando vediamo le occorrenze bibliche e l'uso che viene fatto di questi due termini, non restano molti dubbi. In un versetto abbiamo quindi due parole, morphe' e omoioma, ambedue rese nella traduzione proposta col significato di immagine; pero' morphe' e' usata due volte, ad indicare lo stesso significato, e poi appena dopo si usa omoioma per rendere un significato diverso (altrimenti si sarebbe usato di nuovo morphe', oppure non si sarebbe usato affatto morphe' e si sarebbe usato sempre eikon o omoioma).
In questa traduzione riscontriamo quindi un primo problema: se si traduce morphe' con immagine la prima volta, quando si riferisce a Dio, dovremmo usare la stessa traduzione anche la seconda volta, quando si riferisce a servo, poiche' non avrebbe senso tradurre con "immagine" prima e con "forma" subito dopo soltanto per "far tornare" la traduzione in un modo piuttosto che in un altro; se nello stesso versetto si usa due volte la parola morphe' e poi omoioma, e' lecito pensare che la traduzione di morphe' debba essere la stessa in ambedue i casi. Ma allora perche' subito dopo il versetto presenta ὁμοιώματι (omoiomati)? E come traduciamo? Naturalmente, col suo proprio significato, ossia "simile", o "ad immagine". E allora perche', per rendere lo stesso significato, si e' dovuto far uso di morphe', che propriamente significa "forma", o "natura" in senso figurato, invece che di ὁμοίωμα, che propriamente significa "simile" anche nel senso di "ad immagine", come succede alla fine del versetto?
Se accettiamo la traduzione di morphe' col suo significato proprio, ossia forma o natura, potremmo leggere: "egli, pur essendo venuto all'esistenza (ὑπάρχων, uparkon) in natura di Dio (ἐν μορφῇ θεοῦ, en morphe theu) non ritenne un furto (ἁρπαγμὸν, arpagmon) l'essere simile a Dio, percui (ἀλλὰ, alla) svuoto' se stesso assumendo forma di servo, diventando simile agli uomini."
Questa traduzione, ad un primo esame, potrebbe render molto soddisfatti i trinitari, che subito ci vedrebbero chiara prova della deita' di Yeshua, ma non e' cosi'. Pero' fa sorgere domande sulla sua natura. Il problema con morphe' e' che non significa propriamente immagine, ma forma o natura in senso figurato; lo Strong spiega che questa parola origina probabilmente dalla base di meros (3313) attraverso l'idea di "aggiustamento delle parti"; meros significa pezzo, parte, divisione, porzione, lato. Allora le cose sono tre: a) i dizionari sbagliano o sono limitati, ed e' un'ipotesi alquanto remota; b) in questo passo viene indicata apertamente la divinita' di Yeshua e avremmo una grossa contraddizione biblica con altri passi dove sembra essere smentita; c) la parola morphe' indica qualcosa di specifico, diverso da cio' che si renderebbe invece con omoioma o eikon. Personalmente propendo per la terza opzione.
Gli ebrei traducono immagine perche' non potrebbero mai accettare la traduzione in forma di Dio, in quanto rapprenterebbe blasfemia. E poi, una traduzione dal greco in ebraico e' pur sempre una traduzione e puo' essere influenzata da preconcetto. Il fatto, pero', che in ogni altro passo della Bibbia dove si traduce immagine o simile la parola usata sia εἰκών (eikon) o ὁμοίωμα (omoioma), e che in Flp 2:5-7 si usi invece morphe' (e poi omoioma), solleva certamente dubbi su cosa volesse significare Paolo e sulla natura di Yeshua, dubbi che meritano di essere approfonditi. Inoltre, si crea una discordanza con tutti gli altri passi dove si enuncia che Cristo era uomo. Le Scritture contengono forse contraddizioni? Certamente no, poiche' costituiscono parola di Dio e Dio non si contraddice. Cerchiamo allora di investigare altri versetti che parlano della natura di Yeshua e vediamo se si riesce a giungere ad una conclusione.
Essere nato da uomo tramite meccanismo biologico o concepito dallo spirito del Padre direttamente, rappresenta una fondamentale ed innegabile differenza. Bisogna a questo punto prendere in considerazione il fatto che morphè, tradotto "natura" come indica anche lo Strong, possa riferirsi alla condizione di secondo Adamo, non creato come lui ma fatto nascere tramite lo spirito. In questo senso, Yeshùa era di "natura" divina, poiché concepito dallo spirito santo del Padre, a differenza di ogni altro uomo che ha origini biologiche e carnali. E così, pur essendo di "natura" divina, poiché originato dallo spirito per volonta' del Padre, spogliò se stesso da questa sua condizione non volendo rubare niente al Padre e si rese uomo come tutti noi. Giovanni Battista, qundo se lo trova davanti, si domanda come si possa battezzare il Cristo stesso, l'uomo perfetto; ma Cristo si fa battezzare, lasciando che si adempisse ogni giustizia.
Con questa interpretazione non si accomuna affatto Yeshùa a Dio, non lo si identifica col Padre; però Yeshùa non era neppure un uomo normale, nato biologicamente come tutti noi, ma era il secondo Adamo, primogenito di tutte le creature, in funzione del quale esiste la creazione. Lui, il secondo Adamo, il primogenito di tutte le creature, non poteva certo essere uguale all'uomo, ossia condividere la sua stessa natura carnale e corrotta dalla colpa del primo Adamo. Il secondo Adamo non e' dio ma e' generato da Dio. Ecco perché Paolo ha utilizzato questo vocabolo, che indica esattamente la "forma" o, in senso figurato, la "natura".
Per cercare sostegno a questa interpretazione, passiamo ad indagare gli altri versetti citati.
L'altro passo dove si descrive il concepimento di Yeshua tramite lo spirito e' Lu 1:30-35Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Mt 1:18-23 (CEI)
Ora, l'aspetto su cui vorrei soffermarmi e' la natura del Cristo, sempre secondo le Scritture: Yeshua non e' nato per opera di uomo, ma per opera dello spirito del Padre, ossia della sua potenza. Come insegna anche Gianni nel suo studio sullo spirito santo, lo spirito puo' significare vento, soffio (anche in senso di "respiro"), spirito di potenza (di Dio), modo di essere, spirito di Dio in senso stretto, spirito in riferimento ad un essere spirituale e non carnale. Che tipo di spirito ha a che fare con il concepimento di Yeshua? Non il vento, non il soffio nel senso di respiro, non lo spirito in senso di disposizione d'animo, non lo spirito come essere spirituale; ne restano due papabili: lo spirito di potenza che da' la vita o lo spirito di Dio in senso stretto.L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. (CEI)
In Lu 1:35 troviamo "Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua" (Πνεῦμα ἅγιον ἐπελεύσεται ἐπὶ σέ, καὶ δύναμις Ὑψίστου ἐπισκιάσει σοι) in cui Πνεῦμα ἅγιον (pneuma aghion) e' tradotto "santo"e δύναμις (diunamis) e' tradotto "potenza, potere". Vediamo cosa dicono i dizionari riguardo a questi due termini.
Traduzione: distinto da (nel senso di diverso per opera di Dio) o per Dio, sacro (Strong). Il significato fondamentale di aghios e' "diverso"; nel NT ha il "significato tecnico" di diverso dal mondo perche' come Dio (Helps)ἅγιος (Strong 40) set apart by (or for) God, holy, sacred(Strong), The fundamental (core) meaning of 40 (hágios) is "different" [...] In the NT, 40 /hágios ("holy") has the "technical" meaning "different from the world" because "like the Lord." (Helps)
Traduzione: A. Potenza fisica, forza, potenza, abilita', efficacia, energia B. plurale: atti potenti, azioni che manifestano potenza fisica, opere meravigliose (Strong). Propriamente, "capacita' d'azione". Per il fedele, il potere di conseguire applicando le abilita' intrinseche di Dio. Il potere attraverso le abilita' di Dio e' richiesto in ogni momento della vita per crescere in santificazione e prepararsi per il regno di Dio (Helps).δύναμις (Strong 1411) (a) physical power, force, might, ability, efficacy, energy, meaning (b) plur: powerful deeds, deeds showing (physical) power, marvelous works (Strong),properly, "ability to perform" (L-N); for the believer, power to achieve by applying the Lord's inherent abilities. "Power through God's ability" (1411 /dýnamis) is needed in every scene of life to really grow in sanctification and prepare for heaven (Helps)
Intanto, dal termine aghios capiamo subito che non si tratta dello Spirito Santo come parte della trinita', ma dello spirito "distinto", ossia "diverso dal mondo" in quanto non appartenente al mondo ma a Dio. Questo non significa affatto che lo spirito e' Dio, semmai che di Dio e' lo spirito, quindi e' il Padre che agisce tramite esso. Non e' una persona distinta, e' una forza attiva di Dio. In questo senso, qui si parla dello spirito attivo di Dio, che esprime la sua potenza e da' origine alla vita. Continuando, Luca spiega che la potenza di Dio (dunamis) ricoprira' Myriam con la sua ombra: sembra dunque che in questa scena assistiamo all'intervento dello spirito di Dio in potenza attiva, dopo che Myriam viene investita da esso e "coperta dalla sua ombra", ossia affetta dalla sua azione.
Adesso passiamo a Matteo.
La Diodati traduce "si trovò gravida; il che era dello Spirito Santo" (πρὶν ἢ συνελθεῖν αὐτοὺς εὑρέθη ἐν γαστρὶ ἔχουσα ἐκ πνεύματος ἁγίου). Nel testo greco, la parola usata per definire lo spirito e' la stessa di Luca: pneumatos aghios, tutto in minuscolo, quindi spirito "diverso dal mondo perche' di Dio", da non intendersi come Spirito Santo con la lettera maiuscola come parte della trinita'. Potremmo tradurre "spirito di Dio". Poi prosegue la Diodati: "ciò che in essa è generato è dello Spirito Santo" (τὸ γὰρ ἐν αὐτῇ γεννηθὲν ἐκ πνεύματός ἐστιν ἁγίου), in cui γεννηθὲν (ghennethen) e' l'aoristo di γεννάω (ghennao, Strong 1080) che significa propriamente "dare vita, procreare" e in senso figurato "generare, dare origine". Il Thayer scrive anche: "nella cultura ebraica, di uno che porta un altro verso il proprio stile di vita, [...] dopo Salmi 2:7 e' usato per Dio che rende Cristo suo figlio, [...] Dio che e' l'autore della natura divina che possiede". In Sl 2:7 leggiamo "Io annuncerò il decreto: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato" (riferito a Davide e usato per il Messia), in cui troviamo γεγέννηκά (gheghenneka), sempre da γεννάω (ghennao). Seguendo la spiegazione del Thayer, possiamo si tradurre con "generare", ma in senso assoluto e non relativo: Dio genera il Figlio resuscitandolo e rendendolo sommo sacerdote, ma lo genera anche gia' in grembo a Myriam tramite il suo spirito. Sin dal concepimento in spirito, Yeshua e' gia' propriamente vero Figlio di Dio, mentre noi non lo siamo ancora a tutti gli effetti. Lo resuscita innalzandolo sovranamente (Flp 2:9), il che significa che prima si trovava in posizione inferiore (in quanto a tutti gli effetti nato uomo da ventre di donna umana), ma dopo averlo generato senza colpa direttamente dal suo spirito.
Tutto cio' non significa assolutamente che Cristo sia a tutti gli effetti Dio resosi uomo (infatti il testo non dice questo), poiche' e' da lui generato, da lui "riceve vita", da lui e' creato, da lui riceve origine, e viene da lui sovranamente innalzato. Cristo e' generato da Dio, non e' Dio. Non si tratta di "incarnazione" ma di generazione. Lui e' il secondo Adamo, ma mentre il primo fu creato, lui e' generato; il primo fu creato dalla materia e torno' alla materia, il secondo fu generato dallo spirito e diventa spirito vivificante. In quel momento Dio Padre da' origine all'uomo Yeshua, che e' preesistito in Lui sin dall'inizio dei tempi, generandolo nel corpo di una donna; ma quell'uomo porta il "DNA di Dio", se cosi' possiamo dire. Yeshua "si spoglia" di questa superiorita' innata, non volendo rubare nulla al Padre, divenendo come l'uomo comune, umiliando se stesso e rendendosi obbediente fino alla fine.
Adesso esaminiamo 1Cor 15:44-49.
Εἰ ἔστιν σῶμα ψυχικόν, ⸂ἔστιν καὶ⸃ πνευματικόν. οὕτως καὶ γέγραπται· Ἐγένετο ὁ πρῶτος ἄνθρωπος Ἀδὰμ εἰς ψυχὴν ζῶσαν· ὁ ἔσχατος Ἀδὰμ εἰς πνεῦμα ζῳοποιοῦν. ἀλλ ʼ οὐ πρῶτον τὸ πνευματικὸν ἀλλ ὰ τὸ ψυχικόν, ἔπειτα τὸ πνευματικόν. ὁ πρῶτος ἄνθρωπος ἐκ γῆς χοϊκός, ὁ δεύτερος ⸀ἄνθρωπος ἐξ οὐρανοῦ. οἷος ὁ χοϊκός, τοιοῦτοι καὶ οἱ χοϊκοί, καὶ οἷος ὁ ἐπουράνιος, τοιοῦτοι καὶ οἱ ἐπουράνιοι· καὶ καθὼς ἐφορέσαμεν τὴν εἰκόνα τοῦ χοϊκοῦ, ⸀φορέσομεν καὶ τὴν εἰκόνα τοῦ ἐπουρανίου.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. (CEI)
In riferimento al primo Adamo si dice che "divenne un'anima vivente" (ψυχὴν ζῶσαν, psyche zosan), mentre per il secondo Adamo che divenne uno "spirito vivificante" (πνεῦμα ζῳοποιοῦν, pneuma zoopoiun); poi si dice che il primo uomo e' tratto dalla terra (ἐκ γῆς) ed e' fatto di terra (χοϊκός, koikos), mentre il secondo "viene dal cielo" (ἐξ οὐρανοῦ, ex uranu). Il termine οὐρανοῦ (uranu) significa cielo (Strong 3772) senza ombra di dubbio. Poi il versetto prosegue dicendo che "come quello fatto di terra, cosi' sono quelli [che vengono] dalla terra", e "come e' l'uomo celeste (ὁ ἐπουράνιος, celestiale, divino, Strong 2032)", cosi' sono quelli del cielo. E come siamo nati ad immagine (τὴν εἰκόνα) di quello di terra, porteremo (φορέσομεν, foresomen, da φορέω, foreo, Strong 5409) l'immagine (τὴν εἰκόνα, ten eikona) di quello celeste.
Quindi, noi uomini nasciamo dalla terra e siamo simili al primo Adamo, ma rinasceremo in Cristo, l'uomo celeste (il secondo Adamo, nato non da terra ma da spirito), e porteremo la sua immagine, saremo a sua immagine. Si potrebbe intendere che nel momento in cui rinasciamo in Cristo col battesimo saremo simili a lui, ma non e' cosi'. Qui Paolo parla chiaramente del momento in cui saremo trasformati, infatti prosegue dicendo "noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità." (vv. 51-53). Durante la nostra vita, e fino alla morte fisica, saremo simili al primo Adamo e sottoposti alla colpa, che determina la morte; ma chi rinasce in Cristo in questa vita non morira', poiche' sara' trasformato e diventera' ad immagine di Cristo.
Dall'analisi di questi versetti, si evince che Cristo era un uomo nato da ventre di donna, ma perfettamente generato dal concepimento per mezzo dello spirito del Padre, e in questo senso era un uomo "celeste", con delle prerogative diverse da noi uomini comuni, concepiti nella carne e nati dalla carne.
Tutto questo mi porta a dover riflettere su alcune mie passate convinzioni e forse rivederle, e spero che voi fratelli mi aiutiate a fare luce dentro di me. Se Yeshua, generato uomo senza colpa dallo spirito, riesce a vivere in modo perfetto, forse e' perche' aveva di fatto una marcia in piu' rispetto a noi originati dalla carne. Nonostante lui si spogli della sua innata superiorita' e si faccia simile all'uomo comune, resta il fatto che lui fu generato dallo spirito, e le Scritture sono chiare in proposito. Lui non era un uomo comune, poiche' la sua origine non e' dal mondo ma da qualcosa di "separato" dal mondo, come abbiamo visto sopra: lo spirito di Dio. Noi uomini, generati da uomini, abbiamo una marcia in meno. Ma proprio qui forse risiede la speranza di salvezza e della misericordia di Dio: Yeshua ci ha mostrato come il Padre vuole che siamo e come dobbiamo comportarci, ma noi, a differenza di Yeshua, pecchiamo. Guai a paragonarci anche lontanamente a Yeshua, guai a dire "siamo come lui". Lui e' nostro esempio supremo, la nostra guida, ma noi non siamo come lui. La nostra debolezza, pero', non deve essere motivo di frustrazione, senso di colpa, demoralizzazione, convinzione di essere indegni e, ultimamente, portare alla perdita di fede: il Padre, con Yeshua, ci ha promesso il perdono e la vita eterna vicino a lui e sa bene che ognuno di noi non e' come Yeshua. Pero' vuole che ci sforziamo ad esserlo, non nelle parole ma nei fatti, e sa gia' che cadremo; ma ogni volta che cadremo, se invocheremo il suo aiuto con fede, umilta' ed onesta', lui sara' li' a soccorrerci. Non riesco ad immaginare un Dio che ci esclude dal suo regno per non essere stati in grado di eguagliare Yeshua in perfezione. Quante volte, pur sforzandoci di essere come lui, cadiamo! Yeshua non peccava, poiche' generato dallo spirito del Padre e poiche' altrimenti non avrebbe senso che fosse nato senza peccato se poi avesse potuto peccare. Noi invece si, e come questo non deve farci prendere il peccato "sotto gamba" e trovare facili giustificazioni, non deve neppure costituire motivo di senso di colpa e di eccessiva durezza verso noi stessi. Satana gioca con i nostri sensi di colpa e le nostre debolezze, facendoci sentire indegni e rendendo ogni nostro sforzo come impossibile ai nostri occhi. Seguiamo gli insegnamenti del Padre e obbediamo alla sua legge, ma se cadiamo, riconosciamo le nostre colpe e confidiamo nell'amore e nella misericordia del Padre, senza dimenticarci che non ci ha creati per condannarci, ma per amarci e perche' noi lo amiamo e ci amiamo vicendevolmente.
Camminiamo sul filo del rasoio. Riconosciamo le nostre colpe e chiediamo onestamente e umilmente perdono a Dio, ma non siamo troppo duri con noi stessi e ricordiamoci che siamo nati sotto il peccato, a differenza di Yeshua, e spesso cadiamo in esso nonostante la nostra fede e la nostra buona volonta'. La cosa piu' importante, credo, e' non ricadere negli stessi peccati continuamente e raffinare noi stessi per essere sempre migliori agli occhi di Dio. Sarebbe sbagliato e pericoloso pensare di poter essere perfetti come Yeshua in questo nostro passaggio terreno.