Maria Grazia Lazzara ha scritto: ↑mercoledì 13 settembre 2023, 23:05
Chi legge deve usare il proprio cervello e vedere sè questa conclusione può reggere .
Galuppi ha fatto un'ottima analisi.
In particolare ricorda che:
"satàn" (שָׂטָן)
non è un nome proprio ma un nome comune e significa "avversario".
Non è un nome proprio, l'ha sottolineato più e più volte.
Il problema dell' "usare il proprio cervello", come dici tu, è che come lo usi tu significa far coincidere il testo con le proprie idee, perchè se non coincide non ti piace e quel testo 'non può' dire cose diverse da quelle che tu riterresti giusto che dicesse.
Il fatto è che sei figlia di una civiltà e di una educazione e cultura che non ha niente a che spartire con quella cività, educazione e cultura. Questo senza contare la differenza di epoca.
Tu chiami ragionare il fatto di 'giudicare' mentre si legge, e quindi se 'non mi piace' non può essere così, non può essere che dica esattamente questo, perchè poi, nei tuoi parametri resteresti completamente spiazzata.
Allora così non si capisce, e non si capirà mai non tanto e non solo cosa quel testo vuol dire ma come pensava chi lo ha scritto.
Il punto cruciale è che il pensiero di chi lo ha scritto viene prima dello scritto, molto, ma molto prima.
Lo scritto non è stato 'dettato' da dio e poi tutti dovevano pensare in quel modo, non è un 'istruzione' di pensiero, ma una rappresentazione di un pensiero che non deriva dalla lettura di quel testo, ma esisteva prima ed ha prodotto il testo.
Quindi la sensazione di scandalo, orrore ed errore per il fatto che " il satana ebraico potrebbe essere una vera e propria manifestazione dell volontà di Dio" ce la si deve togliere, altrimenti è un paio di occhiali colorati sul naso.
Nessuna civiltà antica ha mai concepito il dio buonino come l'orso yogi al quale la nostra è stata educata.
Da dio provengono il bene e il male non è una idea solo ebraica.
Tutt'al più potrai dire che non sei d'accordo e non ti piace, e improvvisamente per te questo testo sarà meno sacro e anche un poco sbagliato, ma non è che perchè non ti piace che non può essere invece proprio l'idea che sottostà a "quel" testo ed alla luce della quale quindi diventa obbligo leggerlo.
E questo è il normale atteggiamento di studio e non fideistico che si dovrebbe avere.
Esiste un midrash che racconta più o meno così:
Miriam, Aronne ed altri ad un certo punto chiamano da parte Mosè, e gli dicono:
Senti, ma questa storia che vai sul monte e parli con dio, anche basta, non serve, a noi va benissimo che le leggi ce le dai tu.
E Mosè risponde: No, perchè so che se dirò che sono stato io a stabilirle non le seguiranno, e siccome io voglio che le seguano mi sento più sicuro così, voglio che le seguano per paura.
In quasi tutte le civiltà dio non è mai stato visto come un orso yogi tanto buonino, ma era qualcosa di cui si aveva paura, si doveva avere paura, proprio perchè a dio si faceva risalire tutto il mondo visibile agli occhi, quindi da lui provenivano il bene e il male, la buona sorte come la catastrofe, esattamente come si vedeva nel rapporto con la natura: la siccità, la carestia, la malattia, il terremoto, le inondazioni etc.
Anche questi sono nemici ed ostacoli.
Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.
Questo non è una gran rivelazione biblica, lo trovi anche altrove. Quindi, fra l'altro, era una idea anche piuttosto condivisa e soprattutto realista. Era accettato come un dato di fatto.
Il problema non era come fosse o non fosse dio, il problema era come scansarsi al momento opportuno.
L'ebraismo fa parte a pieno titolo di questi pensieri che vengono chiamati non-dualisti.
Allora in un pensiero non dualista tutto, ma proprio tutto, è voluto da dio e non si muove foglia che dio non voglia.
Lo sottolineò anche Besasea, quando disse che tutto è voluto da dio, Mosè come lo scomodo Costantino.
Ricordo di un altro consulente ebraico, tantissimo tempo fa che lessi dire:
nell'ebraismo la piaga non è male, è bene.
E a questo punto non è difficile capire che valga anche per l'ostacolo e il nemico.
Dio in queste culture non è qualcuno che ti fa stare tranquillo, non è propriamente la mammina protettiva.
La grande invenzione del pensiero ebraico è l'idea del patto: Israele è legata a dio con un patto.
Un patto è bilaterale ed è qualcosa attraverso il quale si vincola l'altro, quindi anche dio è posto sotto patto.
Perciò in questo tipo di pensero la visione di ciò che è satàn che Galuppi indica possibile è coerente.
Poi ti può non piacere, infatti a molti questi pensieri non dualisti non piacciono, e in tal caso non resta che cambiare libro sacro (il problema diventerebbe reperirli perchè è un pensiero quanto mai diffuso nella più parte delle religioni
).
Diventa un problema però se quando si studia ci si mette a giudicare, perchè a quel punto non si vede più cosa c'è, ma si comincia a cercare di cancellare ciò che non piace ed interpretare secondo ciò che piace.
Il giudizio dopo. Dopo aver capito come funziona.
A me i pensieri non dualistici non dispiacciono, presentano meno problemi di discrepanza con i reale, hanno più i piedi per terra.
Invece, riguardo a Giobbe, stando a ciò che ho scritto nel post precedente ...
Nel mio pensiero il Libro di Giobbe è come una 'situation commedy', in cui viene, appunto, creata una situazione al fine di indurre delle riflessioni e di ... comunicare qualcosa senza dirlo.
Colui che viene 'messo alla prova' solo apparentemente è Giobbe (e in questo 'inganno, trappola' sta il satàn: questo per me propriamente significa fare il satàn), in maniera invece non dichiarata lo sono i suoi amici, e più di tutti i lettore. In questo senso il satàn in questa situazione è una 'azione divina'
, a compierla è lo scrittore.
... ben poche sono le deduzioni teologiche che permette. In ogni caso le deduzioni di Galuppi sono correttamente fatte e servono non ad essere d'accordo o meno ma stanno in un corretto processo di individuazione del pensiero biblico.
In Giobbe l'autore del testo ha costruito quello che si chiama uno 'specchio'. Il lettore è infatti contemporanemente sia il satana che Giobbe che gli amici di Giobbe, poichè sia pensa che sia facile lodare dio nella buona sorte, sia si sente un giusto e, casomai, se colpito, senz'altro ingiustamente (trovarsi pecche: sia mai!) , sia pensa della cattiva sorte altrui che sia per colpa giusto per trovare una scusa per sbarazzarsi del prossimo (e quindi col cavolo che è solidale e aiuta). Lo scrittore prende questi comuni tre atteggiamenti, che sono complementari e spesso tutti presenti nella stessa persona, e li dispiega in una trama di parti e personaggi affinchè possa essere visti separatamente e possa rendersi consapevole la loro dinamica.
Giobbe però rispecchia in pieno il pensiero biblico, quando subito commenta: dio ha dato, dio ha tolto; che è una affermazione speculare a "faccio il bene e provoco la sciagura", e Giobbe infatti lo sa.
Il bello è che Giobbe non è una storia prettamente biblica, è un topos letterario pregresso, e sarebbe interessante poter leggere l'originale: facilmente ci si potrebbe ritrovare lo stesso tipo di pensiero.
Quanto agli angeli, aridaje. Non è pensiero ebraico che gli angeli siano 'creature' (quindi nemmeno il satan) e che le schiere presenti in genesi siano di 'angeli', ma il passo si riferisce ad astri e stelle.
Quindi niente angeli nella creazione. Questa è un'idea che appartiene ad altri che cercano di inserirla nell'interpretazione ma non c'è.
Bgaluppi scrive:
Possibile che il Dio infinitamente buono, misericordioso e giusto crei avversità e tenebra?
Il fatto è che in questi pensieri antichi c'è molta poca o molta meno 'teologia', almeno dei greci, tanto per dire. Fanno anche poca teodicea, cioè non cercano di 'giustificare' dio di fronte allo stato delle cose.
Prendono il dato di fatto reale.
Basti pensare a come sia facile oggi dire: "Non è possibile credere in dio perchè fa morire bambini innocenti nei terremoti quindi cade l'attributo della bontà e anche quello dell'onnipotenza".
E' una cosa facilissima asserire con prove che un dio tanto buonino come l'orso yogi non può esistere.
Anticamente invece si credeva in dio molto più facilmente ma, appunto, l'idea era molto più realistica.
E tutto sommato considerare l'ostacolo come qualcosa posto da Dio per essere superato è allo stesso tempo un pensiero moooolto più ottimistico del dio buonino come l'orso yogi.