La Torah di Yeshua.

chelaveritàtrionfi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ma Shabbat ha Gadol, il grande Shabbath, non è lo shabbath che precede Pessach ?
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
chelaveritàtrionfi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

“Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete NEI TEMPI STABILITI”:

La Pasqua e La Festa degli Azzimi (Pesach e Chag Matzah) (Lev.23:5; Lev.23:6-8).
La Festa della Mannella delle Primizie o Primi Frutti (Yom HaBikkurim) (Lev.23:9-14).
La Festa delle Settimane o Pentecoste (Shavuot) (Lev.23:15-22).
La Festa delle Trombe o del Suono (Yom Teruah). (Lev.23:23-25)
La Festa delle Espiazioni (Yom Kippur). (Lev.23:26-32)
La Festa delle Capanne o dei Tabernacoli (Sukkot). (Lev.23:33-43)
L’Ultimo Gran Giorno (Hoshana Raba). (Lev.23:33-43)

Non sono questi chiamati "grandi sabati " annuali?
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Si Naza, ma e' il sabato settimanale, quindi Besasea sostiene che se Yeshua fu crocifisso nel giorno di preparazione, cioe' al venerdi', doveva essere il 13 e non il 14, perche' secondo la traduzione in ebraico quel sabato era shabbath hagadol. Si tratta quindi di esaminare bene il testo di Giovanni, che secondo gli ebrei parla di shabbath hagadol e sarebbe in contrasto con gli altri tre sinottici.

Scrive Besasea:
Secondo Giovanni quel giorno era la preparazione, ossia il giorno prima del Sabato; ma doveva essere per forza il 13 di Nissan, perché il 14 era Sabato. Su questo non ci possono essere dubbi perché Giovanni precisa che quello era Shabbath hagadol, che è il sabato che precede la festa solenne, che quindi cade il 15 di Nissan.
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Gianni
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Gianni »

Yeshùa, il sabato e la legge orale

Il Messia prese le distanze da certe usanze giudaiche non bibliche. Ma le domande che dobbiamo porci sono queste: Yeshùa violò la Legge sul sabato? Insegnò ad altri di disubbidire al Comandamento sul sabato?
Il suo atteggiamento nei confronti della tradizione orale emerge nell’episodio della raccolta di alcune spighe di grano durante un sabato (Mt 12:1-8; Mr 2:23-28; Lc 6:1-5). Questo episodio mostra anche che egli non violò il sabato e non insegnò mai a disubbidire al quarto Comandamento. Inoltre, Yeshùa affermò la legittimità di una certa tradizione orale giudaica proprio nella sua discussione sul sabato. Infatti, Yeshùa rivelò una profonda consapevolezza della visione giudaica di Dio, dell’umanità, e dell’alto scopo per il quale il mondo era stato creato, quando disse che “il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27). Il settimo giorno della creazione – molto prima di dare la sua Toràh - Dio aveva creato il sabato proprio smettendo di creare: “Si riposò il settimo giorno da tutta l'opera che aveva fatta. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata e fatta”. – Gn 2:2,3.
Secondo gli insegnamenti della Toràh, era permesso camminare attraverso i campi di grano per spigolare: “Quando entrerai nei campi di grano del tuo prossimo potrai cogliere spighe con la mano; ma non metterai la falce nel grano del tuo prossimo” (Dt 23:25). Il punto è: questa concessione valeva di sabato? Occorre entrare in quel campo di grano in giorno di sabato per capire più chiaramente le critiche mosse ai discepoli di Yeshùa dai giudei. In verità, Yeshùa non raccolse le spighe di grano. Furono i suoi discepoli che, avendo fame, “si misero a strappare delle spighe e a mangiare” (Mt 12:1). Lc 6:1 ci dà un dettaglio molto importante, perché dice che i discepoli “sfregandole con le mani, mangiavano” le spighe di grano. Questa era un’azione che era accettata come lecita in giorno di sabato da molte autorità (Talmud Babilonese, Shabàt 128a). Cogliere del grano in grande quantità (mietere) era proibito, ma se ne poteva prendere una piccola quantità e anche strofinarla nelle mani. Tuttavia, sebbene alcune importanti scuole di pensiero giudaico la vedessero così, quella era una questione aperta alla discussione. I farisei che ripresero i discepoli di Yeshùa pensavano che ciò violasse la legge del sabato. Al tempo di Yeshùa era una preoccupazione legittima, anche se si deve notare che i farisei stavano sempre con gli occhi addosso a Yeshùa per coglierlo in fallo.
Il popolo giudaico aveva cercato di interpretare il Comandamento del sabato attraverso la cosiddetta Toràh orale, che si credeva trasmessa a voce da Dio a Mosè sul monte Sinày con la Toràh scritta conservata nella Bibbia. La Toràh orale serviva a chiarire i punti oscuri della Toràh scritta, permettendo così al popolo di ubbidire alle richieste di Dio. Perché mai sarebbe stata necessaria una legge orale? La risposta che i maestri d’Israele davano era: perché ce n’era una scritta.
Yeshùa, va osservato, non trattò la domanda accusatrice dei farisei con disprezzo. Piuttosto, rispose con un’ottima argomentazione squisitamente tecnica. Egli si avvalse di quella che poi sarebbe stata chiamata halakàh (che significa “sentiero”) e che si occupa del diritto tradizionale basandosi sull’interpretazione rabbinica della Legge. Yeshùa dimostrò grande profondità nella conoscenza della legge orale, che era un rigido codice legalistico con più di un’interpretazione (la tradizione orale permetteva la discussione e diversità di pensiero). Sebbene alcuni fossero più legalisti di altri, tutti riconoscevano che il sabato doveva essere osservato.
Con la legge orale si risolvevano tutte le questioni difficili. Facciamo degli esempi. Era proibito tagliare in giorno di sabato perché questo era considerato un lavoro. Tagliare quelle poche spighe, era un lavoro? La circoncisione di un maschietto nell’ottavo giorno di vita richiedeva il tagliare il suo prepuzio; cosa veniva prima, se quell’ottavo giorno cadeva di sabato, la circoncisione o il riposo sabatico? In questo caso particolare, osservando la legge del sabato si violava quella della circoncisione; osservando la legge della circoncisione, si violava quella del sabato. La Legge scritta non si occupava della questione, ma quella orale risolveva il problema, perché stabiliva che la legge della circoncisione aveva la precedenza sul sabato. Un bambino, quindi, poteva e doveva essere circonciso l’ottavo giorno anche se era sabato e anche se bisognava tagliare, cosa considerata un lavoro (Talmud Babilonese, Yoma 85b). Questa decisione halakitica è menzionata in Gv 7:22-24 da Yeshùa stesso che cita la Toràh orale: “Mosè vi ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro di me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia”.
Nell’episodio in cui alcuni farisei discutono sulla legittimità di cogliere e sgranare poche spighe di grano di sabato, Yeshùa basa la sua discussione sugli insegnamenti orali della tradizione giudaica. Così, cita un episodio della vita del re Davide quando stava fuggendo dal complotto del re Saul: “Non avete letto quello che fece Davide, quando ebbe fame, egli insieme a coloro che erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio e come mangiarono i pani di presentazione che non era lecito mangiare né a lui, né a quelli che erano con lui, ma solamente ai sacerdoti?” (Mt 12:3,4). Ora, quest’argomentazione di Yeshùa era non solo molto pertinente ma decisiva. Infatti, “i pani di presentazione” che lui ricorda si usavano di sabato: “Ogni sabato si disporranno i pani davanti al Signore, sempre” (Lv 24:8) e tali pani erano preparati proprio di sabato: “Alcuni dei loro fratelli, tra i Cheatiti, erano incaricati di preparare per ogni sabato [שַׁבָּת שַׁבַּת (shabàt shabàt)], “di sabato in sabato” (TNM)] i pani della presentazione” (1Cron 9:32). La vita di Davide e dei suoi uomini era stata a rischio per la fame, e la considerazione per la vita era cruciale per le decisioni legali della Toràh orale. Per la tradizione orale tutti i Comandamenti dovevano essere sospesi per salvare una vita umana. Gli stessi farisei declamavano la salvezza della vita a tutti i costi, eccezion fatta in caso d’idolatria, incesto e assassinio (un giudeo osservante avrebbe dovuto scegliere la morte piuttosto che commettere idolatria, incesto o assassinio). Comunque, la conservazione della vita aveva la precedenza sull’osservanza del sabato. Davide e i suoi uomini, ricercati da Saul, erano così affamati che le loro vite erano a rischio; tutti i Comandamenti della Bibbia dovevano essere sospesi per salvare le loro vite. Ma si potrebbe obiettare che i discepoli di Yeshùa non erano così affamati da averne a rischio la vita. La stessa cosa però valeva per Davide e i suoi uomini: la Bibbia non riferisce che stessero letteralmente morendo di fame. Il punto, nondimeno, è che la tradizione orale sosteneva che la fame minacciava la loro vita. Tra l’altro, la tradizione orale aveva fatto anche un’osservazione (alquanto spiritosa) sostenendo che per la grande fame Davide aveva mangiato una quantità eccessiva di pane (Yalkut Shimeoni II,130)! Di certo Yeshùa conosceva bene questa storia di Davide, e di certo la conoscevano quei farisei, poiché egli la usò con loro. La tradizione orale giudaica connetteva il sabato con l’episodio della fuga di Davide. Così, Yeshùa citò la tradizione orale per dare una valutazione più profonda del significato del sabato.
E non solo. Yeshùa fece un altro riferimento alla tradizione orale quando menzionò i sacerdoti e i divieti del sabato: “Non avete letto nella legge che ogni sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli?” (Mt 12:5). Egli fece notare che i sacerdoti, eseguendo i loro compiti nel Tempio di sabato, compivano un lavoro e che perciò violavano il sabato. Ma si noti che aggiunse: “Non ne sono colpevoli”. E qui si rifece alla tradizione orale, perché quei lavori sarebbero rimasti proibiti se non ci fosse stata l’interpretazione corretta data dalla Toràh orale. Come se non bastasse, le parole usate da Yeshùa sono le stesse identiche che si rinvengono nella tradizione orale giudaica (Shabàt 15b; Yoma 85b). Yeshùa usò la tradizione orale per rispondere a quelli che avevano messo in discussione le azioni dei suoi discepoli, mostrando di avere una profonda conoscenza della Toràh, sia scritta sia orale.
Ai “cristiani” viene insegnato che Yeshùa rivoluzionò la Legge, modificandola o abrogandola del tutto. Ma Yeshùa – come fa notare Julius Wellhausen – “non fu cristiano, fu ebreo”. La sua teologia giudaica aveva profonde radici. Alcuni detti di antichi rabbini erano molto simili agli insegnamenti di Yeshùa. Ad esempio, le parole da lui dette in Mr 2:27 sono le stesse identiche del saggio giudeo Rabbi Simeone ben Menasya; “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (cfr. Enciclopedia Giudaica e Mechiltà di Rabbi Yishmaèl su Es 31:3). Sebbene i cosiddetti cristiani credano che l’espressione di Yeshùa abbia segnato chissà quale rottura riguardo all’osservanza del sabato, tale espressione fu sua quanto lo fu del rabbino Simeone ben Menasya e faceva parte della corrente comune nel pensiero giudaico. Il linguaggio di Simeone ben Menasya sottolineava l’idea di un dono divino: il sabato fu donato all’umanità per il suo bene e a suo beneficio.
Tuttavia, il detto di Yeshùa aveva un significato più profondo, collegato all’insegnamento giudaico della creazione del mondo. Infatti, la Bibbia dice che Dio ha creato il mondo in sei giorni ma si riposò nel settimo. Questo fatto si riflette nel Decalogo con l’ingiunzione a osservare il sabato come un giorno di riposo. Nella frase di Yeshùa (“Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”) il verbo “fatto” è ἐγένετο (eghèneto), voce del verbo γίνομαι (ghìnomai) che significa non solo “essere fatto” ma anche “iniziare ad esistere”, quindi “essere creato”. Questo verbo è usato molto spesso dalla LXX greca per tradurre l’ebraico בָּרָא (barà), “creare”. “Il sabato è stato fatto” potrebbe essere quindi meglio tradotto con “il sabato è stato creato”; in ogni caso l’allusione di Yeshùa è alla creazione. La tradizione orale giudaica asseriva che il mondo era stato creato per tutta l’umanità e che Dio aveva creato l’uomo nel sesto giorno, alla vigilia del primo sabato, così da poter entrare direttamente nell’osservanza dei Comandamenti di Dio. – Talmùd Gerosolimitano, Sanhedrin 22c, cap.4; Talmùd Babilonese, Sanhedrin 38a.
Riferendosi a questa interpretazione giudaica della Scrittura, Yeshùa non abrogò il sabato (non ne avrebbe avuto l'autorità, oltretutto), ma pose l’accento sullo scopo del sabato, opinione condivisa da molti rabbini giudei come Simeone ben Menasya. In questo contesto, l’affermazione che “il figlio dell'uomo è signore del sabato” può essere riferita a ogni singolo essere umano (che è quindi come tale signore del sabato), tanto più che la frase è data come spiegazione alla non giusta condanna dei suoi discepoli che avevano preso le spighe di sabato: “Non avreste condannato gli innocenti; perché il figlio dell'uomo è signore del sabato”. – Mt 12:7,8.
Esaminando a fondo le parole di Yeshùa nel loro contesto storico e culturale, apprezziamo di più tutta la profonda competenza e l’autorità del suo insegnamento. Con perfetta eloquenza e ottimo ragionamento, Yeshùa non solo accettò la sfida dei farisei sulla questione del sabato, ma seppe controbattere dando loro un profondo insegnamento: Dio va incontro ai bisogni di ogni persona, perché “il sabato è stato creato per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Tutti e tre i sinottici, riportando l’episodio, non aggiungono altro: segno che quei farisei non seppero replicare.
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Gianni
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Gianni »

Eppure, i farisei non replicarono.
Aldo
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Aldo »

Buongiorno a tutti, Gianni dice:
Davide e i suoi uomini, ricercati da Saul, erano così affamati che le loro vite erano a rischio; tutti i Comandamenti della Bibbia dovevano essere sospesi per salvare le loro vite. Ma si potrebbe obiettare che i discepoli di Yeshùa non erano così affamati da averne a rischio la vita. La stessa cosa però valeva per Davide e i suoi uomini: la Bibbia non riferisce che stessero letteralmente morendo di fame.
Mi sembrano francamente contraddittorie la prima e l'ultima affermazione. Davide e i suoi erano in uno stato di necessità si o no? A me sembra di si, mentre nulla di dice degli apostoli di Gesù in merito allo stato di necessità. Per la legge ebraica i discepoli potevano benissimo raccogliere le spighe il giorno prima; mi pare che, propriò perchè l'agiografo non specifica lo stato di necessità dei discepoli, vuole rimarcare l'abolizione del divieto del Sabato per quello che era il rispetto letterale fino ad allora. I Farisei stavano quindi rispettando alla lettera la legge e sicuramente dovevano conoscere la vicenda di Davide, ma non ravvedevano lo stato di necessità degli apostoli.
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Gianni
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Gianni »

Vero, Besaseà. Ma c’è di più. Dopo aver dato un giro di vite, rendendo ancora più stringente la Toràh con quelle che sono note come beatitudini, Yeshùa ne spiegò così la ragione: “Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli”. - Mt 5:20.
Checché se ne dica, Yeshùa fu un autentico e preciso interprete della Toràh. Egli ricordò anche quanto detto dal profeta Osea in Os 6:6: “Ora andate e imparate che cosa significhi: ‘Voglio misericordia e non sacrificio’”. - Mt 9:13.
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Besasea, pero' abbiamo parlato, ad esempio, del fatto che si potesse sgranare le spighe con la mano in modo da prendere una piccola quantita' di chicchi, schiacciarli con le dita (o con le mani, dipende dall'interpretazione) e mangiare. Luca e' molto preciso nel descrivere questo episodio, proprio per mettere in evidenza il fatto che i discepoli erano al limite della violazione. I farisei, puntualmente, rimarcano questo limite ma non insistono.

Yeshua cita loro l'episodio di Davide. Allo stesso modo di Luca, il redattore mette in evidenza il fatto che il sommo sacerdote non esito' a dare a Davide e ai suoi uomini i pani dell'offerta. Tu ci dici che in quel caso non sussiste violazione, ma il redattore di Levitico non a caso mette in evidenza il fatto che i pani dell'offerta furono dati da mangiare a Davide e ai suoi, proprio a dimostrare l'importanza della misericordia sul sacrificio (Os 6:6):

Allora il sacerdote gli diede del pane consacrato, perché non c'era là altro pane tranne quello della presentazione, che era stato tolto dalla presenza del SIGNORE, perché fosse sostituito con pane caldo nel momento in cui veniva preso. 1Sam 21:6

Il testo non specifica che fossero bisognosi, solo che Davide aveva fame e voleva mangiare.

Quindi, Yeshua mette in rilievo il fatto che accusare i suoi discepoli di violazione sabatica per quel piccolo episodio era da ipocriti, e gli cita cosa fece con Davide il sommo sacerdote, il quale non esito' a sfamare degli affamati; violo' il sabato? Forse no, perche' Davide e i suoi erano bisognosi, ma forse si. Ma "Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato", come dicono sia Yeshua che R. Simeon ben Menasya! Ecco dove sta il suo insegnamento: il sabato e' stato dato da Dio all'uomo perche' l'uomo onori Dio con gioia e amore, non per renderlo schiavo di precetti.
Ultima modifica di bgaluppi il lunedì 15 giugno 2015, 10:27, modificato 2 volte in totale.
Aldo
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Aldo »

Grazie Giovanni, vedo con piacere che finalmente trovi dei lati positivi anche nel modo di vedere opposto le questioni bibliche!! :))
Gianni, propio questo passo del profeta Osea ti fa capire come la legge al suo interno avesse delle prescrizioni non necessarie alla economia della salvezza divina.
Pensa a quanto poco importante doveva essere per Dio non superara il cammino consentito nel giorno di Sabato, il buttare il sangue a terra e ricoprirlo di polvere, il non mangiare carne considerata impura o contaminata dagli idoli: tutte pratiche umane e non divine direi ;)
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, potremmo dire che Yeshua violo' il modo rabbinico ortodosso di rispettare il sabato?
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