Rieccomi, come promesso.
Vediamo dunque il testo originale:
καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν
e la parola carne iniziò ad essere e d’un tratto si attendò tra noi
Ora motivo la mia traduzione.
I termini ἐγένετο ed ἐσκήνωσεν sono espressi all’indicativo aoristo. Questo tempo greco, mancante in italiano, viene in genere del tutto ignorato dai traduttori assimilandolo all’indicativo perfetto. Ora, basterebbe il buon senso per capire che se il greco ha due tempi diversi, questi non possono avere la stessa funzione.
Vi riporto la spiegazione che ci diede al Liceo Classico il nostro erudito professore di greco: «”Rise” è al perfetto, ma se fosse all’aoristo andrebbe tradotto “scoppiò a ridere”. In pratica l’aoristo coglie il punto iniziale di una azione e per renderlo bene in italiano bisogna ricorrere ad un giro di parole».
Per fare altri esempi: nacque (perfetto), iniziò a nascere (aoristo); mangiò (perfetto), si mise a mangiare (aoristo). Vedete quanto è precisa, ricca e stupenda la lingua greca?
Ho spiegato perché ho tradotto “iniziò ad essere” e “d’un tratto si attendò”.
Ora vediamo i significati dei due verbi.
Il primo, γίνομαι, indica l’apparire, l’apparire nella storia, il sorgere, l’arrivare sul palcoscenico.
Giovanni usa molto spesso questo verbo. Per evitare una lunga analisi di tutti i luoghi giovannei in cui compare, mi sono limitato a cercare la forma specifica ἐγένετο, così da avere un metro di paragone. Chi li cercherà nella ND rimarrà perplesso e confuso. Eccoli: 1:3 è stata fatta, 1:6 vi fu, 1:10 fu fatto, si è fatta 1:14, 1:17 sono venute, 1:28 avvennero, 2:1 si fecero, 3:25 sorse, 5:9 fu guarito, 6:16 fu, 6:21 approdò, 7:43 ci fu, 10:19 sorse, 10:22 si celebrava, 10:35 fu rivolta, 19:36 sono accadute.
Il secondo verbo, σκηνόω, indica il fissare la propria tenda, l’accamparsi.
Proviamo ad analizzare il brano nel suo contesto. In 1:1-14 (tolto l’inciso ai vv. 6-8), il soggetto è la parola divina, la stessa parola con cui Dio, parlando, creò ogni cosa. Se si cerca il termine λόγος in tutto lo scritto di Giovanni si vedrà che ogni volta, sempre, ha stesso identico significato di parola divina.
È quindi un errore scrivere “parola” con la maiuscola, perché essa non è un’entità a sé stante. In 1:9 la ND presenta una vera e propria manomissione: “Egli (la Parola)”. Una cosa appartenente a Dio diventa un “Egli”. Siamo allo stravolgimento.
In 1:14 la Diodati originale traduceva “è stata fatta carne”, che la nuova versione cambia in “si è fatta”. Anche qui c’è una manipolazione, che è sottile perché subdola. “Si è fatta” presuppone una volontà propria della parola che decide di farsi carne. Ma la parola non ha volontà propria: è Dio che impiega la sua propria parola. Nella traduzione di Giovanni Diodati, che è più corrispondente al testo biblico, si sente la conseguenza di aver trascurato l’aoristo: se fosse tradotto “ad un tratto fu fatta carne”, si sentirebbe ciò che era prima (quando carne non era) e ciò che avvenne ad un certo punto della storia umana.
Valorizzando il senso pregante del verbo γίνομαι, si potrebbe tradurre: All’inizio c’era la parola sapiente e creatrice di Dio . . . essa si presentò ad un tratto come carne sul palcoscenico della storia umana piantando la sua tenda tra noi.
Traduzione e analisi di Gv 1:14
Re: Traduzione e analisi di Gv 1:14
Grazie Gianni, sono parole bellissime quelle di Giovanni, la traduzione che hai dato mi ha fatto percepire l'amore e la sorpresa gioiosa che l'autore provava per Yeshua
Re: Traduzione e analisi di Gv 1:14
Ciao Gianni, ho letto con interesse la tua spiegazione,
però leggendo Romani 8, 3, risulta che, quella stessa Parola, " come nella parte finale del verso 14 del vangelo di Giovanni, diventa "l'unigenito Figlio" ",viene in carne simile a carne di peccato
quindi non si trasforma e nemmeno viene trasformata in carne,
ma descrive che, IL Figlio viene in carne
Romani 8, 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, in quanto era senza forza a motivo della carne, Dio, mandando il proprio Figlio in carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
Cosa ne pensi di questi due passi a confronto..?
Ciao
però leggendo Romani 8, 3, risulta che, quella stessa Parola, " come nella parte finale del verso 14 del vangelo di Giovanni, diventa "l'unigenito Figlio" ",viene in carne simile a carne di peccato
quindi non si trasforma e nemmeno viene trasformata in carne,
ma descrive che, IL Figlio viene in carne
Romani 8, 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, in quanto era senza forza a motivo della carne, Dio, mandando il proprio Figlio in carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
Cosa ne pensi di questi due passi a confronto..?
Ciao
- Gianni
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Re: Traduzione e analisi di Gv 1:14
Ciao, Luigi. Non è possibile paragonare del tutto i due passi: dicono cose diverse. Nell’incipit giovanneo è detto che la parola sapiente e creatrice si è presentata in Yeshùa come carne (cfr. Eb 1:1,2). Il passo di Rm parla della Toràh e Paolo spiega che essa ha un difetto: la sua perfezione! È per questo che Yeshùa era uomo a tutti gli effetti, assorbendo su di sé la colpa e quindi il castigo della morte essendo innocente. Se vuoi trovare la cosa in comune tra i due passì, c’è: Yeshùa uomo carnale e mortale, a somiglianza di Adamo prima del peccato.