Ora cercheremo di capirlo insieme riferendoci a questa tua frase: «Nel caso di Ef 1,17, dove troviamo che θεός (Teos), e Κυρίου (Signore), sono sostantivi e ci troviamo in mezzo "τοῦ" che si deve leggere "ό" articolo determinativo».
Regole. Perché mai dovresti leggere "ό" se c’è scritto "τοῦ"? Ora vedremo come funziona l’articolo greco. In italiano diciamo “del”, che l’analisi grammaticale cataloga come preposizione articolata. In greco equivale a τοῦ, che però non è una preposizione articolata ma un articolo.
Partiamo dall’italiano: “del” è la forma contratta ottenuta da “di + il”, così come "dello" è ottenuto da “di + lo” e "della" da “di + la”. La nostra grammatica, nella definizione, privilegia la preposizione “di” e siccome questa è agganciata all’articolo, parla di preposizione articolata.
In greco non è così. Qui il concetto di “di” è insito nel genitivo. E qui interviene l’analisi logica. Torniamo per un momento all’italiano. Il meccanismo “di + il = del”, "di + lo = dello”, “di + la = della” e così via anche con i plurali, lo troviamo tale e quale con la preposizione “a”: “a + il = al”. In greco, il concetto di “a” è insito nel dativo. In greco, insomma, non possiamo parlare di preposizioni articolate, ma solo di articoli. Che sono declinati. L’articolo "ό" significa indubbiamente “il” (oppure “lo”, se l’italiano lo richiede). E cosa significa "τοῦ"? Significa “il/lo” con insisto il concetto di “di”, perché è al genitivo. Se dovessimo tradurre davvero letteralmente τοῦ κυρίου, io farei così: “[di] il signore”. In questa formula viene rispettato il concetto di “di” e il nome mantiene il suo valore. È un po’ come se in italiano smembrassimo etimologicamente “del signore”: “di il signore”. In italiano parlato avremmo poi “del”, che è una preposizione articolata. Ora, sapendo tutto ciò o, meglio, dando per scontato che tutto ciò si sappia, anche in una interlineare troveresti τοῦ κυρίου tradotto “del signore”. Quindi, Tiger, non è che «ci troviamo in mezzo "τοῦ" che si deve leggere "ό"». Troviamo invece "τοῦ" al posto giusto è perfettamente concordato al genitivo come κυρίου a cui è riferito.
Usi. È corretto dire, ad esempio, “la Giuseppina è venuta, ma il Brambilla non c’è”? No davvero, anche se un milanese direbbe così. Beh, in greco si direbbe proprio così. Chi ha poca dimestichezza con i testi originali si stupirebbe di leggere che “il Pietro si alzò in piedi”, eppure è così (At 2:14). Ecco perché in Ef 1:17 troviamo ὁ θεὸς, “il Dio”, che in italiano doppiamo necessariamente tradurre senza articolo così come nel caso di “il Pietro”. Diversamente, sarebbe una traduzione alla milanese!

Ora, mettendo insieme regole e usi, troviamo casi in cui ci aspetteremmo l’articolo, che invece non c’è. In greco, che è una lingua complessa ma precisa, ogni cosa è sempre ben spiegabile. Occorre davvero fare sempre molta attenzione all’articolo determinativo quando si esamina la parte greca della Sacra Scrittura. Ti risparmio però la spiegazione, perché la grammatica e la sintassi greche vanno prese a piccole dosi per ben assimilarle. Giusto per complicarti la vita

Normalmente il greco utilizza l’articolo determinativo:
• Per indicare oggetti particolari. Pilato, esponendo Yeshùa alla folla dei giudei dice: “Ecco ὁ ἄνθρωπος (o ànthropos)”, “l’uomo”, non ‘un uomo’. - Gv 19:5.
• Con i nomi propri. “Pilato [Ὁ Πειλᾶτος (o Peilàtos), “il Pilato”] prese τὸν Ἰησοῦν [(tòn Iesùn), “lo Yeshùa”] e lo flagellò”. - Gv 19:1.
• Con gli avverbi. “Da ora in poi [ἀπὸ τοῦ νῦν (apò tù nýn)] non praticare più il peccato” (Gv 8:11). Ἀπὸ τοῦ νῦν (apò tù nýn) significa “da il (= dal) tempo presente”.
• Con gli infiniti. “Il seminatore uscì a seminare [τοῦ σπείρειν (tù spèirein), “per il seminare”]”. - Mt 13:3.
Usi speciali dell’articolo greco:
• Con la congiunzione καὶ (kài), “e”. “Gli apostoli e gli anziani” menzionati in At 15:6 sono persone distinte tra loro: οἱ ἀπόστολοι καὶ οἱ πρεσβύτεροι (oi apòstoloi kài oi presbýteroi); ci sono infatti due articoli, uno per parola. In Ef 3:5 - “È stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti” (TNM) -, invece, non sono indicate due categorie diverse ma una sola categoria: gli apostoli profeti, perché il greco ha un solo articolo che regge ambedue i vocaboli: τοῖς ἁγίοις ἀποστόλοις αὐτοῦ καὶ προφήταις (tòis aghìois apostòlois autù kài profètais), “ai santi apostoli di lui e profeti”.
• Con la congiunzione μὲν … δὲ (mèn … dè) la funzione dell’articolo dà il significato di un pronome alternato. “La moltitudine della città fu divisa, e alcuni erano per i giudei ma altri per gli apostoli” (At 14:4, TNM). Testo greco: οἱ μὲν … οἱ δὲ (oi mèn … oi dè), “gli … invece gli”.
• Funzione di pronome dimostrativo. “Quelli [οἱ (oi), “i/gli”] sul masso di roccia sono coloro che …”. - Lc 8:13, TNM.
• Funzione di pronome possessivo. “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso” (Mt 25:31). Il greco ha oi àngheloi met’autù (οἱ ἄγγελοι μετ' αὐτοῦ), “gli angeli con lui”. Che potrebbe essere tradotto “con tutti i suoi angeli”.
• Funzione di pronome relativo. “Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale [τὸ (tò), “il”; il sangue, τὸ αἷμα (tò àima), è neutro] è sparso per molti per il perdono dei peccati”. - Mt 26:28.
• Con i nomi uniti dalle forme verbali di εἰμί (eimì), il verbo “essere”.
Se solo un nome ha l’articolo, esso è il soggetto e l’altro è il predicato. “Dio è amore” (1Gv 4:16): Ὁ θεὸς ἀγάπη ἐστίν (o theòs agàpe estìn), “il Dio amore è”. Se tutti e due i nomi hanno l’articolo, si possono intercambiare come soggetto o come predicato. “Il peccato è la violazione della legge” (1Gv 3:4): ἡ ἁμαρτία ἐστὶν ἡ ἀνομία (e amartìa estìn e anomìa), che è la stessa cosa di ‘la violazione della Legge è il peccato’.
Riguardo al fatto se Dio sia una persona o no, ti rispondo con le tue stesse parole: «Dipende da ciò che intendi per "persona"».
Sappiamo che Dio è spirito, ma non dobbiamo fare l’errore che fanno i Testimoni di Geova, i quali affermano che ha un corpo spirituale. Se lo avesse, sarebbe contenuto nella sua stessa creazione, il che è una bestemmia. Non possiamo neppure ridurlo ad una specie di energia cosmica. Dio è inconoscibile e indescrivibile. Dovendo necessariamente ricorrere alle nostre categorie mentali, ma consapevoli di farlo, potremmo dire che è un Essere pensante e, come tale, un Essere personale. In questo senso è “persona”. E l’Altissimo ci perdoni se tentiamo di definirlo. Di fonte a Lui (ecco che ritornano le categorie umane! Perché non Lei? Personalmente direi proprio Lei, umanamente parlando) dovremmo solo abbassare il capo, tacere e tremare.