Passo ora a cercare di interpretare, così come io l'ho inteso, tale passo:
Anzitutto si noti che colui che scrive dichiara testualmente: "Ma se uno è assalito dalle tentazioni, non deve dire: «È Dio che mi tenta»". Si possono fare diverse ipotesi e constatare diverse opzioni. Colui che scrive probabilmente si sta rivolgendo ai fedeli intimandogli di non attribuire a Dio la tentazione che, avendo raggiunto un certo grado di maturazione nella persona stessa, sta per indurlo al peccato e quindi lo fa attraverso espressioni che i più conoscono e sono a loro maggiormente familiari. Ma se colui che si rivolge al pubblico attribuisse al "Dio" qui inteso il solo lato positivo di questo ovvero il Bene, come se nella metafora del Sole io identificassi in questo il solo portatore del calore, dell'energia e dell'abbondanza (e quindi solo una parte anzichè il tutto) anzichè vederci in esso anche il precursore della siccità e della carestia? E' un ipotesi forse ai più un po' eretica ma che potrebbe avere anche senso. Traducendolo nella nostra concezione diverebbe: "Ma se uno è assalito dalle tentazioni, non deve dire: «E' il Dio (Bontà) che mi tenta«; perchè il Bene non può essere tentato dal male (preceduto dalla tentazione) ed Il Bene non tenta nessuno". A noi pare ovvio e scontato perchè noi possediamo un certo livello di istruzione attraverso il quale noi abbiamo bene a mente i principi di identità e di non contraddizione tuttavia il pubblico qui inteso non possedeva la stessa cultura e il biblista doveva esprimersi con termini comprensibili affinchè i più potessero capire. Il Bene è identificabile dagli ebrei in Dio per cui qui si rivolge al bene come Dio perchè questa è una delle innumerevoli qualità di Dio stesso.Beato l’uomo che resiste alle tentazioni: dopo aver superato la prova, egli riceverà in dono quella vita eterna che Dio ha promesso a coloro che lo amano. Ma se uno è assalito dalle tentazioni, non deve dire: «È Dio che mi tenta»: perché Dio non può essere tentato dal male ed egli non tenta nessuno. Gc 1:12-13