Gianni ha scritto: ↑venerdì 5 maggio 2023, 3:52
Tornando alla parola di Dio, mi pare un assurdo voler andare oltre il termine lògos/davàr. Siccome però tu insisti a parlare di mente, di energia mentale e intelligente, di pensiero, di spirito (rùakh, pnèuma), tirando in ballo anche nùn, mi sento obbligato a riportare la discussione nei suoi binari con un semplice dato di fatto: Giovanni non parla nel suo prologo né di pnèuma né di nùn. Lui parla unicamente di lògos. Se avesse voluto parlare di mente o altro, i termini greci li aveva a disposizione. Per cui:
Prima di tutto atteniamoci al testo, parlando di lògos.
In secondo luogo, non abbiamo assolutamente bisogno di fare ipotesi speculative sul lògos, perché abbiamo una via più diretta e certamente sicura: esaminare tutti i passi in cui Giovanni usa il termine. Questo non cambia di significato, riamane sempre quello che è: parola di Dio.
Abbiamo anche altri passi:
Salmi 33:6
I cieli furono fatti dalla parola del SIGNORE,
e tutto il loro esercito dal
soffio della sua bocca.
Salmi 33:9
Poich'egli parlò, e la cosa fu;
egli comandò e la cosa apparve.
Abbiamo anche questo
Proverbi 3,19
Con la
saggezza il SIGNORE fondò la terra,
e con
l'intelligenza rese stabili i cieli.
Come dice Mariagrazia se all'inizio Dio ha dotato l'uomo di ciò vuol dire che per primo ciò è anche del creatore pur non sapendo come è fatta tale sapienza e intelligenza per interezza che è più grande del cielo e della terra.
quando Giovanni apre il suo Vangelo parlando del lògos, fa riferimento ad una concezione che era patrimonio della fede giudaica, spiegando in cosa consiste e tracciandone la parabola dal suo inizio fino a Yeshùa. L’apostolo non enuncia novità assolute, ma integra l’interpretazione ortodossa del giudaismo del suo tempo in merito alla parola-lògos di Dio, continuando su quella scia per spiegarla alla luce dell’evento concernente la persona di Yeshùa di Nazaret.
Questa non è che un
ipotesi su ciò che credevano a quel tempo. Chi lo dice per esempio che non credevano nell'esistenza degli angeli celesti?
Infine, riportando tra virgolette "kai logos en ho theos" tu commetti un falso. Il testo originale recita “kài theòs èn o lògos” (καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος).
Il senso determinato "la parola era il Dio" è una tua invenzione.
Se ho scritto "kai logos en ho theos" ho sbagliato. Il testo dice "kai theos en o logos". Ho solo detto che l'articolo determinativo prima di theos
potrebbe (ipotesi, non certezza) potrebbe essere sottinteso.
Es.
Giovanni 1,49: ἀπεκρίθη αὐτῷ Ναθαναήλ Ῥαββεί, σὺ εἶ ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ,
σὺ βασιλεὺς εἶ τοῦ Ἰσραήλ.
Nota la differenza tra le due costruzioni all'interno di Giovanni 1,49:
σὺ
εἶ ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ
E
σὺ
βασιλεὺς εἶ τοῦ Ἰσραήλ.
Prendiamo l'antitrinitaria TNM1987 versione italiana: Natanaele gli rispose: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio,+ tu sei
il Re+ d’Israele”.
Anche la versione italiana del 2017 mantiene l'articolo. E aggiungo anche che nei
manoscritti p66 א abbiamo un ordine differente εἶ
ὁ βασιλεὺς
Matteo 23,10
μηδὲ κληθῆτε καθηγηταί, ὅτι
καθηγητὴς ὑμῶν ἐστὶν εἷς ὁ χριστός·
TNM1987: Né siate chiamati ‘condottieri’,+ perché uno solo è
il vostro Condottiero,* il Cristo.
Stessa cosa la versione del 2017.
Il manoscritto א presenta invece quest'ordine:
εἷς γὰρ ὑμῶν
ἐστιν ὁ καθηγητὴς
Giacomo 2,19
Tischendorf
σὺ πιστεύεις ὅτι εἷς
ἐστιν ὁ θεός; καλῶς ποιεῖς· καὶ τὰ δαιμόνια πιστεύουσιν καὶ φρίσσουσιν.
Wescott e Hort
σὺ πιστεύεις ὅτι εἷς
θεὸς ἔστιν; καλῶς ποιεῖς· καὶ τὰ δαιμόνια πιστεύουσιν καὶ φρίσσουσιν.
Anche il manoscritto B ha quest'ordine εἷς θεός ἐστιν
Matteo 27,42
Westcott e Hort
Ἄλλους ἔσωσεν, ἑαυτὸν οὐ δύναται σῶσαι·
βασιλεὺς Ἰσραήλ ἐστιν, καταβάτω νῦν ἀπὸ τοῦ σταυροῦ καὶ πιστεύσομεν ἐπ' αὐτόν.
TNM1987:Ha salvato altri; non può salvare se stesso! Egli è
il re+ d’Israele; scenda ora dal palo di tortura e noi gli crederemo.+
Anche la versione italiana del 2017 ha l'articolo determinativo
Ora il caso più eclatante che descrive la stessa cosa a ordine invertito:
Giovanni 8,12 Westcott e Hort
Πάλιν οὖν αὐτοῖς ἐλάλησεν [ὁ] Ἰησοῦς λέγων Ἐγώ
εἰμι τὸ φῶς τοῦ κόσμου· ὁ ἀκολουθῶν μοι οὐ μὴ περιπατήσῃ ἐν τῇ σκοτίᾳ, ἀλλ' ἕξει τὸ φῶς τῆς ζωῆς.
Giovanni 9,5 Westcott e Hort
ὅταν ἐν τῷ κόσμῳ ὦ,
φῶς εἰμὶ τοῦ κόσμου.
TNM1987-Giovanni 9,5: Finché sono nel mondo, io sono
la luce del mondo”.+
Stessa cosa la versione del 2017.
Le versioni inglesi del 1987 e del 2017 hanno "I am the world’s light.”+
Alla luce di questi versetti ipotizzare che anche in Giovanni 1,1c è così non è affatto un invenzione campata per aria
n Gv 1:1 ci sono tre frasi e in tutte e tre il soggetto è il lògos. È questo che era in principio, che era pròs il Dio e che era Dio.
Se dico la parola espressa di Tizio è
in/conforme a Tizio e la parola espressa di Tizio è Tizio (determinato) sto dicendo appunto che la manifestazione di Tizio è Tizio stesso. Del resto la sua parola espressa è in/conforme a lui.
Tizio e la sua parola espressa è un tutt'uno inscindibile. Questo anche se il soggetto è sempre la parola espressa di Tizio.
Per Dio la parola espressa (il soggetto) di Dio è
in/conforme a a Dio e la parola espressa di Dio è Dio (determinato) perché Dio è parola. La
manifestazione di Dio nel creare
è Dio stesso in agire. La parola espressa (soggetto) di Dio e Dio è un tutt'uno inscindibile. La parola espressa di Dio
è ciò che Dio stesso è perché la parola è pros/in/conforme a. La parola essendo in lui è la natura stessa di Dio e pertanto Dio stesso.
Se traduci "la parola era un theos", fai della parola un dio minore. In Israele vigeva il monoteismo, non la monolatria!
Anche
una parte del tardo ebraismo era monolatra in quanto ammetteva l'esistenza di spiriti celesti al servizio di Dio. Come si può escludere che Giovanni e la prima comunità ebraico-messianica aderivano anche loro a questo? Dovremmo intervistare Giovanni per sapere
cosa esattamente aveva in testa ma sfortunatamente è impossibile intervistarlo perché ci separano 2000 anni. Si possono pertanto solo fare
ipotesi che
rimarranno tali almeno fino alla fine dei tempi. Si può ipotizzare che Giovanni era un ebreo monolatra oppure un ebreo strettamente monoteista (esiste un solo spirito) dove la parola parlata era divina ma non Dio stesso. Si può ipotizzare anche che Giovanni credeva che la parola parlata di Dio era lo stesso Dio in azione (dire che la parola espressa di Dio è un tutt'uno con Dio perché sono la stessa cosa non vuol dire che ci sono due dei).
Sono e rimarranno solo ipotesi al momento e un ipotesi piuttosto che un altra non farà di Giovanni meno ebreo degli altri perché l'ebraismo non è mai stato in termini dottrinali un unico blocco uguale.
Ti ripeto che al momento l'unica possibilità che abbiamo di capire
qual'è il senso più probabile di "kai theos en ho logos" è quello di
studiare attentamente il contesto immediato del prologo e quello biblico generale. È il contesto che deve orientare a cercare di capire Giovanni 1,1c