Filippesi 2:5-7

chelaveritàtrionfi
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Caro Gianni :D io mi appassiono in cio che mi piace studiare. Mi appassiona studiare la bibbia .Durante la settimana non riesco a farlo sempre perchè purtroppo la vita è fatta di lavoro e ci sono lavori dove devi studiare e fare corsi in continuazione. Riguardo Scienze Bibliche, credo che per arrivare a studiare la scrittura con certa profondità bisogna partire dalla lingua originale e se non sei ebreo o non inizi molto presto a studiare ebraico anche andando in Israele, per esempio, a perfezionare la lingua come hai fatto tu, continui confronti con studiosi ebrei ecc.. quindi dedicandovi la vita, credo si possa fare molto poco in questo senso. Sicuramente tramite vie traverse puoi riuscire a fare importanti studi perchè non tutto ciò che è tradotto in italiano è errato... anzi tanto è scritto bene perchè non puoi stravolgere completamente una scrittura.A limite puoi spostare qualche virgola , cambiare qualche lettera come "sabati" che diventa "sabato", cambiare qualche verbo ecc.. ed infine nella peggiore delle ipotesi aggiungere qualche frase. Ma prima o poi arriverà quello che sgama il tarocco. In ogni caso non leggendo dall'ebraico ti perdi buona parte della scena (l ho capito dagli scritti di Noiman e non solo)
Riguardo alla mia analisi , sarà per qualcosa che ho di personale oppure sarà per il percorso di studi intrapreso(ho studiato scienze statistiche ....ma credo che ho battuto il record mondiale di permanenza all'università :D ...quando si vogliono fare troppe cose) quindi l'influenza della matematica e del metodo scientifico in generale non lo so,
però mi sembra l'unico modo di procedere che possa portare a delle soluzioni. Ma premetto che non perchè si usano questi metodi si arriva sempre alla soluzione o alla verità.... anzi. Gli errori sono sempre alla porta!
Altri metodi? Se ci basiamo sull'intuito del giorno non credo possiamo andare lontano.
Sorrido quando , parlando del metodo di analisi, la gente inizia a dire "metodi umani". Questi tali devono dimostrarmi che altri metodi allora usare. Chiamare un metodo umano vuol dire che allora anche l'uomo può avere accesso a metodo divini. Caspita non lo sapevo che oltre alla mente umana possiamo ragionare in modo divino. Facciamo quindi i seri prima di dire schiocchezze. Siamo uomini e mente umana abbiamo. Tra i metodi umani ci sono quelli logichi , razionali applicati con successo in ogni campo (la scienza non è tutta una ciofeca ma c'è quella buona ed i metodi di analisi sono stati elaborati nei secoli da menti geniali e dopo vari tentativi) e ci sono poi tutti gli altri come l'intuizione, l'estrazione casuale, il lancio della moneta ecc.. Vogliamo provare questi ? Bene.
Lanciamo una moneta 100 volte . Assegniamo a testa un evento A (ad esempio se Yeshùa è Dio o no) ed a croce l'evento B. Se esce più volte testa vince l'evento A.

Abbiamo scherzato un pò :D però mi sa che sulla bibbia ci sia poco da scherzare. Già è molto difficile comprendere tantissimi argomenti, poi se ci affidiamo all'intuizione o al lancio della moneta allora possiamo dire di tutto.

Peggio ancora c'è chi è convinto di essere ispirato alla comprensione della scrittura ... poi sul campo due o più presunti ispirati hanno idee diverse. Se queste persone si concentrassero a "respirare meglio" (ad esempio la respirazione diaframmatica lenta ha effetto rilassante) al cervello arriverebbe più ossigeno ed il livello di concentrazione aumenterebbe :D

Chiusa la parentesi sulle battute torniamo pure sull'argomento :D
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
chelaveritàtrionfi
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Riguardo a Paolo questo punto mi era sfuggito. Forse avevo letto altrove le sue origini romane.. mi sembrava di aver letto che PAolo fosse romano in tutto e per tutto.
La mia domanda su come avesse appreso era solo per mostrare che in ogni caso c'era una differenza con gli altri apostoli che vissero a stretto contatto con Yeshùa ma ciò non vuol dire che non avesse avuto la possibilità di apprendere la sana dottrina. Questa domanda era legata al discorso se in realtà ci sono anche scritti che mostrano "la sua visione" come sembra in alcuni contesti. Da qui si ritorna al punto di domandarsi se alcune cose che scrive, anche laddove non le dice, siano sue visioni dei fatti o fatti reali. Il suo modo di scrivere a volte non si riesce a capire tant'è che tutti questi intendimenti , diciamo la maggior parte, utilizzate dalle religioni per le loro dottrine, derivano dai suoi scritti.

Riguardo l'argomento "morfè", siamo sicuri che con quella frase Paolo ci sta dicendo che Yeshùa è Dio che si spoglia e diventa servo? Io non ce lo vedo che Dio si abbassa agli uomini ... Io ci vedo che Yeshùa per le sue capacità , per le sua completezza e perfezione poteva benissimo essere un dio tra gli uomini considerando ciò che era capace di fare e soprattutto essendo figlio di una donna (discendente di Adamo) e di Dio (figlio di Dio per eccellenza quindi). Invece non considerò se stesso come essere superiore agli uomini ma si mise al loro livello.

Se vogliamo procedere in altro modo non rimane che porre un'ipotesi e confutarla appunto col metodo della sostituzione. Se alla fine si arriva ad un "assurdo" l'ipotesi è da scartare. Ma credo che sono anni che si procede in questo modo, soprattutto tu Gianni l ho hai proposto diverse volte. Appena viene mostrato su tanti versetti che effettivamente il discorso torna in modo lineare senza arrangiamenti dottrinali, ecco che il religioso di turno non lo accetta e inizia la guerra dei versetti (due nomi a caso che poi era la stessa persona :D ....ma anche altri qui e tutti i religiosi)
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Antonino
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Antonino »

Buongiorno! :D
Finalmente ho un po' di tempo a disposizione, per potermi concentrare meglio su questa (bella) discussione iniziata due mesi fa!
Un breve riassunto per chi legge soltanto adesso è doveroso vista la lunga sfilza di interventi che sarebbe impossibile da rileggere tutti quanti :shock: .........
Premetto che con vero piacere non pensavo si potesse raggiungere una così alta adesione di risposte e letture, sintomo che l'argomento è di alto interesse per l'osservatorio (uditorio su un forum stona :lol: ).
Voglio ribadire che la mia osservazione e consecutiva discussione, nasce da una leggera affermazione fatta da Gianni in un suo studio sulla presunta divinità di Yeshùa.
La frase in questione è la seguente:
Gianni ha scritto:Com’è già stato fatto osservare, abbiamo un particolare dizionario biblico ebraico-greco privilegiato: è la traduzione greca LXX (Settanta) delle Scritture Ebraiche, la stessa usata dai discepoli di Yeshùa. Andando a cercare quella parola greca (morfè, μορφῇ) nella LXX possiamo scoprire la parola ebraica che fu tradotta in greco morfè; si capirà così cosa significa davvero quella parola che viene tradotta solitamente “forma”.
Questa parola equivale all’ebraico דמות (demùt) e significa “immagine”. Questa parola non è mai usata per indicare sostanza o natura.
Ho ampiamente dimostrato che quanto esposto da Gianni non ha riscontro tra le due versioni. Ovvero le scritture Ebraico/Aramaico, non hanno nessuna compatibilità diretta tra morphè e demuwth.
Meglio ancora, per essere più precisi:
Quando nelle scritture Ebraico/Aramaico, incontriamo la parola: דְּמוּת (dĕmuwth), questi non viene MAI tradotta nella versione greca dei LXX con il vocabolo: μορφή (morphe).
Nelle prime battute della discussione questo dato oggettivo emerge chiaro e inconfutabile!
A sua difesa Gianni ha riportato una traduzione moderna in ebraico sul passo di Filippesi, dove effettivamente la morphe greca viene tradotta con demuwth!
Facendo questo secondo me ha commesso due errori madornali:
1)una traduzione moderna è suscettibile ad influenze dottrinali come tutte le alte traduzioni. Quindi per quale motivo dobbiamo ritenere attendibile tale moderna traduzione a discapito della solida struttura storica, ampiamente documentata dove non vi è traccia di tale comparazione, tra morphè e demuwth?

2) Affermando che la traduzione moderna sia corretta, in questo caso Gianni va in contraddizione con quanto ha scritto e riportato sopra, confermando che la versione dei LXX non ha tradotto MAI demuwth con morphè.

Ora, abbiamo da scegliere un bivio con due vie parallele ma opposte:

1) Ritenere quello che ha scritto Gianni, plausibile,sensato e corretto e procedere per questa strada.

2) Visionare i dati oggettivi i quali contraddicono ampiamente la dichiarazione scritta di Gianni sulla comparazione morphè e demuwth, cercando di inquadrare al meglio cosa Paolo intendesse quando rivolto ai Filippesi, scrisse quelle meravigliose e incoraggianti parole!

Personalmente ritengo la strada dei dati oggettivi e ampiamente dimostrati quella più sicura da percorrere, mostrando a noi stessi di avere la stessa attitudine degli abitanti di Berea!
Tengo a precisare che percorrere questa strada non significa affatto discostarsi totalmente da quanto magistralmente esposto i vari interventi dal Prof. Gianni! Ma tutti quanti sappiamo e siamo coscienti di non essere infallibili e Gianni, sono sicuro, che di fronte all'oggettività inconfutabile dei fatti non può che stimolarsi di fronte alla nuova sfida facendo crollare in se stesso un muro che è in ognuno di noi! Muro che si fortifica con la calce delle certezze e i mattoni della personale infallibilità, più o meno conscia che sia! :arrow:

Gianni nel suo ultimo intervento, rivolto a me scrive:
Gianni ha scritto:Caro Antonino, io ti ho invitato a dare un senso alla parola greca morfè, provando a tradurla. Quando ho detto che nel tuo tentativo di traduzione devi rispettare l’armonia con il contesto e con l’intesa Sacra Scrittura, intendevo dire proprio Sacra Scrittura, non le sue interpretazioni. Siccome nel passo di Flp si parla della relazione tra Yeshùa e Dio, non possiamo non tenere conto di due verità attestate dalla Bibbia:
1. Dio e uno e unico, superiore a chiunque.
2. Yeshùa è sottomesso a Dio e sempre lo sarà.
La sfida è ardua e premetto che non mi discosto dai due punti che Gianni ha evidenziato! Ma indubbiamente non si può forzare la mano sui dati oggettivi che prepotentemente emergono, dando una nostra arbitraria spiegazione.
Quindi dopo questa lunga premessa e riassunto, chiudo qui questo intervento e nel prossimo commenterò il verso e la parola in questione.
Shalom
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
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Antonino
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Antonino »

In un suo intervento:
Gianni ha scritto: Adamo, che indubbiamente era a immagine di Dio, in demùt di Dio (Gn 1:16), peccò, e lo fece pur essendo a immagine di Dio. Anzi, ne approfittò per tentare di rapinare Dio del suo esclusivo diritto di essere Dio, volendo essere simile a lui.
Non capisco Gianni per quale motivo ti ostini a tradurre demuwt con immagine ;)
Analizzando il testo in qualsiasi versione si nota subito che non è così! Per nostra comodità prendiamo la versione del pentateuco Shadal:

Iddio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine (צלם tselem), a somiglianza (דּמוּת demuth) nostra........ (Genesi 1:26)

Quindi la tua affermazione "immagine di Dio" in riferimento a demuwth, non può essere accolta. Sarebbe stato ed è coretto affermare: "ad immagine di Dio, in tselem di Dio".
Detto questo, ho compreso che i tuoi ragionamenti non sono del tutto privi di preconcetti.
I quali tu puoi insegnarmi sono comunque in noi, è sono privi di controllo.
Ci si tiene con forza, quello in cui si vuol credere ed in testimonianza chiamo le miriadi di dottrine esistenti nel così detto cristianesimo e non solo! Per il semplice fatto che in questo modo si riesce a far aderire Dio ai nostri ragionamenti, procurandoci in automatico la tanto agognata "verità", assicurando a noi personalmente la Sua "Giustizia" (per i più orgogliosi). Giustificazione (per chi è più umile ;) ).
Tutto questo non vuole essere un'accusa nei tuoi confronti o verso altri! NO!
Sto semplicemente evidenziando dei dati oggettivi che sono alla portata di tutti.
Tra le altre cose, tselem ha diretta corrispondenza secondo i dizionari
con la parola greca morphè!

μορφή (morphè)= forma
צֶלֶם (tselem)= immagine

Le due parole stanno ad indicare qualcosa di concreto, definito e visibile. Cosa che non si può dire di demuwth della quale tu stesso affermi:
Gianni ha scritto:Questa parola equivale all’ebraico דמות (demùt) e significa “immagine”. Questa parola non è mai usata per indicare sostanza o natura.
Sintetizzando, si è visto come la parola tselem è aderente al testo biblico nel significato!
Come del resto lo sono con diretto riporto anche:
Giudici 8:18 תֹּאַר (to'ar) forma, contorno, figura, aspetto
Giobbe 4:16 תְּמוּנָה (tĕmuwnah) forma, immagine, somiglianza, la rappresentazione, parvenza
Isaia 44:13 תַּבְנִית (tabniyth) modello, piano, forma, costruzione, figura
Daniele 4:36; Daniele 5:6,10; Daniele 7:28 זיו (zıyv) luminosità, splendore
Rimango in attesa di tue nuove o da altri utenti, in vista di queste nuove considerazioni.
Shalom
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Gianni
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Gianni »

Caro Antonino, mi limito a osservare che tu non prendi in minima considerazione i sinonimi.
Detto ciò, continuo però a domandarmi qual è secondo te la parola adatta per tradurre il vocabolo greco morfè in Flp. E, soprattutto, quale senso attribuisci alla dichiarazione paolina. Hai sempre glissato su ciò e noto che continui a farlo. Siccome non condividi minimamente la mia esegesi (che è poi la stessa del prof. Salvoni), sarebbe davvero ora che tu esponessi la tua. Non è difficile: devi sostituire alla parola morfè una parola italiana e poi spiegare cosa vuol dire che Yeshùa era in “quella cosa” di Dio. Grazie.
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Antonino
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Antonino »

Io sto glissando, alla stessa tua maniera ;)
Quando deciderai di ammettere che hai preso un granchio?
Tselem è la parola ebraica che traduce morphè. Fin qui ci siamo?
Non ti preoccupare comunque! Ti risponderò molto presto!
Comunque sono in attesa di tua contro analisi sull'oggettività dei dati sinora acquisiti, questi ti danno torto e dichiarano che la tua dichiarazione e quella de Salvoni è da rivedere alla luce di questi....... Attendo! :mrgreen:
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Gianni »

Caro Antonino, la cosa strana è che tu da una parte ti mostri pignolo e minuzioso, mentre dall’altra vai ben oltre l’estremo opposto. Sia chiaro che la scrupolosità e la meticolosità sono assolutamente necessarie nel serio studio biblico, a differenza della faciloneria e del pressapochismo che quando sfociano nella fantasia fanno danni (come nel caso del tuo tentativo di attribuire al vocabolo morfè il significato di “gloria/splendore”).
Ribadendo che la scrupolosità e la meticolosità sono assolutamente necessarie nel serio studio biblico, occorre applicare questo principio fino in fondo, evitando di farlo unicamente su una singola parola ignorando l’immediato contesto e indossando il paraocchi. È più che corretto, nella rigorosità dell’analisi biblica, spaccare il capello in quattro, ma occorre stare attenti a cercare il capello nell’uovo perché quando lo si fa si rischia di non vedere più l’uovo.
Occorre, nel nostro caso, capire prima di tutto l’espressione di Gn 1:26, in cui Dio esprime il suo proposito di creare l’essere umano … come? Ora seguimi con attenzione, per favore. Forse il mio esame sarà un po’ lungo, ma vedrai che sarà istruttivo e, spero, illuminante.
“A nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”, secondo TNM; cfr. Diodati.
“A nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza”, secondo NR; cfr. Concordata.
“A nostra immagine, a nostra somiglianza”, secondo CEI.
“A nostra immagine e a nostra somiglianza”, secondo Nuova Diodati e secondo Luzzi.
“Ad imaginem et similitudinem nostram”, secondo Girolamo.
“Sia simile a noi, sia la nostra immagine”, secondo TILC.
Esaminando queste traduzioni notiamo anzitutto che concordato nella scelta dei vocaboli: “immagine” il primo e “somiglianza” il secondo. TILC, che è una libera traduzione, sembrerebbe meno precisa, eppure è proprio TILC che può metterci sulla strada giusta; secondo TILC il senso sarebbe che Dio intende creare un essere ‘simile a lui, a sua immagine’. Teniamolo presente, ma prima terminiamo l’indagine sulle traduzioni. Prendendo per buone “immagine” e “somiglianza”, notiamo che stando a TNM e Diodati, l’immagine deve essere secondo somiglianza. È ciò che intendono anche NR e Concordata: l’immagine deve essere conforme alla somiglianza. La traduzione di CEI sembra affermare una sola cosa espressa in due maniere. Le ultime tre traduzioni sembrano invece affermare due cose: l’essere creato deve essere sia a immagine che a somiglianza. La domanda suscitata da questi confronti è: il testo biblico intende dire che l’essere creato doveva avere due caratteristiche, seppure simili, oppure si tratta della stessa identica caratteristica?
Avvicinandoci di più al testo ebraico originale, consultiamo le due interlineari disponibili in italiano. EDB traduce “a immagine di noi come somiglianza di noi”; Vianello traduce “in ombra nostra come modello nostro”. Per il Vianello la consueta “immagine” è “ombra” e la consueta “somiglianza” è “modello”.
A questo punto forse siamo pronti per consultare il testo vero, quello biblico. Eccolo:
בְּצַלְמֵנוּ כִּדְמוּתֵנוּ
betzalmènu kidmutènu
I due vocaboli implicati sono צֶלֶם (tzèlem) e דְּמוּת (dmùt). Il suffisso nu- (נוּ-), che ambedue le parole hanno, significa “di noi”, quindi “nostro/a”. Il prefisso be- (-בְּ) della prima parola è tradotto “in” nel senso di modo; il prefisso ki- (-כִּ) della seconda parola è tradotto “come”. La cosa notevole da notare è che tra i due vocaboli non c’è la congiunzione “e”. Dio non dice: ‘Facciamo … in tzèlem e come demùt’, ma: “Facciano … in tzèlem come demùt”. La traduzione più vicina al testo ebraico è quindi: “A nostra immagine secondo/conforme la nostra somiglianza”, senza mettere una virgola né tantomeno la congiunzione, che nel testo originale manca. A questo punto viene rivalutata TILC, ricordando che è una libera traduzione: “Sia simile a noi, sia la nostra immagine”. Dio vuole creare un essere che sia la sua immagine; nello specificare come deve essere tale immagine, è detto “secondo/conforme [la sua] dmùt”.
Il punto è che la caratteristica è una sola, la quale è precisata con una specificazione. Siamo insomma di fronte a una ridondanza, a una sovrabbondanza di termini. I due termini tzèlem e dmùt sono in pratica equivalenti. Ora è il momento di scoprire cosa significano. In ebraico letteralmente significano “statua” e “aspetto”. L’essere umano è una specie di copia o aspetto di Dio sulla terra. Recita il Sl 8:6: “Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi”. L’essere umano ha un’altissima dignità, unica fra tutte le creature terrestri, ma pur sempre limitata perché non è Dio ma solo una sua copia, quindi di minor valore rispetto all’originale. L’uomo peccò proprio quando volle oltrepassare tale limite.
Esaminiamo ora per bene i due vocaboli ebraici.
“Immagine”, ebraico צֶלֶם (tzèlem). Questo vocabolo la Bibbia lo usa per una statua rappresentante un dio o una persona; si usava anche riferito alle statuette di bitume, di bronzo, di rame o di argilla, chiamate in assiro-babilonese salmu (si noti l’assonanaza con tzèlem) e che raffiguravano la persona che si intendeva uccidere usando la magia nera.
“Somiglianza”, ebraico דְּמוּת (dmùt). Questo vocabolo indica qualcosa che è simile ma non identico all’originale che s’intende copiare. Usato dalla Bibbia nelle visioni apocalittiche, sta ad indicare che ciò che era stato visto assomigliava (ad un uomo o a un cristallo o ad altro oggetto terrestre) a qualcosa di già noto pur essendone differente. Ad esempio, in Ez 1:5 si legge: “Di mezzo a esso c’era la somiglianza [דְּמוּת (dmùt)] di quattro creature viventi, e questo era il loro aspetto: avevano la somiglianza [דְּמוּת (dmùt)] dell’uomo terreno”. - TNM.
Questi due termini, tra loro affini, presentano una diversità tra loro, colta molto bene da Agostino: “Dove c’è un’immagine c’è sempre una somiglianza, ma non sempre dove c’è una somiglianza c’è pure un’immagine”. - Quaestiones 74.
Precisato ciò, occorre dire che nella pratica i due vocaboli in Gn si equivalgono, specialmente quando la Bibbia li riferisce a Dio. Queste due parole sono infatti tra loro intercambiabili, come mostra questo raffronto:
• “Nel giorno che Dio creò Adamo lo fece a somiglianza [דְּמוּת (dmùt) di Dio”. - Gn 5:1, TNM.
• “E Dio creava l’uomo a sua immagine [צֶלֶם (tzèlem)], lo creò a immagine di Dio”. ”. - Gn 1:27, TNM.
In Gn 1:26 si ha una ridondanza: “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza»”. Tale sovrabbondanza nell’uso di due vocaboli che esprimono la stessa cosa si spiega con l’uso ebraico di ripetere lo stesso concetto con vocaboli simili. Nonostante tale accorgimento, va detto che qualsiasi immagine di Dio non può mai essere assolutamente perfetta perché Dio è nella Scrittura infinitamente superiore all’essere umano, che è una sua creatura. L’essere umano, quindi, non può che avere una lontana somiglianza con Dio.
In che cosa consiste la somiglianza con Dio? Esaminando la Scrittura si nota un certo progresso dell’idea. All’inizio tale immagine di Dio riguardava tutto l’individuo umano concreto, compreso il corpo, che era fatto a immagine divina come le statuette babilonesi che riproducevano un dio o una persona che si voleva raffigurare. L’ebreo primitivo credeva che Dio assumesse, quando voleva manifestarsi, sembianza umana. Così, notiamo che quando il profeta Ezechiele vede in visione Dio seduto sul suo trono, su quella “specie di trono appariva come la figura di un uomo” (Ez 1:26; cfr. 8:2). Similmente, Mosè dice che le tavole della Toràh furono “scritte con il dito di Dio” (Es 31:18). Il profeta Geremia si sente toccare dalla mano di Dio (Ger 1:9). Così, quando Dio appare, assume forma umana. Siccome questo concetto primitivo era antropomorfico, va da sé che l’essere umano creato da Dio doveva essere visto nel suo aspetto esteriore come l’immagine di quello stesso Dio che apparendo assumeva sembianze umane. Lo stesso Agostino, pur dicendo che la somiglianza con Dio riguarda l’anima (secondo il concetto cattolico non biblico), diceva che la somiglianza era riscontrabile anche nella forma eretta del corpo umano, differentemente da quella curva degli animali. – Agostino, De Genesi contra Manichaeos 1, 17.
Non si confonda questa arcaica idea di Dio con i miti pagani accadici in cui un dio era ucciso per usare il suo sangue in modo che fosse impastato il primo essere umano, come afferma Marduk che vuole usare il sangue del dio ucciso Kingu, in Enuma Enish VI: “Voglio far sorgere le ossa, voglio creare l’uomo con il compito di servire gli dèi”.
Col passare del tempo, l’immagine ebraica di Dio andò spiritualizzandosi, non badando al corpo ma concentrandosi sulla parte spirituale. È proprio in questa nuova visione che tra tutti gli esseri creati, l’uomo è quello che più si avvicina a Dio:
“Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai disposte,
che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi?
Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura?
Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio,
e l'hai coronato di gloria e d'onore”. - Sl 8:3-5.
Nonostante l’incommensurabile grandezza di Dio e la piccolezza umana, Dio ha voluto che l’essere umano partecipasse alla sua gloria, tanto che egli è “solo di poco inferiore a Dio”. Questa valutazione ebraica fu sentita troppo spinta dai traduttori della Bibbia in greco, tanto che corressero il testo in: ἠλάττωσας αὐτὸν βραχύ τι παρ' ἀγγέλους (elàttosas autòn brachý ti par’anghèlus), “hai fatto inferiore lui di poco da[gli] angeli” (LXX, in cui si trova in 8:6). Questo processo di revisione che attenuava i vecchi antropomorfismi biblici è presente nel testo stesso della Bibbia. Così, compare la figura dell’angelo che sostituisce Dio nelle apparizioni (cfr. At 7:35) ed è sempre un angelo che dà a Mosè le leggi sinaitiche (cfr. At 7:38). Lo stesso Paolo dice che la Legge “fu promulgata per mezzo di angeli” (Gal 3:19; cfr. Eb 2:2). Ciò si riscontra anche nella cosiddetta letteratura giudaica ma non biblica intertestamentaria: “Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura”. - Sapienza 2:23, CEI.
Anche il filosofo ellenistico di cultura ebraica Filone alessandrino, contemporaneo di Yeshùa, identifica l’immagine di Dio con la spiritualità umana e dice che l’uomo è simile a Dio perché pensa. – Filone, Commento allegorico alle leggi 1, n. 31.

Spero con questa accurata trattazione biblica di aver fatto luce sul testo di Gn 1:26, chiarendo come i due termini ebraici siano equivalenti.
Tornando a Flp attendiamo sempre la traduzione di Antonino per sapere quale parola italiana vuole usare per la parola greca morfè e, soprattutto, che ci spieghi cosa vuol dire che Yeshùa era in “quella cosa” di Dio.
noiman
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da noiman »

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Ultima modifica di noiman il sabato 11 ottobre 2014, 11:29, modificato 1 volta in totale.
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da francesco.ragazzi »

Scusa caro Noiman,
La parola tradotta con "costola" in effetti sembra significare "metà" ...http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=3556

ed alla luce della genetica umana sembra avere un significato ancora più dettagliato di quello esposto da Gianni ...https://www.youtube.com/watch?v=ft8L6ydIUTg
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Gianni
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Re: Filippesi 2:5-7

Messaggio da Gianni »

Caro Noiman, non devi mai scusarti né tantomeno penare di intrometterti. Come ho già scritto proprio in questa discussione, quando gli ebrei si mettono a considerare il cosiddetto Nuovo Testamento, ne capiscono molto di più dei cosiddetti cristiani. A maggior ragione, quindi, sono più che apprezzate le tue osservazioni sul Tanàch.
Ringraziandoti per le tue precisazioni, ho due domande da porti.
Siamo sicuri che la parola צֵלָע (tzelà) significhi “costola”? Di solito indica una metà. Il verbo צָלַע (tzalà) è tradotto “zoppicare”, che è l’incedere tipico di chi si appoggia su una metà del corpo. La parola “caduta”, in ebraico צֶלַע (tzèla), non comporta forse il cedere in una metà del corpo?
La seconda domanda riguarda la tua osservazione che “la condizione della benedizione riguarda Adamàh nelle sue forme congiunte. E questo implica che quando esse saranno separate, cesserà di esistere la figura fatta a immagine e somiglianza”, che forse non ho compreso bene. Intendi forse dire che uomo e donna non sono più a immagine e somiglianza divina dopo che Dio trasse dalla metà di adàm la donna? Ciò contrasterebbe con Gn 1:27 in cui è detto che “creò Dio l’adàm a immagine di lui, a immagine [di] Dio creò lui, maschio e femmina creò loro” (traduzione diretta dall’ebraico).
Mentre che ci sono, ti chiedo un parere sulla traduzione ebraica che allego. Grazie, Noiman!
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