Luca 13:28

trizzi74
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Luca 13:28

Messaggio da trizzi74 »

Buongiorno Gianni, ieri ho consultato il commentario al vangelo di Luca di Gerard Rossè per capire la sua interpretazione di Luca 13:28 ed ho trovato una nota che dice: " La prep. greca en, qui ha senso causale (non locale): si deve quindi leggere non <<nel Regno di Dio», ma «a causa del Regno di Dio».

Pensi che Rossè abbia ragione nel dare a tale preposizione il senso causale?

Buona domenica.
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, Trizzi74. Applicando l’interpretazione da te citata traduco letteralmente Lc 13:28:
'Là ci sarà il pianto e lo stridore dei denti, quando vedrete Abraamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti a causa del Regno di Dio, voi invece cacciati fuori'.

Ora non so cosa intenda dire l’esegeta che hai citato, ma limitandomi alla sostituzione “in / a causa”, il risultato è senza senso.

E, a proposito di senso, cerchiamo di coglierlo nell’insieme. Il giudeo Yeshùa, da schietto figlio di Israele, usa il linguaggio sempre molto concreto degli ebrei: non solo pianto e stridore dei denti, ma mettersi a tavola con i patriarchi (v. 29; vedi anche vv. 24-27). In tali termini concreti Yeshùa conferma il destino di Israele: giacere a tavola con i capostipiti e con tutti i profeti. Ma ne saranno esclusi coloro che non lo accettano come messia.

Torniamo al punto. Il v. 28 inizia con “là” (ekèi), indicando un luogo (metaforico), il che richiede poi logicamente “in”. La stessa identica espressione en tè basilèia tù theù (= “in il regno del Dio”) è ripetuta al seguente v. 29: “giaceranno nel regno di Dio”. E non avrebbe alcun senso tradurre ‘a causa del regno di Dio’.

Il passo lucano è parallelo a Mt 8:11: “Sederanno a tavola con Abraamo e Isacco e Giacobbe nel Regno [en tè basilèia (= “in il regno”)]” dei cieli". Anche qui non avrebbe senso tradurre “a causa”.

Possiamo anche fare la controprova. Per dire “a causa” Luca usa dià (Lc 5:19;21:17; At 21:34), èneka (Lc 6:22), apò (Lc 19:3), èneken (Lc 21:12), èchus (Lc 21:25). Luca, che era istruito, usa un ottimo greco, superato solo da quello eccellente dell’anonimo giudeo autore della stupenda omelia nota come “Lettera agli ebrei”.

Spero di esserti stato utile. :-) Passa una bella giornata, Trizzi74.
trizzi74
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Re: Luca 13:28

Messaggio da trizzi74 »

Caro Gianni, mi devo scusare con te perché solo stamattina mi sono accorto di aver sbagliato ad indicare il versetto. Non mi riferivo al 13:28 ma al 7:28 che dice: "Vi dico: Fra i nati di donna non c’è nessuno maggiore di Giovanni; ma il minore nel regno di Dio è maggiore di lui”.

Ti posto pure il commento completo di Rossè così avrai tutti gli elementi per poterti esprimere sulla questione del senso causale.
"- La parola mikroteros può anche essere presa per un superlativo, dando a «il più piccolo» il senso generico di «chiunque fra coloro che sono messi in relazione col Regno».
Ma in questo caso, Giovanni non viene escluso dal Regno? Il rischio esiste se il verbo estin («è») è letto come futuro (sarà) e quindi se il Regno di Dio viene identificato col mondo a venire.
Occorre conservare al verbo estin il valore del presente che di fatto possiede, e vedere nell'espressione «Regno di Dio» non una realtà futura nella quale si entrerà ( nota 113), ma una realtà dinamica, presente: è la Sovranità in actu resa efficace nella predicazione di Gesù.
Gesù paragona dunque la posizione del Battista, la più importante nel tempo della promessa, alla situazione di chi, a causa del Regno di Dio, appartiene al tempo nuovo del compimento".

Nota 113: " La prep. greca en, qui ha senso causale (non locale) (= be ebraico): si deve quindi leggere non <<nel Regno di Dio», ma «a causa del Regno di Dio».
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Gianni »

Bene, Trizzi74. Esaminerò il passo e ti risponderò.
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Re: Luca 13:28

Messaggio da trizzi74 »

Comunque ne approfitto per farti una domanda anche su Luca 13:28. Tu scrivi: " In tali termini concreti Yeshùa conferma il destino di Israele: giacere a tavola con i capostipiti e con tutti i profeti. Ma ne saranno esclusi coloro che non lo accettano come messia".

" giacere a tavola con i capostipiti e con tutti i profeti" significa che i profeti e i patriarchi riceveranno la resurrezione celeste e non terrena?

Ti pongo tale domanda perché credo che nessuno di loro avrebbe mai pensato ad una resurrezione celeste. Per esempio, alcuni biblisti collegano Daniele 12:13 con Giovanni 5:28-29 in cui è un chiaro riferimento ad una resurrezione terrena.
Ultima modifica di trizzi74 il lunedì 4 marzo 2024, 10:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: Luca 13:28

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto: lunedì 4 marzo 2024, 10:13 Bene, Trizzi74. Esaminerò il passo e ti risponderò.
Grazie
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Gianni »

Eccomi, Trizzi74. Ti rispondo ora perché ero impegnato con la redazione di Ricerche Bibliche.

Dunque Lc 7:28, che traduco letteralmente:
“Dico a voi: più grande in [= fra] generarti di donne di Giovanni nessuno è, il ma più piccolo in il regno del Dio maggiore di lui è”.

Rossè dice certamente bene riguardo a mikròteros: può essere preso per un superlativo («il più piccolo»).
L’esegeta, facendo un ragionamento logico domanda: «Ma in questo caso, Giovanni non viene escluso dal Regno?».

La risposta è no. Infatti, se si legge bene la dichiarazione di Yeshùa, si comprende che il battezzatore fa parte di coloro che saranno nel Regno dei cieli: “Il minore nel regno dei cieli è maggiore di lui”.
Ciò conferma che non si può tradurre «a causa del Regno di Dio», come se si trattasse di un impedimento.

Nel Regno dei cieli esiste qualcuno che è maggiore e qualcuno che è minore.
In che senso, allora, “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11:11)? Nel senso che i discepoli di Yeshùa già possiedono lo spirito che prima di Yeshùa non poteva essere diffuso nella stessa identica maniera che su di loro: “«Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato”. - Gv 7:38,39.

I Testimoni di Geova avanzano una fantasiosa teoria. Secondo loro i discepoli di Yeshùa sarebbero divisi in due classi: una celeste e una terrestre. E qui rispondo alla tua altra domanda.

Ci sono due risurrezioni. Una è quella dei giusti e degli ingiusti, a cui parteciperà – ad esempio – il malfattore sulla croce accanto a Yeshùa. Questa avverrà nel mondo a venire. I chiamati da Dio non vi partecipano, perché risuscitano alla vita celeste al ritorno di Yeshùa (quelli in vita saranno mutati). La seconda risurrezione avverrà alla fine del “millennio” e riguarderà coloro che nel mondo a venire si sottometteranno a Dio. Il destino finale è dunque il cielo.
Matteo
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Matteo »

Ciao Gianni, scusa se mi intrometto nella discussione con Trizzi.
In che senso dici: “il destino finale è il cielo”?

Ps: sono tornato sul forum dopo tanto tempo di assenza, mi fa piacere leggervi di nuovo!
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Gianni
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Gianni »

Benvenuto nella discussione, Matteo.
Che il destino finale è il cielo lo afferma 1Ts 4:17. – Cfr. Gv 14:3;17:24; 2Cor 5:8; Flp1:23.
Matteo
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Re: Luca 13:28

Messaggio da Matteo »

Non era sempre sulla Terra “spiritualizzata”?
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