Spirituale e religioso
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Spirituale e religioso
Vi scrivo qui ciò che ho letto su Wikipedia riguardo questi due termini e se può interessare discuterne sui significati e valori che per l uomo dovrebbero avere-----
------------------Da Wikipedia-----------
Spesso i termini "religione" e "spiritualità" vengono trattati come sinonimi, il che è alquanto impreciso, dato che anche alcuni non credenti rivendicano una propria dimensione spirituale. Peraltro bisogna anche dire che molti altri atei e agnostici respingono proprio l'uso di questo termine perché deriva pur sempre da "spirito", nell'accezione sua propria di "immateriale", "superiore alla materia" etc.
Entrambi i termini si riferiscono alla ricerca dell'Assoluto o di Dio (o con qualsiasi altro nome Lo si voglia chiamare): si può dire che la differenza fondamentale consista nel fatto che la religione indichi un tipo di ricerca esteriore, formale, mentre per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé. Questo comporta che la spiritualità assuma, rispetto alla religione, alcune connotazioni tipiche: la fede assume un carattere più personale e meno dogmatico, più aperto alla sperimentazione e basato sull'esperienza personale.
Sempre parlando in termini di ricerca spirituale, un'altra connotazione tipica della spiritualità rispetto alla religione può essere la convinzione che esistano diversi percorsi spirituali, e che pertanto non esista alcuna verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso sia meglio seguire; poiché ogni persona è diversa dalle altre, la scelta è spesso lasciata all'individuo, alla sua sensibilità e al suo discernimento.
Da questo punto di vista, religione e spiritualità non sono due concetti contrapposti che si escludono l'un l'altro, ma possono essere visti semplicemente come due tappe nella crescita interiore di ogni fedele o aspirante spirituale, tant'è che molti seguaci di religioni costituite considerano la spiritualità come un aspetto intrinseco e inscindibile della loro esperienza religiosa. Non esiste insomma una vera contrapposizione tra i due termini, dal momento che il rapporto fra religione e spiritualità è paragonabile al rapporto fra contenitore e contenuto, fra forma e sostanza, fra teoria e pratica.
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------------------Da Wikipedia-----------
Spesso i termini "religione" e "spiritualità" vengono trattati come sinonimi, il che è alquanto impreciso, dato che anche alcuni non credenti rivendicano una propria dimensione spirituale. Peraltro bisogna anche dire che molti altri atei e agnostici respingono proprio l'uso di questo termine perché deriva pur sempre da "spirito", nell'accezione sua propria di "immateriale", "superiore alla materia" etc.
Entrambi i termini si riferiscono alla ricerca dell'Assoluto o di Dio (o con qualsiasi altro nome Lo si voglia chiamare): si può dire che la differenza fondamentale consista nel fatto che la religione indichi un tipo di ricerca esteriore, formale, mentre per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé. Questo comporta che la spiritualità assuma, rispetto alla religione, alcune connotazioni tipiche: la fede assume un carattere più personale e meno dogmatico, più aperto alla sperimentazione e basato sull'esperienza personale.
Sempre parlando in termini di ricerca spirituale, un'altra connotazione tipica della spiritualità rispetto alla religione può essere la convinzione che esistano diversi percorsi spirituali, e che pertanto non esista alcuna verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso sia meglio seguire; poiché ogni persona è diversa dalle altre, la scelta è spesso lasciata all'individuo, alla sua sensibilità e al suo discernimento.
Da questo punto di vista, religione e spiritualità non sono due concetti contrapposti che si escludono l'un l'altro, ma possono essere visti semplicemente come due tappe nella crescita interiore di ogni fedele o aspirante spirituale, tant'è che molti seguaci di religioni costituite considerano la spiritualità come un aspetto intrinseco e inscindibile della loro esperienza religiosa. Non esiste insomma una vera contrapposizione tra i due termini, dal momento che il rapporto fra religione e spiritualità è paragonabile al rapporto fra contenitore e contenuto, fra forma e sostanza, fra teoria e pratica.
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- Gianni
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Re: Spirituale e religioso
Cara Mariarosa del 49, hai aperto una discussione interessante ma temo che sia una discussione che non ci porta da nessuna parte perché giocata solo sui termini più che sui concetti.
Mentre il religioso è abbastanza definibile, non altrettanto possiamo fare con il termine "spirituale". Spirituale è tutto ciò che ha a che fare con lo spirito. Una canzone, un quadro, una poesia, tante cose possono essere spirituali. La filosofia è spirituale? La filosofia si occupa fondamentalmente di tre questioni: il mondo, l’essere umano e Dio. Essa indaga quindi anche lo spirituale. Un poeta, un musicista o un artista può essere molto spirituale e nel contempo ateo o agnostico. I farisei erano molto religiosi ma per nulla spirituali.
Tu però dai connotazioni più precise ai termini religione e spiritualità. Come detto, la parola “religione” non è difficile definirla. Per ciò che riguarda la spiritualità, penso tu sia d’accordo con lo scrittore Ivar Lissner che nel suo libro Man, God and Magic scrisse: “Ci si può solo meravigliare per la costanza con cui l’uomo si è sforzato, nel corso della storia, di protendersi oltre se stesso. Le sue energie non sono mai state dirette unicamente a soddisfare le proprie necessità materiali. Ha sempre indagato, avanzando a tentoni, aspirando all’irraggiungibile. Questo strano e innato anelito dell’essere umano è la sua spiritualità”. Con lui sarebbe stato d’accordo l’apostolo Paolo, che scrisse che Dio ha posto gli uomini sulla terra “affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi”. - At 17:27.
Qui parliamo di Bibbia, per cui mi perdonerai se ti rispondo con un approccio biblico. Mentre dalla Bibbia appare che l’essere umano possiede una dimensione spirituale e nasce con un forte spirito indagatore (Sl 8:3, 4; Ec 3:11), invano vi cercherai la parola “religione”. Nel vocabolario ebraico biblico non esisteva neppure tale vocabolo.
Personalmente credo che la religione (ogni religione) sia il tentativo umano di risalire a Dio. Essa risponde al bisogno innato di spiritualità, ma sempre tentativo umano resta. Si tratta di un movimento dal basso verso l’alto. La Verità, quella che appartiene a Dio, è altra cosa: essa scende dall’Alto.
Mentre il religioso è abbastanza definibile, non altrettanto possiamo fare con il termine "spirituale". Spirituale è tutto ciò che ha a che fare con lo spirito. Una canzone, un quadro, una poesia, tante cose possono essere spirituali. La filosofia è spirituale? La filosofia si occupa fondamentalmente di tre questioni: il mondo, l’essere umano e Dio. Essa indaga quindi anche lo spirituale. Un poeta, un musicista o un artista può essere molto spirituale e nel contempo ateo o agnostico. I farisei erano molto religiosi ma per nulla spirituali.
Tu però dai connotazioni più precise ai termini religione e spiritualità. Come detto, la parola “religione” non è difficile definirla. Per ciò che riguarda la spiritualità, penso tu sia d’accordo con lo scrittore Ivar Lissner che nel suo libro Man, God and Magic scrisse: “Ci si può solo meravigliare per la costanza con cui l’uomo si è sforzato, nel corso della storia, di protendersi oltre se stesso. Le sue energie non sono mai state dirette unicamente a soddisfare le proprie necessità materiali. Ha sempre indagato, avanzando a tentoni, aspirando all’irraggiungibile. Questo strano e innato anelito dell’essere umano è la sua spiritualità”. Con lui sarebbe stato d’accordo l’apostolo Paolo, che scrisse che Dio ha posto gli uomini sulla terra “affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi”. - At 17:27.
Qui parliamo di Bibbia, per cui mi perdonerai se ti rispondo con un approccio biblico. Mentre dalla Bibbia appare che l’essere umano possiede una dimensione spirituale e nasce con un forte spirito indagatore (Sl 8:3, 4; Ec 3:11), invano vi cercherai la parola “religione”. Nel vocabolario ebraico biblico non esisteva neppure tale vocabolo.
Personalmente credo che la religione (ogni religione) sia il tentativo umano di risalire a Dio. Essa risponde al bisogno innato di spiritualità, ma sempre tentativo umano resta. Si tratta di un movimento dal basso verso l’alto. La Verità, quella che appartiene a Dio, è altra cosa: essa scende dall’Alto.
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Re: Spirituale e religioso
Ciao Gianni----
Ho aperto questa discusdione per indagare su questi due termini---si può spaziare in altro per fare degli esempi---ma sempre sul testo biblico alla fine si dovrà rimanere questo lo so---come?
Intanto preparo una risposta adeguata a ciò che hai scritto e che condivido---se hai voglia di andare avanti nella discussione ne avrei davvero piacere---
Ciao
Ho aperto questa discusdione per indagare su questi due termini---si può spaziare in altro per fare degli esempi---ma sempre sul testo biblico alla fine si dovrà rimanere questo lo so---come?
Intanto preparo una risposta adeguata a ciò che hai scritto e che condivido---se hai voglia di andare avanti nella discussione ne avrei davvero piacere---
Ciao
- Gianni
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Re: Spirituale e religioso
Ma certo, cara. Attendo le tue considerazioni.
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Re: Spirituale e religioso
Ciao Gianni----
se me lo consenti prima di iniziare vorrei porti questa domanda---te ti reputi un uomo religioso?
Te lo chiedo per capire che concetto hai di questo temine---
se me lo consenti prima di iniziare vorrei porti questa domanda---te ti reputi un uomo religioso?
Te lo chiedo per capire che concetto hai di questo temine---
- Gianni
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Re: Spirituale e religioso
No, Mariarosa, non mi reputo religioso perchè ritengo che tutte le religioni siano false.
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Re: Spirituale e religioso
Ok Gianni allora possiamo cominciare----
innanzitutto vediamo cosa significa la parola religione:
religióne s. f. [dal lat. religio -onis, prob. affine a religare «legare», con riferimento al valore vincolante degli obblighi e dei divieti sacrali].
1. a. Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità----
La mia prima considerazione è che ritenersi religioso non debba essere ritenuta una cosa negativa in quanto come leggiamo il termine indica semplicemente un legame---in questo caso con il sacro----!
Ciò di cui dovremmo preocuparci è piuttosto cosa si ritiene sacro---
'In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.'MT 9,9
'Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.'LC 5,11
Come Matteo anche altri dodici e più uomini seguirono----si legarono---a colui che ritenevano il Messia---questi uomini offrirono la loro vita ,il loro credo,i loro sentimenti,ecc a quest uomo---che ritenevano Figlio di Dio---Gli stessi apostoli quindi potremmo definirli dei religiosi----in quanto si legarono a quello che ritenevano in quel momento sacro!
Ciò che secondo me differenzia un religioso da un altro è la dottrina(insegnamenti) in cui egli crede---
Ad esempio proprio Gesù viene anche definito maestro e insegnava---Matteo 4,23-25; Marco 3,7-10;Luca 6, 17-19
Quindi facendo due più due ,non credo che definirsi religioso sia un problema se si seguono gli insegnamenti di Gesù e questi insegnamenti si ritengono sacri----(per chi oggi o da sempre si ritiene suo discepolo ovviamente)
Come la giriamo la giriamo se la nostra vita dipende,si lega,ad un uomo ad un libro a qualsiasi cosa che riteniamo sacro---si diventa religiosi---!
Ora il nocciolo della questione,rimanendo in tema,è:
Se riteniamo realmente sacra l intera Bibbia---ci leghiamo ad essa---ecco che entra in gioco anche la spiritualità--ovvero capire il giusto modo di vivere la nostra parte immateriale(lo spirito) con Dio---
Ma viste le migliaia di dottrine che esistono--solo su questo libro---
è possibile secondo voi vivere la nostra spiritualità in modo giusto a prescindere dalla BIbbia?
Quindi non essere religiosi (legati a nessun uomo,libro,legge)ma spiritualmente essere in comunione con Dio?
innanzitutto vediamo cosa significa la parola religione:
religióne s. f. [dal lat. religio -onis, prob. affine a religare «legare», con riferimento al valore vincolante degli obblighi e dei divieti sacrali].
1. a. Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità----
La mia prima considerazione è che ritenersi religioso non debba essere ritenuta una cosa negativa in quanto come leggiamo il termine indica semplicemente un legame---in questo caso con il sacro----!
Ciò di cui dovremmo preocuparci è piuttosto cosa si ritiene sacro---
'In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.'MT 9,9
'Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.'LC 5,11
Come Matteo anche altri dodici e più uomini seguirono----si legarono---a colui che ritenevano il Messia---questi uomini offrirono la loro vita ,il loro credo,i loro sentimenti,ecc a quest uomo---che ritenevano Figlio di Dio---Gli stessi apostoli quindi potremmo definirli dei religiosi----in quanto si legarono a quello che ritenevano in quel momento sacro!
Ciò che secondo me differenzia un religioso da un altro è la dottrina(insegnamenti) in cui egli crede---
Ad esempio proprio Gesù viene anche definito maestro e insegnava---Matteo 4,23-25; Marco 3,7-10;Luca 6, 17-19
Quindi facendo due più due ,non credo che definirsi religioso sia un problema se si seguono gli insegnamenti di Gesù e questi insegnamenti si ritengono sacri----(per chi oggi o da sempre si ritiene suo discepolo ovviamente)
Come la giriamo la giriamo se la nostra vita dipende,si lega,ad un uomo ad un libro a qualsiasi cosa che riteniamo sacro---si diventa religiosi---!
Ora il nocciolo della questione,rimanendo in tema,è:
Se riteniamo realmente sacra l intera Bibbia---ci leghiamo ad essa---ecco che entra in gioco anche la spiritualità--ovvero capire il giusto modo di vivere la nostra parte immateriale(lo spirito) con Dio---
Ma viste le migliaia di dottrine che esistono--solo su questo libro---
è possibile secondo voi vivere la nostra spiritualità in modo giusto a prescindere dalla BIbbia?
Quindi non essere religiosi (legati a nessun uomo,libro,legge)ma spiritualmente essere in comunione con Dio?
- Gianni
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Re: Spirituale e religioso
Ciao, Mariarosa. Rispondo alle tue osservazioni.
La definizione di “religione” che hai citato mi pare perfetta. Sottolineo che essa è l’adesione di un gruppo umano ad un credo ritenuto sacro da parte di quel gruppo.
La tua prima considerazione è che ritenersi religioso non debba essere ritenuta una cosa negativa in quanto il termine indica semplicemente un legame con il sacro.
E qui io farei una distinzione. Concordo che essere religiosi non sia necessariamente una cosa negativa. Ciò vale tuttavia anche per la fede politica o sportiva e per gli usi e costumi. Ciascuno di noi ha le proprie convinzioni in tanti campi e segue una propria etica, il che non è necessariamente negativo.
Tuttavia tu ti basi troppo sul termine e giochi sulla definizione che trasformi in “legame con il sacro”. In verità, la definizione (che ritengo perfetta) stabilisce un legame “con ciò che esso [il gruppo religioso di appartenenza] ritiene sacro”. È quindi un errore parlare di legame con il sacro; meglio dire con ciò che la singola religione ritiene sacro. Tale distinzione non è cosa da poco. Se infatti sostieni che tutte le religioni sono collegate al sacro, cadi nel panteismo e, in ogni caso, devi definire bene cos’è il sacro.
Parlando dei dodici apostoli tu dici che unendosi a Yeshùa “si legarono a quello che ritenevano in quel momento sacro”. E qui, siccome entri in ambito biblico, non puoi più usare il termine “sacro” con disinvoltura. Devi attenerti a ciò che la Bibbia definisce sacro. Yeshùa per primo, quale giudeo, di attenne al sacro.
Dire poi che gli apostoli possono essere definiti religiosi è del tutto fuori luogo perché nell’ebraico biblico non esisteva neppure la parola “religione”. Quella ebraica, praticata da Yeshùa e dai suoi discepoli, non era affatto una religione ma un’ortoprassi.
La chiave di tutto, che differenzia la religione dalla corretta ortoprassi biblica, è il credo o dottrina. Su cosa si basa il credo? Quello religioso sull’apparato dottrinale della religione che si professa. Ma vi è anche una questione più sottile e profonda che riguarda l’approccio al credo. Nelle religioni il credo è prima di tutto. Nell’ortoprassi biblica il credo viene dopo, se viene.
Considera il passo biblico di Es 24:7. Qui si trova la risposta del popolo ebraico dopo che Mosè “prese il libro del patto e lo lesse in presenza del popolo”. Quella risposta non fu affatto “noi faremo tutto quello che il Signore ha detto e ubbidiremo”, come viene di solito tradotto. Gli ebrei dissero invece: נַעֲשֶׂה וְנִשְׁמָע (naasèh venishmà), “faremo e ascolteremo”. Questo approccio risulta illogico al moderno occidentale (e alle religioni), perché prima di tutto si ascolta, poi si valuta e casomai poi si fa. Nell’ortoprassi biblica è tutto rovesciato e conta solo il fare. Di fronte all’Insegnamento di Dio prima di tutto occorre ubbidire e fare, poi ci sarà il momento di capire (1Sam 15:22; Ger 7:23), se ci sarà. E non è detto che ci sia. Abraamo, il padre della fede, ubbidì. Fece. E non ci risulta che poi facesse valutazioni, studi, riflessioni; non aveva neppure un solo versetto di Bibbia. Fece. Ubbidì a Dio.
Tu dici che “se la nostra vita si lega ad un uomo, ad un libro, a qualsiasi cosa che riteniamo sacra, si diventa religiosi”. E dici bene, in un certo senso. Un selvaggio africano che fa riferimento ad un albero che ritiene sacro è religioso. Un cattolico che chiama un uomo vestito di bianco “santo padre”, bestemmiando, è religioso. Lo è anche il musulmano che mozza le teste altrui in nome del Corano che ritiene sacro. Dici benissimo osservando che si è religiosi legandosi “a qualsiasi cosa che riteniamo sacra”. La religione è appunto la ricerca umana del sacro. Umana. Il suo errore è quello di scambiare il Sacro con ciò che ritiene sacro.
Tu domandi se è possibile vivere la nostra spiritualità in modo giusto a prescindere dalla Bibbia. Credo proprio di sì. Ci sono tante persone giuste che sono miscredenti. Ci sono persone spirituali che neppure credono in Dio: poeti, musicisti, artisti.
Il punto è un altro e riguarda il Sacro, con l’articolo e con la maiuscola.
Un saggio ebreo dell’antichità, dopo aver esplorato tutto lo scibile umano, arrivò a questa conclusione: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male”. – Ec 12:15,16.
La definizione di “religione” che hai citato mi pare perfetta. Sottolineo che essa è l’adesione di un gruppo umano ad un credo ritenuto sacro da parte di quel gruppo.
La tua prima considerazione è che ritenersi religioso non debba essere ritenuta una cosa negativa in quanto il termine indica semplicemente un legame con il sacro.
E qui io farei una distinzione. Concordo che essere religiosi non sia necessariamente una cosa negativa. Ciò vale tuttavia anche per la fede politica o sportiva e per gli usi e costumi. Ciascuno di noi ha le proprie convinzioni in tanti campi e segue una propria etica, il che non è necessariamente negativo.
Tuttavia tu ti basi troppo sul termine e giochi sulla definizione che trasformi in “legame con il sacro”. In verità, la definizione (che ritengo perfetta) stabilisce un legame “con ciò che esso [il gruppo religioso di appartenenza] ritiene sacro”. È quindi un errore parlare di legame con il sacro; meglio dire con ciò che la singola religione ritiene sacro. Tale distinzione non è cosa da poco. Se infatti sostieni che tutte le religioni sono collegate al sacro, cadi nel panteismo e, in ogni caso, devi definire bene cos’è il sacro.
Parlando dei dodici apostoli tu dici che unendosi a Yeshùa “si legarono a quello che ritenevano in quel momento sacro”. E qui, siccome entri in ambito biblico, non puoi più usare il termine “sacro” con disinvoltura. Devi attenerti a ciò che la Bibbia definisce sacro. Yeshùa per primo, quale giudeo, di attenne al sacro.
Dire poi che gli apostoli possono essere definiti religiosi è del tutto fuori luogo perché nell’ebraico biblico non esisteva neppure la parola “religione”. Quella ebraica, praticata da Yeshùa e dai suoi discepoli, non era affatto una religione ma un’ortoprassi.
La chiave di tutto, che differenzia la religione dalla corretta ortoprassi biblica, è il credo o dottrina. Su cosa si basa il credo? Quello religioso sull’apparato dottrinale della religione che si professa. Ma vi è anche una questione più sottile e profonda che riguarda l’approccio al credo. Nelle religioni il credo è prima di tutto. Nell’ortoprassi biblica il credo viene dopo, se viene.
Considera il passo biblico di Es 24:7. Qui si trova la risposta del popolo ebraico dopo che Mosè “prese il libro del patto e lo lesse in presenza del popolo”. Quella risposta non fu affatto “noi faremo tutto quello che il Signore ha detto e ubbidiremo”, come viene di solito tradotto. Gli ebrei dissero invece: נַעֲשֶׂה וְנִשְׁמָע (naasèh venishmà), “faremo e ascolteremo”. Questo approccio risulta illogico al moderno occidentale (e alle religioni), perché prima di tutto si ascolta, poi si valuta e casomai poi si fa. Nell’ortoprassi biblica è tutto rovesciato e conta solo il fare. Di fronte all’Insegnamento di Dio prima di tutto occorre ubbidire e fare, poi ci sarà il momento di capire (1Sam 15:22; Ger 7:23), se ci sarà. E non è detto che ci sia. Abraamo, il padre della fede, ubbidì. Fece. E non ci risulta che poi facesse valutazioni, studi, riflessioni; non aveva neppure un solo versetto di Bibbia. Fece. Ubbidì a Dio.
Tu dici che “se la nostra vita si lega ad un uomo, ad un libro, a qualsiasi cosa che riteniamo sacra, si diventa religiosi”. E dici bene, in un certo senso. Un selvaggio africano che fa riferimento ad un albero che ritiene sacro è religioso. Un cattolico che chiama un uomo vestito di bianco “santo padre”, bestemmiando, è religioso. Lo è anche il musulmano che mozza le teste altrui in nome del Corano che ritiene sacro. Dici benissimo osservando che si è religiosi legandosi “a qualsiasi cosa che riteniamo sacra”. La religione è appunto la ricerca umana del sacro. Umana. Il suo errore è quello di scambiare il Sacro con ciò che ritiene sacro.
Tu domandi se è possibile vivere la nostra spiritualità in modo giusto a prescindere dalla Bibbia. Credo proprio di sì. Ci sono tante persone giuste che sono miscredenti. Ci sono persone spirituali che neppure credono in Dio: poeti, musicisti, artisti.
Il punto è un altro e riguarda il Sacro, con l’articolo e con la maiuscola.
Un saggio ebreo dell’antichità, dopo aver esplorato tutto lo scibile umano, arrivò a questa conclusione: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male”. – Ec 12:15,16.
Re: Spirituale e religioso
BRAVA MARIAROSA ..trasferito ...
Ultima modifica di stella il venerdì 27 gennaio 2017, 17:47, modificato 1 volta in totale.
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
Re: Spirituale e religioso
Mi scuso con Gianni ... e con Mariarosa non mi ero resa conto ... quando ho inserito il mio scritto .. che Gianni aveva gia' dato la risposta .. .quindi davvero il mio scritto e' inopportuno .... ''non so cosa mi succede ultimamente ''' prima era di notte ...ma ora era gia' giorno chiaro ... ....
l,anima mia. ha sete del Dio vivente