A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Vado subito al punto:
alcuni traducono il famoso "Io sono colui che sono", altri "sarò quel che sarò";
Se proponessi qualcosa come "sono ciò che diventerò" sarebbe grammaticalmente ed etimologicamente accettabile? Il concetto di 'divenire' è incluso nei significati della radice che forma la parola ehyeh ?
alcuni traducono il famoso "Io sono colui che sono", altri "sarò quel che sarò";
Se proponessi qualcosa come "sono ciò che diventerò" sarebbe grammaticalmente ed etimologicamente accettabile? Il concetto di 'divenire' è incluso nei significati della radice che forma la parola ehyeh ?
- Gianni
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Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Sì, il senso di divenire è incluso. Quanto al futuro, non farti ingannare. In alcune grammatiche è chiamato futuro, in altre imperfetto, ma questi termini non hanno nulla a che fare con i tempi come noi li conosciamo. Il termine indica un’azione non compiuta, che può essere nel passato, nel presente o nel futuro. Per capirci: ero (nel passato = continuavo ad essere); sono (ora = continuo a essere); sarò (futuro = continuerò ad essere). In ogni caso si tratta di azione non terminata. Il tempo in italiano lo decide il traduttore in base al contesto. Personalmente tradurrei “colui che è”. Nella Settanta greca si ha “l’essente”.
Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Si, ho visto come sono fatti i 'tempi verbali' nell'ebraico ... stavo decidendo se e quanto studiarlo e per causa di ciò ho deciso che
ma per questo ho pensato che forse si poteva usare anche un presente ed un futuro.
In pratica viene reso l' "essere" (che per noi è un concetto statico, compiuto") in una azione non compiuta. Allora anche al presente, io sono ciò che divento, potrebbe andare. Certo tradurre così conferisce una impronta concettuale (il divenire prima di Eraclito).
ma per questo ho pensato che forse si poteva usare anche un presente ed un futuro.
In pratica viene reso l' "essere" (che per noi è un concetto statico, compiuto") in una azione non compiuta. Allora anche al presente, io sono ciò che divento, potrebbe andare. Certo tradurre così conferisce una impronta concettuale (il divenire prima di Eraclito).
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Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
AEnim, se tieni conto che a Mosè che voleva sapere il suo nome Dio non lo rivelò, oltre a "io sono colui che sono" si può dare al tetragramma (quando è pronunciato da Dio) la sfumatura di "io sono chi sono", meglio ancora "sarò chi sarò". Per dirla tutta, si potrebbe anche intendere implicitamente perfino "io sono chi mi pare". Per secoli gli ebrei avevano chiamato Dio "colui che è" (Yhvh). Ora Mosè vorrebbe sapere il suo nome. E cosa cambia? Nulla. Dovevano continuare a chiamarlo "colui che è" (Yhvh).
Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
In effetti lo si legge così. Una risposta 'piccata'
Ti domando solo un'altra cosa:
"io sono ciò che esiste" si potrebbe tradurre? O ci sarebbe qualcosa in contrario dal punto di vistra grammaticale? asher deve essere per forza un 'colui'?
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Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Ashèr non vuol dire "colui" ma "colui che"; è un relativo. E non puoi dare due significati diversi allo stesso verbo nella stessa frase. Se vuoi usare l'italiano "esistere", come potresti usarlo al posto di "io sono"? Puoi dire "io esisto", ma non "io esito colui che esiste"!
Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Bene, così ci siamo proprio tolti tutte le curiosità/piccoli-dubbi. Grazie
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Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Jack Miles nel libro "Dio una biografia" propone come traduzione il termine "essendo".
Mi piace l' uso del gerundio che trametta una dinamicità, un qualcosa che non ha ne inizio ne fine ma è un incessante divenire.
Può essere accettabile una tale traduzione?
Grazie per le eventuali risposte.
Mi piace l' uso del gerundio che trametta una dinamicità, un qualcosa che non ha ne inizio ne fine ma è un incessante divenire.
Può essere accettabile una tale traduzione?
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Re: A proposito della traduzione di ehyeh ʾašer ʾehyeh
Può essere adatto in italiano, ma il gerundio non esiste né in ebraico né in greco; al loro posto si usa il participio. In greco la LXX usa una magnifica espressione: ὁ ὤν (o òn), "l'essente".
Es 3:14: "Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono»".
Ἐγώ εἰμι ὁ ὤν
Egò eimi o òn
Io sono l'essente
Se "essendo" tramette dinamicità, "l'essente" trasmette la dinamicità eterna che solo Uno ha.
Es 3:14: "Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono»".
Ἐγώ εἰμι ὁ ὤν
Egò eimi o òn
Io sono l'essente
Se "essendo" tramette dinamicità, "l'essente" trasmette la dinamicità eterna che solo Uno ha.