Gli insetti di Levitico

Rispondi
maria
Messaggi: 327
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2015, 16:50

Gli insetti di Levitico

Messaggio da maria »

Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi... potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi per saltare sulla terra (Lv11,20-23)

Gli insetti non hanno piedi e hanno sei zampe, non quattro... premesso che per me sono abominio e non li mangio... me ne guardo bene, ma Giovanni gradiva quelli consentiti... proverò dato che la "chaghàv" cavalletta? Consentito e liberi di mangiarla!

Esperti di insetti puri fatevi avanti con i piedi e non con le zampe...
Parola agli esperti...

Shalom
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10125
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: Gli insetti di Levitico

Messaggio da Gianni »

Ciao, Maria.
Vediamo prima di tutto ciò che ci interessa nel testo originale di Lv 11:20,21.
• V. 20: הַהֹלֵךְ עַל־אַרְבַּע (haholèch al-arbà), “andante su-quattro”. La parola “piedi” è aggiunta dal traduttore: non solo è inappropriata ma con compare nel testo biblico. Possiamo però sottintendere “zampe”.
• V. 21: כְרָעַיִם מִמַּעַל לְרַגְלָיו לְנַתֵּר (cheraàym mimàal leraglàiv lenatèr), “due zampe, oltre a zampe di esso, per saltare”. Qui ci sono due parole diverse per dire “zampa”.
Vediamo più da vicino le due parole usate al v. 21 per “zampa”:
• רֶגֶל (règhel): significa “piede”, ma anche “zampa”, come in Ez 1:7, in cui si parla dei piedi dei quattro esseri viventi che avevano aspetto umano e della zampa di un vitello.
• כָּרָע (kàra): significa “zampa”. Esaminando Es 12:9, in cui si parla dell’agnello pasquale, si vede che kàra è la parte sotto il ginocchio, perché vi sono menzionati anche la testa e le interiora. Questa specificazione evita di intendere che l’agnello o il capretto potesse essere consumato senza la testa, le interiora e, appunto, le zampe dal ginocchio in giù (tutte parti che normalmente sarebbero tolte).

Ora possiamo meglio valutare il testo del Lv.
La Bibbia fa riferimento all’insetto “andante su-quattro” (v. 21). È impensabile che gli ebrei e Mosè non sapessero che gli insetti hanno sei zampe. Occorre quindi trovare un’altra spiegazione che non sia banale come questa. Il fatto che venga specificato “andante su-quattro” deve perciò riferirsi al loro modo di spostarsi e non banalmente al numero delle zampe. Infatti, le locuste hanno due zampe che sono idonee per il salto e con le altre quattro camminano, quindi camminano letteralmente con quattro zampe (“andante su-quattro”). E ciò a differenza di altri insetti alati che camminano con le loro sei zampe (come le api, le vespe e le mosche).

Se esaminiamo attentamente il v. 21, vediamo che le quattro zampe usate per camminate sono del tipo règhel, mentre le due per saltare sono del tipo kàra. Essendo queste due ultime quelle atte a saltare, si potrebbe spiegare la scelta di kàra col fatto che la parte che esercita la forza che permette il salto è localizzata nella parte inferiore.

Lascerei però l’ultima parola a Noiman che conoscere bene l’ebraico.
gigi
Messaggi: 113
Iscritto il: mercoledì 9 aprile 2014, 10:33

Re: Gli insetti di Levitico

Messaggio da gigi »

Dopo la spiegazione dettagliata di Gianni e aspettando quella di Noiman, nel frattempo una breve lettura che trovai un pò di tempo fà, per accrescere la conoscenza e tutelarsi.

Belzebù, principe dei demoni e signore delle mosche 14 Belzebù, il diavolo secondo solo a Lucifero e comandante di una schiera di 6.666 demoni... Per avere idea dell’importanza di Belzebù (Beelzebù, Beelzebub, Belzebù, Beelzeboul) basti dire che, secondo il cristianesimo medievale, egli comanda 6.666 demoni. Il numero 6.666 non è casuale ed è arrivato a noi grazie alle profezie della Monaca di Dresda, una giovane suora vissuta a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, che scrisse le sue profezie in tedesco e in latino. La suora profetizzò che Satana avrebbe regnato sulla terra per diciotto anni che, guarda caso, sono esattamente 6.666 giorni: questo numero risente sia del famoso 666 apocalittico (il numero della bestia, dell’Anticristo) ma, soprattutto, del numero di creature infernali sottomesse a Belzebù. Stiamo parlando di un vero "pezzo grosso" quindi, che occupa un ruolo di vertice nella gerarchia infernale essendo secondo solo a Satana e ad Astaroth. Secondo la tradizione cabalistica invece Belzebù, assieme a Bodon, comanda il gruppo di spiriti della menzogna (chaigidel). L’importanza di questo principe infernale è tale che Dante Alighieri, nella Divina Commedia (Inferno, XXXIV, 127), parla di Belzebù come di “principe de’ dimoni e de’ traditori di loro signori”, identificandolo con Lucifero. Come sovente accade per molti demoni, il suo nome è fonte di discussioni e discordanze ma pare che l’ipotesi più accreditata sia quella che lo fa derivare dal grande dio-toro bianco Baal Zephon, signore della profezia e della fertilità, che era adorato a Canaan. I Cananei lo adoravano come re dell’Oltretomba settentrionale e i Filistei di Accaron avevano adottato da loro questo culto. Era conosciuto anche con l’epiteto Baal-Zebul, il "Signore della dimora del Nord", che assegnò il nome alla tribù di Zabulon e veniva venerato sul monte Tabor. Quando il re di Israele Acozia consultò il suo oracolo ad Accaron (Ekron), fu rimproverato da Elia il Tisbita per non aver consultato l’oracolo di Israele poiché sospettava che Baal-Zebul fosse in realtà un Dionisio autunnale, adorato proprio presso il monte Tabor da fedeli che erano soliti mangiare l’Amanita muscaria (un fungo velenoso) che creava loro forti allucinazioni e stati di trance (2 Re, I, 1-4) . All’epoca di Gesù che, tra l’altro, venne accusato di traffici poco chiari con Belzeebù, i regni d’Israele e di Filistea erano stati da molto tempo soppressi e i santuari di Accaron e di Tabor completamente distrutti. Le funzioni di Baal-Zebul erano state assunte dall’arcangelo Gabriele e il dio, precedentemente glorioso, fu ridotto a malevolo demone e chiamato sarcasticamente Baal-Zebub, signore delle mosche. Nel Nuovo Testamento, infatti, Baal-Zebub diviene il principe dei demoni (Matteo XII:24 e Luca XI:15). La tradizione vuole comunque che i macellatori leviti avessero conservato l’antico e pagano rito di voltare verso nord la testa della vittima durante i sacrifici. Appare comunque chiaro che il nome sia un composto di Baal, traducibile dal fenicio come signore e Zebub, che per alcuni studiosi significherebbe mosche mentre, per altri, letamaio. È proprio la traduzione che identifica Belzebù come signore delle mosche che ci fornisce lo spunto per comprendere appieno le origini di questo potente e temuto demone. In molte antiche culture le mosche erano considerati animali imperfetti che si generavano dalla corruzione e che si diffondevano ovunque portando malattie e contaminando i cibi. Soprattutto in Oriente questi insetti erano (e sono) un vero flagello e la visione demonologica di Zoroastro ha simboleggiato questa calamità con la diavolessa Nasu che rappresenta la putrefazione, l’impurità e la decadenza. Sempre secondo questa visione, esistono cani e uccelli divoratori di cadaveri (necrofagi) che sono in grado di scacciare Nasu con una sola occhiata: impaurito dal loro sguardo il demone fugge dai cadaveri assumendo la forma di una grottesca mosca. Chiaramente anche i testi apocrifi sono ricchi di riferimenti a Belzebù, come per esempio nel Vangelo di Gamaliele (maestro ebreo vissuto nel I secolo) quando si narrano le vicende di Pilato alle prese con le autorità ebraiche al sepolcro di Gesù che lo accusano di non avere “nessuna idea delle opere che Gesù ha compiuto con l'aiuto di Beelzebub, sia durante la sua vita sia alla sua morte”. E ancora ne troviamo traccia nel Vangelo Esseno della Pace dalle stesse parole del Signore che definisce Belzebù come “principe di tutti i demoni e fonte di ogni male, è in agguato nel corpo di tutti i Figli degli Uomini”, che è anche signore di ogni male e che insidia i figli degli uomini promettendo loro agiatezze che in realtà non concederà mai. La fama di Belzebù era ben nota anche in Occidente infatti, Pierre Le Loyer (primo consigliere del re di Francia ed esperto occultista e demonologo, 1550-1634), ci tramanda la storia di una donna indemoniata della città di Laon, dalla cui bocca, durante un esorcismo, fuggì Belzebù assumendo la forma di una mosca. Durante il periodo del cristianesimo Belzebù era considerato il sovrano dell’impero delle tenebre e la sua fama dette origine ad altre mosche diaboliche, folletti che venivano nutriti dalle streghe inglesi e alla gigantesca mosca che punse Cuniberto, re dei longobardi, mentre era in procinto di discutere con un suo consigliere circa l’uccisione di due gentiluomini che l’avevano precedentemente provocato. I cortigiani dettero quindi la caccia all’essere mostruoso ma riuscirono solamente a tagliargli una zampa. Nel frattempo i due gentiluomini furono avvicinati da un uomo spossato e senza una gamba che li ammonì circa la collera del re riuscendo così a salvarsi. L’importanza di tale demone nella gerarchia infernale è testimoniata anche dall’opera Dragone Rosso (Lille, 1521) nel quale Belzebù è secondo soltanto a Lucifero e viene inoltre ritratto come un principe (infernale) dal profilo sgraziato. È curioso il fatto che John Wier, grande viaggiatore che raccoglieva informazioni sui demoni in ogni paese che visitava e convinto assertore della reale personalità corporea dei demoni e non soltanto di quella spirituale, nella sua Pseudomonarchia Daemonum (appendice del De praestigiis daemonum del 1577) non faccia menzione di Belzebù nei 69 demoni descritti: probabilmente perché identificato con il demone Bael (tutt’ora spesso i due demoni vengono confusi). Al contrario, nel famoso Dictionnaire Infernal di J.A.S. Collin de Plancy (Parigi 1863), Belzebù è visto come un demone di primaria importanza e viene rappresentato come un’enorme e terribile mosca con disegni di teschi e tibie incrociate (skull and crossbones) sulle ali. Anche nel grimorio Goetia, che è sostanzialmente una pratica magica che concerne l'invocazione e l'evocazione di demoni e che contiene le descrizioni dei 72 demoni che si dice furono evocati da Salomone, si ribadisce l’importanza di questo demone e, infatti, sono addirittura due i sigilli necessari per la sua evocazione che, tra l’altro, pare sia sempre accompagnata da un brusio simile a quello emesso dalle mosche (oltre che da un fetore nauseabondo). Inizialmente egli si manifesta sia come una gigantesca e mostruosa mosca oppure come un essere mostruoso di notevole altezza. Nella sua veste finale si presenta con viso e petto gonfi, narici enormi, corna, ali di pipistrello, piedi d'anatra, coda di leone e folti capelli neri. Pare che in epoca medievale Belzebù fosse molto apprezzato dalle streghe e spesso evocato durante i sabba ed esistono diverse storie in cui viene descritto mentre copula con loro in orge selvagge. Inoltre era evocato spesso durante le messe nere dell’alta società molto in voga nel diciassettesimo secolo ma, seppur lo stregone fosse molto esperto, doveva fare molta attenzione perché il presentarsi di Belzebù spesso causava la morte per epilessia, apoplessia o strangolamento e, infine, una volta evocato era molto difficile da mandare via. Belzebù è anche uno dei protagonisti nel poema drammatico Faust scritto da Johann Wolfgang von Goethe: viene descritto come uno dei demoni che si manifestano a Faust ed è Lucifero stesso a sottolinearne l’importanza allorché si presenta “Lucifero e costui (riferito a Belzebù) è signore in inferno accanto a me”. Citiamo altre due frasi del Faust perché descrivono bene l’indole di questo demone: “Faust, siamo venuti in persona dall'inferno a mostrarti qualche visione che ti svaghi: siedi, e vedrai apparirti i sette peccati mortali nei loro veri aspetti…Tu non dovresti più pensare a Dio”. Belzebù, dall’alto del suo rango privilegiato negli inferi, è sempre stato molto attivo nei casi di possessione, tra i quali è importante ricordare quello molto celebre di Nicole Obry a Laon (Francia) nel 1556, e quello delle suore (in particolare della suora Giovanna degli Angeli) del monastero di Loudun (Francia) che portò all’esecuzione capitale del sacerdote Urbain Grandier in quanto accusato di aver stipulato un patto con il diavolo. La sua colpevolezza fu provata, oltre che dalle accuse di Giovanna che parlava in nome di Lucifero, anche da un patto con il diavolo che fu rinvenuto in casa sua e che mostrava in calce i contrassegni infernali di Lucifero, Belzebù, Astaroth, Leviathan e di altri demoni. Il documento è conservato tutt’ora nella Bibliothèque Nationale a Parigi. Numerosi esorcisti testimoniano che ancor oggi Belzebù è uno dei principali demoni che causa possessioni e anche uno dei più difficili da scacciare poiché, essendo un demone di rango superiore, spesso è accompagnato da intere legioni di demoni. È considerato per eccellenza il demonio della discordia e non sopporta soprattutto il Credo.

Nostro Signore Gesù Cristo ci liberi da ogni formalità e ci preservi da ogni inganno. Amen
maria
Messaggi: 327
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2015, 16:50

Re: Gli insetti di Levitico

Messaggio da maria »

Grazie Gianni... Gigi ti ringrazio di avermi fatto venire gli incubi! Brrrr...
Dunque le locuste sono adatte a cibarsene secondo Le 11:20-23... Giovanni le gradiva... una frittatina di locuste con sale e volontà e una spruzzata di limone... io penso che abbiano il gusto del pesce fritto, quello consentito e che fa bene alla materia grigia naturalmente!

Buon appetito!
gigi
Messaggi: 113
Iscritto il: mercoledì 9 aprile 2014, 10:33

Re: Gli insetti di Levitico

Messaggio da gigi »

Per cosi poco, brividi o incubi questa " è "una delle realtà spirituali che a molti non piace, mancanza di conoscenza una delle cause che stà portando la chiesa di Cristo alla semplice formalità religiosa.

Il discorso del Papa (simpatizzo ma non ho nulla a che fare ) che mi è rimasta impresso e quando ha detto : " Ci sono cristiani da salotto, no ? Quelli educati, tutto bene, ma non sanno fare figli alla chiesa (questa frase erroneamente interpretata dai media ) con l'annunzio e il fervore apostolico. Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo che ci dia questo fervore apostolico a tutti noi, anche ci dia la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella chiesa.. Non soltanto in terra lontana, nelle chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, ma qui hanno bisogno di questo annuncio di Gesù Cristo. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore " ; credenti tiepidi, annacquati, comodi, seduti pronti ad essere vomitati (Apoc.3:16 ) " cristiani da salotto "
Mancanza di conoscenza, sembra un paradosso ma è stato detto dal Papa Francesco.

Mi spiace maria pregherò per te, comunque le locuste sono ottime specialmente se sono un pò cicciottelle sono una via di mezzo tra i pesciolini piccoli fritti, e i tentacoli piccolissimi di calamari fritti, con un pò di salse forti non te ne accorgi e senza limone.
Benedizioni
Avatar utente
Israel75
Messaggi: 1934
Iscritto il: mercoledì 26 marzo 2014, 16:27

Re: Gli insetti di Levitico

Messaggio da Israel75 »

Credo in accordo al testo e a Gianni che il precetto alimentare vada a es vietare gli aracnidi: ragni, scarabei etc..., i quali sono saprofagi o carnivori e molti altamente velenosi.
È vero che ne hanno 8 di zampe ma le 2 anteriori sono più delle "mani" che altro diciamo.
Altri insetti come le locuste o cavallette sono erbivore anche se tristemente conoscoute per i danni all'agricoltura ,ma molto proteiche.
Anche se per noi occidentali fanno schifo,a livello alimentare non ci sono controindicazioni.

La parola agli esperti naturalmente.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Rispondi