Il Sabato

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Gianni
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Re: Il Sabato

Messaggio da Gianni »

" Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli". - Mt 5:11,12.
Aldo
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Re: Il Sabato

Messaggio da Aldo »

Cari Giovanni e Gianni, guardate che la parola apostasia è di uso comune vostro prima che mio. Io non sto insultanto nessuno, sto solo cercando di discutere di Bibbia in un forum biblico e guarda caso non sono certo io quello che per primo devia le discussioni su altro.
Ho solo chiesto perchè i Paolo "banchettava" la Domenica e non i Sabato. Rispondete a questa semplice domanda, perchè dobbiamo sconfinare in queste polemiche sterili?
Aldo
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Re: Il Sabato

Messaggio da Aldo »

Certo, perchè gli altri giorni della settimana era completamente a digiuno poichè da buon ebreo mangiava una sola volta a settimana. =))
Caro Giovanni, in tutta franchezza, ma non sarebbe per te meglio dire che non lo sai? Saresti molto più credibele.
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Gianni
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Re: Il Sabato

Messaggio da Gianni »

Caro Aldo, dici bene: siamo in un forum biblico. La tua difficoltà, però, è che - permettimi di dirtelo - non riesci a fare valutazioni bibliche obiettive perchè ti attieni unicamento al tuo credo.
Se davvero vuoi partecipare a un esame costruttivo, prova ad arrivare al credo partendo dalla Bibbia e non di arrivare alla Bibbia partendo dal credo.

Vuoi parlare di sabato? Va bene, ma facciamolo seriamente.

Nel primo concilio gerosolimitano gli apostoli pervennero alla decisione (sotto la guida dello spirito santo) di non ritenere più vincolante la circoncisione (At 15:6-29). Quale migliore occasione di menzionare anche l’osservanza sabatica se questa fosse stata abolita? Dalla Bibbia s’impara non sono da quello che dice, ma anche da ciò che non dice.
Onestamente, il cattolico A. Villien riconosce: “Gli apostoli non hanno emesso un decreto per rimpiazzare l’osservanza del sabato con quella della domenica; noi sappiamo al contrario che essi hanno continuato a frequentare il tempio e la sinagoga il giorno di sabato”. – Dictionaire Apologetique de la foi catholique, Beauchesne, Paris, 1914, “Dimache”, colonna 1088, citato da Paul Nouan, pag. 104; cfr. A. Villien, Historique des commandements de l'Église, in Revue du clergé français, 41 (1905) 563-584; 42 (1906) 309-336.

Durante il terzo viaggio di Paolo (siamo ben oltre il 50 della nostra èra), poco più di due decenni dopo la morte di Yeshùa, Paolo rispetta il sabato con altri discepoli gentili. Vediamo l’episodio. Luca narra: “Il primo giorno della settimana [la nostra domenica], quando eravamo radunati per prendere un pasto, Paolo discorreva con loro [con i discepoli di Troas, una città portuale dell’Asia Minore, l’attuale Turchia], poiché sarebbe partito il giorno seguente; e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte. E c’erano parecchie lampade” (At 20:7,8). Il “prendere un pasto” si riferiva alla cena (pasto serale), dato che Luca specifica che “c’erano parecchie lampade”; oltretutto dice che Paolo “prolungò il suo discorso fino a mezzanotte”. Era quindi sera, dopo il tramonto. Va ricordato che per gli ebrei il giorno terminava al tramonto e dopo il tramonto ne iniziava uno nuovo. Luca specifica che era “il primo giorno della settimana”. Era quindi appena trascorso il sabato quando si misero a tavola e c’erano molte lampade. Paolo parlava con i fratelli di Troas e si dilungò fino a mezzanotte. Ora vediamo cosa fecero i compagni di Paolo mentre lui si attardava a Troas: “Ora noi [Luca, che scrive, e altri compagni di Paolo], andati avanti sulla nave, salpammo per Asso, dove intendevamo prendere a bordo Paolo, poiché, dopo aver dato istruzioni in tal senso, egli stesso intendeva andare a piedi” (At 20:13). In pratica accadde questo: Paolo e i suoi compagni trascorsero il sabato con i credenti di Troas. Poi la sera, terminato il settimo giorno (sabato) e iniziato ormai il primo (nostra domenica, per loro giorno feriale e lavorativo), si misero a tavola e pranzarono e poi, secondo le istruzioni di Paolo, i suoi compagni partirono per nave alla volta di Asso e lui si trattenne a Troas per raggiungerli poi a piedi ad Asso. Tutti, di sabato, si erano fermati per il riposo.
Altri riferimenti all’osservanza del sabato:
“Essi [Paolo e i suoi compagni], entrati nella sinagoga in giorno di sabato, si misero a sedere. […] Or quando uscivano, la gente supplicava di parlare loro di queste cose il sabato seguente. […] Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per udire la parola”. - At 13:14, 42,44.
“Il giorno di sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove pensavamo ci fosse un luogo di preghiera”. - At 16:13.
Dopo essere giunto a Corinto, Paolo conosce Aquila e Priscilla, sua moglie. “E andò da loro e siccome erano dello stesso mestiere restò nella casa, e lavoravano, […], comunque, ogni sabato pronunciava un discorso nella sinagoga”. - At 18:2-4.
“Secondo la sua abitudine, Paolo entrò da loro e per tre sabati ragionò con loro dalla Scritture”. - At 17:2.
Tutta la chiesa di Yeshùa osservò sempre la Legge. Come poteva essere diversamente? Parlando di sé e di Dio, Yeshùa disse che “il Figlio non può da se stesso fare cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente” (Gv 5:19). L’atteggiamento di Yeshùa verso la Legge di Dio (che i suoi discepoli devono imitare) era quindi quello stesso di Dio. E “il Signore si è compiaciuto, per amore della sua giustizia, di rendere la sua legge grande e magnifica”. - Is 42:21.
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Israel75
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Re: Il Sabato

Messaggio da Israel75 »

Ti rispondo io. Perchè la domenica mattina andavano a messa. Prima si confessavano, poi per penitenza pregavano (sic), poi accendevano ceri alle statue di gesso, poi passanavo dal loro vescovo (se c'era) addobbato in pompa magna e gli baciavano l'anello. Chi aveva dei defunti pagava una certa cifra al prete e lui diceva una messa extra per accorciare il loro soggiorno in purgatorio. Il pane non è che proprio lo spezzassero, ma evevano delle particole fatte dalle suore. Vino niente (se lo beveva il prete, quello). Qualcuno passava durante la messa a raccogliere soldi e loro davano qualche spicciolo. Dovevano sorbirsi anche una predica, ma fecevano finta di ascoltare, guardando l'orologio di nascosto. Tutti felici e contenti uscivano poi dalla chiesa, finalmente all'aria fresca.
Quoto in rispettoso silenzio. :-) :-) :-) :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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Re: Il Sabato

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Rispondo a Lella.

Ti ringrazio per il Superman. Vedi però vorrei capire più come confutano i difensori del sabato quelle 4 domande. Tu che sei cattolico-romana sei cmq di parte. Vediamo un pò cosa dicono chi crede nel Sabato.
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Israel75
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Re: Il Sabato

Messaggio da Israel75 »

Lella cattolica e per di più romana???? nooooooooooooooooooooooooo :d :d :d , perdi i pezzi Albanuccio
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Aldo
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Re: Il Sabato

Messaggio da Aldo »

Caro Gianni, solo due appunti a quello che dici:
Nel primo concilio gerosolimitano gli apostoli pervennero alla decisione (sotto la guida dello spirito santo) di non ritenere più vincolante la circoncisione (At 15:6-29)
E' questo basterebbe per affermare come ci sia un elemento di rottura rispetto al passato. Se per Dio la circoncisione era importante non si capisce perchè i gentili ne siano stati esentati.
Comunque proprio il silenzio fa pensare che per i gentili non sussistesse neanche l'obbligo del rispetto del Sabato, dato che in quanto stranieri non rispettavano sicuramente questa pratica semitica e siccome lo Spirito Santo non lo menziona nei principi a cui si dovevano attenere, ecco che i cristiani non ebrei erano esentati dal rispetto del Sabato. :-)
Era quindi sera, dopo il tramonto. Va ricordato che per gli ebrei il giorno terminava al tramonto e dopo il tramonto ne iniziava uno nuovo. Luca specifica che era “il primo giorno della settimana”. Era quindi appena trascorso il sabato quando si misero a tavola e c’erano molte lampade
.
Ma come fai a contraddirti in maniera così palese da una frase all'altra del tuo discorso? [-X
Prima dici che il pasto si consuma la sera della Domenica. Giustamente affermi che il giorno finisce dopo il tramonto e quindi si desume che prima di mezzanotte era già Lunedì e hai il coraggio pure di affermare che era appena passato il Sabato, quando invece è evidente pure ad un bambino che era appena passata la Domenica quando il ragazzo precipita dalla finestra?
Come fai a manipolare e cambiare il senso delle Scritture in questo modo? Come è possibile che tutti quelli che ti leggono nel forum non si accorgano di questi tuoi giochi di prestigio ? Mah, io francamente non mi capacito!!! :-??
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Gianni
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Re: Il Sabato

Messaggio da Gianni »

Aldo, colpa mia che per un momento avevo pensato che tu potessi analizzare il testo biblico con obiettività. Mi ero illuso che tu potessi per una volta anteporre la Scrittura al credo. Mi sono clamorosamente sbagliato. È sempre più opportuno sperare il meglio che sospettare il peggio, ma ciò non garantisce che le cose vadano a buon fine. Con te non ha funzionato. Pazienza.

Siccome tiri in ballo coloro che mi leggono nel forum, è per loro che rispondo al tuo commento, e non a te.
Il mio commento sarà forse un po' lungo, ma vi prego di leggere, se amate la verità.

Capitolo 20 di Atti.
Paolo parte per la Macedonia (v. 1). Poi andò “in Grecia. Qui si trattenne tre mesi” (vv. 2,3). Poi torna in Macedonia e si ferma a Filippi, principale città macedone.

Ora arriva un primo punto notevole. Luca, che era con Paolo, scrive al v. 6: “Trascorsi i giorni degli Azzimi, partimmo da Filippi”. Paolo e i suoi osservano con i credenti filippesi la Festa degli Azzimi.

E veniamo alla questione. Versetti 7 e 8: “Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte. Nella sala di sopra, dov'eravamo riuniti, c'erano molte lampade”.
Analizziamo bene. “Il primo giorno della settimana” è quello che per noi oggi è domenica. Luca dice che erano riuniti “klàsai àrton”, “per spezzare del pane”, che come ho già spiegato era un modo ebraico per dire che si misero a tavola. Era il pranzo oppure la cena? Possiamo saperlo? Sì, perché Luca specifica che “Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte”. Era quindi una cena di commiato. Non è pensabile che si trattasse di un pasto domenicale, perché è detto che Paolo “prolungò il discorso fino a mezzanotte” e non possiamo immaginale che stettero a tavola da mezzogiorno a mezzanotte. Soprattutto, il testo conferma che erano a cena, perché Luca dice: “Nella sala di sopra, dov'eravamo riuniti, c'erano molte lampade”. In pratica quella era l’ultima sera che stava con loro e cenando insieme, Paolo fece il suo discorso di commiato, attardandosi fino a mezzanotte. Il particolare che “c'erano molte lampade” ci dice non solo che era una cena ma anche che era trascorso il sabato, perché per gli ebrei il giorno iniziava dopo il tramonto. Siccome Luca dice che quella cena avvenne “il primo giorno della settimana” (domenica), è evidente che era appena trascorso il sabato.
Paolo non partì di sabato. Il sabato lo trascorse con i suoi condiscepoli, osservandolo con loro. Infine, “dopo aver ragionato lungamente sino all'alba, partì”. V. 11.

E non è finita. Scrive Luca la v. 16: “Paolo aveva deciso di oltrepassare Efeso, per non perdere tempo in Asia; egli si affrettava per trovarsi a Gerusalemme, se gli fosse stato possibile, il giorno della Pentecoste”.

Così vediamo che Paolo:
1) Osservò la Festa degli Azzimi;
2) Osservò il sabato;
3) Non partecipò ad alcuna “messa” domenicale né tantomeno fece la “comunione”, ma partecipò a una cena di commiato all’inizio della domenica, di sera, subito dopo il sabato;
4) Era sua ferma intenzione essere a Gerusalemme per la Pentecoste, tanto che non voleva perdere tempo.

Sullo “spezzare del pane”, pane comune in una cena, si è costruito da parte cattolica tutto un castello di sabbia per cercare di dimostrare che la chiesa si riuniva di domenica e che di domenica faceva la “comunione”.
Questo tentativo cattolico fasullo mostra due cose: 1. Si rigirano la Bibbia a loro piacimento e 2. Questo è il “metodo” con cui spiegano alla Bibbia ai loro adepti, i quali non la conoscono minimamente, tanto che credono che Bibbia e Vangelo siano due libri diversi.

E adesso un po’ di storia documentata:
Sebbene la pagana domenica abbia soppiantato il sabato biblico verso i primi secoli della nostra èra, rimangono diverse ed evidenti tracce, attraverso i secoli, dell’osservanza del sabato. Lo storico e teologo del 4°-5° secolo Socrate Scolastico scriveva in greco: “Quasi tutte le chiese, in tutto il mondo, celebrano i sacri misteri al sabato di ogni settimana, eccetto però i cristiani d’Alessandria e di Roma, i quali, in seguito ad alcune tradizioni, rifiutano di far ciò”. – Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica, libro 5, cap. 22.
Sozomeno (Salminius Hermias Sozomen), altro storiografo, palestinese, del 3° secolo, scrisse: “Gli abitanti di Costantinopoli e di molte altre città si riuniscono tanto il sabato come nel giorno successivo; ciò che mai avviene né a Roma, né ad Alessandria”. - Sozomeno, Historia Ecclesiastica, libro 7, cap. 19.
“Nel diciassettesimo secolo, in Inghilterra, la questione del Sabato fu sollevata durante diversi decenni, nel corso dei quali apparvero un centinaio di pubblicazioni su questo soggetto. Degli ecclesiastici e dei laici presero risolutamente posizione in favore del sabato. Tra i nomi degli osservanti il Sabato figuranti nei documenti in nostro possesso, c’è quello di William Whiston (†1752), professore di matematica al collegio di Cambridge, del maestro William Tempest (†1761), avvocato, quello del reverendo Francis Bampfield, anglicano, al quale bisogna aggiungere il nome di Thomas Bampfield, membro della camera dei comuni”. - Paul Nouan, Ibidem, pag. 170.
“Undici chiese sono state organizzate in Gran Bretagna dai battisti del settimo giorno, nella seconda metà del XVIII secolo”; “Gli Etiopi osservavano generalmente il sabato, così che molti monaci, con tanto zelo e rigore, si lasciavano piuttosto uccidere che trasgredirlo. Essi cominciavano a osservarlo il venerdì sera”. - A. Vaucher, Le jour du repos, Imprimerie Fides, Collonges-sou-Saléve, 1970, pagg. 37, 38.
Oggigiorno il gruppo più numeroso tra i “cristiani” che osservano il sabato è quello degli Avventisti del Settimo Giorno, gruppo sorto in America nel secolo 19° secolo.
L’osservanza del sabato, scrupolosamente attuata dalla prima congregazione dei discepoli di Yeshùa nel 1° secolo, a partire dal 2° incominciò a subire dei cambiamenti a causa dei problemi sorti tra l’Impero Romano e i giudei. Nel 4° secolo, con la conversione di Costantino tutto l’Impero Romano divenne “cristiano”. Da allora l’osservanza del sabato, specialmente nell’Impero d’Occidente, venne sostituita con quella della domenica. Nonostante questo cambiamento, avvenuto nel corso di alcuni secoli, diversi gruppi cristiani osservarono e osservano il sabato quale giorno di riposo voluto da Dio.
Ovviamente, l’osservanza del sabato da sola non fa dei gruppi che rispettano il sabato automaticamente la vera chiesa. Ma di certo coloro che profanano il sabato ne sono esclusi, perché non hanno il “segno” che Dio ha dato tra lui e il suo popolo.

Come si passò, nell’osservanza sabatica, dal sabato alla domenica

La primitiva congregazione dei discepoli di Yeshùa si emarginò dal giudaismo perché questo non accolse Yeshùa come messia. Inoltre, le vicende storiche portarono gli stessi discepoli di Yeshùa a doversi distinguere dai giudei perché l’Impero Romano aumentò la sua pressione sui giudei, specialmente dopo la ribellione dei giudei nel 68, che causo prima l’assedio romano a Gerusalemme e poi la sua distruzione nel 70. Lo studioso Paul Nouan cita: “Nel mondo giudaico dopo il 135 d.C. avvennero cambiamenti radicali. In quell’anno l’imperatore romano Adriano pose fine alla seconda rivolta giudaica di Barkokeba (132-135). Gerusalemme divenne una colonia romana dalla quale Giudei e Giudeo-Cristiani erano esclusi. In questo periodo Adriano proibì la pratica della religione giudaica in tutto l’impero, condannando in particolare l’osservanza del Sabato. Questa politica repressiva antigiudaica incoraggiò la produzione di una letteratura cristiana antigiudaica - Adversus Judaeos - che propugnava separazione e disprezzo per i Giudei. Caratteristiche tradizioni giudaiche come la circoncisione e l’osservanza del Sabato furono particolarmente condannate. Ci sono indicazioni circostanziali ma decisive, le quali suggeriscono che l’osservanza della Domenica fu introdotta in questo periodo in relazione con la Pasqua domenicale, come un tentativo di chiarire alle autorità romane la distinzione fra cristianesimo e giudaismo”. - Cfr. William Oscar-Emil Desterley, Preface du livre le Sabbat, Paris, 1935, pagg. 45,46.
Si noti che tutto ciò accadeva nel secondo secolo, definito da diversi studiosi “il secolo buio” perché in esso divampò l’apostasia nella primitiva congregazione dei discepoli di Yeshùa: la genuina dottrina biblica fu fagocitata da dottrine pagane, dando inizio alla cristianità.
Tra il secondo e il terzo secolo ci fu la famosa controversia pasquale che separò ulteriormente i cosiddetti cristiani dai giudei. Dal secondo secolo in poi i “cristiani” d’oriente festeggiarono la Pasqua il 15 di nissàn, secondo il calendario biblico, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadeva. I “cristiani” d’occidente la celebrarono ogni anno in giorno di domenica. Nonostante i tentativi di mettere d’accordo le due posizioni, alla fine il concilio di Nicea adottò nel 325 la domenica come giorno della celebrazione pasquale: “Tutti i fratelli in Oriente che prima celebravano la Pasqua coi Giudei, da ora in avanti la osserveranno seguendo il tempo dei Romani”. - Eusebio, Historia Ecclesiastica 1,9.
Costantino, in una sua lettera personale esorta tutti i vescovi ad accettare “la pratica che è ora seguita nella città di Roma, in Africa, in tutta Italia e in Egitto” (Eusebio, Vita di Costantino, 3,19). Il Chronicon Paschale analogamente riporta che Costantino esortò tutti i cristiani a seguire la tradizione dell’antica chiesa di Roma e di Alessandria”. – Cfr. James I. Ringgold, Law of Sunday, pa gg. 265 e 266.
Fu la preferenza data alla domenica quale giorno della celebrazione della Pasqua a favorire l’accettazione della domenica come giorno di riposo settimanale. Attraverso gli scritti dei cosiddetti padri della chiesa si vede come il cambiamento del giorno di riposo sia avvenuto gradualmente. “La data sicura di questa sostituzione non può essere precisata” (Letouzei et Ané, Dictionnaire de Théologie Catholique, Paris, 1924). “Nessun documento ci informa direttamente sull’origine della celebrazione cristiana della Domenica”. - Willy Rodorf, Le Dimanche, Les Orandi, n. 39, Le Cerf, Paris, 1965, pag .91.


Domenica: il giorno del dio sole

Con la penetrazione delle legioni romane in Medio Oriente, il culto del dio Mitra divenne molto popolare anche lì.
Mitra era un'importante divinità sia dell'induismo sia della religione persiana. Mitra era anche il nome di un dio sia ellenistico sia romano. Questa divinità fu adorata nelle religioni misteriche (1° secolo a. E. V. – 5° secolo E. V.). Il culto di Mitra si sviluppò forse a Pergamo (città ricordata in Ap 2:12); lo studioso Ulansey, invece, ritiene che si sviluppasse in Cilicia nei pressi di Tarso (la città natale di Paolo – At 9:11). Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con il dio Elios (che in greco significa “sole”). In Mesopotamia Mitra era facilmente identificabile con Shamash, il dio del sole (in ebraico, “sole” si dice שמש, shèmesh). Aspetto interessante, solo nel mitraismo romano la domenica era il giorno sacro di Mitra. - Franz Cumont, The Mysteries of Mithra, New York, Dover, 1950, pagg. 190 e 191.
C’è una relazione tra il culto al dio Mitra e la domenica? S. Jankélévitch afferma: “Se c’è un punto nel quale la maggior parte degli storici del cristianesimo sono d’accordo, è quello dello stretto legame che esiste tra la Domenica cristiana e le concezioni astrologiche della mitologia del mazdeismo [altro nome dello zoroastrismo, religione che ebbe ampia influenza sul mitraismo]”.
Nel periodo tra il 2° e il 4° secolo, il cosiddetto cristianesimo, da perseguitato che era divenne il favorito nell’Impero Romano. Non che l’Impero si convertisse in massa, ma piuttosto fu il cristianesimo a lasciarsi assorbire. L’imperatore Costantino, facendo il doppio gioco, si presentava talora come cristiano, talora come pagano; e contribuì abbondantemente all’introduzione del paganesimo nella chiesa.
Dapprima i “cristiani” non vollero cambiare dal sabato alla domenica perché il sabato era troppo diverso dalla domenica, dedicata al dio sole. Il Concilio di Elvira (300-313) decretò allora che “si quis in ciuitate positus tres dominicas ad ecclesiam non accesserit, pauco tempore abstineatur, ut correptus esse uideatur” (“se qualcuno in città per tre domeniche non andrà in chiesa, per un po’ di tempo sia tenuto lontano, affinché si veda che è stato disciplinato). Divenne quindi un dovere inconfondibile recarsi in chiesa ogni domenica. Ciò creava delle difficoltà per chi doveva lavorare di domenica. Di conseguenza era necessario che la domenica diventasse un giorno festivo. I romani, di solito rispettavano le feste dei popoli sottomessi, e così era accaduto per il sabato ebraico, ma i “cristiani” non erano un popolo, perché alla loro religione non era legata a un popolo specifico. A rendere festiva la domenica ci pensò l’imperatore Costantino.
Con un decreto del 321 (conservato nel Codex Iustinianus), Costantino vietò l’osservanza del sabato: tutto ciò che i “cristiani” facevano in giorno di sabato, dovette essere fatto di domenica. L’Encyclopedia Britannica cita: “Nel venerabile giorno del sole riposino i magistrati e il popolo abitanti nelle città e si chiudano tutte le botteghe. Nella campagna però i lavoratori della terra potranno liberamente e legalmente continuare il lavoro, visto che, come spesso accade, un altro giorno non è sempre propizio per la semina o per la coltura della vite e che, negligendo questi lavori a tempo opportuno, ne può derivare una perdita dei beni largiti dalla Divinità”. - Nona edizione, voce “Sunday”.
La chiesa e lo stato imposero così il cambiamento del giorno di riposo dal sabato alla domenica. “Nel 386, sotto Graziano, Valentiniano e Teodosio, fu decretata la sospensione di qualsiasi lite e affare alla domenica . . . fra le dottrine contenute in una lettera scritta da papa Innocenzo nell’ultimo anno del suo pontificato (416), vi è l’ingiunzione di fare del sabato un giorno di digiuno . . . Nel 425, sotto Teodosio il giovane, fu imposta l’astensione dagli spettacoli teatrali e dall’arena la domenica. Nel 538, a un concilio tenuto a Orleans . . . i lavori d’aratura, di manutenzione dei vigneti, la falciatura, la mietitura, la trebbiatura, la coltivazione, vennero vietate in quel giorno [domenica], affinché la gente potesse più agevolmente andare in chiesa. Verso l’anno 590, il papa Gregorio denunciava, in una lettera ai fedeli di Roma, quali profeti dell’Anticristo coloro che mantenevano l'idea che non si dovesse fare alcun lavoro nel settimo giorno”. - William Frederck, Three Prophetic Days, pagg. 169, 170, in A.Vauicher, Le jour Seigneurial, 1970, pagg. 27 e 28.
La chiesa, invece di invitare i pagani a osservare il sabato, osservò e impose il culto del giorno del dio sole, la domenica, ai “cristiani”. “I gentili, essendo idolatri, adoravano il sole, e la Domenica era il loro giorno più sacro. Per raggiungere queste persone in questa nuova sfera, sembrò loro naturale e anche necessario fare della Domenica un giorno di riposo della Chiesa. Bisognava in quel momento che la chiesa adottasse il giorno dei gentili o meglio che i gentili cambiassero il loro giorno. Cambiare il giorno dei gentili sarebbe stato per loro un oltraggio e una pietra d’intoppo. Era più facile per la chiesa raggiungerli osservando il loro giorno”. - William Frederck, Ibidem.
Non ci sono dubbi che la domenica sia un retaggio dell’antico paganesimo. Tracce del culto del dio Sole sono rimaste nelle lingue germaniche, in cui la parola “domenica” significa appunto “giorno del sole”.

DOMENICA = “GIORNO DEL SOLE”
NELLE LINGUE GERMANICHE
Parola Lingua
Sonntag Tedesco
Sunday Inglese
Zondag Olandese
Sondag Afrikaans
Søndag Danese
Søndag Norvegese
Söndag Svedese
Sunnudagur Islandese
Sunnuntai Finlandese
France
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Re: Il Sabato

Messaggio da France »

L3
Ultima modifica di France il giovedì 17 settembre 2015, 17:44, modificato 1 volta in totale.
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