Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso
Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Qualcuno dice, parafrasando: I fatti si possono capire solo mangiando pane e bevendo vino in luoghi dove le pareti e le volte sono tappezzate di immagini sacre.
Solo in tali circostanze Dio inculcherà la verità assoluta nella mente dei fedeli. Il corpo direttivo dei testimoni di Geova usa un altro metodo, meno alcolico, più psicologico, per arrivare alla loro verità e al pensiero unico.
Altri usano canti, preghiere, studi di teologia, ascesi, digiuni, mortificazione del corpo, lavaggio del cervello, ecc...
Per essere seri, a mio modestissimo avviso, non esistono metodi perfetti per interpretare la bibbia, nè è possibile trovarne uno condivisibile con tutti se non si ha lo stesso fine.
Questo non significa che bisogna rinunciare alla ricerca ed affidarsi al profumo d'incenso o al bicchiere di vino per capire qualcosa di complicato ed equivoco.
Gli interventi di qualche cattolico del forum sono contraddittori, privi di logica, decontestualizzati, conducono al nulla.
Non capisco, sinceramente, le tantissime repliche ripetitive.
Scusate l'intromissione.
Solo in tali circostanze Dio inculcherà la verità assoluta nella mente dei fedeli. Il corpo direttivo dei testimoni di Geova usa un altro metodo, meno alcolico, più psicologico, per arrivare alla loro verità e al pensiero unico.
Altri usano canti, preghiere, studi di teologia, ascesi, digiuni, mortificazione del corpo, lavaggio del cervello, ecc...
Per essere seri, a mio modestissimo avviso, non esistono metodi perfetti per interpretare la bibbia, nè è possibile trovarne uno condivisibile con tutti se non si ha lo stesso fine.
Questo non significa che bisogna rinunciare alla ricerca ed affidarsi al profumo d'incenso o al bicchiere di vino per capire qualcosa di complicato ed equivoco.
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Non capisco, sinceramente, le tantissime repliche ripetitive.
Scusate l'intromissione.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Abbiamo riempito decine di pagine di chiacchiere. Mettiamo in pratica questo metodo dunque discutendo di versetti. Abbiamo capito che tra religiosi e non religiosi un metodo condiviso non esiste. Ognuno espone il suo interpretando i versetti.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
E con questo cosa vuoi mostrare? Sempre un linguaggio concreto rimane. Se tu fossi stato presente quando Yeshùa disse di essere la porta tu cosa avresti capito, che lui era veramente una porta, oppure che attraverso di lui otteniamo la salvezza? Perchè quando ha detto di essere la porta devo intenderlo figurato, mentre quando prende un pezzo di pane e dice: Questo è il mio corpo. Devo intendere alla lettera? Se tu fossi stato presente quando Yeshùa disse che lui era la luce del mondo, cosa avresti capito, che lui era una lapadina, oppure che trasmetteva un messaggio di liberazione e salvezza? Perchè in questo caso è figurato, mentre quando dice: Questo è il mio corpo? E' inteso alla lettera? E così per tutti i discorsi fatti da Yeshùa. Non dobbiamo utilizzare il suo linguaggio concreto solo quando ci piace per sostenere e promuovere delle dottrine. Se leggo che Yeshùa è il buon pastore, di certo non concludo che aveva cambiato lavoro, da falegname a guardiano di pecore. Se leggo che Yeshùa è il pane disceso dal cielo di certo non intendo che lui è una pagnotta mandata da Dio. Oppure quando viene identificato come agnello di Dio, non vado di certo a intendere che Dio ha mandato veramente un agnello.Vittorio:Enigma, Gesù nella sua ultima cena pasquale non ha detto: "Coltivate la vite in memoria di me", oppure: "Entrate dalla porta in memoria di me", o: "Accendete la luce in memoria di me". Gesù ha preso il pane ed il calice ed ha detto: "Questo è il mio corpo", "questo è il mio sangue". Inoltre i primi cristiani pregavano nel tempio e poi nelle loro case spezzavano il pane:
"Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case" (At 2,46),
non si riunivano per coltivare la vite o entrare dalle porte e tantomeno per accendere le luci.
Non ho detto che non esisteva il linguaggio astratto, ma che gli ebrei usavano un linguaggio concreto. Questi giudei che si scandalizzarono facevano parte della schiera dei suoi discepoli e il motivo del perchè si scandalizzarono era dovuto al fatto che non accettavano il suo discorso, perchè lo consideravano duri, grezzo. E poi, se ben ricordi, Yeshùa disse che non a tutti era dato di capire. Inoltre, come potevano, questi giudei, intendere alla lettera le parole di Yeshùa, per come fai tu, se la Legge vietava di non mangiare sangue?Il fatto che l'intenzione di Gesù fosse materiale e non simbolica è testimoniata anche dallo scandalo che suscita nei giudei di Cafarnao:
"Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?»" (Gv 6,52).
Se, come tu sostieni, a quei tempi non esisteva il linguaggio astratto, e quindi Gesù doveva parlare necessariamente in quel modo, i giudei non si sarebbero scandalizzati, avrebbero capito subito che si trattava di una metafora.
Chi lo ascoltava capiva il suo concretismo nel parlare e solo che per loro non era ancora arrivato il momento di comprendere per questo alcuni smetteva di seguirlo, mentre altri anche se non capivano, decisero comunque di continuare a seguirlo, perchè avevano fiducia in lui e sapevano che in un secondo momento avrebbero capito: "Molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: "Non volete andarvene anche voi?" Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6:66-69).
Ma poi non capisco cosa c'entra l'avvenimento di Gv 6 con l'ultima cena?
Comunque, prendo alcune Scritture giusto per rendere l'idea di come i giudei avevano la mente chiusa e di come anche i suoi stessi apostoli avevano difficoltà a comprendere.
Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. E si adempie in loro la profezia d'Isaia che dice: "Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca" (Mt 13:13-15)
I suoi discepoli gli chiesero di spiegare quella parabola. Egli disse loro: «Neanche voi siete capaci di comprendere? (Mc 7:17,18)
Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? (Mc 8:17,18)
Infatti egli istruiva i suoi discepoli, dicendo loro: Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed essi l'uccideranno; ma tre giorni dopo essere stato ucciso, risusciterà. Ma essi non capivano le sue parole e temevano d'interrogarlo (Mc 9:31,32)
Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili (Lc 9:45)
Ed essi non capirono nulla di tutto questo; quel discorso era per loro oscuro, e non capivano ciò che Gesù voleva dire (Lc 18:34)
I suoi discepoli non compresero subito queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano state scritte di lui, e che essi gliele avevano fatte (Gv 12:16)
Ma è ovvio che un vero credente che partecipa alla cena del Signore si sforza anche di conformare la sua vita al Cristo, altrimenti che senso avrebbe partecipare alla cena. Il punto è che io non vedo il collegamento della cena con il comunicare con il risorto. A prescindere dalla cena, Yeshùa promise che sarebbe stato con la chiesa tutti i giorni fino alla fine: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"( Mt 20:28). Cos'è questa, se non una comunione continua con Yeshùa? E poi, Yeshùa disse che ogni volta che il credente mangia la cena deve farlo ricordandosi di lui. Ma ricordando cosa? Che lo sta mangiando e bevendo? Assurdo. Fate questo in memoria di me sta ad indicare che mentre spezzo il pane e lo mangia, mi devo ricordare che lui ha dato il suo corpo immacolato per me. Stessa cosa quando bevo il vino, sono invitato a ricordarmi che lui ha versato il suo sangue immacolato per me. E grazie a questo suo sacrifico, mi è stato offerta la riconciliazione con il Padre, cosa che io da solo non avrei mai potuto ottenere. E per concludere Paolo dice che ogni volte che facciamo questo annunciamo la sua morte finché egli ritorni. Di mangiare il risorto alla lettera la Bibbia lo esclude completamente. L'unica comunione che possiamo avere è quella spirituale che avviene non con la cena, ma osservando la parola di Dio: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui" (Gv 14:23).Infine, non è possibile scindere il cibarsi del Corpo e del Sangue di Cristo dall'osservare la parola di Dio, sono due cose indispensabili per rendere reale in noi la presenza del Risorto. Se prendiamo l'Eucaristia e poi andiamo ad ammazzare qualcuno, Gesù non è più con noi. Non si tratta di fare un semplice pasto, ma di cambiare la propria vita. L'Eucaristia si chiama anche Comunione proprio perché essa ci permette di entrare in comunione con il Risorto. Chi compie il male non è in comunione con il Risorto, nemmeno se va a messa ogni giorno.
Ti avevo anche chiesto, se con l'eucarestia faccio dimorare Yeshùa in me, per mezzo di cosa permetterò anche al Padre di farLo dimorare in me? Cos altro dovrei mangiarmi?

Rimani sempre dell'idea che non c'è nulla di ridicolo?Come vedi non c'è proprio nulla di ridicolo, bisogna solo capire di cosa si parla quando diciamo Eucaristia.

Ora minni vai a cuccari che sto a crollà.

Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Perché, come ho già detto, Gesù non ha istituito il rito del passare dalle porte, o di accendere le luci, per compiere il suo memoriale. Lo spezzare il pane è un rito caratterizzante, un rito speciale tramite il quale i credenti nel Risorto lo identificano e si identificano. Come ci mostra l'episodio di Emmaus:Enigma ha scritto:Perchè quando ha detto di essere la porta devo intenderlo figurato, mentre quando prende un pezzo di pane e dice: Questo è il mio corpo. Devo intendere alla lettera?
“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista” (Lc 24,30-31).
In questa tua affermazione sono riassunte le motivazioni della tua incomprensione.Ma poi non capisco cosa c'entra l'avvenimento di Gv 6 con l'ultima cena?
Giovanni racchiude il discorso eucaristico tutto nel capitolo 6 del suo vangelo. Se tieni presente che esso fu scritto verso la fine del primo secolo, puoi capire perché Giovanni non faccia dire a Gesù frasi casuali sul pane. In quel periodo le comunità cristiane compivano il rito dello spezzare il pane già da circa 70 anni, chi leggeva Giovanni capiva subito di cosa stava parlando. Per questo motivo Giovanni in tutto il suo vangelo non ha bisogno di descrivere il momento dell'istituzione dell'Eucaristia, come invece avevano fatto gli altri evangelisti. Anche oggi, qualsiasi cristiano che legge il capitolo 6 con fede nel Risorto, e celebra l'Eucaristia, si accorge subito di cosa sta parlando Giovanni. Non sta facendo una cronaca degli avvenimenti e dei detti di Gesù, come tu credi, sta facendo un insegnamento eucaristico alle comunità a cui si rivolge, che conoscevano bene quel rito, ma come te avevano dei dubbi sul suo vero significato, lo interpretavano in modo simbolico, spiritualizzato, come fai tu. Ecco perché Giovanni fa dire a Gesù:
"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (51) [....] se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita"(53),
proprio per richiamare il vero significato del rito eucaristico.
Siccome questo linguaggio è duro, è difficile, è strano, incomprensibile per la mentalità comune, molti discepoli, come voi oggi, se ne vanno, non ci credono. Addirittura Gesù dice anche ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?", evidentemente percepiva i loro dubbi, che sono anche i tuoi. Nota che nel brano viene evidenziato che uno dei Dodici tradisce, chi non mangia la carne e non beve il sangue tradisce. Ecco il riferimento all'ultima cena, quando Giuda se ne era andato a tradire Gesù.
Per mangiare e bere la carne ed il sangue, non è sufficiente fare un semplice pasto, ma occorre seguire Gesù. Il pasto ha la funzione di incorporare in Gesù, come ci insegna Paolo:
"il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Cor 10,16-17).
Chi è veramente incorporato in Gesù, perché veramente ha fede nel Risorto, non può che amare i propri fratelli essendo diventati tutti un unico corpo, il corpo di Cristo, ed in quel corpo ci sono anche tutti i bisognosi:
"In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,37-40).
In quel Corpo si è compiuto il sacrificio, che compiamo anche noi, perché mangiandone ne siamo in comunione. Ecco perché non ci possono essere simbolismi, il corpo risorto di Gesù non è simbolico, è reale. Gesù non ha istituito l'Eucaristia per ricordarsi di lui, ma per renderlo di nuovo presente, come aveva detto: "Io sono con voi tutti i giorni". Tutti i giorni si celebra l'Eucaristia, tutti i giorni abbiamo i bisognosi.
Certo sarebbe assurdo ricordarsi di mangiarlo, per questo motivo deve essere realmente presente nel Pane e nel Vino, perché quella cena non è un semplice ricordo di avvenimenti passati, ma la presenza qui ed ora di quegli avvenimenti. In quella cena ci si colloca fuori dal tempo, si entra nel tempo divino, nel quale sono presenti tutti i tempi della storia, fino alla parusia. Ecco perché per ben quattro volte nel capitolo 6 di Giovanni Gesù ripete: "lo resusciterò nell'ultimo giorno".Yeshùa disse che ogni volta che il credente mangia la cena deve farlo ricordandosi di lui. Ma ricordando cosa? Che lo sta mangiando e bevendo? Assurdo.
Nulla, nel Pane è già contenuto tutto il Padre, tutto il Figlio e tutto lo Spirito Santo. Nell'Eucaristia entriamo in comunione con la Trinità.Ti avevo anche chiesto, se con l'eucarestia faccio dimorare Yeshùa in me, per mezzo di cosa permetterò anche al Padre di farLo dimorare in me? Cos altro dovrei mangiarmi?
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Vittorio assurdo perché Yeshùa non era presente nel pane e nel vino quando spezzo il pane la prima volta perchè vivo e nemmeno la seconda volta perchè vivo e vegeto da risorto. Poi è asceso al cielo, ed io io sono il pane disceso dal cielo è paragonato alla manna nel deserto ma stavolta in senso diverso. Ormai sei un disco rotto , parli sempre delle stesse cose evitando altri ragionamenti.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Era presente proprio perché risorto, il Risorto non è più soggetto ai limiti dello spazio e del tempo, per questo motivo era presente nel pane dell'ultima cena, ed in tutti i Pani spezzati di tutte le eucaristie di tutti i luoghi e di tutti tempi.chelaveritàtrionfi ha scritto:Vittorio assurdo perché Yeshùa non era presente nel pane e nel vino quando spezzo il pane la prima volta perchè vivo e nemmeno la seconda volta perchè vivo e vegeto da risorto.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Mi verrebbe da dire: abominevole e contrario all’insegnamento di Yeshùa. Comunque, sto scrivendo una serie di studi sulla Cena del Signore. Appena pubblicati ne darò notizia.
Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Certo, Gianni, scrivi pure tutti gli studi che vuoi, ma senza la fede nel Risorto, gli studi non permettono di capire nulla.
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Proprio così, Vittorio. Tuo malgrado, hai centrato il punto: si tratta di fede, non di eucaristia.
Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv
Però dai , 65 pagine di catechismo sono troppe anche per un moderato democratico come me.




Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».