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Gianni, premesso che gli àngheloi esistono perché tutta la Scrittura ne parla, secondo me Lc 20:36 non ci dà molti elementi per stabilire la loro natura. Tu dici che il fatto che “i risuscitati saranno "come gli angeli" indica l’esistenza degli angeli”; l'esistenza si, ma non la natura
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Forse mi sbaglio, ma ho l'impressione che Yeshùa spesso si trovasse in difficoltà a farsi capire. Leggendo i Vangeli, mi sono fatto l'idea che lui si sforzasse di far comprendere certi concetti a uomini che erano figli del loro tempo (basta vedere quante volte dice "non capite"). Se avesse potuto parlare direttamente con Mosè, credo che il suo linguaggio sarebbe stato assai diverso. Questo vale anche per gli autori delle lettere delle SG, che parlavano anche a interlocutori provenienti dal paganesimo. Immaginiamo la situazione: Yeshùa era pervaso dallo spirito, che gli consentiva di avere una conoscenza e una comprensione delle cose molto più elevata di tutti i suoi interlocutori. Lui stesso dice a Nicodemo, che non riusciva a capirlo: “Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?” (Gv 3:12). Non poteva parlare chiaramente secondo la sua conoscenza, o nessuno lo avrebbe capito. Persino i suoi discepoli, che vivevano a contatto con lui, a volte facevano fatica a capirlo: “Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?” (Mr 8:17, cfr. Mr 4:13; 7:18; Gv 8:43).
Allora, secondo me molte sue parole devono essere lette tenendo conto di questo. I sadducei lo interrogano per metterlo alla prova, con un discorso logorroico e complicato sul matrimonio, e lui risponde loro in termini più chiari e concreti possibile: “alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli” (Mt 22:30, versetto parallelo), ossia non avranno bisogno di prender moglie, perché non avranno più un corpo fisico (come gli angeli). Luca aggiunge “neanche possono più morire”, a rimarcare il concetto di vita ultraterrena. Tutto ciò può provare senza ombra di dubbio che la natura dei malakim non è materiale, ma non che i malakin siano creature vere e proprie.
Prendiamo, ad esempio, quando parla di dodici legioni di angeli: “Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d'angeli?” (Mt 26:53). La λεγεών (leghèon), una legione, comprendeva 6000 unità; davvero dobbiamo prendere le sue parole letteralmente e pensare che, per soccorrerlo, il Padre gli avrebbe mandato più di 72000 angeli? Certamente ne sarebbe bastato uno! A me pare che anche qui il suo parlare sia decisamente concreto e iperbolico, atto a rendere chiaro un messaggio: "se lo volessi, il Padre mi soccorrerebbe all'istante". Yeshùa, con il discorso sulle "dodici legioni", esalta la sua messianicità e la sua rilevanza e ferma i suoi dal ribellarsi alla sua cattura, facendo loro capire che ciò che accade è conforme al volere di Dio. Il numero 12, tra l'altro, è decisamente ricorrente.
Se dovessi pensare ad un malach, non penserei ad un personaggio dai riccioli d'oro con la tunica bianca e le ali
![Ha ha :))](./images/smilies/21.gif)
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