Qui vorrei considerare l' IO SONO.
Giovanni 8:50-60
50 Io non cerco la mia gloria; v'è uno che la cerca e che giudica. 51 In verità, in verità vi dico che se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». 52 I Giudei gli dissero: «Ora sappiamo che tu hai un demonio. Abraamo e i profeti sono morti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non gusterà mai la morte".53 Sei tu forse maggiore del padre nostro Abraamo il quale è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?» 54 Gesù rispose: «Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, che voi dite: "È nostro Dio!" 55 e non l'avete conosciuto; ma io lo conosco, e se dicessi di non conoscerlo, sarei un bugiardo come voi; ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56 Abraamo, vostro padre, ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno; e l'ha visto, e se n'è rallegrato». 57 I Giudei gli dissero: «Tu non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abraamo?» 58 Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono».
59 Allora essi presero delle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Il versetto 58 di Giovanni 8 dove Gesù dice: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono», è preso dai trinitari per dimostrare che Gesù esisteva dapprima che Abraamo fosse nato. Analizzando i passi di Giovanni 8 dal versetto 50 al 58, possiamo capire che i giudei, nel cercare a tutti i costi un pretesto per condannare Gesù, lo accusano di avere un demonio perché dice: "Se uno osserva la mia parola, non gusterà mai la morte " (v.52). Questi si scandalizzano non comprendendo le sue parole ma credendo che Egli volesse sentirsi superiore (??)ad Abraamo e tutti i profeti che sono morti. (v53). . Gesù risponde che Egli non glorifica se stesso perché la sua gloria è nulla, ma chi lo glorifica è il Padre Suo (colui che quei giudei chiamano “NOSTRO DIO” ) e che EGLI conosce ed osserva LA PAROLA DEL PADRE SUO (DIO). (v.50 e vv. 54-55).
“Abraamo, vostro padre, ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno; e l'ha visto, e se n'è rallegrato»(v.56).
Dalla risposta dei giudei si comprende che questi hanno capito che Gesù avesse visto Abraamo : «Tu non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abraamo?». Bisogna capire anche cosa stia effettivamente dicendo. Lo specifica successivamente: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono» (v.58)
Ed eccoci quindi al passo preso dai trinitari per affermare la preesistenza di Gesù prima che Abraamo fosse nato.
“Io sono” , in greco si dice “Ἐγώ εἰµι (egò eimi)” ed utilizzato in tantissime altre espressioni, ad esempio: io sono il pane della vita, io sono la luce del mondo, io sono il buon pastore ecc..
Ma in greco “Sono Io” si dice anche Ἐγώ εἰµι (egò eimi).
Ad esempio leggiamo :
"Ma egli disse loro: «Sono io (egò eimi), non temete» "(Gv 6:20 CEI)
"Le disse Gesù: «Sono io (egò eimi), che ti parlo»". (Gv 4:26 CEI)
L’espressione “egò eimi” è tradotta sia con “io sono” che con “sono io” . Leggendo la traduzione l’utilizzo di una o l altra espressione è spesso tendenziosa. Ad esempio qui: Gv 18:4,5: “Gesù, ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì e chiese loro: «Chi cercate?» Gli risposero: «Gesù il Nazareno!» Gesù disse loro: «Io sono [ἐγώ εἰμι (egò eimi)]»”. Gesù disse loro “SONO IO” . La domanda era :“CHI CERCATE”? Gesù il Nazareno . Gesù rispose “SONO IO”. Non c’è nulla di strano. Anche mettendo “io sono” vuol dire la stessa cosa ma ecco il giochino che ci propongono i trinitari:
L’IO SONO diventerebbe un nome (o cmq un riferimento Dio). Si cita Esodo 3:!4 in cui è scritto: “ io sono colui che sono”.
Senza addentrarmi nella lingua ebraica e nemmeno tanto in lingua greca , c’è innanzitutto da notare che in Esodo è scritto in ebraico e Giovanni in greco. Entrambe le espressioni sono tradotte con “IO SONO”. La LXX mette “ io sono l’essente “ spesso ho letto “io sono L’Essere” .
Cito una spiegazione di Gianni, essendo esperto in lingua ebraica e greca:
.“in ebraico אהיה אשר אהיה (ehyèh ashèr ehyèh), è all’imperfetto (chiamato anche futuro), esprimendo un’azione non conclusa. La LXX greca la rende come ἐγώ εἰμι ὁ ὤν (egò eimi o òn), “io sono l’essente”. Espressione ben diversa dal semplice ἐγώ εἰμι (egò eimi) pronunciato da Yeshùa”.
In una discussione Daniela scrive (prendo questa citazione perchè mi sembra attendibile e cmq tutti potete fare ricerche:
Il versetto di Giovanni 8:58 può anche essere tradotto con “SONO IO”. Diventa tendenziosa l’affermazione di un riferimento a Dio tramite collegamento inesistente a Esodo 3:14."Ehiè Hasher Ehiè" : Io SARO' Cio' che SARO'. La Torah usa il futuro e non il presente.
Nella Torah nessuna parola è superflua o casuale.
L'uso del futuro vuol significare che HaShem si presenta come Colui che realizzerà le promesse fatte ai Padri.