Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede nel Fi

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Gianni
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Gianni »

Intanto, come ebreo Yeshùa era già “adottato” come figlio, infatti Paolo spiega che agli israeliti “appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse” (Rm 9:4). Gli eletti vengono pure adottati; Paolo infatti spiega poco prima: “Avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!»” (8:15). Poi, in 8:17 Paolo arriva a questa conclusione: “Se siamo figli, siamo anche eredi”, e si noti bene cosa aggiunge: “Eredi di Dio e coeredi di Cristo”. “Coeredi di Cristo”, non di Dio. Cristo è erede di Dio così come lo sono gli eletti.
Luigi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Luigi »

Gianni, io ti ho chiesto di portarmi le scritture...,ora quelle che riporti sono tue convinzioni , costruite attraverso "consentimelo" vani ragionamenti, su qualche scrittura, sono congetture senza alcun supporto scritturale.
Io ti ho riportatato e ti riporto le scritture, le quali recitano "tra l'altro"
che LUI Yoshua E' IL Cristo, IL Signore, IL Salvatore, IL Grande DIO....,IL SUO Proprio Figlio "del Padre, nonchè L'Unigenito Figlio SUO
Poichè se non vi fosse la scrittura a testimoniare che LUI E' IL SUO Proprio Figlio, ognuno potrebbe costruirci la propria dottrina, estraendola da qualche concetto...

Eccone una e non è la sola scrittura.
Romani 8, 1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, 2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,


Meraviglioso questo passo tra l'altro, ci vorrebbero libri per spiegare appieno questa Grande Verità:
NON vi è alcuna condanna per quelli che sono IN Cristo, da LUI Redenti ,perdonati, riscattati, salvati, Riconciliati col Padre, perche credono che LUI è Il Cristo IL Figlio di Dio ,L'Unigenito....
Mentre tanti si sono costruiti una propria giustizia...,per non credere in Cristo Gesù..
Saluti
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Gianni
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Gianni »

Luigi, davo per scontato che avresti reagito così.

Il difetto della tua richiesta di citare un passo biblico in cui si dica che Yeshùa fu adottato da Dio sta nella pretesa di trovare quella specifica parola abbinata a lui. Per farti capire, potrei pretendere da te che tu citi un passo biblico che dica chiaramente che Yeshùa non era biondo. Non lo troveresti, ma a ragione potresti portare i passi in cui è detto che egli era un giudeo figlio di una giudea, per cui i suoi tratti somatici erano ovviamente quelli dei mediorientali giudei, e quindi non poteva essere biondo. Ecco allora che il ragionamento basato su passi biblici supplisce alla mancanza di un passo che si pretende di leggere.

Tu affermi che riporto solo mie convinzioni costruite attraverso vani ragionamenti, che sono congetture senza alcun supporto scritturale. Che Yeshùa era ebreo e che come tale faceva parte degli israeliti adottati da Dio (Rm 9:4) ti sembra una mia convinzione costruita attraverso un vano ragionamento, che è una congettura senza alcun supporto scritturale?

Che gli eletti vengono adottati (Rm 8:15) e che come figli adottivi di Dio diventano “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Rm 8:17) ti sembra una mia convinzione costruita attraverso un vano ragionamento, che è una congettura senza alcun supporto scritturale? Non so che Bibbia tu legga, ma nella Bibbia è scritto che i figli adottivi di Dio sono “eredi di Dio e coeredi di Cristo”. Se la matematica non è un’opinione, i figli adottivi-eredi stanno a Dio come Yeshùa sta a Dio.

Alla pari dei trinitari tu continui a ripetere “figlio di Dio” come se volesse dire ‘Dio figlio’. Non ho mai capito questa assurda equivalenza. Eppure basterebbe il ragionamento: se Yeshùa è figlio di Dio, non è Dio. Se poi si pretende che un figlio di Dio sia Dio come un uomo figlio di un uomo è uomo (un uomo figlio di un uomo è sì un uomo, ma un'altro uomo), di nuovo il ragionamento si oppone, perché sarebbe casomai un altro dio, non quel Dio (e si cadrebbe nel politeismo). In più, bisognerebbe dire che Israele e il re ebreo, che pure sono chiamati nella Bibbia figli di Dio, sarebbero Dio.

(Una mia curiosità: perché chiami Yeshùa col nome di Yoshua?).
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

Ho l'impressione che quando si usa "figlio di Dio" per dire che Yeshúa è Dio lo si fa intendolo come un titolo . Peccato che questo titolo viene usato come superlativo per indicare al massimo anche gli angeli che tra l'altro sono sottoposti a Dio . Ma niente di più di questo .
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Gianni
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Gianni »

Occorre comprendere il senso biblico dell'espressione "figlio di Dio": indica un rapporto relazionale. Se poi si vuole ragionare all'occidentale, l'espressione stessa "figlio di Dio" indica che non si tratta di Dio.
Luigi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Luigi »

Gianni ha scritto:Occorre comprendere il senso biblico dell'espressione "figlio di Dio": indica un rapporto relazionale. Se poi si vuole ragionare all'occidentale, l'espressione stessa "figlio di Dio" indica che non si tratta di Dio.
Gianni, hai appena annullato la scrittura, poichè è scritto che LUI E' IL SUO Proprio Figlio, L'Unigenito "o Unico del genere", e per di più non hai riportato alcuna scrittura per comprovare le tue convinzioni, senza contare che, esci dal tema , facendo accenno alla SUA Deità, non essendone d'accordo...
Saluti
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francesco.ragazzi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da francesco.ragazzi »

Dio Uno ed Unico ....
אני-הוא אני ראשון אף אני אחרון
“Anì hu anì rishon, af ani acharon
“Io sono il primo”(Isaia 48/12), che non ho padre, “e sono l’ultimo” che non ho fratelli, “ed all’infuori di Me non esiste Dio”, perché non ho figli.

Figli di Dio in senso relazionale ......
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francesco.ragazzi
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da francesco.ragazzi »

......Gesù Figlio dell'uomo e Figlio di Dio ... (Non due nature ma una crescita spirituale) : “Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l'ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale”. - 1Cor 15:45,46.
Yeshùa non si è mai chiamato “figlio di Dio”: ha preferito presentare se stesso come “figlio dell’uomo”:
ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου
o üiòs tu anthròpu
il figlio dell’uomo
Questa espressione, al di fuori dei Vangeli, si trova solo tre volte nelle Scritture Greche (in At 7:56, pronunciata da Stefano durante il suo martirio; e in Ap 1:13;14:14, pronunciata da Giovanni nel descrivere la sua visione celeste).
Nonostante questo, diversi studiosi ritengono che Yeshùa, pur non proclamandosi figlio di Dio, abbia agito come tale. Alcuni affermano anche che Yeshùa non solo si sia arrogato tale autorità, ma si sia equiparato a Dio; lo avrebbe fatto perdonando i peccati. Perdonare i peccati è una prerogativa che solo Dio ha, come del resto osservò uno scriba: “Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?” (Mr 2:7). Va detto però che Yeshùa non perdonò direttamente i peccati, egli disse: “I tuoi peccati ti sono perdonati” (Mr 2:9). Il passivo (“ti sono perdonati”) è una maniera biblica per introdurre Dio senza nominarlo; equivale a: Dio ti perdona i tuoi peccati. È paragonabile all’espressione del profeta Natan che dice a Davide: “Il Signore ha perdonato il tuo peccato” (2Sam 12:13). Come profeta di Dio, Yeshùa ha l’autorità – come l’aveva Natan – di perdonare ossia di comunicare il perdono di Dio dei peccati. Per questo Yeshùa afferma: “Il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati” (Mr 2:10). È lo stesso senso che viene dato a Gv 20:23 in cui gli apostoli ricevono il potere di dichiarare perdonati i peccati, non di perdonarli con il proprio potere: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”. Si noti poi la differenza tra “i tuoi peccati ti sono perdonati” (passivo) e “àlzati!” (imperativo). – Mt 9:6.
Si è anche osservato che Yeshùa, con le sue antitesi “ma io vi dico”, mostra di essere superiore alla Legge e a Mosè. Questa osservazione denota poca confidenza con il modo di esprimersi biblico. È una osservazione che nasce da una mentalità occidentale che legge un testo mediorientale applicando le categorie occidentali. Vediamo il senso vero dell’espressione di Yeshùa: “Voi avete udito che fu detto […] ma io vi dico […]” (Mt 5, passim). Quel “ma” – che denota contrapposizione – è presente in molte traduzioni. Cosa troviamo però nel testo greco originale?
Ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν
Egò de légo ümìn
Io e dico a voi
Nel testo greco non c’è affatto un “ma” (che in greco si dice ἀλλά, allà): c’è invece un δὲ (de), che è molto più vicino ad un “e” che a un antitetico “ma”. Anzi, nella lingua greca dei Vangeli la particella δὲ (de) indica comunemente un collegamento, non una contrapposizione. Questo è il classico esempio in cui si nota che gli scrittori biblici del tempo di Yeshùa scrivevano in greco ma pensavano in ebraico. Questa espressione (“e io vi dico”, Dia) è una classica espressione rabbinica che non intende affatto introdurre un’opposizione, ma una spiegazione. Il Talmud è ricco di queste espressioni. Fa parte della dialettica rabbinica in cui un esegeta fa un commento su un passo della Scrittura e un altro propone una nuova esegesi che introduce con un “e io vi dico”. Chi conosce il modo di esprimersi ebraico sa leggere bene quanto dicono gli scritti sacri del tempo evangelico. Yeshùa, da buon rabbì (“Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: ‘Rabbì’”. – Mr 9:5), argomentava alla maniera rabbinica. E quella sua espressione è tipicamente rabbinica:
e io vi dico
Tutte queste considerazioni non implicano affatto in Yeshùa la natura stessa di Dio. Mostrano solo che Yeshùa, come consacrato (messia, cristo), è in un rapporto unico con Dio. Yeshùa stesso, in ogni modo, si afferma inferiore a Dio perché ignora il giorno e l’ora della sua parusìa (Mr 13:32). Contro chi lo chiama buono, Yeshùa si adira affermando che solo Dio è buono. – Mr 10:18.
Siamo quindi sempre nel campo relazionale: Yeshùa il consacrato è il figlio per eccellenza perché il compito che ha avuto da Dio è unico e non dato ad altri. Yeshùa è un profeta, ma un profeta particolare; è un re, ma un re speciale; è un sacerdote, ma un sacerdote unico e diverso da tutti. Yeshùa è tutto questo, ma non per questo è di natura uguale a Dio.
Quando Yeshùa fu proclamato “figlio di Dio”?
Il re di Israele diveniva figlio di Dio (suo delegato) quando era elevato al trono. Yeshùa divenne figlio di Dio quando con la sua resurrezione fu elevato alla destra di Dio. Questo è quanto afferma l’apostolo Paolo: “Risuscitando Gesù, come anche è scritto nel salmo secondo [Sl 2:7]: ‘Tu sei mio Figlio, oggi io t’ho generato’’” (At 13:33). Ed è quanto afferma anche Pietro, con altre parole, quando dice: “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. – At 2:36.
Che la proclamazione di Yeshùa come figlio di Dio sia avvenuta alla sua resurrezione è asserito chiaramente in Rm 1:4: “Dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore”.
Tuttavia quel Yeshùa “nato dalla stirpe di Davide secondo la carne” (Rm 1:3) e destinato alla futura gloria, già nella sua vita terrena aveva ricevuto da Dio un compito specifico. È quanto è messo in rilievo nella scena del battesimo: “Venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto’” (Lc 3:22). Di questo passo esiste anche una lezione occidentale che dice “oggi ti ho generato” al posto di “in te mi sono compiaciuto”, derivata probabilmente dal Sl 2:7; ma questa lezione occidentale è poco armonizzabile con l’altra dichiarazione di At 13:33, sempre di Luca, in cui si afferma che la “generazione” relazionale di Yeshùa come figlio di Dio avvenne alla resurrezione.
Un’espressione simile è ripetuta al momento della trasfigurazione di Yeshùa: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 17:5). C’è qui un riferimento a Is 42:1 che dice: “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio; io ho messo il mio spirito su di lui”. In Mt il “servo” di Is è identificato con Yeshùa. Pare un’anticipazione della sua morte sul palo. Colui che morirà come un volgare malfattore era pur sempre il “figlio di Dio”, il suo “servo”.
Anche riguardo alla nascita di Yeshùa si usa questa espressione: “Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre” (Lc 1:32). Tuttavia Yeshùa “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo” in futuro, quando sarà grande. La natura divina uguale a quella di Dio qui è esclusa: quello che nasce e che “sarà chiamato figlio dell’Altissimo” è infatti l’uomo Yeshùa figlio di una donna (non si allude ad una natura divina prima della nascita). Anche se si volesse sostenere (contro la Scrittura) che Yeshùa era da subito, dalla nascita, figlio di Dio non si potrebbe certo pensare alla seconda persona della trinità o al secondo Dio dei binitari, altrimenti si dovrebbe dedurre che egli nacque proprio allora e di conseguenza non è eterno (condizione richiesta dalla falsa dottrina della trinità).
“Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4:4). Qui Yeshùa è definito figlio di Dio sin dalla nascita. Ma si tratta di una prolessi o anticipazione: quello che sarebbe divenuto figlio di Dio.
“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio” (Gv 3:16). Qui riguarda la sua morte: “ha dato”.
Ritornando ai passi citati di Luca, è interessante notare che egli presenta Yeshùa – proprio come fece Paolo – come un secondo Adamo, iniziatore di un’umanità nuova. Come Adamo fu creato direttamente da Dio per opera del suo spirito (רוח, rùach) che volteggiava sulle acque (Gn 1:2) e che si esprimeva nelle parole creative, così lo stesso spirito fa concepire Yeshùa. Non senza motivo, infatti, Luca fa risalire la genealogia di Yeshùa oltre Abraamo fino ad Adamo (Lc 3:38). Anzi, dice “di Adamo, di Dio”, mettendo meglio in parallelismo il fatto che Yeshùa, come Adamo, era “figlio di Dio” e che tale sarebbe stato chiamato. – Lc 1:35.
Ma allora quando fu che Yeshùa fu proclamato figlio di Dio? Alla nascita?, al battesimo?, alla trasfigurazione?, alla resurrezione? Solo la concezione relazionale può spiegarlo. Infatti, dal momento che Yeshùa è legato in modo particolare a Dio, ogni tappa decisiva della sua esistenza è un nuovo modo di entrare in rapporto con Dio. Tutto questo sarebbe inconcepibile affermando una staticità della sostanza di Yeshùa, che sarebbe identicamente sempre quella dalla nascita alla resurrezione. Yeshùa, invece, entrò progressivamente in una relazione sempre più intima con Dio, essendo ubbidiente e fedele fino alla suprema prova della morte.
(Estratto da Biblistica.it)
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

Cosa ne pensate della figura del figlio dell'uomo di Enoch ?
Ho uno studio di Sabino Chialá su questo ma ancora devo leggerlo
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Tony
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Re: Salvezza per le opere della Legge, oppure per la fede ne

Messaggio da Tony »

ateo ... =))
ti faccio notare che qualcosa non torna .
possiamo paragonarlo ad un genitore che regala una scatola di lego con soltanto un immagine nella scatola su cui è raffigurato una macchina fatta di lego da prendere come esempio .
Il bambino ogni giorno spenderà il suo tempo per cercare per elaborare per imparare a costruire quello che l'immagine della scatola raffigura.
Ad un certo punto arriva a casa sua il suo amichetto e gli chiede chi avesse regalato quella scatola di lego . E il bambino risponde : "Mio papà" .
L'altro replica : " tu non credi in tuò papà perchè se avessi creduto in lui avresti dovuto lasciare intatta la scatola senza aprirla! "

Il bambino sa benissimo che suo papà esiste e che è stato proprio lui a fare quel regalo ed è proprio per la sua voglia di dimostrare al papà il suo compiacimento del regalo che lo apre e cerca di realizzare quello che è nell'immagine nella voglia di fare vedere al papà il progetto realizzato e finito .

Ora prendendo questa immagine è come se tu dicessi che uno è ateo perchè sta cercando di capire come funzionano quei lego .
Non ha proprio alcun senso non ti pare? :-?
Ultima modifica di Tony il lunedì 16 novembre 2020, 21:21, modificato 1 volta in totale.
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