E’ stata cercata e trovata dal pastore

[Speculator3]

Maria Grazia
sono perfettamente d'accordo con tutto quanto hai scritto il 6 luglio alle 9:59.
Aggiungo che si tratta di persone preziose non solo per il singolo ma anche per il cielo.

[Gianni]

Maria Grazia, nel tuo ultimo commento hai espresso tre punti che è bene evidenziare perché sono particolarmente interessanti.

Il primo, quando ti domandi con sorpresa come abbiamo fatto a non cogliere l’aspetto della gioia, lo definirei psicologico-spirituale. La gioia è sintomo di una condizione interiore. Traspare. Quando c’è, la noti negli occhi (che sono lo specchio dell’animo) delle persone. La gioia fa parte del frutto dello spirito (Gal 5:22). Un credente o una credente che non prova gioia non è a posto, ha qualcosa da sistemare o da risolvere.

Nel secondo noti che la gioia è sproporzionata al risultato. Dici bene. È inverosimile, ad esempio, che una donna faccia festa con amiche e vicine per aver ritrovato una moneta smarrita. Come si spiega? Qui entriamo in campo squisitamente biblico. Nello stile narrativo biblico-ebraico per colpire l’immaginazione del lettore si usano nelle illustrazioni e nelle parabole grandi esagerazioni. Servono ad enfatizzare. Si pensi, ad esempio, al consiglio di Yeshùa di cavarsi l’occhio che fa peccare e di buttarlo nella discarica, oppure all’albero così alto che era visibile da tutta la terra (cosa che è impossibile). Si tratta di enfasi ad effetto.

Il terzo punto (anche noi leggendo queste illustrazioni siamo contagiati nel provare gioia) è pure psicologico-spirituale. Tutta la Scrittura è utile per insegnare (2Tm 3:16), ma un conto è imparare studiandola, ben altro è viverla. Per questo occorre lasciarcene “contagiare”. Per ottenere questo effetto salutare c’è un modo tutto particolare di leggere la Sacra Scrittura. Ho detto leggere, non studiare. In questo ambito, in questo modo tutto particolare, la lettura supera lo studio, perché lo studio è solo una parte di una più ambia lettura, la quale comporta immedesimarsi, rivivere, provare, sentire e tanto altro. Chissà, forse un giorno ne parleremo.

Mi complimento con te, Maria Grazia, per aver notato con acume questi tre punti. Brava.

[Maria Grazia Lazzara]

Buon giorno Gianni , condivido appieno la spiegazione dei tre punti che riguardano la Gioia .
Poi tu dici " la lettura biblica supera avvolte lo studio nel senso che comporta immedesimarsi , rivivere , provare , sentire e tanto altro , credo che questo sia lo scopo per cui è stata scritta , il raggiungimento di un fine .
Faccio un esempio : quando leggo l'episodio della samaritana nel pozzo e Jeshùa che gli rivolge la parola, infrangendo ogni regola , io , Maria Grazia , mi fermo , e dico a me stessa quanto avrei voluto essere io lì al posto della samaritana per incontrare il suo sguardo , guardare quegl'occhi , cosa avrei visto ? Letto in essi ? E da questa riflessione che nasce la Gioia e distinto Sorrido .
A proposito , avrei molte domande da porre a te che ti occupi di psicologia spirituale , e quando concludi dicendo , forse un giorno ne parleremo ,io aggiungo ,magari di presenza , ti propongo una sosta in Sicilia nella tua prossima vacanza . La mia casa sarà onorata di riceverti .

[Gianni]

Cara Maria Grazia, ti ringrazio innanzitutto per la tua generosa ospitalità, tuttavia – come ho espresso più volte – non incontro mai alcuno personalmente, neppure telefonicamente. È la mia prassi, per cui nulla di personale.

Nella tua immedesimazione nella samaritana nel pozzo sei a buon ponto, ma si può andare oltre, molto oltre, sempre. La “lettura” di cui parlavo, che io chiamo “lettura pregata della Bibbia”, è un approccio tutto particolare al testo biblico. È completo, affascinante, coinvolgente. Chissà, magari ne parleremo, ma qui.

Anche le tue domande, se sono di interesse generale, puoi porle qui, così da affrontarle tutti insieme. - Pr 15:22.

[Maria Grazia Lazzara]

Capisco Gianni , sarà sempre interessante leggerti e seguirti nel forum . Grazie

[Gianni]

Grazie a te per la comprensione.

[Maria Grazia Lazzara]

Maria Grazia
sono perfettamente d'accordo con tutto quanto hai scritto il 6 luglio alle 9:59.
Aggiungo che si tratta di persone preziose non solo per il singolo ma anche per il cielo.

Ciao , Speculator 3 , sono felice che concordi con quanto ho scritto , tu aggiungi che si tratta di persone preziose non solo per il singolo ma anche per il cielo , io invece penso che si è più preziosi più per il cielo e dopo per il singolo, perché lassù c'è l'assoluto , noi in paragone relativi , riduttivi , dal cielo cè il massimo dell'espressione ,
Tornando per esempio alla parabola del figliuol prodigo , ti dico che non sono mai riuscita a raccontarla a spiegarla se non con lacrimoni di Gioia direbbe Gianni , perché è così che si sentiva quel padre nel vedere tornare il figlio pentito ,è così che si sente il Padre dei cieli quando torniamo a lui pentiti , Colui che ci ha fatto con la capacità di piangere di gioia chissà se anchEgli prova questa emozione , se lo siamo noi capaci credo che per primo ne è capace Lui.
E Jeshùa che posto gli diamo ? Lui che la raccontò questa meravigliosa illustrazione .
Credo che quando ci sentiamo degli sconfitti, lui ci dice : ehi , guardo che io ho vinto per te
è vero nel mondo subisci delle tribolazioni ma fatti coraggio io ho vinto il mondo per te , per ognuno di noi .
Ora siamo sotto la grazia non lo dimentichiamo .

[Maria Grazia Lazzara]

Speculator 3
ho trovato la fonte dove ho letto riguardo al fatto che il pastore chiama le pecore per nome
tela cito : brano tratto da Researches in Greece and the Levant ( J. Hartly , Londra , 1831 pag. 321, 322 dice così " Essendomi soffermato la sera prima sulle parole di Giovanni ... ..
chiesi al mio uomo se in Grecia era comune dare un nome alle pecore. Mi disse che lo era e che le pecore ubbidivano quando il pastore le chiamava per nome . Questa mattina ( lui scrive) ho avuto l'opportunità di verificare la veracità di questa affermazione . Passando accanto a un gregge , ho rivolto al pastore la stessa domanda che avevo posto al mio servitore ed egli mi ha dato la stessa risposta . Allora gli ho chiesto di chiamare una delle sue pecore , lo ha fatto e immediatamente essa ha lasciato il pascolo e il gruppo ed è corsa
dal pastore , dando segni di contentezza e manifestando un' ubbidienza così pronta come non ho mai visto in nessun'altra animale ......... Il pastore mi ha detto che molte delle sue pecore sono ancora selvatiche e non hanno ancora imparato il proprio nome ma che ammaestrandole lo impareranno tutte "
Trovo che Jeshùa quando parlò del pastore che andò a cercare la pecora smarrita ,chi era lì presente capiva a chi era diretta e non potevano far altro che gioirne .

[Speculator3]

La illustrazione del pastore che cerca la pecora smarrita non era per i farisei che lo deridevano ma per dei piccoli proprietari di pecore (cento pecore), dei piccoli capitalisti "chi di voi...".

Quasi tutti avrebbero cercato la pecora.
Probabilmente si sarebbero serviti dei cani. C'è un rapporto affettivo tra pastore e pecora.

Un pastore mi aveva spiegato, quando gli avevo chiesto come il pastore separa le pecore dai Capri, che pecore e capre non vanno d'accordo di solito, tranne quando vanno in vacanza, in montagna, e si mescolano più del solito. Allora non ascoltano più la voce del pastore che bene conoscono, cioè disimparono, non rispondono alla sua voce e fanno difficoltà anche quando il pastore le va a cercare. Il pastore le cerca singolarmente.

[Gianni]

Speculator3, escludi i cani. Per gli ebrei erano animali impuri e in Palestina i cani non erano animali domestici.