Regole esegetiche ebraiche nei Vangeli

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Tony
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Regole esegetiche ebraiche nei Vangeli

Messaggio da Tony »

vi segnalo un testo secondo me interessante sulle regole ebraiche nell'esegesi del testo , ho già menzionato la regola di Al Tiqra nella sezione Scritture Ebraiche( ma a dire il vero mi piacerebbe approfondirle tutte :) ) un piccolo estratto del link nell'esegesi del testo greco , vorrei chiedere a Gianni cosa ne pensa:

La tecnica del Tartey mashmà (doppio senso) viene usata spesso, in particolare nel vangelo di
Giovanni. Si tratta di frasi che provocano (o possono provocare) malintesi. Nella scena della
purificazione del tempio (Gv 2,13-22) il verbo greco egeirô può significare costruire un edificio
oppure risuscitare; così quando Gesù parla di ricostruire il tempio, può intendere la sua risurrezione...
- In Gv 7,26 il verbo greco hupagô può significare “partire”, oppure “ritornare verso il Padre”. I suoi
avversari capiscono che Gesù è uscito dalla Galilea (7,41). Ma il mistero dell’origine di Gesù resta.
- È celebre il doppio senso dell’espressione greca : “edôken to pneuma” che può essere interpretata
sia come “rendere lo spirito” (= morire), oppure “donare lo Spirito (Santo)”.

http://www.studiumbiblicum.org/sites/de ... idrash.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
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Gianni
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Re: Regole esegetiche ebraiche nei Vangeli

Messaggio da Gianni »

Grazie, Tony, per l'interessante segnalazione. :-)
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Tony
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Re: Regole esegetiche ebraiche nei Vangeli

Messaggio da Tony »

Giorno Gianni , mi sto rendendo conto di quanto la stessa mentalità con cui fu scritto il Tanach (le scritture ebraiche) sia presente anche nelle scritture greche non solo in forma di espressioni di frasi che emergono da quella cultura ma anche sotto forma di redazione del testo .
In Geremia Dio domanda al profeta :

Il Signore mi domandò: — Geremia, che cosa vedi? Io risposi: — Vedo un ramo di mandorlo. Il Signore aggiunse: — Hai visto bene, perché anch’io vigilo affinché si realizzi tutto quel che dico.

Al lettore che vuole leggere letteralmente e con la propria mentalità occidentale non potrà mai capire che qui è evidente un intenzione testuale di tipo "artistico" dove la parola 'mandorlo' in ebraico con una piccola variazione significa 'vigilare' (mi correggano gli specialisti)
Stessa cosa vale per i Vangeli .
Per quanto riguarda le lettere dopo Atti non credo che ci sia molto di questa intenzione "artistica" ma di sicuro questo vale per i quattro vangeli sinottici da come fa capire F. Manns soprattutto in Matteo che è il vangelo che risente di questa influenza ebraica . D'altra parte i vangeli ci abituano non solo a questi ebraismi ma anche alla tradizione enochica dove i termini Figlio dell'uomo e altri termini apocalittici dovevano essere familiari ed avere un significato pregnante all'uditorio di Yeshúa .

"F. Manns ha proposto di interpretare la logica
dell'argomento di Gesù a partire dal metodo esegetico chiamato al tiqra, che
comporta il leggere le vocali dell'alfabeto ebraico in un altro modo rispetto a
come sono scritte. Senza entrare nei dettagli, secondo questa spiegazione la
frase «YHWH, Dio di Abraam» in Le 20,37 e paralleli significherebbe «Elohim
fa esistere Abraam». Questa proposta rispecchia bene i metodi tipicamente
rabbinici di leggere la Scrittura; che Gesù aderisca più o meno strettamen-
te alle regole dell'argomentazione rabbinica (i sadducei usano proprio una
delle sette regole esegetiche di Hillel), la sua risposta criptica non è dissi-
mile da quella dei suoi contemporanei (in particolare da quella dei farisei)
nell'obbligare il lettore a indagare più profondamente il testo per coglierne
il significato"

Tratto da "Introduzione , traduzione e commento al vangelo di Matteo di Giulio Michelini"
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Gianni
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Re: Regole esegetiche ebraiche nei Vangeli

Messaggio da Gianni »

Bravo, Tony.
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