Bibbia e... approcci.

Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

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Israel75
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Israel75 »

Almeno Gianni cita la Scrittura. LOL
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Veramente la Scrittura la cito io, lui cita la tradizione orale.
Ma tu chi sei? L'avvocato difensore delle cause perse? =))
Antonio LT
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Antonio LT »

Israel75 citare o meno la scrittura non cambia molto se...."sono gli altri"
Dipende chi le cita allora diventano più o meno "interessanti" :-)
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Giorgia
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Giorgia »

Ragazzi, la discussione sta prendendo una piega che non mi piace. Per cortesia, moderatevi da soli, che poi brontolate se lo faccio io.

----------------

Stefano, ho visto che mi hai risposto, ma non ho ancora avuto modo di leggere con calma. Appena riesco ti leggo con calma e ti rispondo.

Shabbat shalom a tutti :-)
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Stefanotus, ha ragione Giorgia: la discussione sta prendendo una brutta piega.
Io non so se sei tu a non voler capire oppure io che non so spiegarmi.
Ora dirò come la penso, poi ciascuno continui a pensarla come vuole.
Io sono assolutamente convinto dell’ispirazione della Sacra Scrittura. So anche che per capirla va interpretata con la Bibbia stessa, il che vuol dire entrare nel pensiero biblico e conoscere i suoi modi espressivi, che sono quelli tipicamente ebraici.
E la tradizione orale? Personalmente non la equiparo alla Scrittura. Vedo però che Yeshùa a volte la impiegò nelle sue discussioni con i farisei, per cui non la demonizzo né la esalto. Mi attengo in ciò al consiglio ispirato di esaminare ogni cosa e di ritenere ciò che è buono. Principio che ancor prima che ispirato è semplicemente di buon senso. Lo applico sempre a tutto. Se un filosofo o un teologo cattolico o chiunque altro espone qualcosa che mi aiuta a comprendere meglio certi aspetti della Scrittura, mi riterrei uno stolto a ignorarlo e a respingerlo solo sulla base che viene, ad esempio, da un cattolico.
Con ciò non vado alla ricerca di commenti o spiegazioni altrui per capire la Bibbia, ma se mi capita li valuto. Stop. Fine.
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da bgaluppi »

Stefanotus, mi ritirerò in disparte per la troppa confusione. Vi seguirò e interverrò se vedo che la conversazione procede bene. Ma ti rispondo sull'episodio di Cornelio, perché ultimamente ho avuto occasione di meditare molto su di esso e mi sta particolarmente a cuore.
la tua frase "Dio ha aperto le porte ai gentili/pagani" è già smentita dalla Bibbia stessa.
sia nel centurione che ho citato, sia in Cornelio che hai citato tu, sia in questi greci, non c'è traccia di esposizione evangelica passata attraverso una mentalità ebraica.
Cornelio, come i membri della sua famiglia, era un uomo pio e timorato di Dio che pregava assiduamente (At 10:2); è ovvio che non avesse ancora accettato il Messia, ma pregava il Dio di Israele ed era ben visto dai giudei; per questo motivo, è lecito pensare che non fosse totalmente estraneo alle loro tradizioni. Infatti al v.22 si legge che Cornelio godeva della stima dei Giudei (se fosse stato un discepolo di Yeshùa, ciò sarebbe stato alquanto difficile), e al v. 28 Pietro fa presente "come non sia lecito a un Giudeo [Pietro] aver relazioni con uno straniero [Cornelio] o entrare in casa sua" (se Cornelio fosse stato un discepolo del Messia, Pietro non si sarebbe posto troppi problemi ad entrare nella sua casa). Quindi Cornelio era devoto a Dio, ma non aveva ancora accettato il Messia. Pietro, su indicazione dello spirito (vv. 19,20), incontra Cornelio dopo aver avuto la visione di una tovaglia stracolma di ogni sorta di animali, rettili e uccelli che scendeva dal cielo e una voce che lo invitava a mangiare; Pietro si rifiuta di mangiare animali considerati impuri, e la voce lo istruisce a non considerare impuro ciò che Dio ha dichiarato puro. L'apostolo non comprende ancora il significato della visione.

Il giorno precedente, anche Cornelio aveva avuto la visione di un angelo di Dio che lo invitava ad inviare degli uomini a Giaffa a recuperare Pietro per portarlo da lui. Assieme a Cornelio, erano presenti all'incontro anche "i suoi parenti e i suoi amici intimi" (v. 24), tutti pagani (v. 45). Quando Cornelio gli racconta la sua esperienza con l'angelo, Pietro inizia a comprendere il significato della visione sui cibi impuri dichiarati puri e inizia a parlare, evangelizzando i presenti intorno al Messia (vv. 34- 43); in quel momento, lo spirito discende su tutti loro spontaneamente (v. 44), senza la necessità dell'immersione battesimale, che avviene subito in seguito (vv. 47,48), e senza che Pietro imponga le mani. Cornelio e i suoi sono i primi pagani a ricevere lo spirito, e lo ricevono direttamente da Dio come lo ricevettero i discepoli nel giorno della Pentecoste (At 11:15-17). Dio dichiara puri tutti gli uomini facendo scendere il Suo spirito su dei pagani davanti agli occhi di Pietro.

Quindi, è proprio Dio in persona ad aprire le porte del regno ai pagani, nessun altro.
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da bgaluppi »

Ti rispondo anche su alcune altre affermazioni.
la Bibbia espone al suo interno delle modalità interpretative oppure no?
Come si presenta la Bibbia al lettore? Offre dei metodi di interpretazione? Offre delle chiavi di lettura?
La tua domanda non ha alcun senso logico. Nessun testo letterario espone anche le modalitá secondo cui deve essere interpretato. Il testo letterario espone se stesso, e dall'esterno si stabiliscono le modalità di interpretazione. Ma in base a cosa si stabiliscono? In base ad una cultura estranea a quella a cui appartiene il testo o in base alla cultura di riferimento? La modalità interpretativa è insita nell'origine e nel contesto culturale del testo stesso. La Bibbia, dunque, non dice "interpretatemi cosí".

Se però si pretende di interpretare la Bibbia con metodologie che non appartengono al contesto storico-culturale da cui essa origina, si parte subito col piede sbagliato. Le giuste chiavi di lettura sono quindi da ricercarsi nella cultura che l'ha partorita. Questo vale anche per la Scrittura Greca, che, pur essendo in greco, è scritta da ebrei. Per interpretare bene Wagner, ti assicuro che se non entri nel suo tempo e nel suo modo di pensare è assai difficile; figurarsi per un testo scritto, che contiene parole che hanno un significato preciso, e non note musicali.
mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra
Leggi bene. Cosa chiede di fare, Yeshúa? Chiede forse di andare ad insegnare ai pagani la cultura e il pensiero ebraico? No. Chiede agli apostoli di testimoniare di lui. Gli apostoli portarono a termine questo ruolo. Se parlavano a giudei, non era necessario spiegare prima il loro stesso pensiero; se parlavano a pagani che poi, grazie al loro predicare, accettavano il Messia, stava ai pagani conformarsi allo stile di vita insegnato da Cristo e dagli apostoli, tutti ebrei. Ebrei non si diventa, lo si nasce. Naturalmente, non essendo ebrei, essi sarebbero stati esclusi dall'osservazione di alcuni precetti specifici. Ma ciò non significa che non potessero imitare gli apostoli, ebrei, e conformarsi al loro modo di vivere la fede. Infatti, il popolo di Dio non nasce con i "cristiani", ma con gli ebrei; chi accetta Yeshúa non entra a far parte di un popolo nuovo che elimina il vecchio, ma viene innestato in quello già preesistente e voluto da Dio.

Tu forse sottovaluti il fatto che i capostipiti del "nuovo" popolo di Dio, i Dodici, colonne portanti della Gerusalemme celeste, erano tutti ebrei perché sono l'anello di passaggio tra Israele e il popolo nato dal nuovo patto, come dodici erano i figli di Giacobbe, capostipiti delle Dodici tribú di Israele, a cui fu promesso il Regno Messianico.
La mia domanda quindi rimane aperta: quando il messaggio cristiano arrivò ai pagani, fu spiegato attraverso i paradigmi ebraici o no?
Yeshúa era ebreo. Gli apostoli erano ebrei. Lo abbiamo già detto centinaia di volte, lo so. Ma tu pensi che gli apostoli smisero di essere ebrei, avendo accettato il Messia in Yeshúa? E i discepoli non ebrei non ascoltavano e non si conformavano, forse, a degli ebrei osservanti? Puoi dimostrare che gli apostoli rivoluzionarono l'osservanza e che insegnarono a non rispettare i comandamenti tutti? Il loro stesso esempio costituiva spiegazione di come osservare e mettere in pratica il messaggio. Se Dio non si fosse curato dell'osservanza da parte dei credenti nel Messia, perché mai creare il popolo di Israele e da esso far nascere il Cristo? Se non dobbiamo conformarci a un Messia ebreo osservante e a degli apostoli ebrei altrettanto osservanti, a chi dobbiamo conformarci e da chi dobbiamo imparare? Dai pagani? :-??

Stefanotus, ma come mai tutti i "cristiani" che conosco fanno di tutto per distinguersi dagli ebrei e non capiscono che, se oggi esistono, è proprio grazie a loro? E non capiscono che sono loro ad essere innestati nel popolo di Dio, già preesistente e mai abbandonato? Avvicinarsi alla cultura ebraica e al modo di pensare loro proprio, ci rende davvero partecipi della linfa dell'olivo domestico.

Lettura consigliata: Rm 11:11-24
Antonio LT
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Antonio LT »

"Stefanotus, ma come mai tutti i "cristiani" che conosco fanno di tutto per distinguersi dagli ebrei e non capiscono che, se oggi esistono, è proprio grazie a loro?"

Antonio vorrei soffermarmi su questa tua affermazione...
Esistono grazie a loro in che senso?
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da bgaluppi »

Antonio, i credenti non-ebrei esistono in quanto tali grazie a Yeshúa, che é ebreo; e Yeshúa esiste carnalmente grazie ad Abraamo. Se leggi la genealogia di Yeshúa in Lc 3:23-38, la sua discendenza arriva ad Abraamo e infine a Dio. Abraamo fu scelto per fede come capostipite di un popolo che ancora non esisteva; infatti, Abraamo non era ebreo, e neppure circonciso. Dio non scelse il popolo di Israele tra altri popoli, ma lo formò (Is 43:21) da un uomo di fede per farlo diventare luce delle nazioni (Dt 4:5-8). Da questo popolo, che Dio formò per la fede di un uomo in un mondo dedito al male e all'idolatria destinato alla morte, discende il Messia (cfr. Rm 9:5), colui che libera dalla morte. Se Dio non fosse sceso sull'uomo e non avesse formato ed istruito il Suo popolo, non esisterebbe Messia, e senza di lui non esisterebbero i credenti. Di piú: se Dio non avesse scelto Abraamo e la discendenza di suo figlio Isacco, non esisterebbe salvezza per nessuno, poiché senza Messia non c'è salvezza, senza Israele non c'è Messia e senza Messia non ci sarebbero credenti. Probabilmente, visto come andavano le cose nel mondo ai tempi di Abraamo, senza di lui l'essere umano oggi non esisterebbe piú.

“Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione” (At 17:26, cfr. Gn 17:4)

“Egli dice: «È troppo poco che tu [il Messia] sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d'Israele; voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra». — Is 49:6

“Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi? Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia. In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso, affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso.” — Rm 4:9-12

Abraamo è padre di circoncisi e incirconcisi, di ebrei che seguono gli insegnamenti di Dio e non-ebrei che seguono le orme del Cristo, il quale discende da Abraamo. Esistiamo grazie alla fede di Abraamo e al popolo sorto dalla sua discendenza, che ha partorito Yeshúa, e siamo uniti a Israele da un legame stabilito col sangue di Yeshúa. Ma pochi se ne rendono conto.
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