Tony, sono d’accordo. Mentre Pietro pregava, “fu rapito in estasi” (v.10), e ciò significa che ebbe una visione, durante la quale sente una voce. Questa espressione non significa che realmente una voce si manifestò dal cielo, ma che lui la sentì nella sua testa, poiché stava avendo una visione: “Le cose che Dio ha purificate, non farle tu impure” (v.15), come dire “non ostinarti a vedere nero ciò che è bianco”. Lui non comprende ancora. La dimostrazione che gli stranieri non sono da considerarsi indegni dello sguardo di Dio l’avrà appena dopo, al v.44, ma già aveva compreso il significato della visione al v.28. La voce che ode è un’anticipazione di ciò che sarebbe accaduto dopo; se Pietro non avesse avuto la visione, probabilmente non avrebbe compreso e non sarebbe entrato in casa di Cornelio a predicare. È a Pietro che Dio dichiara puro ciò che lui riteneva impuro; è Pietro che, ispirato e guidato, giunge a determinate conclusioni. Il testo, con uno stile linguistico che ritroviamo anche nel Tanach, riporta l’esperienza vissuta da Pietro. Quando sulla Bibbia leggiamo “Dio disse a tizio”, non dobbiamo pensare ad una scena in cui tizio sente la voce di Dio in persona che gli parla; Dio non parla che in visione, in sogno o tramite i profeti. Dunque, quando Dio “dice” qualcosa a tizio lo fa per ispirazione (cioè tizio arriva a comprendere determinate cose perché mosso dallo spirito) o tramite un profeta. Tutto ciò vale per le Scritture Ebraiche, ma anche per le Scritture Greche, che sono scritte da agiografi ebrei come ebrei erano gli agiografi del Tanach (pur essendo “filtrate” attraverso greco).
Sostenere con questi versetti l’abrogazione delle norme alimentari è alquanto arduo, oltre che poco serio. Infatti, lo scopo della visione è strettamente correlato alla purità degli stranieri. L’analisi del testo è importante, ma a volte si fa l’errore di cercare risposte nel modo sbagliato, incorrendo nel “peccato” di bibliolatria, mentre sarebbe più semplice cercare di afferrare il messaggio.
