LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGIONI
- francesco.ragazzi
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LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGIONI
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti» (Gesù di Nazareth, Vangelo secondo Matteo 7,12; 22, 39 e Vangelo secondo Luca 6,31).
«La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso». (Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9).
«Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (Bibbia ebraica, Tobia, 4,15).
«Ama il prossimo tuo come te stesso». (Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34).
«Una volta un pagano (...) disse: "Convertimi, a condizione di imparare tutta la Torah nel tempo in cui si può stare ritti su di un solo piede". (...). Hillel lo convertì dicendogli: "Ciò che a te non piace non farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è commento; va' e studia"». (Ebraismo, Shabbat 31a, cit. in R. Pacifici, Midrashim, Marietti, Genova 1986, p.177-8).
«Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te». (Induismo, Mahabarata).
«Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in un modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l'essenza della morale». (Induismo, Mahabharata 13, 148.8).
“Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui, e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?” (Buddismo; Samyutta Nikaya v 353.35-354.2)
«Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, né fa uccidere». (Buddha, Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130).
«Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito». (Buddhismo, Udana-Varga 5,18).
«La Via non è lontana dall'uomo. Se l'uomo segue una via lontana dalla natura umana, questa non può dirsi la Via. (...) Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri». (Confucio, Chung-Yung, L'invariabile mezzo, n.13).
«Il sapiente ha detto: la mia dottrina è semplice, e il suo significato è facile da penetrare. Essa consiste nell'amare il prossimo come se stessi». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, cit. in Lev Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, Introduzione e traduzione di Pier Cesare Bori, Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1995, p.121).
«Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell'umanità. Non c'è nulla di più elevato». (Confucio, cit. in Tolstoj, op. cit., p.167).
«Ching-Kung interrogò sulla carità. Confucio rispose: "(...) Nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri"». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2).
«Tzu-kung domandò: "Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?". "Essa è shu, reciprocità - rispose Confucio. - Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri"». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 15,23).
«Il principe non tratta gli inferiori nel modo che gli dispiace nei superiori». (Commento di Tseng-Tzu al Grande studio di Confucio, n. 10).
«Sicuramente questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te». (Confucianesimo, Analetti 15,23).
«L'uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi». (Taoismo, Thai-Shang, 3).
«L'uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato». (Giainismo, Sutrakritanga I.11.33).
«Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei». (Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5).
«Tratta l'inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore». (Seneca, Lettere a Lucillo, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi).
«Il bene maggiore è operare secondo la legge della propria ragione. Ma questa legge ti comanda incessantemente di fare il bene degli altri, come il massimo bene per te stesso». (Marco Aurelio, cit. in Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, op. cit, p. 79).
«Quanto vuoi che non sia fatto a te, anche tu non fare ad altri». (Didachè, insegnamento cristiano della fine del primo secolo, 1,3).
«Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso». Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad, in Detti e fatti del Profeta dell'Islam raccolti da al-Buhari, a cura di V. Vacca, S Noja e M. Vallaro, Utet, Torino 1982, cap. II; e in 40 Hadithe di an-Nawawi, in H. Küng-K.J. Kuschel, Per un'etica mondiale. Dichiarazione del Parlamento delle religioni mondiali, Rizzoli, Milano 1995, pp.78-79).
«Mettersi al posto degli altri». (Voltaire, Lettere inglesi, n.42).
«Agisci in modo che la regola della tua volontà possa valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale». Oppure: «Agisci in modo da trattare l'umanità, nella tua come nell'altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo». (Immanuel Kant, 1724-1804, Critica della ragion pratica, Laterza, Bari 1974, p.39, e Fondamenti della metafisica dei costumi, La Nuova Italia, Firenze 1973, pp. 95-96, 103-104, cit. anche, come espressione di etica universale, in Hans Küng, Progetto per un'etica mondiale, Rizzoli, Milano 1991, p.82-83).
«Benedetto chi a sé preferisce il fratello». (Tavole di Bahà'u'llàh, iniziatore della fede baha'i).
«Anche Lei attribuisce al laico virtuoso la persuasione che l'altro sia in noi. Ma non si tratta di una vaga propensione sentimentale, bensì di una condizione fondante». (Umberto Eco, in dialogo con Carlo Maria Martini, Liberal, febbraio 1996, e Adista, 17 febbraio 1996, p. 9; ora in U. Eco - C. M. Martini, In che cosa crede chi non crede?, Atlantide ed., 1996 e in U. Eco, Cinque scritti morali, Bompiani 1997, p. 85).
«Tutti gli uomini dotati di ragione e di coscienza devono assumere responsabilità, in spirito di solidarietà, nei confronti di ciascuno e di tutti: cioè famiglie, comunità, razze, nazioni e religioni. Ciò che tu non vuoi che ti venga fatto non farlo a nessun altro» (Dichiarazione Universale dei Doveri dell'Uomo, art. 4; proposta dall'InterAction Council all'Onu; Die Zeit, 3 ottobre 1997; il foglio, n. 244, Torino, dicembre 1997).
“Quello che tu stesso non desideri, non farlo neppure agli altri uomini”. (Confucio 551-489 a.C.; Dialoghi, 15, 23)
“Non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te”. (Rabbi Hiller 60 a.C-10 d.C; Shabbat 31a)
“Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso”. (Islam; 40 Hadithe di an-Nawawi 13)
“L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato”. (Gianismo; Sutrakritanga I 11.33)
«La Regola d'Oro può allora enunciarsi cosi': "Agisci verso gli altri in modo che gli altri possano agire nello stesso modo verso chiunque". Ciò implica in primo luogo e anzitutto l'imperativo categorico seguente: "Non agire verso gli altri in modo tale che se gli altri agissero nello stesso modo la vita sarebbe impossibile".
E questo esige anzitutto da ciascuno che egli rinunci a esercitare la violenza verso altri. Così, solo la nonviolenza può fondare l'universalità della legge morale alla quale devono conformarsi gli esseri ragionevoli». (Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Plus, Pisa University Press, 2004, p. 79-80)
«La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso». (Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9).
«Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (Bibbia ebraica, Tobia, 4,15).
«Ama il prossimo tuo come te stesso». (Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34).
«Una volta un pagano (...) disse: "Convertimi, a condizione di imparare tutta la Torah nel tempo in cui si può stare ritti su di un solo piede". (...). Hillel lo convertì dicendogli: "Ciò che a te non piace non farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è commento; va' e studia"». (Ebraismo, Shabbat 31a, cit. in R. Pacifici, Midrashim, Marietti, Genova 1986, p.177-8).
«Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te». (Induismo, Mahabarata).
«Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in un modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l'essenza della morale». (Induismo, Mahabharata 13, 148.8).
“Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui, e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?” (Buddismo; Samyutta Nikaya v 353.35-354.2)
«Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, né fa uccidere». (Buddha, Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130).
«Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito». (Buddhismo, Udana-Varga 5,18).
«La Via non è lontana dall'uomo. Se l'uomo segue una via lontana dalla natura umana, questa non può dirsi la Via. (...) Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri». (Confucio, Chung-Yung, L'invariabile mezzo, n.13).
«Il sapiente ha detto: la mia dottrina è semplice, e il suo significato è facile da penetrare. Essa consiste nell'amare il prossimo come se stessi». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, cit. in Lev Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, Introduzione e traduzione di Pier Cesare Bori, Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1995, p.121).
«Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell'umanità. Non c'è nulla di più elevato». (Confucio, cit. in Tolstoj, op. cit., p.167).
«Ching-Kung interrogò sulla carità. Confucio rispose: "(...) Nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri"». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2).
«Tzu-kung domandò: "Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?". "Essa è shu, reciprocità - rispose Confucio. - Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri"». (Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 15,23).
«Il principe non tratta gli inferiori nel modo che gli dispiace nei superiori». (Commento di Tseng-Tzu al Grande studio di Confucio, n. 10).
«Sicuramente questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te». (Confucianesimo, Analetti 15,23).
«L'uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi». (Taoismo, Thai-Shang, 3).
«L'uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato». (Giainismo, Sutrakritanga I.11.33).
«Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei». (Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5).
«Tratta l'inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore». (Seneca, Lettere a Lucillo, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi).
«Il bene maggiore è operare secondo la legge della propria ragione. Ma questa legge ti comanda incessantemente di fare il bene degli altri, come il massimo bene per te stesso». (Marco Aurelio, cit. in Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, op. cit, p. 79).
«Quanto vuoi che non sia fatto a te, anche tu non fare ad altri». (Didachè, insegnamento cristiano della fine del primo secolo, 1,3).
«Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso». Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad, in Detti e fatti del Profeta dell'Islam raccolti da al-Buhari, a cura di V. Vacca, S Noja e M. Vallaro, Utet, Torino 1982, cap. II; e in 40 Hadithe di an-Nawawi, in H. Küng-K.J. Kuschel, Per un'etica mondiale. Dichiarazione del Parlamento delle religioni mondiali, Rizzoli, Milano 1995, pp.78-79).
«Mettersi al posto degli altri». (Voltaire, Lettere inglesi, n.42).
«Agisci in modo che la regola della tua volontà possa valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale». Oppure: «Agisci in modo da trattare l'umanità, nella tua come nell'altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo». (Immanuel Kant, 1724-1804, Critica della ragion pratica, Laterza, Bari 1974, p.39, e Fondamenti della metafisica dei costumi, La Nuova Italia, Firenze 1973, pp. 95-96, 103-104, cit. anche, come espressione di etica universale, in Hans Küng, Progetto per un'etica mondiale, Rizzoli, Milano 1991, p.82-83).
«Benedetto chi a sé preferisce il fratello». (Tavole di Bahà'u'llàh, iniziatore della fede baha'i).
«Anche Lei attribuisce al laico virtuoso la persuasione che l'altro sia in noi. Ma non si tratta di una vaga propensione sentimentale, bensì di una condizione fondante». (Umberto Eco, in dialogo con Carlo Maria Martini, Liberal, febbraio 1996, e Adista, 17 febbraio 1996, p. 9; ora in U. Eco - C. M. Martini, In che cosa crede chi non crede?, Atlantide ed., 1996 e in U. Eco, Cinque scritti morali, Bompiani 1997, p. 85).
«Tutti gli uomini dotati di ragione e di coscienza devono assumere responsabilità, in spirito di solidarietà, nei confronti di ciascuno e di tutti: cioè famiglie, comunità, razze, nazioni e religioni. Ciò che tu non vuoi che ti venga fatto non farlo a nessun altro» (Dichiarazione Universale dei Doveri dell'Uomo, art. 4; proposta dall'InterAction Council all'Onu; Die Zeit, 3 ottobre 1997; il foglio, n. 244, Torino, dicembre 1997).
“Quello che tu stesso non desideri, non farlo neppure agli altri uomini”. (Confucio 551-489 a.C.; Dialoghi, 15, 23)
“Non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te”. (Rabbi Hiller 60 a.C-10 d.C; Shabbat 31a)
“Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso”. (Islam; 40 Hadithe di an-Nawawi 13)
“L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato”. (Gianismo; Sutrakritanga I 11.33)
«La Regola d'Oro può allora enunciarsi cosi': "Agisci verso gli altri in modo che gli altri possano agire nello stesso modo verso chiunque". Ciò implica in primo luogo e anzitutto l'imperativo categorico seguente: "Non agire verso gli altri in modo tale che se gli altri agissero nello stesso modo la vita sarebbe impossibile".
E questo esige anzitutto da ciascuno che egli rinunci a esercitare la violenza verso altri. Così, solo la nonviolenza può fondare l'universalità della legge morale alla quale devono conformarsi gli esseri ragionevoli». (Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Plus, Pisa University Press, 2004, p. 79-80)
Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Forse, ma quello che viene fuori da questo quadro abbastanza preciso è che ai primordi ci fu una trazione dalla quale poi, ne derivarono tutte le religioni che oggi conosciamo e molto di quelle che sono scomparse. Cioè, l'intervento divino è stato il punto di riferimento e base stessa della legge universale dell'amore. Essa non poteva che scaturire direttamente dalla fonte dell'Amore che è Dio, che si serve dei suoi molti servitori.
Ultima modifica di Michele il venerdì 13 novembre 2015, 23:20, modificato 1 volta in totale.
- francesco.ragazzi
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Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Mi chiedo :
Dietro questa legge universale dell'Amore c'è un imput divino o una questione di buon senso umano ?
Daltronde non c'è niente di trascendentale in questo concetto che ho sentito esprimere anche a persone estranee a qualsiasi religiosità : Nel mio paese si dice : "Le cose che per te non vuoi, per gli altri non fare ".-
Questa è Saggezza popolare !!!
Dietro questa legge universale dell'Amore c'è un imput divino o una questione di buon senso umano ?
Daltronde non c'è niente di trascendentale in questo concetto che ho sentito esprimere anche a persone estranee a qualsiasi religiosità : Nel mio paese si dice : "Le cose che per te non vuoi, per gli altri non fare ".-
Questa è Saggezza popolare !!!
Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Il buon senso umano è già un sintonizzatore per qualcosa d'altro. E poi lo scrivi tu stesso, la legge e i profeti sono nientr'altro che il comandamento che ha dato Yeshu'a.
Ultima modifica di Michele il venerdì 13 novembre 2015, 23:20, modificato 1 volta in totale.
- francesco.ragazzi
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Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Prova e riprova che la Legge che Dio ha dato agli uomini è nel profondo innata nell'uomo stesso o meglio nella parte buona dell'uomo stesso o meglio ancora nell'essenza della propria coscienza, e che detta Legge è stata data per il bene dell''uomo; Allora cos'è che ci trasforma spesso in essere crudeli e spietati ? Cos'è questo dualismo che si combatte nel nostro interno ? E' forse questa la peculiarità del "Libero Arbitrio" ???
Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Francesco, intendiamoci, se ci dobbiamo attenere strettamente alla Bibbia, anche quando si tratta di allegorie, allora ci si deve tappare la bocca. Diversamente, la nostra nautura è quella animale. E allora si comprenderebbe perché l'uomo ha dentro di se, questo istinto che lo porta poi a reagire in maniera del tutto fuori luogo. Quindi se noi fossimo animali diventati uomini, si spiegherebbe una parte di questa violenza, l'altra sarebbe da attribuire al rifiuto di Dio. Quando noi, essendo nel pieno delle nostre facoltà mentali, rifiutiamo Dio, ritorniamo non solo animali come lo eravamo una volta, ma purtroppo abbiamo ancora la logica umana. E immaginiamo cosa può fare un animale con la logica umana.[/size]francesco.ragazzi ha scritto:Prova e riprova che la Legge che Dio ha dato agli uomini è nel profondo innata nell'uomo stesso o meglio nella parte buona dell'uomo stesso o meglio ancora nell'essenza della propria coscienza, e che detta Legge è stata data per il bene dell''uomo; Allora cos'è che ci trasforma spesso in essere crudeli e spietati ? Cos'è questo dualismo che si combatte nel nostro interno ? E' forse questa la peculiarità del "Libero Arbitrio" ???
Per logica intendo una logica malata, ma che ancora funziona.
Il rifiuto di Dio può essere categorico, e allora ho già descritto di cosa si tratta, ma può anche essere parziale, cioè, noi anche se vogliamo seguire la strada di Dio, ad un certo punto deviamo da essa, e questo è il contrasto che troviamo. La deviazione si può identificare in modi abbastanza differenti, con comportamenti, idee, pensieri ect..
Ultima modifica di Michele il venerdì 13 novembre 2015, 23:20, modificato 1 volta in totale.
- francesco.ragazzi
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Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Io non credo che siamo animali diventati uomini, credo che siamo stati creati uomini e donne e questo dualismo in cui è immersa la nostra natura provenga dalla stessa temporalità in cui siamo prigionieri.- Tutto è duale in questo sistema sia nel mondo fisico che in quello spirituale, credo sia parte integrante della nostra creazione attuale.- Il conflitto fra bene e male che stravolge ogni uomo è pure esso preordinato e stabilito dal nostro Creatore forse per far sviluppare in noi attraverso le esperienze un'attitudine alla scelta consapevole, fase di una crescita verso una creazione superiore di cui ancora non facciamo parte.-
- Gianni
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Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Concordo con te, Francesco, e con la tua analisi. L’essere umano è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e Dio è Amore. Anche se questa nostra immagine oggi è alquanto offuscata, rimane pur sempre in qualche modo. Si tratta quindi ben più che di semplice buon senso; è una caratteristica.
Un persona che seppe descrivere molto bene la legge universale dell’amore fu Alexandre F. L. Freytag, ex responsabile della filiale svizzera della Watchtower, che fu espulso e che fondò la Chiesa del Regno di Dio. I suoi testi vengono tuttora studiati e messi in pratica dagli appartenenti a quella chiesa.
Un persona che seppe descrivere molto bene la legge universale dell’amore fu Alexandre F. L. Freytag, ex responsabile della filiale svizzera della Watchtower, che fu espulso e che fondò la Chiesa del Regno di Dio. I suoi testi vengono tuttora studiati e messi in pratica dagli appartenenti a quella chiesa.
Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Non la vedo così, che il nostro mondo sia duale, non c'è dubbio, ma il discorso della scelta è diverso. Nel momento in cui faccio una scelta, ho davanti a me soltanto un valore, che è Dio, la realtà, tutto ciò che E', ect... Questa è l'unica scelta possibile. Non siamo nel duale, siamo nel individuale. Nel momento in cui non scelgo Dio, non è che ho fatto la scelta del male, ho semplicemente preferito morire allo spirito. Cioè, se ci fosse veramente una scelta del male, avremmo nel futuro, una figura che si potrebbe identificare in questa scelta. Purtroppo la non scelta di Dio è a senso unico e porta irrimediabilmente verso la morte fisica (che è per tutti, prima o poi), mentale e spirituale. Quindi non è una scelta, non può esserlo. Il Nulla non è mai una scelta. Capisco che il riferimento è a questo mondo, ma in prospsettiva il discorso ha una sua logica. La scelta non esiste, o scelgo Dio e confermo la Realtà (di Dio) e anche la mia, oppure non Lo scelgo, e finisco nel Nulla, come se mai fossi esistito.
Ultima modifica di Michele il venerdì 13 novembre 2015, 23:21, modificato 1 volta in totale.
- francesco.ragazzi
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Re: LA LEGGE UNIVERSALE DELL'AMORE : BASE DI TUTTE LE RELIGI
Caro Michele,
la scelta secondo me c'è sempre :
De 30:19 "... Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza..."
Da giovane credevo di avere la maturità di poter fare scelte personali dettate dal buon senso, indipendente da influenze spirituali di alcun genere, ma quando ho abbracciato la fede in Dio attraverso le parole e gli insegnamenti di Yeshua, ho capito che lontano da una intima comunione con Dio tutte le mie scelte si rivelavano fallaci, che il vero bene non viene dalla nostra capacità di discernimento se questa non è in armonia con gli insegnamenti del nostro Salvatore.- Ho sperimentato che le scelte dettate dal nostro essere umani se non si accordavano con le leggi di Dio, portavano sempre una rovina nella mia vita ed ho capito le parole di Yeshua : "...Chi non è con Me è contro di Me..." nel senso che i nostri impulsi naturali agli occhi di Dio sono rovina se si discostano dalle Sue direttive e dalle Sue Leggi.-
La scelta rimane sempre soltanto che diventa - Scegliere di seguire gli insegnamenti divini o -scegliere di seguire gli impulsi umani e questo ci dimostra che la nostra natura è lontana da Dio e che abbiamo bisogno che una nuova natura prenda possesso della nostra vita, una natura spirituale proveniente da Dio attraverso il Suo Spirito.-