Vero, Enigma. Attendevo un segnale di … vita (di interesse). Tu lo hai dato.
Eccoci dunque all’ultima (?) lezione. Con questa sarete perfettamente in grado di leggere qualsiasi testo greco.
Notate questo scritto:
Rm 12:1 Παρακαλῶ οὖν ὑμᾶς, ἀδελφοί, διὰ τῶν οἰκτιρμῶν τοῦ θεοῦ παραστῆσαι τὰ σώματα ὑμῶν θυσίαν ζῶσαν ἁγίαν τῷ θεῷ εὐάρεστον, τὴν λογικὴν λατρείαν ὑμῶν· 2 καὶ μὴ συνσχηματίζεσθε τῷ αἰῶνι τούτῳ, ἀλλὰ μεταμορφοῦσθε τῇ ἀνακαινώσει τοῦ νοός, εἰς τὸ δοκιμάζειν ὑμᾶς τί τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ, τὸ ἀγαθὸν καὶ εὐάρεστον καὶ τέλειον.
Ponete attenzione a queste lettere, che cito nell’ordine di apparizione: ῶ, οὖ, οί, ὰ, ί. Tutte queste lettere hanno in comune una cosa: recano
l’accento tonico. L’accento tonico indica il punto dove appoggiare la voce durante la pronuncia. In italiano di solito non si usa, a meno che sia in fine di parola, come in: libertà, necessità, mangiò, grugnì. Se scriviamo “finestra”, noi appoggiamo la voce sulla e. Lo facciamo perché sappiamo a memoria la parola, ma uno straniero sarebbe perplesso, forse domandandosi se la voce non vada appoggiata sulla i. In verità, anche gli stessi italiani – quelli poco istruiti – fanno a volte confusione, così dicono mòllica invece di mollìca, persuàdere invece di persuadère.
In greco questo problema non esiste assolutamente! Tutte le parole greche sono infatti accentate! Non ci si può mai sbagliare nella lettura!
In greco ci sono due tipi di accenti; qualcuno direbbe tre, ma ora vedremo che il terzo è solo una variante del secondo.
Uno degli accenti si chiama circonflesso. È quello che troviamo, ad esempio, nella parola οἰκτιρμῶν. L’accento circonflesso è quello sull’ultima vocale (ῶ). Questa parola si legge
oiktirmòn.
Il secondo accento si chiama acuto. È quello che troviamo sulla prima vocale della parola σώματα (ώ), che si legge
sòmata.
E il terzo? Osservate questa parola: διὰ. Che cos’ha di diverso l’accento di ὰ rispetto a quello di ώ? Se li osservate bene noterete che uno è acuto (ώ) e l’altro è grave (ὰ).
Ci sono delle regole precise che stabiliscono quanto un accento acuto diventa grave, così come ci sono regole precise che stabiliscono dove può cadere l’accento circonflesso, ma ve le risparmio, perché qui interessa solo saper leggere. A tal fine non importa neppure sapere come si chiamano gli accenti. Basta sapere che la voce va appoggiata durante la lettura dove ne trovate uno. Esempio: μ
ὴ συνσχηματ
ίζεσθε τ
ῷ αἰ
ῶνι.
Un’ultima cosa va detta. Nei dittonghi l’accento si segna sulla seconda vocale ma si legge sulla prima! Osservate questa parola: ἀδελφοί; qui abbiamo il dittongo οί. Come vedete, l’accento è sulla ί; ma si tratta di un dittongo, per cui la voce va calcata sulla prima vocale, la ο; la parola di legge perciò
adelfòi. Stessa cosa per la parola ὑπερφρονεῖν: nel dittongo εῖ l’accento si segna sulla ῖ e si legge sulla ε:
yperfronèin.
Fine. Ora sapete leggere il greco e vi serve solo la pratica. Più leggerete, più diventerete sciolti nella lettura.
Compito per casa
: trascrivere nelle nostre lettere la frase seguente, compresi gli accenti tonici:
Rm 12:7 εἴτε διακονίαν ἐν τῇ διακονίᾳ, εἴτε ὁ διδάσκων ἐν τῇ διδασκαλίᾳ.
Se ci sono domande, fatele! Se vorrete, la prossima volta spiegherò la punteggiatura greca.