Noiman dice che il Tanàch è la storia di un popolo ed è maturato per oltre mille anni prima di diventare canonico, a differenza delle Scritture Greche, che hanno maturato la loro esperienza in pochi secoli. Vero, ma solo per il Tanàch. Le Scritture Greche hanno maturato la loro esperienza solo nel primo secolo; dal secondo in poi assistiamo al disfacimento del gruppo che faceva capo prima a Yeshùa e poi si suoi Dodici apostoli. Morti questi, subentrò l’apostasia che sfociò, per dirla in breve, nella Chiesa Cattolica Romana.
Nel primo secolo c’erano diverse correnti in seno al giudaismo. Correnti, non sette! Ne conosciamo tre: farisei, sadducei ed esseni. Il movimento di Yeshùa si sarebbe affiancato a queste correnti giudaiche se non ci fosse stato il beniaminita Shaùl nativo di Tarso.
Quanto hai testi, quello del Tanàch è di gran lunga il più sicuro, perché fu copiato e ricopiato da scribi scrupolosissimi. Solo i Salmi presentano molte corruzioni, probabilmente dovute alla non buona conservazione per il loro frequente uso nella liturgia. Ciò precisato, che vale anche per passi biblici sparsi, il testo ebraico masoretico è affidabilissimo. Non così si può dire per quello greco delle Scritture Greche, ricavato da diverse migliaia di manoscritti su cui i critici testuali hanno dovuto lavorare duramente per presentarci un testo ricostruito, pur precisando le diverse lezioni laddove ci sono varianti,
Quanto all’inerranza della Sacra Scrittura, va detto che i presunti errori (ovvero quelli che a torto sono ritenuti errori) sono ascrivibili a diversi fattori.
I Salmi imprecatori, tanto per fare un esempio, sono criticati per ignoranza. Chi lo fa non tiene conto di un fattore tanto ovvio quanto semplice: l’agiografo ebreo si esprimeva non solo usando la sua lingua, ma impiegando anche il suo modo di pensare. In più, per ciò che riguarda la moralità, da molti ignoranti ritenuta dubbia per il motivo detto, assistiamo nella Bibbia ad un continuo progresso fino al giudeo Yeshùa che introdusse nei castighi la misericordia e il perdono.
I cosiddetti “errori scientifici” sono così definiti per poca conoscenza del modo descrittivo ebraico, basato sull’apparenza. Non esiste erba che non fa seme, ma l’agiografo la chiama così perché vedeva che cresceva senza essere stata seminata. Gli animali messi tra i ruminanti senza esserlo, muovevano il labbro come i veri ruminanti. È da sciocchi pensare che lo scrittore ebreo dovesse esprimersi secondo i termini scientifici di oggi. La lebbra della Bibbia, poi, molte volte non era vera lebbra (anche le macchie sui muri erano chiamate lebbra).
Alcuni “errori” sono dovuti a una non buona traduzione dall’ebraico, così la richiesta che il sole smettesse di lanciare i suoi dardi infuocati durante una battaglia è diventata “fèrmati, sole!”, creando l’assurdo dell’universo immobile per un giorno. La famosa divisione del mare che vediamo negli spettacoli cinematografici è dovuta ad una superficiale letterua del testo biblico.
Sir Ulrich, tutto bene lassù con il nuovo re (Carletto, per gli amici)?
