La Kabbalah

Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

Me'or Eynaim, Yitro [Jethro]
E’ noto che il mondo intero, insieme a tutti gli esseri creati, deve ricevere la vitalità dal Bore per tutto il tempo e in ogni istante. Dunque, è appropriato e si addice al giusto essere un mezzo tra il Bore e il mondo intero per connettere ogni cosa a Lui, per tracciare un percorso e un sentiero, un passaggio per l’abbondanza e la vitalità, un tubo per riversare a tutte le creature. Egli è colui che unisce cielo e terra, che connette il mondo intero con il Bore affinchè non si separi da Lui.
Sandro_48
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Sandro_48 »

La Kabbalah come metafora dell'esilio, di David Meghnagi

La storiografia ebraica dell'Ottocento ha in genere svalutato l'intero edificio kabbalistico relegando al rango di ciarlataneria lo stesso testo fondamentale dello Zohar. Gershom Scholem, a cui si deve la monumentale ricerca sul fenomeno, ha ricondotto tale errore di prospettiva all'esistenza di uno scontro socio culturale e di Weltanschauungen all'interno del Giudaismo moderno, lacerato tra emancipazione e modernizzazione da un lato e persistenza di una larga influenza del hassidismo nelle povere comunità ebraiche dell'est. Dall'alto il hassidismo era uno degli eredi del kabbalismo e come tale si trovava in aperto contrasto con i fermenti illuministici e razionalisti sviluppati nel '700 e nell'800.
Agli esponenti dell'Haskalah (l'illuminismo ebraico) il mondo della Kabbalah pareva rappresentare tutto ciò che contraddiceva le loro idee e il modo di vedere che essi speravano di far dominare all'interno dell'ebraismo moderno. «Un risultato naturale, e che salta fin troppo agli occhi, di questa ostilità dei grandi dotti ebrei che hanno edificato la scienza dell'ebraismo - scrive Scholem - fu che mentre i legittimi custodi trascuravano il loro campo, apparvero tutti i possibili visionari e ciarlatani che lo requisirono per sè. Sicché, ancora oggi, quando si parla di Kabbalah i più pensano alla magia e all'occultismo. In effetti vi fu un uso «magico» della «scienza del segreto delle lettere» («La scienza dell'Egitto») nella stessa storia della Kabbalah. Tuttavia la Kabbalah in quanto tale in un sistema di pensiero, un modo di vivere l'ebraismo, che ha segnato profondamente la vita ebraica di questi cinque secoli.
La vicinanza eccessiva non aiuta a capire né a conoscere. Né in tutto ciò vi è alcunché di strano: quanto più vicino a noi è un oggetto, tanto più difficile è comprenderne la ricchezza; come del resto avviene nel dialogo tra rinnamorato e rinnamorata. L'innamorato investe e proietta, ma non sa. Soltanto quando ha ritirato le sue proiezioni ed ha stabilito la giusta distanza può raccontare cosa è stato. Allora però è già fuori altrove. E' sempre attraverso un ritrovamento nella forma di allontanamento che e possibile conoscere e raccontare ed è sempre attraverso un scrittura altra che si parla di un Scrittura Prima. La letteratura kabbalistica caratterizzata da un linguaggio che al lettore moderno può risultare astruso e talora incomprensibile. Mancano le autobiografie e le descrizioni dell'esperienza sono sempre impersonali, quasi che il mistico avendo rotto i ponti con l'umano ci parli da altrove, per evocazioni. Ci sono oltre un centinaio di mistici ebrei passati alia storia eppure di appena una decina siamo in grado di dire qualcosa sul piano personale ed è solo con lo sviluppo del movimento hassidico che si è affermata una tendenza alia personalizzazione (culto del rebbe). Non che manchino i documenti di carattere personale, ma in essi venivano regolarmente cancellati i brani di carattere troppo intimo, e in altri casi appare costante la preoccupazione che tali scritti non fossero dati alle stampe. II timore di essere fraintesi fra il popolo e di causare frizioni dentro la comunità, il timore di violare l'interdetto biblico stanno all'origine di questo silenzio. Del resto il silenzio su Dio è caratteristico di tutta la tradizione ebraica. II tetragramma sacro è avvolto dal segreto. Quando invoca Dio e prega, l'ebreo in luogo del tetragramma sacro pronuncia a seconda dei casi i termini di Hascem, Elohim e Adonai che significano rispettivamente il Nome, il Signore e Dio.
Le teorie Kabbalistiche sono descrizioni topografiche del divino una sorta di teoria delle emanazioni in cui gli elementi di origine ebraica si saldano a suggestioni di origine platonica e neoplatonica. Attraverso questa simbologia cosmogonica e cosmologica metaforica il Giudaismo poté darsi gli strumenti e le figure retoriche per aprire il testo delle Scritture ai drammi che avrebbero atteso al varco gli ebrei nei secoli successivi. Non fu infatti un caso se gli ebrei dello Yemen portarono con loro, come unico tesoro, attraverso il deserto, il libro dello Zohar, prima di raggiungere il luogo in cui, si diceva li avrebbe attesi «l'aquila messianica » per ricondurli alia terra degli avi. Ne è un caso che ancora oggi nelle comunità ebraiche meno segnate dalla secolarizzazione la figura del kabbalista è avvolta da un alone di mistero e sacro rispetto; e infine che una conferenza sulla Kabbalah finisca per attrarre più gente fra gli stessi ebrei.
La Kabbalah ha permesso il reingresso del mito e di elementi gnostici all'interno di un Giudaismo che se ne era purgato. Attraverso l'analisi dei miti di cui e portatrice e possibile accedere alle fonti dell'esperienza ebraica del mondo. Dietro l'apparentemente impersonale descrizione del mondo delle Sefirot, delle Klippot, dei vasi che si infrangono per fare posto alla nascita del mondo e l'affermazione che da allora e lo stesso Ein Sof che si cerca per porre fine al proprio esilio, è l'anima ebraica che grida ed eleva una protesta contro l'esilio. La poesia kabbalistica è ermetica ma il suo ermetismo racchiude come un guscio questa protesta.
E' difficile stabilire quanto il rapporto con la gnosi passi attraverso influenze di tipo concettuale e culturale. Personalmente non ho la preparazione adeguata per formulare un giudizio chiaro su queste cose. Ritengo comunque che i temi che stanno all'origine di ogni riflessione di tipo gnostico diventano attuali ogni qual volta si fa strada il dubbio che il male abbia una presenza costitutiva nella realtà delle cose, nell'essere. La formulazione filosofica degli gnostici è un sistema teorico di interpretazione basato sull'idea di un Dio estraneo opposto a un universo malvagio. Da questo punto di vista l'opposizione al Giudaismo e totale. Tuttavia elementi di questa riflessione si ritrovano intrecciati ai temi cari e fondamentali della tradizione ebraica. Se facciamo nostra una interpretazione socioculturalistica e psicoanalitica del sapere possiamo aprirci un varco per affrontare il problema. II razionalismo ebraico sviluppatosi all'ombra dei Mori aveva mirabilmente coniugato Mosè con Aristotele, prefigurando forme di teismo preilluminista e una libertà di pensiero che irradiò l'intero bacino del Mediterraneo. Quella grande sintesi si rivelò tuttavia inadeguata allorquando il Giudaismo si dovette confrontare con il grande cataclisma abbattutosi con l'esilio dalla Spagna e il dramma delle persecuzioni all'est. I filosofi ebrei si erano misurati col problema del male, ancorandolo ad un grado zero. II vitalismo rabbinico non dubitava della bontà della creazione e la condizione di tolleranza in cui si viveva davano un grande impulso al sincretismo culturale. La catastrofe dell'esilio avrebbe riaperto una ferita storica che del resto non si era mai rimarginata se faceva gridare il poeta Iehudàh Halevi: libbi' bamisrah va ani' besof hame' arav (il mio cuore e in Oriente ma io sono nelle estremità dell'Occidente).
Scrive Scholem: «Solo un po' per volta, a misura che l'esodo perdeva sempre più il carattere di un avvenimento redentore, e sempre più chiaramente si rivelava una catastrofe, le fiamme scaturite dall'abisso dell'apocalisse investirono strati sempre più profondi del mondo dell'ebraismo, fino ad impadronirsi della stessa teologia mistica della Qabbala e a riplasmarla. La nuova Qabbala che nasce da questo processo di trasformazione e di fusione a Safed, nell'alta Galilea, nella Comunità dei Santi, porta impresso durevolmente il marchio caratteristico della sua origine da un tale avvenimento. L'elemento catastrofico, piantato una volta come fertile seme nel cuore di questa nuova Qabbala, doveva, per naturale diritto di successione, svolgersi fino a quella nuova catastrofe che culminò nel movimento sabbatiano». Quando Shabbatai Zwi' apparve nella veste di messia, la situazione psicologica ed emotiva all'interno della diaspora sefardita era diventata esplosiva. Intere comunità furono prese da uno stato di grande eccitazione, si interruppe ogni attività lavorativa e i preparativi per il grande viaggio di ritorno a Sion presero il sopravvento su ogni altra considerazione. Ci volle l'intervento delle autorità su richiesta dei rabbini (preoccupati dalla piega presa degli avvenimenti) per riportare la situazione sotto controllo. Shabbatai Zwi' dovette scegliere fra la morte e la conversione all'Islam. Scelse l'abiura. Ma l'atto di conversione divenne per i suoi seguaci la vera conferma che si trattava del messia. II dramma dei seguaci ebrei di Gesù davanti alia tragedia della crocifissione per opera di Roma si ripeteva in altre forme.
L'eresia frankista sarà l'altro segno dei tempi. All'est le basi sociali del Giudaismo vacillavano senza che apparisse all'orizzonte una qualche via di uscita: le orde di cosacchi mietevano vittime e cancellavano al loro passaggio intere comunità dalla faccia della terra. Il grido di disperazione dei hassidim si sarebbe trasformato, in un estremo sussulto di vita, in un grande inno allo shabbat che arriva come una sposa attesa da tutta la comunità. La sposa era in esilio e con essa identificandosi il popolo degli esiliati la invitava ad uscire dalla valle delle lacrime ('emek habbacha') ed entrare per trovare accoglienza nei loro cuori e nel mondo. La sposa era la shechina', la parte femminile di Dio. Con un gioco di slittamenti continuo di significati la poesia kabbalista avrebbe condensato l'immagine della sposa Israele, abbandonata dal suo dio col tema di un dio esiliato da se stesso. Così l'esilio di Israele diventava metafora di una condizione umana generale e cosmica alla cui risoluzione il kabbalista si adoperava. «In ciascuno si cela anche una parte del suo prossimo - amava ricordare Cordovero per sottolineare l'interdipendenza di tutti gli esseri - perciò chi pecca non ferisce soltanto sé stesso, ma anche quella parte di sé che appartiene al suo prossimo». Per Cordovero la ragione del precetto comandato dalla Torah «ama il prossimo tuo come te stesso» era che «quello in effetti è egli stesso».
Nella sua rivolta contro il mondo, il kabbalista e alla ricerca dei possibili significati nascosti dietro la lettera. Nel rapporto con l'interpretazione vi è una linea di continuità con l'interpretazione midrashica che faceva del testo un luogo di esercizio di ricerca di significati, talora in apparente contrasto con la verità letterale. Di ogni midrash la Kabbalah fornisce trentadue interpretazioni. Ciascuna di queste interpretazioni collega un midrash ad un altro midrash. II principio talmudico afoch ba' ve afoch ba' dechola ba' (voltala e rivoltala che tutto ci troverai) assume la forma più altamente sofisticata ed elaborata. La prigione della condizione ebraica diventa così il luogo di ricerca delle possibili vie di uscita all'interno di un testo e di un insegnamento (la Torah) assunta come organismo vivente e archetipo divino. L'assenza di una casta sacerdotale attenuò di molto i pericoli di un conflitto latente con la tradizione codificata del Giudaismo che alla fine sarebbe risultato esplosivo. Le generazioni dell'emancipazione e della rivoluzione avrebbero ricevuto in eredità questo grande esercizio di attività mentale per muoversi liberamente nel nuovo mondo. I figli dell'Haskalah non ne erano sempre consapevoli, ma quando si ribellavano al mondo dei padri e denunciavano la miseria e l'oscurantismo religioso che regnavano nei ghetti, continuavano su altri piani l'opera di coloro che per primi avevano aperto il testo delle Scritture a nuove significazioni, capaci di accoglierne istanze e pulsioni. Solo che ora erano i fondamenti stessi della vita ebraica ad essere globalmente rimessi in discussione - in nome di una più alta visione della vita - per mettere in atto quel sogno di esodo che fu il grande viaggio dei kabbalisti attraverso i segreti del Libro. Presto essi avrebbero sperimentato come una prigione atroce quella realtà in cui avevano sognato una vita nuova e libera. Sarà anche per questo che dopo Auschwitz la Kabbalah ha assunto una verità ancor più drammatica e prefigurativa. Gli ebrei che si allineavano passivamente e si consegnavano al boia per essere avviati ai campi della morte, vivevano la più estrema condizione dell'esilio. Con loro veramente la Shechina' abbandonava il mondo.
II distacco è doloroso e quando avviene apre ferite che si rimarginano con grande difficoltà in chi lascia e in chi è abbandonato. Talora il sentimento di colpa e così grande che l'autore della trasgressione per tagliare i ponti col passato, assume un atteggiamento iconoclasta e ferocemente distruttivo. Da parte loro coloro che per una malintesa solidarietà di gruppo sono rimasti nel luogo dell'attesa, denunciano nel transfuga il traditore e nel trasgressore il nemico. Così facendo immobilizzano le energie dei più pavidi e proiettano le proprie angosce davanti al terrore dell'ignoto. Quando il distacco è avvenuto e la giusta distanza è stata raggiunta il mondo dei padri si colora di fiaba e la nostalgia prende il posto del rifiuto. I territori della cultura prodotta dai padri si riempiono di sentieri e passaggi che i figli tornano ad esplorare. Pithu li sha'arei zedek, canta il salmista. Chi ha trovato una porta per uscire e ha realmente percorso il viaggio, può alla fine tornare per rivisitare i luoghi della ricerca dei suoi fratelli meno fortunati. La Kabbalah è uno dei sintomi attraverso cui parlò l'immaginario ebraico. L'analisi dei sintomi e la strada maestra per accedere alla realtà più profonda dell'individuo. I kabbalisti analizzarono come sintomo la lettera della Scrittura, nutrendo la fede che nel Libro era già detto tutto. Con altri strumenti possiamo oggi dare fondamento e concretezza ad un lavoro di decostruzione e ricostruzione che resta tra i poemi più commoventi lasciato dall'ebraismo in eredità al mondo. Kabbalah vuol dire tradizione, mekubbal e colui che riesce a mettersi in contatto con le fonti mistiche della rivelazione.
Per il corpus tradizionale ebraico e in particolare in quello mistico la lettera è sempre più ricca del significato. Un contenuto non esaurisce i possibili significati racchiusi nella parola divina e la parola di Aron rimanda sempre all'esperienza più ricca di Mosè. Gli ebrei furono il primo popolo ad aver sostituito e in genere preferito (almeno sino al '48) l'arte del pilpul e del ragionamento per paradossi all'arte della guerra. In questo senso un percorso segreto collega le precedenti esperienze ebraiche di decostruzione e ricostruzione operato sulla parola delle Scritture al lavoro condotto sul sapere moderno dai figli più grandi dell'ebraismo di questi due secoli. Heine lo aveva chiaramente compreso dandone una rappresentazione insuperabile nel dialogo appassionato fra il rabbino e il marrano miscredente, nel Rabbi di Bacharach e nelle commoventi pagine su Spinoza nel saggio sulla Germania.

Questo articolo è di David Meghnagi, ed è tratto dal sito pubblicato nel post seguente.
Ultima modifica di Sandro_48 il domenica 2 ottobre 2022, 12:55, modificato 3 volte in totale.
Sandro_48
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Sandro_48 »

L'articolo precedente, riportato da me, Sandro_48, sulla Kaballah come metafora dell'esilio, non è mio, ma è tratto da " https://ebreieisraele.forumfree.it/ "
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

Grazie Sandro, lo leggerò con calma. :-)
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

In questo post elencherò alcuni link sulla storia della Kabbalah secondo i miei maestri: Laitman, Rabash e Baal HaSulam.

https://kabbalahmedia.info/it/sources/qEIUUafR

https://youtu.be/lDdeWnldYNw

https://youtu.be/Sfac2e6m_ho

https://youtu.be/Rw4QC8kE3eI
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

La Kabbalah è l’insegnamento che ci porta alla connessione con la forza superiore che crea tutto, sostiene tutto e include tutto e tutti al suo interno.
M.Laitman

Col 1:16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Ancora una volta, quello che per la Kabbalah è la Luce, nei vangeli è un attributo/qualità di Yeshua, se non Yeshua stesso
(Luce=Yeshua.)

http://laitman.it/2022/11/10/il-bisogno ... personale/
natzarim
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Re: La Kabbalah

Messaggio da natzarim »

Buongiorno Janira, sono stato assente un giorno e ho perso il link che mi avevi mandato sui testi aramaici, è stato molto attivo il forum tra ieri e sera e stamattina ho perso quel link....comunque quello che avevo letto io non parla di quella nascita miracolosa , ci sono allora più traduzioni aramaiche dei vangeli? :-?
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

In realtà avevo scritto solo la traduzione dal libro di Howard che avevo riscaricato da accademia.edu.

Anche io mi ricordo che qualche utente aveva riportato una traduzione diversa di quei versetti presa forse da scritti copti.. forse
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

Sal 115:5 Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono



A questo proposito l’uomo deve dire “Loro hanno occhi e non vedono”. Significa che fino a quando ci si trova nelle autorità multiple chiamate “loro”, loro non vedono la verità. Quali sono le autorità multiple? Finché l’uomo ha due desideri, nonostante creda che il mondo intero appartenga al Creatore, ma che anche qualcosa appartenga all'uomo.

In realtà, l'uomo deve annullare la sua autorità davanti all'autorità del Creatore e dire di non voler vivere per se stesso, e l'unica ragione per cui vuole esistere è per compiacere il Creatore.

Pertanto, con questo annulla completamente la propria autorità e allora l'uomo si trova nella singola autorità, cioè l'autorità del Creatore. Solo allora l’uomo può vedere la verità, come il Creatore conduce il mondo con la qualità di Buono e Benefico.


/‐-------/
Oggi ho studiato questo articolo di Baal HaSulam, e mi sono venute in mente alcune discussioni del forum.

Il lavorare per il Creatore per darGli contentezza non è un punto di partenza, ma di arrivo. Come facciamo a capire che non stiamo lavorando in Lishma? Se noi percepiamo intorno a noi il "male", vuol dire che ancora non consideriamo il Creatore come Buono e Benefico.
Questo perché ancora consideriamo altre autorità oltre al Creatore.
Janira
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Re: La Kabbalah

Messaggio da Janira »

Lo studio della Torah dal punto di vista Kabbalistico per me è stato una rivelazione.
Il materiale di studio a mia disposizione è costituito da due libri di Laitman, scritti in un linguaggio semplice per tutti:
I segreti del libro eterno, che spiega Genesi;
Disclosing a portion, in inglese, che è un commento a tutta la Torah divisa in parashot( si scrive così al plurale?).
Inoltre da poco ho trovato le lezioni di Laitman sulle prime porzioni, iniziando quindi con Bereshit.

Intanto vi ho messo qualche link. Chi è curioso può già farsi un'idea. Appena riuscirò a completare la prima lezione, cercherò di scrivere qui quello che ho compreso.


https://kabbalahmedia.info/it/lessons/cu/TcaNW90E
https://kabbalahmedia.info/it/lessons/cu/3hBwF2Gh
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