Buonasera a tutti,
e ciao Gianni e ciao Noiman,
è un po' che non ci si vede; passavo e stavo sbirciando questa discussione.
Ovviamente non ho risposte ma leggendo mi venivano in mente alcune cose, così, random:
- la prima è che il verso di Geremia con cui inizia il thread dice
"Sono forse io D-o solo da vicino e non anche D-o da lontano?"
Qualcosa che può essere avvicinato o allontanato o può avvicinarsi o allontanarsi non mi dà la sensazione di essere in ogni luogo;
- la seconda è che da più di un decennio ormai leggo pagine ebraiche e non mi ricordo di aver mai letto a proposito di onnipresenza (se ne saranno dimenticati o ero preda della distrazione io, possibilissimo, però essendo sensibile all'immanentismo a causa delle mie stabili derive idolatriche credo che me ne sarei accorta, però mi potrei sbagliare);
- la terza è che David, un mio amico ebreo di tantissimi anni fa, mi disse che D-o è presente con dei segni quando lo è (p.e. tenda, arcobaleno) in forma di Shekinah (presenza di D-o in alcuni particolari momenti della storia del popolo ebraico, D-o nella storia, nel tempo, nella nostra dimensione);
- la quarta è che ricordo di aver letto a proposito di Malachim come "azioni di D-o" e che persino ogni filo d'erba è il prodotto di una di tali azioni, comandata ad un Malachim, uno per ciascun filo d'erba; qui è da tener ben presente la distinzione fra Lui e "le Sue azioni";
- poi mi viene in mente la parola מָקוֹם Makòm "luogo", o "il luogo" se preceduto da una he, che viene usata nell'ebraismo anche per denominare D-o. Il midrash dice: perché Hashèm è "il luogo" מָקוֹם del mondo ma il mondo non è il luogo di D-o". L. Kushnèr approfondisce: “Dio, il Santo, è più che in ogni luogo: Dio è il grembo"(qui sto copiando dove ricordo di aver letto a proposito di radici ebraiche, ricordo di aver letto anche altro ma non lo ritrovo più);
quindi possiamo pensare ad una madre ed al suo feto e poi cerchiamo di capire quanto ciascuno dei due sia omni(o meno) presente nell'altro e domandarci se la madre ci sta tutta dentro il feto oppure no, e viceversa; e D-o ci sta tutto dentro la creazione? Ed essa pervade completamente D-o? Lo esaurisce?
- poi mi viene in mente che D-o sembra uno che i luoghi se li sceglie: p.e. la terra, il luogo del Tempio; mi dà come la sensazione che se ci tenesse ad essere onnipresente non si porrebbe il problema di queste scelte
- P.S. tornando a Makòm sembra che מָקוֹם derivi ddalla radice ק ו ם "che è nel movimento vero e si muove nel tema dell’alzarsi, stare sulle proprie gambe, svegliarsi, venire, aiutare, edificare, ricostruire, ribellarsi, instaurare, e molti altri significanti che denotano impegno" in azioni; quindi come sempre sembra che nell'ebraismo ci sia una rivoluzione dei concetti, di accostamenti, in questo caso fra luogo ed azione (quasi che le azioni fossero il suo luogo preferito; vedo un passaggio da "luogo dell'azione" ad "azione come luogo", e mi viene in mente anche p.e. che il Tempio è luogo particolare di azione particolare: i sacrifici, quindi serve a delle azioni);
Secondo me già si intravede, ma abbastanza bene, che l'ebraismo ci tenga a prendere delle misure e che la parola omni, così, generica, gli piaccia poco.
Ma sono impressioni, niente di particolarmente argomentato. Io vado più ad intuito e con le argomentazioni non sono abile.
Noiman e Gianni: se mi sono scappate stupidaggini vi toccherà correggermi!
Ma Besasea che fine ha fatto? E' un po' che non mi capita di leggerlo. Un salutone anche a lui.