Bibbia e... approcci.

Antonio LT
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Antonio LT »

Stefano alla tua domanda si potrebbe rispondere capendo innanzitutto e credo sopratutto a cosa servono le scritture?
Qui sento paragonare la Bibbia spesso ai promessi sposi per far capire come analizzarle il che personalmente mi sembra un po fuori luogo!
Io credo che le scritture siano un testo unicamente spirituale...e. come tale bisognerebbe avvicinarsi ad esso!
Sempre qui mi sono sentito dire spesso che siamo agli ultimi tempi...bene allora leggiamo Paolo...cosa dice ad un suo discepolo che potremmo essere ognuno di noi è che non era ebreo tra l altro...ovvero Timoteo....alla seconda lettera ad un certo punto dopo aver parlato degli ultimi tempi gli dice:

"Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. [14]Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso [15]e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. [16]Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona."2timoteo3,13 ,16

Vorrei soffermarmi ai versetti 15 e 16 dove è chiaramente scritto che l uomo di Dio per essere completo ha bisogno di cosa?Solo e unicamente delle scritture....ovviamente Paolo si riferisce a ciò che oggi noi chiamiamo Bibbia...e fino a prova contraria non c'è nulla di orale!La Bibbia stessa quindi ci dice che è lei è solo lei a guidare il credente..attraverso lo spirito di Dio!
Inoltre c'è un punto molto importante che determina anche lo scopo di ciò.....ovvero:"queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù."

Le scritture quindi nella loro completezza e grazie allo spirito di Dio bastano e avanzano per:
1diventare uomini di Dio
2raggiungere la salvezza
3avere fede in Cristo

Se il nostro approccio è di mentalità diversa da quella ebraica non c'è alcun problema basterà ricevere la guida diretta dal creatore per conoscerlo!E non lo dico certo io!1corinzi2,10

A me sembra tutto abbastanza semplice e chiaro!

In un libro ultimamente ho letto qualcosa che potrei condividere:"la Torah scritta è trasmessa agli ebrei attraverso la torah orale del Talmud,la Torah è trasmessa alla Chiesa attraverso Yeshua o lo Spirito,potremmo dire che il vangelo di Yeshua è il Talmud della Chiesa che ci porta alla Torah"!

Ora vorrei rispondere ad Antonio anche se con ritardo ma ho letto più volte ciò che mi hai scritto e non ho potuto mai fare a meno di identificare un unico soggetto nella tua risposta...
Quando ti ho chiesto come mai dici che i cristiani esistono grazie agli ebrei nella tua risposta io leggo:
Dio non scelse
Dio formó
Se Dio non fosse
Se Dio non avesse

Se proprio devo ringraziare qualcuno quindi è proprio Dio che si in principio scelse Abramo uomo di fede....ma se non fosse stato per Dio che interveniva spesso e volentieri appunto....il popolo che tanto dovrei ringraziare avrebbe fallito miseramente....mi basta pensare ad esempio al famoso vitello d'oro......qui non si tratta di popolo inteso come nazione,tradizione,cultura....io credo che anche per Israele era una questione spirituale e di fede..Dio per salvarci dovette guidare per la promessa fatta ad Abramo questo popolo....siccome Dio non mente la mantenne...!Dove vedi quindi il merito dei giudei che se non fosse per i profeti avrebbero fallito in quanto uomini come gli altri e popolo come gli altri?Se c'è qualche verso che mi sfugge vorrei leggerlo...
Stefanotus
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Iscritto il: mercoledì 11 febbraio 2015, 9:30

Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Antonio Bgaluppi, la domanda rimane aperta anche per te: è biblico o non è biblico affermare che i testi neotestamentari o anche quelli dell'A.T. vadano letti in modalità ebraica?

Hai un versetto o un testo biblico a supporto o no?
Perché il resto sono solo fiumi di parole che nascondono solo una verità: la tua è la decisione arbitraria che hai scelto tu.
Semplice fede su un metodo che ritieni logico e valido. Ti rispetto. Ti capisco. Ma la tua posizione ha lo stesso valore della mia che è diversa.

Io ti sto solo facendo notare che non è un metodo biblico. Tutto qui.
L'esempio di Giovanni 2:1 che erroneamente Gianni ha esposto in ebraico (è scritto in greco), parlando di capitoli (nell'originale non ci sono) e altre simili inesattezze... Mostra solo una sua metodologia.
Chiara. Precisa. Comprensibile. Condivisa da te e Noiman.
Ma non è biblica. Nessun apostolo, nessun credente neotestamentario e nemmeno Gesù interpretarono mai i testi biblici così.

Mentre invece, se noti la mia modalità interpretativa, i miei riferimenti etc, hanno lo stesso stile, lo steso modus operandi di Pietro in atti 2 o di altri apostoli o di Gesù stesso.
AKRAGAS
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao, Stefanotus.
Se ho compreso bene, in quanto non mi sono soffermato molto sulle parole scritte, l'obiettivo di questa tua discussione è quella di trovare segnali che giustifichino il metodo esegetico proposto dal Prof. Gianni M. e assecondato da altri utenti.
In altre parole, chiedi quali sono le prove all'interno della Bibbia che suggeriscano o indichino quale sia l'approccio " biblico " da usare per una corretta egesi delle Scritture?
Secondo la mia opinione, le prove ci sono , eccome!
Mi spiego:
Partiamo dalla Bibbia, quella in lingua originale, però, non la sua traduzione.
Abbiamo il Tanach, scritto in lingua ebraica e qualche sezione in aramaico da una parte, e le Scritture Greche, dall'altra.
Un professionista che conosce fluentemente entrambe le lingue, leggendo la Bibbia nota palesemente nelle strutture grammaticali e nelle espressioni idiomatiche delle Scritture Greche una corrispondenza con quelle delle Scritture Ebraiche.
Per fare un esempio per i non addetti ai lavori che ci leggono: se mio padre siciliano mi parla in italiano noterò che usa sì la lingua italiana ma la struttura grammaticale delle frasi, in alcune parti, rimangono dialettali. Questo è evidente per coloro che hanno sempre parlato il dialetto e hanno imparato l'italiano per la strada.
Allo stesso modo si evidenzia nelle Scritture greche tale situazione.
Ancora più palesemente si rende esplicito il metodo se si conosce il giudaismo, quello che chiamano: mentalità ebraica. Si noterà, in tal caso nelle Scritture greche, insieme alla deduzione linguistica, la presenza di numerose espressioni tecniche usate dai maestri ebrei.
Sintetizzando il tutto, se si acquisiscono strumenti di studio idonei ciò che è implicito ad un occhio inesperto diviene esplicito per il biblista.

Gianni ha dato un esempio di questo citando Gv2:1
Si trattava di termini sì scritti in Greco, ma pensati in ebraico.
Logicamente se non si conoscono le due lingue non è possibile capire il motivo di questa asserzione.
Comprendi quindi il perché?
Saluti. :-)
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Ringrazio Noiman e bgaluppi per le loro spiegazioni molto chiare quanto pacate.

Riguardo a Stefanotus trovo purtroppo conferma dell’impressione che avevo avuto sin da subito leggendolo psicologicamente tra le righe (lo scritto è fatto di parole scritte e queste rivelano quanto quelle parlate). Dice di essere laureato in Scienze Bibliche. Ne ho subito dubitato, perché rivela ignoranza (= non conoscenza) delle lingue bibliche. Per questo gli domandai presso quale Facoltà si fosse laureato, perché in Italia una vera Facoltà di Scienze Bibliche non c’è (quelle attuali sono teologiche). Lui ha parlato di una laurea statunitense. Non spetta a me nè mi interessa indagare oltre, ma di certo le sue esposizioni denotato mancanza di conoscenza delle lingue bibliche e perfino un approccio che sa di ecclesiastico, di preparazione da chiesa, e che di biblico ha ben poco. In questi tipi di preparazione predomina l’aspetto religioso tipico delle chiese e l’assenza di vero ragionamento sul testo biblico. Quest’ultimo lo rivela una volta di più in questo suo commento: “La stessa espressione (il terzo giorno) la troviamo in Esodo 19:11 e anche qui non mi pare che Dio parli di matrimoni o faccia riferimento alle tradizioni orali”. Questo commento è disarmante ed è un classico esempio di come non si sappia neppure leggere un semplicissimo passo biblico. Vi è infatti detto: “Il Signore disse a Mosè: «Va' dal popolo, santificalo oggi e domani; fa' che si lavi le vesti. Siano pronti per il terzo giorno; perché il terzo giorno il Signore scenderà in presenza di tutto il popolo sul monte Sinai»” (Es 19:10,11). Qui anche uno studente delle medie capisce che il terzo giorno è quello che viene dopo “oggi e domani”. Abbinare questo terzo giorno a quello di Gv 2:1, che è menzionato senza né capo né coda, lascia esterrefatti. Ha ragione Antonio che parla di “chiodo fisso”.

Purtroppo trovo conferma che quello che Stefanotus chiama metodo esegetico basato sull’uso della Bibbia è solo un abuso (non un uso) della Bibbia.

Akragas gli pone le domande giuste, ma temo – ahimè – a vuoto.

Mi piace terminare riportando le parole di Noiman (confermate dalla moderna programmazione neurolinguistica e conformi alle profonde esposizioni del grande pensatore ebreo Heschel):
“Non esagerate nei complimenti, siate sobri nei giudizi, ascoltate i vostri sentimenti, moderate le vostre parole, sorvegliate i vostri pensieri perché i pensieri diventano parole, la parole diventano azioni e poi abitudini, ne soffre il vostro pensiero e alla fine si trasforma in destino”.

Tali parole hanno anche forti suggestioni bibliche:
“Dico a ciascuno di voi di non sopravvalutarsi, ma di valutarsi invece nel modo giusto, secondo la misura della fede che Dio gli ha dato”. – Rm 12:3, TILC.
“Prima della rovina c'è la superbia, prima della caduta c'è l'arroganza”. – Pr 16:18, TILC; cfr. Gal 6:3; Ef 4:2.
“Fratelli, vi ho parlato … per darvi un esempio, perché impariate da noi il senso del proverbio: 'Non oltre quel che sta scritto'. Non entusiasmatevi di una persona per disprezzarne un'altra”. – 1Cor. 4:6, TILC.
Più di ogni altra cosa che si deve custodire, salvaguarda la tua mente: la tua vita dipende da come pensi”. - Pr 4:23, Dia.
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Harlock
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Harlock »

Il Veneziano, il chioggiotto, il padovano sono (al pari di altri ma mi fermo a cio' che conosco) dialetti molto variegati e che nascondono chiavi di lettura e "doppi sensi" davvero sfuggevoli a chi non è esperto di tali idiomi.

Il grande Carlo Goldoni ed altri minori hanno scritto opere intere in tali dialetti, dalla sonata cantilenante. Lo stesso Dario Fo nei suoi "gramlot", utilizza una pseudo lingua che è una sorta di incrocio dialettale bergamasco-veneto.

Quel che noi chiamiamo oggi "dialetti", in realtà erano la lingua ufficiale di svariate decadi orsono.

Bene, supponiamo che tra "n mila anni", qualche studioso recuperasse tali scritti e tentasse di tradurli nella lingua attuale : sicuramente si avvarrebbe della conoscenza di quelli piu' prossimi a tale lingue (supponiamo i masoreti moderni), ma la traduzione per quanto sommariamente corretta dovrebbe tener conto proprio delle "convenzioni" , "tradizioni", e "modalità" dell'epoca per essere il piu' accurata possibile.

La Bibbia, non fa eccezione : è una composizione scritta in un arco temporale lunghissimo, e per cercare di farla propria nel miglior modo, oltre a comprendere i vari generi letterari, piu' ci allontaniamo nel tempo e piu' si rende necessario almeno tentare di avvicinare cio' che è scritto da cio' che i brandelli di informazioni ci dicono rispetto alla lingua utilizzata all'epoca e spesse volte l'aiuto ci viene fornito proprio da letteratura extrabiblica che pur non corrispondendo a nessuna "verità" puo' comunque essere un valido supporto esegetico.

Ovviamente se per assurdo, la conclusione dell'opera includesse il contemporaneo, per le ultime parti tale lavoro non si renderebbe necessario.

Che poi ci sarebbe da mettersi d'accordo sulla letteratura extrabiblica : il libro di Enoch ad esempio, viene citato in piu' punti ma non è incluso nel canone delle nostre bibbie, ma lo è in altre, almeno in parte in quella copta, e lo stesso libro di Giobbe attinge a piene mani dal libro dei morti Egizio, tanto per citare un paio di esempi. La stessa bibbia CEI include libri ritenute aprocrifi dal canone protestante, e questa cosa si puo' estendere a tutti i vari canoni....

Tutto cio' dev'essere tassativamente riportato in quale versetto per essere compreso secondo la logica "tutto cio' che non è scritto è male o sarebbe meglio affidarsi alla regola del buonsenso ?
Ultima modifica di Harlock il venerdì 12 agosto 2016, 9:12, modificato 1 volta in totale.
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Kalebh
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Kalebh »

Harlock meno male che ti sei corretto perchè il friulano non è un dialetto ma una lingua e se ti avesse letto un friulano sicuramente le sentivi :P Vonde monadis :P :P :P
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Harlock
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Iscritto il: mercoledì 4 giugno 2014, 9:35

Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Harlock »

Fatto in tempo, ma il concetto sarebbe comunque uguale :D :D :D
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Ciao Akragas.
Ti ringrazio per aver deciso di partecipare alla discussione.
Il post che hai scritto è completo e tocca dei ragionevolissimi aspetti di confronto.

Conosco molto bene la posizione di Gianni e del forum e quindi avevo già compreso benissimo questa posizione che esprimi. L'esempio del siciliano inoltre è molto esplicativo oltre che evocativo per me.
Molte volte personalmente ho assistito a parenti abituati ad esprimersi in siciliano soltanto, tentare di "italianizzare" il loro dialetto, al punto da tradurre espressioni tipiche siciliane in un simpatico italiano privo di senso.
Quindi so benissimo comprendere cosa si intende.

Caro Akragas, io ti invito a rileggere tutta la discussione anche se costa fatica visti i numerosi tentativi di evasione o di digressione che ha subito. Ma secondo me, troverai molti spunti di riflessione proprio su quanto hai esposto tu e che io ripeto nuovamente comprendo e condivido nel sentimento e nelle intenzioni.

Adesso proverò a darti alcuni spunti di riflessione che ti prego di tenere in considerazione realmente in modo da cercare di arrivare ad un punto di incontro condiviso.

Valuta subito questo aspetto.
Se io rispondessi puntualmente a questi tuoi esempi e riflessioni, su che cosa starei ragionando? Sulla Bibbia oppure, più precisamente sulle premesse e sugli approcci da usarsi per leggere la Bibbia?
Bada bene, non sto emettendo nessun giudizio. Sto solo ragionando.
Il tuo intervento cosa esprime? Ragionamenti biblici oppure ragionamenti umani su come approcciare alla Bibbia?
Di certo converrai con me che stiamo ancora alle premesse, stiamo ragionando su come approcciare alla Bibbia.
Se concordi allora devi per certo comprendere che, le tue motivazioni, per quanto serie e valide, hanno lo stesso valore delle mie motivazioni, ovviamente se anch'esse serie e razionali.
Non deve esserci tra me e te una forma di superiorità che suggerisca che uno sia più intelligente dell'altro, più preparato o più "divinamente portato", non so se mi spiego. Io parto dal presupposto che tu mi rispetti e che io rispetti te.

A mio personale avviso, la tua considerazione nasce da una serie di osservazioni umanistiche. Tu stai considerando la Bibbia principalmente come un'opera umana, al pari di qualsiasi altro testo antico. In questo modo ovviamente gli aspetti linguistici, storici e culturali hanno certamente un importantissimo valore in termini di comprensione del testo. E io questo lo comprendo.

Ma questo post pone una domanda: "La Bibbia stessa, il testo di Dio che abbiamo nelle nostre mani, tradotto in diverse maniere da commissioni di esperti... Cosa dice di se stesso? Cosa dice la Bibbia riguardo l'interpretazione del messaggio che essa contiene?".

Vedi questa domanda per me è molto importante.
Innanzitutto perché siamo in un forum biblico. Un forum che vuole parlare di Bibbia evitando qualsiasi influenza religiosa!
Quindi mi sembra razionale chiedere "cosa la Bibbia dice di se".
Oltre questo, vi sono una serie di ulteriori considerazioni importanti che aggiungo, che non sono di ordine umanistico ma... Razionale!
La Bibbia si dichiara a più riprese parola di Dio.
La Bibbia si auto-dichiara ispirata (soffiata) da Dio.
La Bibbia si prende l'autorità di presentare un Dio creatore di tutto l'universo intero, quindi anche l'uomo, e quindi si pone come strumento di rivelazione di questo Dio.

Ed ecco la mia contrapposizione razionale alle premesse che hai esposto e analizzato tu. Può mai essere accettabile che il creatore dell'universo decidesse di rivelarsi attraverso un testo influenzato dall'uomo? Può mai essere che un Dio infinito decidesse di lasciarci una sua testimonianza scritta che per essere compresa avesse bisogno di un certo genere di studi? Può mai la verità di Dio essere stata rinchiusa tra le pareti storico culturali di un popolo che ha più volte dimostrato la propria umanità e limitazione?
Contrariamente a ciò che scrive Bgaluppi per porsi contro di me, io non credo che il popolo ebraico non avesse capito niente. Credo invece che come ogni altro popolo al posto suo, hanno dimostrato appunto di essere uomini (peccatori, fallaci, limitati).

Ecco che razionalmente dico, no. Non voglio credere che la Bibbia debba trattarsi come la Divina Commedia o i promessi sposi.
Se davvero vogliamo credere che la Bibbia sia (o contenga) il messaggio di Dio per l'uomo, allora dobbiamo accettare il fatto che questa sia un opera divina che ha delle regole a se. Perché non è l'uomo ad aver deciso di scriverla, ma il Creatore dell'universo ha spinto degli uomini a scriverla. Ed effettivamente, leggendola, troviamo che vi sono molte parti in cui concordiamo in termini di interpretazione, che esprimono proprio questo concetto.

Detto ciò, caro Akragas... Io non voglio assolutamente imporre la mia visione. Perché ho già in passato tentato di "condividerla" e ho ottenuto tutta una serie di "contrapposizioni" di ordine razionale che per ovvio motivi sfociavano in discussioni sterili del tipo: nasce prima l'uovo o la gallina?
Perché ovviamente alla posizione del: "vediamo cosa la Bibbia dice di se" mi si ribatte con "eh ma per capire cosa la Bibbia dice di se, devi conoscere bene la mente di chi la scritta".
A questo io rispondo: "tecnicamente l'hanno scritta degli uomini, ma realmente l'ha ispirata Dio!". E da qui nascono tutta una serie di discussioni che saltano tra considerazioni bibliche, linguistiche, umanistiche, etc etc etc.

Allora credo che, la cosa più onesta da fare sia, comprendere e accettare, che tutti gli uomini hanno pari dignità è pari capacità cognitive (beh forse non proprio tutti e non proprio pari). Bisognerebbe che tutti accettassero che si può avere approcci diversi al testo biblico proprio perché in termini di approccio, si può liberamente scegliere su cosa porre la propria fede.
Bgaluppi e Gianni hanno posto la loro fede sulle risposte di stampo umanistico, quindi apprezzano leggere il testo biblico usando le lenti dell'ebreo. Niente di male.
Io invece, ho scelto di porre la mia fede su un creatore che sa bene andare aldilà di ogni differenza culturale, linguistica o temporale. Quindi uso delle lenti diverse che ho l'ardire di affermare, provengono dal testo biblico stesso.
Altri, riconoscendo la loro incapacità o impossibilità di studiare lingue antiche o altre discipline bibliche, si limitano a fidarsi di quelle che loro considerano autorità siano rabbini, pastori protestanti, preti o altro. Ognuno sceglie l'approccio che crede più ragionevole.

Ma (ed è questo il punto focale) se siamo in un forum biblico, dove si dovrebbe pacificamente trattare argomentazioni bibliche e leggo che queste argomentazioni vengono rifiutate, banalizzate, ridicolizzate o spacciate per religiose o fideistiche perché non rispettano "l'approccio" che alcuni hanno deciso di adottare per se stessi.... Allora no! Allora qualcosa non quadra.

Allora mi domando: ma questo approccio tanto esaltato è biblico oppure no?
La risposta mi pare evidente. Non lo è. È una scelta arbitraria. Ragionevole si, sensata si... Ma sempre umana e arbitraria.
Quindi valida quanto altre.

Io dal mio punto di vista infatti, credo di aver scelto l'approccio che la Bibbia stessa suggerisce, nell'ottica però di una Bibbia ispirata da Dio, il Dio creatore dell'universo che mi ha donato la vita!

Per me, mio personale parere, trattare la Bibbia soltanto come un testo antico, che rispetti quindi le tecniche di interpretazione sviluppate in ambiti accademici solo negli ultimi 30 anni... è equivalente a porre fede nel Corano o in altri testi "sacri".
Cercare il volere di Dio per la propria vita attraverso esercizi esegetici e linguistici è come passare il tempo comprando la settimana enigmistica. A me non piace ma rispetto chi lo fa.

Mi capisci quindi?
La discussione non ha lo scopo di giustificare il mio metodo o quello altrui. La discussione ha lo scopo di chiarire se questo specifico metodo è biblico o no.
Mi pare sia evidente che non lo è. Ed in un forum che si dichiara biblico.... Questo è tutto dire.
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Giorgia
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Giorgia »

Carissimi, ho una domanda per voi. Mi sapete dare la definizione della parola "tiro"?
Potete anche "googlare" per cercare tutti i possibili significati per aiutarvi :d .

Eppure sono abbastanza sicura che, se non siete mai stati dalle mie parti, (pare che pure google non sia mai stato dalle mie parti!) guardereste in modo molto strano qualcuno che vi dice: "mi dai il tiro?".

Sicuramente tutti voi conoscete almeno un'altra lingua oltre all'italiano. Come tradurreste la mia domanda?
In inglese verrebbe fuori qualcosa del genere: "Can you give me the shot?"

Ora provate a dire questa frase ad uno straniero che conosce l'inglese o ad un inglese, e vedete cosa vi da....

Eppure se entrate in un qualsiasi palazzo della mia zona, vedrete due interruttori: Luce e Tiro.

Siamo tutti italiani, e "dammi il tiro" è sicuramente un'espressione italiana, vi garantisco che non è dialetto. Eppure non mi capite... Perché? Molto semplice. Perché non siete mai vissuti qui.

Nelle case vecchie, da queste parti, i cancelli esterni erano collegati ad una cordicella. Bastava tirarla per aprire il cancello esterno, senza dover uscire. Da qui nasce la frase: "mi dai il tiro?" ossia, "tira la corda e aprimi il portone esterno"

Quindi pur facendo una domanda in italiano, e pur tenendo conto che molto probabilmente siete tutti più colti di me, non sapete cosa sto dicendo...

Ricordo che la prima volta che dissi a qualcuno che non era della mia zona di darmi il tiro, rimasi molto sorpresa che non sapesse a cosa mi riferivo... davo assolutamente per scontato che lo sapesse!

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Quando arrivai in Inghilterra feci amicizia con dei ragazzi giapponesi. Quando mi vennero a trovare a casa rimasi abbastanza sorpresa quando si fermarono nell'ingresso per togliersi le scarpe.
Per non parlare di quando andai a fare shopping con una di quelle ragazze. Eravamo in un negozio di scarpe. Lei ne stava provando un paio che le calzavano a pennello, ma rivolgendosi a me mi pregò di chiedere al commesso se avevano un numero in più del suo. Allora le chiesi il perché... e lei mi disse che solo le donne poco serie indossano le scarpe della propria taglia. Bizzarro, non trovate?

Pare che l'usanza derivi proprio dal fatto che, entrando in una casa, le scarpe le debbano togliere, e che non è educato per una donna che stia lì a tribolare per togliere o mettere delle scarpe aderenti.

Ora che queste cose le so, anche il suo acquisto mi pare meno bizzarro di quanto mi è apparso quando le vidi scartare le scarpe del suo numero, per comprarne di più grandi.

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Sempre al mio arrivo in Inghilterra cominciai a cercare un lavoro. Avevo 23 anni all'epoca. Nella zona in cui ero (ma suppongo sia abbastanza comune anche altro in Inghilterra) tutti i posti in cui andai, mi consegnavano una scheda da compilare con le informazioni del mio c.v. E fin qui, tutto normale. Dopo qualche giorno di solito, i posti in cui avevo consegnato il mio c.v. cominciarono a chiamarmi per un colloquio. Ricordo che ne feci diversi. E rimasi molto stranita dal fatto che più di una persona mi chiese se avevo l'età per lavorare, e come mai non avessi figli.

Nessuno in Italia mi aveva dato meno anni di quelli che avevo. Certo, ero giovane, ma nessuno mi aveva mai dato meno di 16 anni. E quelle domande proprio non la capivo. Poi il discorso dei figli mi sembrava proprio assurdo. Ho 23, perché mai dovrei avere dei figli così giovane???? :-??
Sarò sincera, ho pensato che gli inglesi fossero un po' tarlucchi :d ...
Ho capito la loro domanda solo dopo qualche tempo che vivevo là. Nel piccolo paesino in cui abitavo, un buon 90% delle ragazze sopra i 14 anni avevano figli. E visto lo stile di vita, sembravano molto più vecchie della loro età. E nel confronto con loro, sembravo più giovane.

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Ora, alla luce di questi semplici esempi di vita vissuta, possiamo mai pensare di poter valutare uno scritto come la Bibbia, che è stata scritta "qualche annetto fa" con la nostra mentalità e con la nostra conoscenza occidentale.

Sinceramente io non me la sento. E poi che ve ne ho raccontate solo alcune di quelle che sono successe a me personalmente!

Vi lascio con questa vignetta che ho trovato su google, che mi ha fatto ridere un sacco, ma anche riflettere sul post in oggetto:

Immagine

Buona giornata a tutti!

P.S. (vi autorizzo a ridere delle mie gaffe :d )
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Ottimo paragone, Harlock!
Seguendo il tuo esempio, dico di più. Mettiamo che la Bibbia sia stata scritta in veneziano o chioggiotto e poi tradotta in inglese americano. Chi la leggesse a Brooklyn avrebbe due possibilità: leggerla e magari seguire le spiegazioni di qualche pastore evangelico che nulla sa di quegli idiomi, facendone così una lettura all’americana, oppure studiare quelle lingue e quelle culture.

Fuori metafora: la Bibbia è stata scritta in ebraico con alcune parti in aramaico. Chi accetta Yeshùa quale messia riconosce anche una parte greca della Bibbia, scritta sì in greco ma pensata in ebraico.
Per capirla ha due strade: affidarsi a qualche religione cristiana (che nulla c’entra con l’ebraismo ma che invece affonda le sue radici sulla religione semipagana sorta dalla chiesa apostata del secondo-terzo secolo) oppure leggerla seriamente entrando nel pensiero ebraico che permea l’intera Scrittura.

Kalebh, l’esempio vale anche con il friulano. E anche con il sardo (altra lingua) o con il calabrese o con qualsiasi altra lingua. ;)
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