Tu rilevi che “per i libri sapienziali il logos è personificazione (come se fosse una persona ma non è una persona) della sapienza”, e citi tra l’altro Pr 8 e Gb 28. Ma siamo sicuri che qui “il logos è personificazione della sapienza”? So benissimo che molti esegeti la vedono così, ma - a ben vedere - in Pr 8 è una donna a impersonare la sapienza. Ai vv. 22-25 la sapienza dice di essere stata partorita prima della creazione e al v. 27 dice si essere stata accanto a Dio mentre Lui predisponeva i cieli, come fosse un’artefice (v. 30). È ovvio che siamo di fronte ad una allegoria, ma la sapienza non va confusa con il lògos. Oltretutto, il davàr (דָבָר), “parola”, in ebraico è maschile (come il lògos greco), mentre la khochmàh (חָכְמָה), “sapienza”, in ebraico è femminile (come la sofìa greca).
Anche in Gv 1:1-3 il lògos mantiene la concretezza della parola parlata. Il lògos non è mai nella Bibbia un’entità a sé stante. La parola-lògos rimanda sempre a chi la dice. L’essenza della parola non consiste nel vocabolo come tale, ma nel rapporto concreto con chi parla.
Ho delle perplessità quando dici che il termine lògos assume nuovi significati incontrando la cultura semitica. Prima di tutto, la cultura greca non fu mai minimamente influenzata dalla cultura semitica, men che mai da quella ebraica (non dimenticare come l’ebreo Paolo fu trattato ad Atene dai filosofi greci: come un ciarlatano). Quanto alla cultura, avvenne invece esattamente il contrario. Si pensi alla filosofia. Gli ebrei, molto concreti, non amavano affatto ragionare in astratto. Vedi, ad esempio, il caso della sapienza di Pr 8: i greci scrissero interi trattati sulla sofìa; per gli ebrei, molto più pratici, era una donna (nota la concretizzazione) che agiva, esortava, invitava. Fu con la conquista della Palestina da parte di Alessandro Magno che gli ebrei vennero in contatto con la filosofia greca. Novità assoluta per loro, ne furono affascinati. E l’ebraismo vi rivestì di una veste ellenica.
Manteniamoci però sul lògos giovanneo.
In merito a Gv 1:1 hai colto il punto chiave, Naza: Giovanni fa riferimento alla LXX, che era la versione della Bibbia ebraica usata dalla prima chiesa. Egli si richiama a Gn 1:1 usando la stessa identica espressione (ἐν ἀρχῇ).
Riguardo a pròs (πρὸς) hai citato vocabolario e grammatica, da cui non si può prescindere, ma non possiamo fermarci lì. La traduzione “presso” ha l’appoggio di Girolamo che lo tradusse col latino apud.
Se ci atteniamo alla grammatica greca, πρός (pròs) + accusativo (che è la costruzione nel nostro passo) può indicare:
- Determinazione di direzione: “verso” (esempio: “verso casa”);
- Approssimazione temporale: “verso” (esempio: “verso sera”);
- Determinazione di confronto: “in confronto a” (esempio: “in confronto [πρὸς] al padre”);
- Per indicare conformità o modo (esempio: “secondo [πρὸς] le forze”).
Quale di questi quattro sensi dare al πρός (pròs) + accusativo dell’incipit giovanneo?
Possiamo sicuramente escludere l’approssimazione temporale; sebbene la pericope inizi con “in principio”, il lògos non denota alcuna indicazione di tempo. La determinazione di confronto (“in confronto a”) richiederebbe qualcosa in più che un semplice “era”. Se facciamo l’esempio “in confronto [πρὸς] al padre”, possiamo anche dire “in confronto [πρὸς] al padre era”, ma poi ci si aspetta un seguito, come “era più alto” o “era più intelligente” oppure “era calmo”. Nel nostro passo manca il termine di confronto. Rimangono quindi due possibilità:
- Determinazione di direzione: “verso” (esempio: “verso casa”);
- Indicazione di conformità o modo (esempio: “secondo [πρὸς] le forze”).
La prima è scelta dall’interlineare curata da P. Beretta delle Edizioni San Paolo. La seconda dall’interlineare di Armando Vianello, che traduce il pròs con “conforme”. Nel primo caso avremmo che la parola era rivolta verso Dio, nel secondo che era conforme a Dio. Per il momento possiamo osservare che se accettiamo il primo, la parola sarebbe un’entità a sé stante rivolta verso Dio; nel secondo sarebbe qualcosa di conforme a Dio. Dobbiamo quindi proseguire la nostra indagine.
Caro Naza, avevi iniziato dicendo: “Mizzica Gianni... mi devi fare impegnare”. Ora hai visto quanto. E abbiamo solamente posto le basi minime.
