Besasea, certamente durante l'era messianica ciò che descrivi avverrà, perché è predetto. Ma in realtà è già avvenuto in parte, perché molti stranieri - come me - già cercano HaShem e Lo adorano "in spirito e verità". E questo non certamente grazie al cristianesimo, ma grazie a Yeshùa. Per me, come per molti, le religioni non esistono già più, e non ho bisogno di aspettare l'era messianica, perché ci sono già dentro. Non grazie al giudaismo amo HaShem (in quanto non ebreo), ma grazie al giudaismo di Yeshùa. Ora, tu mi dirai: "Yeshùa non ha nulla a che fare col giudaismo"; ma io ti chiedo: qual'è lo scopo del giudaismo se non quello di amare Dio più di ogni altra cosa? “Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze.” (Dt 6:5). Se grazie a Yeshùa io — uno straniero — amo HaShem più di ogni altra cosa, anche più della mia stessa figlia, di cos'altro avrei bisogno? La mia gioia consiste nel mettere in pratica questi due comandamenti: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua” e “Ama il tuo prossimo come te stesso”; per amare Dio bisogna conoscerLo, perché non si può amare qualcuno o qualcosa che non si conosce. Io L'ho conosciuto grazie a Yeshùa, che me Lo ha rivelato (Gv 1:18). Mi resta difficile spiegarti questa cosa, ma spero tu possa comprendere.
Per farti capire, quando io sono nel bisogno, quando la mia anima è in pena, quando sono afflitto e mi sento perso, mi rivolgo ad HaShem, non a Yeshùa (che non può sentirmi), e chiedo il Suo aiuto (in nome di Yeshùa); e Lui mi risponde sempre. Sempre. Non mi lascia mai per strada. Io lo so che mi risponde, perché il mio cuore afflitto da angoscia, tristezza, paura, rancore, diventa puro come la neve e si riempie di pace. Una pace che nessun uomo, nessuna cosa del mondo mi può dare. E mi rende capace di mettere in pratica i comandamenti, dunque di amare Dio dimostrandolo con i fatti, le opere. Quando sono felice mi rivolgo ad HaShem, ringraziandolo per ogni cosa, e Lo ringrazio anche quando sono messo duramente alla prova. Come dice Giobbe, se si accetta il bene da Dio, bisogna accettare anche il male. Ma ciò avviene in me solo grazie a Yeshùa. E ti pare poco? Certamente non adoro Dio come fanno gli ebrei, ed è giusto così perché non sono ebreo, ma Lo adoro come Yeshùa mi ha insegnato a fare: obbedendo ai comandamenti e amando il prossimo come me stesso. In spirito e verità. Ancora, per la verità, non sono giunto a mettere in pratica in modo perfetto questo comandamento di Lv 19:18, perché sto ancora imparando a capire cosa significhi amare me stesso; ma ci riuscirò, perché Yeshùa c'è riuscito.
“Il Signore è la mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente salvatore, il mio alto rifugio.” — Sl 18:2
Io non ho altro Dio che HaShem, e Lui è la mia ragione di vita. Grazie a Yeshùa. Ora, come potrebbe il giudaismo darmi qualcosa di più grande dell'amore per HaShem che già posseggo?
Scusate l'OT ma per me questa era una cosa molto importante da dire e spero che Besasea apprezzi che un ex-pagano idolatra come me ora ami il Dio del suo popolo.
Al di là delle nostre diatribe, a volte anche accese, ti voglio bene, mio caro fratello ebreo. Mi ha insegnato Yeshùa a volerti bene. E questo per me è ciò che conta.