Per te Cristo era solo un'idea nella mente di Dio, ovvero, la sua preesistenza era solo un aspetto del progetto di Dio.
Non per me, Marco, ma per il pensiero ebraico. Io a quello mi rifaccio. Infatti, il concetto di pre-esistenza preumana non esiste nella Scrittura né nel pensiero della cultura che l'ha ricevuta e trasmessa. Piuttosto, la vita preumana di Yeshùa è una dottrina nata con il cristianesimo; mentre gli ebrei credono nella preesistenza del Messia, l'unto, i cristiani credono nella pre-esistenza di Yeshùa. Ma il Messia è piuttosto un passaggio, un dono di Dio, il completamento del Suo progetto di redenzione dell'uomo che ha condannato se stesso alla morte. Yeshùa, come uomo, incarna la parola di Dio e insegna non ad obbedire, ma come obbedire veramente alle mitzvot. Obbedienza con la purezza delle intenzioni. Inoltre, e soprattutto, Yeshùa nasce dallo spirito in una forma pura, simile a quella adamica, pur essendo partorito da ventre di donna; in questa forma, egli non esalta se stesso, ma si abbassa, rendendosi ubbidiente, e offre se stesso una volta per sempre come sacrificio espiatorio perfetto senza macchia. Il Messia viene ad esistere fisicamente nel mondo grazie al sorgere di questo nuovo Adamo, che obbedisce e si offre come riscatto per cancellare la condanna scaturita dalla disobbedienza del primo uomo.
La salvezza, come vedi, viene da Dio grazie al sorgere di un nuovo Adamo direttamente per opera del Suo spirito, ma anche dall'uomo, che stavolta obbedisce in modo perfetto e sacrifica se stesso per riscattare altri. Il merito dell'uomo è di grande importanza nel progetto di salvezza. Un dio che si fa uomo, muore e salva se stesso non lascia alcun merito all'uomo; e poi, la salvezza è dal peccato e dalla morte grazie all'obbedienza:
come potrebbe Dio salvare se stesso dal peccato e dalla morte? Come potrebbe Dio non obbedire a se stesso?
Il concetto che Dio creatore e onnipotente abbia il bisogno di provare ad essere creatura è, in realtà, un'idea che origina dal paganesimo, in cui gli dèi si incarnavano e vivevano emozioni ed esperienze umane, e addirittura si accoppiavano con l'uomo (il concetto cristiano della concezione di Yeshùa non è lontano da quest'idea). Costantino, pagano, portò e consolidò queste dottrine (combattute con forza da alcuni dei Padri della Chiesa) all'interno della nascente religione di stato, perché fosse più comprensibile ai pagani. Le dottrine che i pagani già conoscevano avrebbero fatto da collante. La dottrina del dio-uomo è satanica, perché nega la trascendenza e onnipotenza del Dio Creatore, che viene abbasssto ad essere creatura, la quale risulta essere più importante di Dio stesso.
Da dove traggo l'idea della preesistenza? Innanzitutto dal pensiero ebraico millenario, in cui Yeshùa fu cresciuto e al quale si conformò essendo ebreo. Poi la Scrittura Ebraica è piena di riferimenti alla preesistenza. Nelle Scritture Greche il pròlogo giovanneo è un ottimo esempio; inoltre, Yeshùa non dice mai e poi mai di essere Dio incarnato, né di esistere prima della sua vita umana. Quando lo dice (ma solo apparentemente), è il Messia che parla, non l'uomo; è Yeshùa che parla cosciente di essere il Messia, perché Dio lo ha consacrato ("tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato"). In un certo senso, lui esiste da sempre perché Dio lo ha prestabilito e preordinato sin da prima della Creazione; ma anche i credenti sono preordinati e preconosciuti, esattamente come il Messia, e ciò non significa che anch'essi esistano da prima della loro vita umana. Yeshùa non dice mai apertamente neppure di essere il Messia, ma lo fa dire agli altri. Nota come risponde Pietro alla domanda di Yeshùa in Mt 16:15,16:
“«E voi, chi dite che io sia?» Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».”. Tu sei l'unto, il figlio del Dio vivente. Non dice "tu sei Dio". E Marta afferma: “«Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo».” (Gv 11:27). Tu sei l'unto, il figlio di Dio; difficile credere che due ebrei come Pietro e Marta potessero pensare che Dio venisse nel mondo in forma di uomo, eppure Marta dice che il Cristo doveva
venire nel mondo. Perché Yeshùa non informa i suoi discepoli di essere divino? Perché non rivela la trinità di Dio?
Ma il versetto dei Vangeli che secondo me meglio rende il concetto biblico di preesistenza è Rm 4:17:
Egli [Abramo] è nostro padre dinanzi a Dio, perché ha creduto in colui che fa rivivere i morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono. (TILC)
καὶ καλοῦντος τὰ μὴ ὄντα ὡς ὄντα.
La traduzione letterale del versetto è “chiama le cose che non esistono come esistenti”. Paolo, ebreo di nascita e “fariseo figlio di farisei” (Atti 23:6), rivela e spiega in due parole il concetto della preesistenza: Dio
chiama all'esistenza ciò che ancora
non esiste fisicamente ma
preesiste nella Sua mente, nella Sua volontà; infatti, Paolo non dice che “Dio crea”, ma che “chiama esistenti” cose che non esistono ancora, in perfetta armonia col pensiero ebraico. Ciò che Dio vuole che sia
è già
prima di essere.
La presunta divinità di Yeshùa è rigettata da molti versetti della Scrittura, su cui i trinitari in genere sorvolano o creano incredibili e incomprensibili costruzioni. Se è vero che la Scrittura afferma la divinità di Yeshùa, non possono poi esserci versetti che affermano il contrario. Con la preesistenza tutto ha senso, mentre con la dottrina della divinità di Yeshùa esistono molti ostacoli. Il primo che mi viene in mente e che ho già citato (e su cui tu hai sorvolato) è Rm 8:29, in cui Paolo afferma che il Cristo è il “primogenito tra molti fratelli”. Ora, spiegami tu come noi uomini potremmo mai essere fratelli di Dio. L'altro, insormontabile per i trinitari, è 1Cor 15:22-28:
“Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; 23 ma
ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; 24 poi verrà la fine, quando
consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. 25 Poiché
bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. 26 L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. 27 Difatti,
Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. 28 Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora
anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.”
Nota: 1. Cristo regna
finché, poi non regna più. 2. Dio gli ha sottoposto tutto, ma non Se Stesso; Dio è differenziato dal Cristo. 3. Alla fine, il Cristo si sottoporrà a Dio, e Dio sarà tutto in tutti; ci sarà solo Dio e i figli, che sono fratelli, e il Cristo (uno dei molti fratelli) sarà uno dei figli (il primo di essi), non una parte di Dio o Dio stesso. Dio è differenziato dal Cristo e il Cristo si sottometterà a Dio, quindi non avrà più il potere su ogni cosa dopo aver consegnato il regno.
Etimologia di sottomettere: dal lat. submittere, mettere sotto, sottoporre, e quindi Ridurre in suo potere (Pianigiani). Come può Dio sottomettersi a Dio? Certo, il figlio conta un po' meno del Padre... etc... E lo spirito è sempre il grande assente.
Comunque, il tema del discorso è un altro, lascerei stare la presunta divinità di Yeshùa, che è già stata ampiamente trattata in altre discussioni.