Perché il relativista non è un dogmatico: affermare che la fame è un'illusione non è relativismo, è un dogma; allo stesso modo, affermare "tutto è relativo" non è relativismo, è un dogma; il vero relativista dice: "Forse tutto è relativo".Giovanni Z. ha scritto:Perché andare al supermercato a far la spesa se la fame è solo un'illusione?
Credo che qui si potrebbe chiarire una cosa: la scienza non avanza e non può avanzare la pretesa di stabilire che esiste una realtà al di fuori della nostra mente: lo dice solo come ipotesi. La scienza non fa altro che ricercare e presentare i risultati di tali ricerche. La scienza non ha dogmi, ma solo risultati di ricerche. La scienza non dice: "Il sangue umano è e sarà sempre rosso", ma "In base alle nostre ricerche, ciò che chiamiamo sangue umano presenta delle reazioni alla luce che oggi ci permettono di definirlo come di colore rosso"; ciò non implica né che il sangue esista, nè che sia davvero di colore rosso; non implica nulla; dice soltanto: i risultati delle nostre ricerche sono questi; voi fatene l'uso che volete. Domani altre ricerche potrebbero darci delle smentite, ma oggi i risultati sono questi. La scienza sceglie di parlare della realtà e degli oggetti come di cose esistenti al di fuori della nostra mente, semplicemente perché è comodo ai fini di quelle particolari ricerche. Se un biologo, prima di analizzare un microbo, dovesse impelagarsi nelle questioni sulla sua esistenza reale, non avrebbe il tempo di vedere come quel microbo reagisce con un medicinale. Allora il biologo decide di accantonare la questione se il microbo esiste o no, decide di trascurare quel problema e trattare il microbo come se fosse esistente; a questo punto c'è via libera per la ricerca scientifica. Ma aver accantonato il problema e aver deciso di trattare il microbo come realmente esistente non significa aver dimostrato che il microbo non è un sogno; significa soltanto aver deciso di ignorare la questione, di far finta che non sia un problema. Questo è quello che la scienza fa: accantonare i problemi filosofici, ipotizzare che la realtà esiste e da qui vedere che risultati si ottengono.Gianni ha scritto:enorme distinzione che la psicologia fa tra realtà e percezione della realtà
Quando la psicologia distingue tra realtà e percezione della realtà, sta decidendo di trascurare il fatto che entrambi gli elementi rientrano in una visione che rimane sempre di percezione umana. Infatti lo psicologo non può mai ignorare se stesso nel lavoro psicologico e quindi quando egli parla di realtà non può ignorare che sta parlando della sua percezione della realtà. Quindi, quando parla di percezione della realtà, sta parlando della sua percezione di cosa significa "percezione della realtà". A monte c'è sempre lui che sta parlando e questo fattore egli non può eliminarlo.
Non è detto che sia così. Nulla vieta di pensare che gli interrogativi filosofici, che l'uomo è in grado di porsi, siano nient'altro che il risultato dei neuroni che interagiscono tra di loro. Se vogliamo meravigliarci della grandezza degli interrogativi umani, andiamo a finire nel discorso che ho fatto riguardo al bambino che si meraviglia dei suoi balocchi.Michele ha scritto:Se noi fossimo stati soltanto parti meccaniche, non ci saremmo mai posti certe domande, come un PC non si pone il problema di cosa ci sia a monte di lui stesso. Saremmo esattamente come macchine che eseguono un compito e non ci chiederemmo mai perché siamo qui, cosa c'è oltre noi ecc. Quindi il tuo stesso discorso meccanicistico, smonta tutta la tua argomentazione.