LuigiS ha scritto: ↑sabato 13 maggio 2023, 9:58
Shay ha scritto: ↑sabato 13 maggio 2023, 0:45
La risposta di Besasea fu pressappoco questa: se leggi il testo vocalizzato וְלֹ֥א יָסָֽפוּ questa espressione ti appare oscura. Se lo leggi normalmente come hai imparato a scuola, senza i segni vocalici, allora lo leggerai יספו (vocalizzato yasufu), allora tutto torna. "Il vero testo è quello scritto. Quello orale serve solo per creare problemi". Parola di Besasea.
Nell'ultima frase mi sarei aspettato il contrario, intendo cioè che mi sarei aspettato: "Il vero testo è quello orale. Quello scritto serve solo per creare problemi", ha (lei Shay) sbagliato a scrivere o Besàseà ha detto come lei ha scritto?
C'è oralità e oralità. In questo caso "orale" si riferisce al masoretico in quanto indica una ed una sola 'vocalizzazione' (la vocalizzazione è una cosa che avviene per via 'orale' e 'auditiva' ovvero non puoi comunque fare a meno di 'sentirla').
La vocalizzazione può essere deviante, ma a me che me ne importa? se il mio scopo è cantillare e memorizzare in modo da poter comunque riscrivere il testo in modo esatto, testo al quale poi toglierò teamim e niqqudot ritrovandomi con il famoso testo che poi posso di nuovo leggere vocalizzando liberamente come mi è più connaturale.
L'IPA traduce ogni lettera di un alfabeto nella sua esatta pronuncia, che è orale-auditiva (pronuncia-ascolto), eppure l'IPA è fatto di segni scritti, ma ha un preciso riferimento alla oralità.
Prendiamo un'altra lingua, p.e. il tibetano:
se io dico "la rossa" in un ambiente in cui è presente un vassoio di mele, sto intendendo "la mela" o, fra tutte quelle mele quella più rossa.
Il fatto è che quando scrivono non sentono a volte proprio nessunissimo bisogno di maggiori specifiche.
Per cui uno legge "la rossa" ma se non conosce al punto di poter 'visualizzare' con sufficiente precisione l'ambiente in cui sono state pronunciate le parole, o non capisce di cosa si parli, oppure capisce fischi per fiaschi. Una mela per loro ha cento modi in cui poter essere chiamata e così tutto il resto. Provate ad immaginare che testi vengono fuori per iscritto.
L'oralità è fatta di tante cose. Quando si parla di trasmissione orale, non si parla di mera 'oralità' ma di qualcosa di molto più articolato e composto da molti aspetti comunicativi in cui una prassi di ripetizione di un testo a memoria, una cantillazione, oppure una lettura ad alta voce, è solo un minimo aspetto. Più o meno per questo io uso più volentieri l'espressione 'trasmissione diretta' perchè comprende una ampia serie di forme comunicative. Le parole vengono anche usate come mero promemoria - segno - che notoriamente per i parlanti allude a concetti assai complessi ed articolati.
Anche assegnare delle pratiche con voti è comunicazione: fa questo, secondo queste regole, significa che ciò che ti voglio comunicare è ciò che potrai desumere dopo aver fatto l'esperienza. Dopo la comprensione delle parole sarà variata. Quindi, se ne riparlerà dopo, se ci sarà ancora bisogno di parlare.
Le parole possiedono una loro limitatezza intrinseca, figuriamoci gli scritti che quanto più spesso solo giusto un fogliettino di appunti.
La parola "orale" significa tante cose e di volta in volta bisogna capire a quale o quali aspetti si riferisce.