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Yeshua uomo celeste

Inviato: sabato 21 marzo 2015, 15:33
da bgaluppi
DEDICATO A GIANNI

Questa trattazione e' il frutto della meditazione su alcuni temi proposti da vari fratelli e su versetti citati su diverse cartelle del forum, che ho trovato essere profondamente interconnessi. In questa trattazione, che si pone unicamente come indagine personale alla ricerca di risposte e raffinamento spirituale, verranno presi in esame alcuni versetti: Flp 2:5-7, Mt 1:18-23, Lu 1:30-35, e 1Cor 15:44-49. Prima di iniziare e' necessario un cappello introduttivo.

Il primo Adamo fu creato dalla terra e reso anima vivente dal soffio di Dio, ed era uomo perfetto, senza colpa. Possiamo con certezza dichiarare Adamo uomo perfetto, in quanto se non lo facessimo sarebbe come ammettere che Dio avesse creato qualcosa di imperfetto, mentre sappiamo che l'opera di Dio e' perfetta (Dt 32:4). Pur nato nella perfezione, il primo Adamo, dotato di libero arbitrio, si e' trovato davanti ad una scelta, presentatagli dall'accusatore, il serpente antico, satana. Egli sceglie la disobbedienza e torna alla terra: la morte prevarra' su di lui e tutte le generazioni future, che nasceranno sotto il peso della colpa, che ha determinato la condanna.

Il secondo Adamo non fu creato come il primo, ma generato direttamente dallo spirito attivo di Dio in seno ad una donna, e anche lui fu perfetto dal momento del suo concepimento. Non possiamo accettare che Yeshua non fosse perfetto dal concepimento, poiche' facendolo, ancora una volta, sarebbe come accettare che l'opera dello spirito di Dio, quindi di Dio, sia imperfetta. Yeshua fu concepito dallo spirito e venne al mondo come uomo perfetto, non sottoposto alla colpa pur discendendo da Adamo. Egli non veniva dalla terra ma dallo spirito, e in questo era profondamente diverso dal primo Adamo. Anche Yeshua doveva essere dotato di libero arbitrio, poiche' immediatamente dopo il battesimo, nel deserto, viene tentato dal serpente antico, esattamente come il primo Adamo. Egli sceglie l'ubbidienza e la sottomissione alla volonta' del Padre e diventa spirito vivificante: la morte non ha prevalso su di lui e non prevarra' su tutti coloro che abbandonano la loro condizione umana per rinascere in lui.

Arriveremo di nuovo a queste conclusioni alla fine della trattazione. Passiamo ora all'analisi dei versetti.


τοῦτο ⸀φρονεῖτε ἐν ὑμῖν ὃ καὶ ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ, ὃς ἐν μορφῇ θεοῦ ὑπάρχων οὐχ ἁρπαγμὸν ἡγήσατο τὸ εἶναι ἴσα θεῷ, ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν μορφὴν δούλου λαβών, ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος·

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. CEI

Il passo di Flp 2:5-7 sopra riportato utilizza la parola morphe', che tutti i dizionari biblici traducono forma o natura (in senso figurato). Gianni traduce immagine, in linea con i traduttori ebraici.

https://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=5&t=224#p4353" onclick="window.open(this.href);return false;

Certo si puo' sempre intendere come "immagine", ma vediamo cosa dicono i dizionari biblici. 

Lo Strong: "forma, apparenza esterna"

Helps word studies: "correttamente, forma (espressione esterna) che incarna la sostanza essenziale interiore in modo che la forma è in completa armonia con l'essenza interiore. [...] Da Omero in poi, la forma con cui una persona o un oggetto colpiscono la vista, l'apparenza esterna."

Spiega il Thayer Greek Lexicon: 
Philippians 2:7; — this whole passage (as I have shown more fully in the Zeitschr. f. wissensch. Theol. for 1873, pp. 33ff, with which compare the different view given by Holsten in the Jahrbb. f. protest. Theol. for 1875, p. 449ff) is to be explained as follows: who, although (formerly when he was λόγος ἄσαρκος) "he bore the form (in which he appeared to the inhabitants of heaven) of God (the sovereign, opposed to μορφή δούλου), yet did not think that this equality with God was to be eagerly clung to or retained (see ἁρπαγμός, 2), but emptied himself of it (see κενόω, 1) so as to assume the form of a servant, in that he became like unto men (for angels also are δοῦλοι τοῦ Θεοῦ, Revelation 19:10; Revelation 22:8f) and was found in fashion as a man".
Traduzione: tutto questo passaggio (come ho dimostrato più ampiamente nella Zeitschr. f. wissensch. Theol 1873, pp 33ss , con cui confrontare la diversa visione data da Holsten nel Jahrbb. f. protest. Theol. 1875 pp 449ss) deve essere spiegato come segue : che, anche se (in precedenza quando era ἄσαρκος λόγος) "egli ha portato la forma (in cui egli apparve agli abitanti del cielo) di Dio (sovrana, che si oppone al μορφή δούλου), ma lo stesso non credette che questa sua uguaglianza con Dio doveva essere con entusiasmo aggrappata o mantenuta (vedi ἁρπαγμός , 2), ma spogliò se stesso di essa (cfr κενόω , 1) in modo da assumere la forma di servo, in quanto egli è diventato come agli uomini (per gli angeli anche δοῦλοι τοῦ Θεοῦ , Apocalisse 19:10; Apocalisse 22:8ss) ed è stato trovato nella maniera di uomo "

Morphe' e' usata anche in Marco 16:12, dove tutte le traduzioni riportano concordemente "forma" o "aspetto", in linea con i dizionari biblici.

Ora, accettando invece la traduzione con il significato di immagine, leggeremmo: "egli, pur essendo a immagine di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuoto' se stesso assumendo immagine di servo, diventando simile agli uomini (o assumendo immagine di uomo)". Da notare che nella parte finale del versetto si usa ὁμοιώματι (omoiomati) in riferimento al divenire di Yeshua "simile" agli uomini, cioe' "ad immagine" di uomo.  Infatti, nelle Scritture, il significato di "immagine" e' reso sempre con εἰκών (eikon) o ὁμοίωμα (omoioma). Vediamo i significati di queste due parole.

εἰκών - Strong: "immagine, statua, rappresentazione. Immagine, sembianza". Helps w.s: "propriamente, rappresentazione a specchio, in riferimento a cio' che e' molto simile in aspetto. Immagine che riflette la sua fonte (cio' a cui corrisponde direttamente)."

ὁμοίωμα - Strong: "forma, somiglianza, similitudine. Una cosa fatta come qualcos'altro". Helps w.s: "propriamente, lo stesso di; somiglianza, similitudine. Comparazione usata per migliorare la comprensione. Non richiede un elemento di paragone per essere derivato dall'altro, puo' essere completamente separato da esso. Praticamente, si riferisce ad una analogia di base, non ad una copia esatta".

Alla luce di queste definizioni possiamo capire bene le differenze che intercorrono tra i due termini eikon e omoioma verso morphe'. E quando vediamo le occorrenze bibliche e l'uso che viene fatto di questi due termini, non restano molti dubbi. In un versetto abbiamo quindi due parole, morphe' e omoioma, ambedue rese nella traduzione proposta col significato di immagine; pero' morphe' e' usata due volte, ad indicare lo stesso significato, e poi appena dopo si usa omoioma per rendere un significato diverso (altrimenti si sarebbe usato di nuovo morphe', oppure non si sarebbe usato affatto morphe' e si sarebbe usato sempre eikon o omoioma). 

In questa traduzione riscontriamo quindi un primo problema: se si traduce morphe' con immagine la prima volta, quando si riferisce a Dio, dovremmo usare la stessa traduzione anche la seconda volta, quando si riferisce a servo, poiche' non avrebbe senso tradurre con "immagine" prima e con "forma" subito dopo soltanto per "far tornare" la traduzione in un modo piuttosto che in un altro; se nello stesso versetto si usa due volte la parola morphe' e poi omoioma, e' lecito pensare che la traduzione di morphe' debba essere la stessa in ambedue i casi. Ma allora perche' subito dopo il versetto presenta ὁμοιώματι (omoiomati)? E come traduciamo? Naturalmente, col suo proprio significato, ossia "simile", o "ad immagine". E allora perche', per rendere lo stesso significato, si e' dovuto far uso di morphe', che propriamente significa "forma", o "natura" in senso figurato, invece che di ὁμοίωμα, che propriamente significa "simile" anche nel senso di "ad immagine", come succede alla fine del versetto? 

Se accettiamo la traduzione di morphe' col suo significato proprio, ossia forma o natura, potremmo leggere: "egli, pur essendo venuto all'esistenza (ὑπάρχων, uparkon) in natura di Dio (ἐν μορφῇ θεοῦ, en morphe theu) non ritenne un furto (ἁρπαγμὸν, arpagmon) l'essere simile a Dio, percui (ἀλλὰ, alla) svuoto' se stesso assumendo forma di servo, diventando simile agli uomini." 

Questa traduzione, ad un primo esame, potrebbe render molto soddisfatti i trinitari, che subito ci vedrebbero chiara prova della deita' di Yeshua, ma non e' cosi'. Pero' fa sorgere domande sulla sua natura. Il problema con morphe' e' che non significa propriamente immagine, ma forma o natura in senso figurato; lo Strong spiega che questa parola origina probabilmente dalla base di meros (3313) attraverso l'idea di "aggiustamento delle parti"; meros significa pezzo, parte, divisione, porzione, lato. Allora le cose sono tre: a) i dizionari sbagliano o sono limitati, ed e' un'ipotesi alquanto remota; b) in questo passo viene indicata apertamente la divinita' di Yeshua e avremmo una grossa contraddizione biblica con altri passi dove sembra essere smentita; c) la parola morphe' indica qualcosa di specifico, diverso da cio' che si renderebbe invece con omoioma o eikon. Personalmente propendo per la terza opzione. 

Gli ebrei traducono immagine perche' non potrebbero mai accettare la traduzione in forma di Dio, in quanto rapprenterebbe blasfemia. E poi, una traduzione dal greco in ebraico e' pur sempre una traduzione e puo' essere influenzata da preconcetto. Il fatto, pero', che in ogni altro passo della Bibbia dove si traduce immagine o simile la parola usata sia εἰκών (eikon) o ὁμοίωμα (omoioma), e che in Flp 2:5-7 si usi invece morphe' (e poi omoioma), solleva certamente dubbi su cosa volesse significare Paolo e sulla natura di Yeshua, dubbi che meritano di essere approfonditi. Inoltre, si crea una discordanza con tutti gli altri passi dove si enuncia che Cristo era uomo. Le Scritture contengono forse contraddizioni? Certamente no, poiche' costituiscono parola di Dio e Dio non si contraddice. Cerchiamo allora di investigare altri versetti che parlano della natura di Yeshua e vediamo se si riesce a giungere ad una conclusione.

Essere nato da uomo tramite meccanismo biologico o concepito dallo spirito del Padre direttamente, rappresenta una fondamentale ed innegabile differenza. Bisogna a questo punto prendere in considerazione il fatto che morphè, tradotto "natura" come indica anche lo Strong, possa riferirsi alla condizione di secondo Adamo, non creato come lui ma fatto nascere tramite lo spirito. In questo senso, Yeshùa era di "natura" divina, poiché concepito dallo spirito santo del Padre, a differenza di ogni altro uomo che ha origini biologiche e carnali. E così, pur essendo di "natura" divina, poiché originato dallo spirito per volonta' del Padre, spogliò se stesso da questa sua condizione non volendo rubare niente al Padre e si rese uomo come tutti noi. Giovanni Battista, qundo se lo trova davanti, si domanda come si possa battezzare il Cristo stesso, l'uomo perfetto; ma Cristo si fa battezzare, lasciando che si adempisse ogni giustizia. 

Con questa interpretazione non si accomuna affatto Yeshùa a Dio, non lo si identifica col Padre; però Yeshùa non era neppure un uomo normale, nato biologicamente come tutti noi, ma era il secondo Adamo, primogenito di tutte le creature, in funzione del quale esiste la creazione. Lui, il secondo Adamo, il primogenito di tutte le creature, non poteva certo essere uguale all'uomo, ossia condividere la sua stessa natura carnale e corrotta dalla colpa del primo Adamo. Il secondo Adamo non e' dio ma e' generato da Dio. Ecco perché Paolo ha utilizzato questo vocabolo, che indica esattamente la "forma" o, in senso figurato, la "natura".

Per cercare sostegno a questa interpretazione, passiamo ad indagare gli altri versetti citati.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Mt 1:18-23 (CEI)
L'altro passo dove si descrive il concepimento di Yeshua tramite lo spirito e' Lu 1:30-35
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. (CEI)
Ora, l'aspetto su cui vorrei soffermarmi e' la natura del Cristo, sempre secondo le Scritture: Yeshua non e' nato per opera di uomo, ma per opera dello spirito del Padre, ossia della sua potenza. Come insegna anche Gianni nel suo studio sullo spirito santo, lo spirito puo' significare vento, soffio (anche in senso di "respiro"), spirito di potenza (di Dio), modo di essere, spirito di Dio in senso stretto, spirito in riferimento ad un essere spirituale e non carnale. Che tipo di spirito ha a che fare con il concepimento di Yeshua? Non il vento, non il soffio nel senso di respiro, non lo spirito in senso di disposizione d'animo, non lo spirito come essere spirituale; ne restano due papabili: lo spirito di potenza che da' la vita o lo spirito di Dio in senso stretto. 

In Lu 1:35 troviamo "Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua" (Πνεῦμα ἅγιον ἐπελεύσεται ἐπὶ σέ, καὶ δύναμις Ὑψίστου ἐπισκιάσει σοι) in cui Πνεῦμα ἅγιον (pneuma aghion) e' tradotto "santo"e δύναμις (diunamis) e' tradotto "potenza, potere". Vediamo cosa dicono i dizionari riguardo a questi due termini. 
ἅγιος (Strong 40) set apart by (or for) God, holy, sacred(Strong), The fundamental (core) meaning of 40 (hágios) is "different" [...] In the NT, 40 /hágios ("holy") has the "technical" meaning "different from the world" because "like the Lord." (Helps)
Traduzione: distinto da (nel senso di diverso per opera di Dio) o per Dio, sacro (Strong). Il significato fondamentale di aghios e' "diverso"; nel NT ha il "significato tecnico" di diverso dal mondo perche' come Dio (Helps)
δύναμις (Strong 1411) (a) physical power, force, might, ability, efficacy, energy, meaning (b) plur: powerful deeds, deeds showing (physical) power, marvelous works (Strong),properly, "ability to perform" (L-N); for the believer, power to achieve by applying the Lord's inherent abilities. "Power through God's ability" (1411 /dýnamis) is needed in every scene of life to really grow in sanctification and prepare for heaven (Helps)
Traduzione: A. Potenza fisica, forza, potenza, abilita', efficacia, energia B. plurale: atti potenti, azioni che manifestano potenza fisica, opere meravigliose (Strong). Propriamente, "capacita' d'azione". Per il fedele, il potere di conseguire applicando le abilita' intrinseche di Dio. Il potere attraverso le abilita' di Dio e' richiesto in ogni momento della vita per crescere in santificazione e prepararsi per il regno di Dio (Helps).

Intanto, dal termine aghios capiamo subito che non si tratta dello Spirito Santo come parte della trinita', ma dello spirito "distinto", ossia "diverso dal mondo"  in quanto non appartenente al mondo ma a Dio. Questo non significa affatto che lo spirito e' Dio, semmai che di Dio e' lo spirito, quindi e' il Padre che agisce tramite esso. Non e' una persona distinta, e' una forza attiva di Dio. In questo senso, qui si parla dello spirito attivo di Dio, che esprime la sua potenza e da' origine alla vita. Continuando, Luca spiega che la potenza di Dio (dunamis) ricoprira' Myriam con la sua ombra: sembra dunque che in questa scena assistiamo all'intervento dello spirito di Dio in potenza attiva, dopo che Myriam viene investita da esso e "coperta dalla sua ombra", ossia affetta dalla sua azione. 

Adesso passiamo a Matteo. 

La Diodati traduce "si trovò gravida; il che era dello Spirito Santo" (πρὶν ἢ συνελθεῖν αὐτοὺς εὑρέθη ἐν γαστρὶ ἔχουσα ἐκ πνεύματος ἁγίου). Nel testo greco, la parola usata per definire lo spirito e' la stessa di Luca: pneumatos aghios, tutto in minuscolo, quindi spirito "diverso dal mondo perche' di Dio", da non intendersi come Spirito Santo con la lettera maiuscola come parte della trinita'. Potremmo tradurre "spirito di Dio". Poi prosegue la Diodati: "ciò che in essa è generato è dello Spirito Santo" (τὸ γὰρ ἐν αὐτῇ γεννηθὲν ἐκ πνεύματός ἐστιν ἁγίου), in cui γεννηθὲν (ghennethen) e' l'aoristo di γεννάω (ghennao, Strong 1080) che significa propriamente "dare vita, procreare" e in senso figurato "generare, dare origine". Il Thayer scrive anche: "nella cultura ebraica, di uno che porta un altro verso il proprio stile di vita, [...] dopo Salmi 2:7 e' usato per Dio che rende Cristo suo figlio, [...] Dio che e' l'autore della natura divina che possiede". In Sl 2:7 leggiamo "Io annuncerò il decreto: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato" (riferito a Davide e usato per il Messia), in cui troviamo γεγέννηκά (gheghenneka), sempre da γεννάω (ghennao). Seguendo la spiegazione del Thayer, possiamo si tradurre con "generare", ma in senso assoluto e non relativo: Dio genera il Figlio resuscitandolo e rendendolo sommo sacerdote, ma lo genera anche gia' in grembo a Myriam tramite il suo spirito. Sin dal concepimento in spirito, Yeshua e' gia' propriamente vero Figlio di Dio, mentre noi non lo siamo ancora a tutti gli effetti. Lo resuscita innalzandolo sovranamente (Flp 2:9), il che significa che prima si trovava in posizione inferiore (in quanto a tutti gli effetti nato uomo da ventre di donna umana), ma dopo averlo generato senza colpa direttamente dal suo spirito.

Tutto cio' non significa assolutamente che Cristo sia a tutti gli effetti Dio resosi uomo (infatti il testo non dice questo), poiche' e' da lui generato, da lui "riceve vita", da lui e' creato, da lui riceve origine, e viene da lui sovranamente innalzato. Cristo e' generato da Dio, non e' Dio. Non si tratta di "incarnazione" ma di generazione. Lui e' il secondo Adamo, ma mentre il primo fu creato, lui e' generato; il primo fu creato dalla materia e torno' alla materia, il secondo fu generato dallo spirito e diventa spirito vivificante. In quel momento Dio Padre da' origine all'uomo Yeshua, che e' preesistito in Lui sin dall'inizio dei tempi, generandolo nel corpo di una donna; ma quell'uomo porta il "DNA di Dio", se cosi' possiamo dire. Yeshua "si spoglia" di questa superiorita' innata, non volendo rubare nulla al Padre, divenendo come l'uomo comune, umiliando se stesso e rendendosi obbediente fino alla fine. 

Adesso esaminiamo 1Cor 15:44-49.

Εἰ ἔστιν σῶμα ψυχικόν, ⸂ἔστιν καὶ⸃ πνευματικόν. οὕτως καὶ γέγραπται· Ἐγένετο ὁ πρῶτος ἄνθρωπος Ἀδὰμ εἰς ψυχὴν ζῶσαν· ὁ ἔσχατος Ἀδὰμ εἰς πνεῦμα ζῳοποιοῦν. ἀλλ ʼ οὐ πρῶτον τὸ πνευματικὸν ἀλλ ὰ τὸ ψυχικόν, ἔπειτα τὸ πνευματικόν. ὁ πρῶτος ἄνθρωπος ἐκ γῆς χοϊκός, ὁ δεύτερος ⸀ἄνθρωπος ἐξ οὐρανοῦ. οἷος ὁ χοϊκός, τοιοῦτοι καὶ οἱ χοϊκοί, καὶ οἷος ὁ ἐπουράνιος, τοιοῦτοι καὶ οἱ ἐπουράνιοι· καὶ καθὼς ἐφορέσαμεν τὴν εἰκόνα τοῦ χοϊκοῦ, ⸀φορέσομεν καὶ τὴν εἰκόνα τοῦ ἐπουρανίου.

Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. (CEI)

In riferimento al primo Adamo si dice che "divenne un'anima vivente" (ψυχὴν ζῶσαν, psyche zosan), mentre per il secondo Adamo che divenne uno "spirito vivificante" (πνεῦμα ζῳοποιοῦν, pneuma zoopoiun); poi si dice che il primo uomo e' tratto dalla terra (ἐκ γῆς) ed e' fatto di terra (χοϊκός, koikos), mentre il secondo "viene dal cielo" (ἐξ οὐρανοῦ, ex uranu). Il termine οὐρανοῦ (uranu) significa cielo (Strong 3772) senza ombra di dubbio. Poi il versetto prosegue dicendo che "come quello fatto di terra, cosi' sono quelli [che vengono] dalla terra", e "come e' l'uomo celeste (ὁ ἐπουράνιος, celestiale, divino, Strong 2032)", cosi' sono quelli del cielo. E come siamo nati ad immagine (τὴν εἰκόνα) di quello di terra, porteremo (φορέσομεν, foresomen, da φορέω, foreo, Strong 5409) l'immagine (τὴν εἰκόνα, ten eikona) di quello celeste.

Quindi, noi uomini nasciamo dalla terra e siamo simili al primo Adamo, ma rinasceremo in Cristo, l'uomo celeste (il secondo Adamo, nato non da terra ma da spirito), e porteremo la sua immagine, saremo a sua immagine. Si potrebbe intendere che nel momento in cui rinasciamo in Cristo col battesimo saremo simili a lui, ma non e' cosi'. Qui Paolo parla chiaramente del momento in cui saremo trasformati, infatti prosegue dicendo "noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità." (vv. 51-53). Durante la nostra vita, e fino alla morte fisica, saremo simili al primo Adamo e sottoposti alla colpa, che determina la morte; ma chi rinasce in Cristo in questa vita non morira', poiche' sara' trasformato e diventera' ad immagine di Cristo.

Dall'analisi di questi versetti, si evince che Cristo era un uomo nato da ventre di donna, ma perfettamente generato dal concepimento per mezzo dello spirito del Padre, e in questo senso era un uomo "celeste", con delle prerogative diverse da noi uomini comuni, concepiti nella carne e nati dalla carne.

Tutto questo mi porta a dover riflettere su alcune mie passate convinzioni e forse rivederle, e spero che voi fratelli mi aiutiate a fare luce dentro di me. Se Yeshua, generato uomo senza colpa dallo spirito, riesce a vivere in modo perfetto, forse e' perche' aveva di fatto una marcia in piu' rispetto a noi originati dalla carne. Nonostante lui si spogli della sua innata superiorita' e si faccia simile all'uomo comune, resta il fatto che lui fu generato dallo spirito, e le Scritture sono chiare in proposito. Lui non era un uomo comune, poiche' la sua origine non e' dal mondo ma da qualcosa di "separato" dal mondo, come abbiamo visto sopra: lo spirito di Dio. Noi uomini, generati da uomini, abbiamo una marcia in meno. Ma proprio qui forse risiede la speranza di salvezza e della misericordia di Dio: Yeshua ci ha mostrato come il Padre vuole che siamo e come dobbiamo comportarci, ma noi, a differenza di Yeshua, pecchiamo. Guai a paragonarci anche lontanamente a Yeshua, guai a dire "siamo come lui". Lui e' nostro esempio supremo, la nostra guida, ma noi non siamo come lui. La nostra debolezza, pero', non deve essere motivo di frustrazione, senso di colpa, demoralizzazione, convinzione di essere indegni e, ultimamente, portare alla perdita di fede: il Padre, con Yeshua, ci ha promesso il perdono e la vita eterna vicino a lui e sa bene che ognuno di noi non e' come Yeshua. Pero' vuole che ci sforziamo ad esserlo, non nelle parole ma nei fatti, e sa gia' che cadremo; ma ogni volta che cadremo, se invocheremo il suo aiuto con fede, umilta' ed onesta', lui sara' li' a soccorrerci. Non riesco ad immaginare un Dio che ci esclude dal suo regno per non essere stati in grado di eguagliare Yeshua in perfezione. Quante volte, pur sforzandoci di essere come lui, cadiamo! Yeshua non peccava, poiche' generato dallo spirito del Padre e poiche' altrimenti non avrebbe senso che fosse nato senza peccato se poi avesse potuto peccare. Noi invece si, e come questo non deve farci prendere il peccato "sotto gamba" e trovare facili giustificazioni, non deve neppure costituire motivo di senso di colpa e di eccessiva durezza verso noi stessi. Satana gioca con i nostri sensi di colpa e le nostre debolezze, facendoci sentire indegni e rendendo ogni nostro sforzo come impossibile ai nostri occhi. Seguiamo gli insegnamenti del Padre e obbediamo alla sua legge, ma se cadiamo, riconosciamo le nostre colpe e confidiamo nell'amore e nella misericordia del Padre, senza dimenticarci che non ci ha creati per condannarci, ma per amarci e perche' noi lo amiamo e ci amiamo vicendevolmente.

Camminiamo sul filo del rasoio. Riconosciamo le nostre colpe e chiediamo onestamente e umilmente perdono a Dio, ma non siamo troppo duri con noi stessi e ricordiamoci che siamo nati sotto il peccato, a differenza di Yeshua, e spesso cadiamo in esso nonostante la nostra fede e la nostra buona volonta'. La cosa piu' importante, credo, e' non ricadere negli stessi peccati continuamente e raffinare noi stessi per essere sempre migliori agli occhi di Dio. Sarebbe sbagliato e pericoloso pensare di poter essere perfetti come Yeshua in questo nostro passaggio terreno.

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: sabato 21 marzo 2015, 16:11
da France
C8

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: sabato 21 marzo 2015, 22:13
da bgaluppi
Giusto Giovanni, il Figlio dell'Uomo e il Figlio di Dio.

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: domenica 22 marzo 2015, 7:57
da Gianni
Caro Antonio, apprezzo tutto l’impegno che hai messo nell’esporre la tua lunga trattazione.

Faccio solo un’osservazione.
Tu scrivi: “E così, pur essendo [Yeshùa] di ‘natura’ divina, poiché originato dallo spirito per volontà del Padre, spogliò se stesso da questa sua condizione non volendo rubare niente al Padre e si rese uomo come tutti noi”.

Tu definisci la “natura” di Yeshùa come divina perché “originato dallo spirito per volontà del Padre”. Ora, una simile natura non sarebbe in alcun modo irrinunciabile. Chi nasce con i tratti somatici cinesi, non può in alcun modo rinunciarvi, così come un nero non può diventare bianco e viceversa. Adamo fu creato a immagine e somiglianza di Dio; non poteva rinunciavi; poteva, come fece, calpestare e disonorare quella sua caratteristica, ma non rinunciarvi. È impossibile rinunciare a qualcosa che è insito in noi per natura.

Tu aggiungi che Yeshùa “spogliò se stesso da questa sua condizione non volendo rubare niente al Padre e si rese uomo come tutti noi”.
Prima di tutto, Yeshùa non si rese affatto uomo: lo era già, perché egli era nato come uomo, visse come uomo e come uomo morì. Se poi intendevi dire che si comportò come uomo, è un’altra cosa ed è del tutto vero. Adamo (Eva, soprattutto) voleva essere di più e diventare come Dio. Yeshùa non lo pretese e volle rimanere ciò che era: uomo. In che senso allora “svuotò se stesso”? Il verbo che Paolo usa è ἐκένωσεν (ekènosen). Questo verbo, κενόω (kenòo), è usato in tutta la Bibbia solo da Paolo. I passi sono questi: Flp 2:7; Rm 4:14; 1Cor 1:17;9:15; 2Cor 9:3. Se li esamini vedrai che Paolo usa quel verbo nel senso di “privare di forza, rendere inutile, di nessun effetto”. Quindi Paolo sta affermando che Yeshùa non si avvalse del fatto che era in morfè di Dio ma privò di forza questa sua caratteristica non avvalendosene, appunto. Fece esattamente il contrario di ciò che aveva fatto Adamo.
Il fatto che Paolo esorta i filippesi a pensarla come fece Yeshùa (Flp 2:5), mostra che il comportamento di Yeshùa non fu sovrumano. È anzi maggiormente significativo, perché i filippesi e tutti noi siamo umani discendenti da Adamo ma Yeshùa fu portato alla vita come Adamo, direttamente da Dio.

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: domenica 22 marzo 2015, 12:45
da bgaluppi
Grazie Gianni, ottimi spunti di riflessione. Sto studiando e meditando per preparare la risposta :-)

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: lunedì 23 marzo 2015, 0:48
da bgaluppi
Caro Gianni, grazie innanzitutto per i tuoi spunti. Le mie lunghe "trattazioni" sono solo un mio meditare a voce alta con voi fratelli non per enunciare certezze, semmai per cercare risposte proprio perche' non ho alcuna certezza  :-) Il mio meditare a voce alta e le vostre risposte mi hanno fatto capire molte cose in questi mesi, quindi grazie innanzitutto!

Provo a risponderti. Tu dici "È impossibile rinunciare a qualcosa che è insito in noi per natura". Infatti io non ho detto che Cristo rinuncio' alla sua condizione, ma ho citato le parole che dicono "spoglio' se' stesso", proprio nel senso che tu hai espresso con parole piu' chiare delle mie, dicendo " Se poi intendevi dire che si comportò come uomo, è un’altra cosa ed è del tutto vero". Se la parola dice che si spoglio' di qualcosa, questo accadde di fatto; ora bisogna capire da cosa si spoglio'. Ho detto che e' nato da ventre di donna (quindi nella carne, da uomo) ma che e' generato da Dio, quindi in modo diverso da noi che siamo generati da rapporto carnale. Questa rappresenta a mio avviso una fondamentale differenza rispetto sia all'origine di Adamo che alla nostra. Adamo fu creato dalla terra e reso anima vivente, noi nasciamo da rapporto carnale e nella carne, Cristo fu generato (concepito) dallo spirito e nacque nella carne; quindi Cristo e' uomo, ma non uomo come lo siamo noi. E' uomo perfetto, poiche' generato dal Dio perfetto. Secondo me non si puo' dire che Cristo era uomo in tutto e per tutto; uomo in nascita, vita e morte, si, ma non nel modo in cui fu concepito. Come poteva, il secondo Adamo e primogenito dell'uomo nuovo, essere concepito nella carne? Ma noi tutti, che pur saremo uomini nuovi rinascendo prima in lui e poi a miglior condizione dopo la morte, siamo generati nella carne. Ecco la differenza, ed ecco perche' non potremo mai eguagliarlo nella vita. 

Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Lc 6:40

Tu dici "Il verbo che Paolo usa è ἐκένωσεν (ekènosen). Questo verbo, κενόω (kenòo), è usato in tutta la Bibbia solo da Paolo [...] nel senso di “privare di forza, rendere inutile, di nessun effetto”. perfetto. Infatti Cristo rese inutile il suo essere primogenito generato dallo spirito e visse da uomo, subendo anche la tentazione del satana esattamente come Adamo e come tutti noi. Ma da cosa si spoglio'? Dici che non avrebbe potuto spogliarsi della natura divina, ma non avrebbe potuto spogliarsi neppure dell'essere a immagine e somiglianza di Dio; e che merito avrebbe avuto a spogliarsi dell'essere a immagine di Dio? Non sarebbe forse blasfemo voler spogliarsi dell'essere a immagine di Dio, visto che lui ci ha fatto questo dono che non ha concesso neppure agli angeli? Non siamo forse anche noi uomini comuni fatti a immagine di Dio? Gc 3:9, 1Cor 11:7

Pero' siamo anche ad immagine di uomo, come leggiamo in Gn 5:3, poiche' Adamo genero' la sua discendenza a sua immagine; noi siamo a immagine di Dio ma anche di uomo, poiche' discendiamo da Adamo che e' a immagine di Dio ma ci ha condannati alla carne. Cristo no: pur discendendo da Adamo come uomo, come anche Luca afferma nella sua genealogia, egli fu generato dallo spirito e non e' partecipe della colpa. Come puo' questa non essere una grande differenza che intercorre tra noi e lui?

Quindi di cosa si spoglio' Yeshua, per non ritenere un furto cio' che aveva? Non avrebbe rubato nulla a Dio mantenendo la sua somiglianza con lui, ma avrebbe rubato mantenendo la sua superiorita' originale (della sua origine) e allo stesso tempo vivere da uomo. Ha dovuto, appunto, renderla inefficace, annullarne la forza.

Poi citi Flp 2:5 e dici: "Il fatto che Paolo esorta i filippesi a pensarla come fece Yeshùa (Flp 2:5), mostra che il comportamento di Yeshùa non fu sovrumano". Flp 2:5 usa φρονέω (froneo), che i traduttori rendono con "avere sentimenti" ma che in italiano puo' essere reso con "avere un'attitudine mentale", "disporsi mentalmente", e correggimi se sbaglio. Quella che tu definisci esortazione a fare lo stesso io la vedo piu' come un invito ad imitare, da condizione inferiore, cio' che Cristo ha fatto pur essendo in condizione superiore. Detto in parole povere, "se Cristo, pur essendo di natura divina, ha spogliato se stesso di questa stessa condizione e ci ha mostrato come vivere da uomini, tanto piu' potete farlo voi che siete uomini". Cioe' non dobbiamo spogliarci da qualcosa di irrinunciabile. Infatti, nel versetto si usa ἁρπαγμός (arpagmos) ad indicare che aveva qualcosa di difficilmente rinunciabile che poteva fargli credere di essere come Dio (εἶναι ἴσα θεῷ) e fargli credere di aver addirittura commesso un furto se non si fosse spogliato di esso, e questo qualcosa non puo' essere semplicemente il suo "essere ad immagine" di Dio, ma qualcosa di piu'. Lui e' perfetto generato dallo spirito perfetto, noi siamo imperfetti generati dalla carne e succubi della colpa. Lui ha dovuto essere uomo fino in fondo e morire pur non avendo colpa, e questo e' qualcosa di straordinario, mentre noi moriamo per via della colpa e non e' niente di straordinario ma una condizione che ci siamo attirati su noi stessi. Infatti, poche ore prima della sua cattura, chiede al Padre di risparmiargli quel calice, e subito dopo dice a Pietro che se avesse voluto salvarsi dal suo destino, il Padre gli avrebbe inviate piu' di dodici legioni di angeli.

Ora, tu sai bene che per me Dio e' uno e che il Cristo e' il Messia uomo; pero' non riesco proprio ad accettare che lo si possa paragonare in tutto e per tutto agli uomini, e il fatto che sia stato generato dallo spirito e non creato dalla materia mi fa pensare che la sua natura non fosse come quella di Adamo "semplicemente" a immagine e somiglianza di Dio. Ma forse e' un mio limite, dato dalla scarsa conoscenza delle Scritture e dal fatto che da troppo poco tempo vivo la fede nella mia vita. Se rinasciamo in Cristo dobbiamo seguire i suoi passi e prendere la sua croce, ma saremo in grado di essere come lui?

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: lunedì 23 marzo 2015, 7:41
da Gianni
Ciao, Antonio. Sono diverse le questioni che poni, e tutte molto sottili.

Forse occorre chiarire prima cosa significa essere figlio di Dio.
Nella Bibbia sono detti figli di Dio gli angeli (Gb 1:6; 38:7), e ciò per il fatto che furono creati da Dio. Anche Adamo, essendo una creatura di Dio, è detto figlio di Dio (Lc 3:38). Per la carica che i sovrani e i giudici d’Israele ricoprivano come rappresentanti di Dio, essi sono pure detti suoi figli (Sl 82:6). In questa categoria rientra anche satana, essendo un cherubino creato da Dio, tanto che all’inizio del libro di Giobbe il maligno è posto tra i figli di Dio.

C’è poi un senso particolare per cui si è chiamati figli di Dio. Paolo afferma in Rm 8:14, riferendosi agli eletti: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio”. Gli eletti non sono figli di Dio per nascita, ma per adozione: “Avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!»”. - Rm 8:15.

Yeshùa fu figlio di Dio per nascita?
Nella lingua ebraica il vocabolo “figlio” è ben (בן) e deriva dal verbo banàh (בנה) che significa costruire. Presso gli ebrei il nome “figlio” può significare, ovviamente, la discendenza biologica da un padre. Ma può significare, anche tra uomini stessi, una relazione sociale o legale, non biologica. Ad esempio, il figlio nato dal cognato che aveva sposato la vedova del fratello morto senza figli, era per legge considerato figlio del defunto perché ne continuava la discendenza (Dt 25:5-10). Questo è alquanto diverso dal nostro concetto. Per la nostra civiltà un bimbo nato in tali condizioni è evidentemente figlio del padre biologico. Per gli ebrei era invece legalmente figlio del defunto.

C’era poi presso gli ebrei un altro uso della parola “figlio”: le famiglie che s’innestavano socialmente in un gruppo più forte divenivano discendenti, figli, di quel capo, pur avendo avuto un’origine diversa. È così che si spiegano le varie genealogie nella Bibbia, la cui diversità rispecchia situazioni ed epoche diverse in cui certi gruppi familiari erano socialmente legati a persone diverse.

Tale concetto di rapporto relazionale e non generativo si applica anche alle frasi che qualificano un individuo. Così si può parlare di “figli della maledizione” (2Pt 2:14), “figlio della perdizione” (2Ts 2:3), “figlio del tuono” (Mr 3:17), “figli del regno” e “figli del maligno” (Mt 13:38), “figli d’ira” (Ef 2:3), “figli della luce”. - 1Ts 5:5.
Sempre per indicare una relazione, nella Bibbia si parla anche di “figli degli orefici” per indicare semplicemente gli orefici, tanto che una versione biblica ha: “Membro della corporazione degli orefici” (Ne 3:31, TNM, nota il calce: Lett. “figlio”).

Si tratta sempre di un ben (ebraico בן, “figlio) o di un bar (aramaico בר, “figlio”) inteso in senso non generativo ma relazionale verso una certa qualità o un luogo o una corporazione.

Compreso questo uso relazionale della parola “figlio”, per quanto concerne l’espressione “figlio di Dio” applicata a Yeshùa è ovvio che si tratta proprio di questa categoria. Non si può parlare di figli di Dio in senso generativo: questa idea appartiene al paganesimo, mentre il Dio della Bibbia è asessuato. “Figli di Dio” indica quindi un rapporto di relazione e non di natura.

Yeshùa non si è mai chiamato “figlio di Dio”: ha preferito presentare se stesso come “figlio dell’uomo”.

Quando Yeshùa fu proclamato “figlio di Dio”?
Il re di Israele diveniva figlio di Dio (suo delegato) quando era elevato al trono. Yeshùa divenne figlio di Dio quando con la sua resurrezione fu elevato alla destra di Dio. Questo è quanto afferma l’apostolo Paolo: “Risuscitando Gesù, come anche è scritto nel salmo secondo [Sl 2:7]: ‘Tu sei mio Figlio, oggi io t'ho generato’’” (At 13:33). Ed è quanto afferma anche Pietro, con altre parole, quando dice: “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. - At 2:36.
Che la proclamazione di Yeshùa come figlio di Dio sia avvenuta alla sua resurrezione è asserito chiaramente in Rm 1:4: “Dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore”.

Tuttavia quel Yeshùa “nato dalla stirpe di Davide secondo la carne” (Rm 1:3) e destinato alla futura gloria, già nella sua vita terrena aveva ricevuto da Dio un compito specifico. È quanto è messo in rilievo nella scena del battesimo: “Venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto’” (Lc 3:22). Di questo passo esiste anche una lezione occidentale che dice “oggi ti ho generato” al posto di “in te mi sono compiaciuto”, derivata probabilmente dal Sl 2:7; ma questa lezione occidentale è poco armonizzabile con l’altra dichiarazione di At 13:33, sempre di Luca, in cui si afferma che la “generazione” relazionale di Yeshùa come figlio di Dio avvenne alla resurrezione.
Un’espressione simile è ripetuta al momento della trasfigurazione di Yeshùa: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 17:5). C’è qui un riferimento a Is 42:1 che dice: “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio; io ho messo il mio spirito su di lui”. In Mt il “servo” di Is è identificato con Yeshùa. Pare un’anticipazione della sua morte sul palo. Colui che morirà come un volgare malfattore era pur sempre il “figlio di Dio”, il suo “servo”.

Anche riguardo alla nascita di Yeshùa si usa questa espressione: “Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre” (Lc 1:32). Tuttavia Yeshùa “sarà chiamato Figlio dell'Altissimo” in futuro, quando sarà grande. La natura divina uguale a quella di Dio qui è esclusa: quello che nasce e che “sarà chiamato figlio dell’Altissimo” è infatti l’uomo Yeshùa figlio di una donna (non si allude ad una natura divina prima della nascita). Anche se si volesse sostenere (contro la Scrittura) che Yeshùa era da subito, dalla nascita, figlio di Dio non si potrebbe certo pensare alla seconda persona della trinità o al secondo Dio dei binitari, altrimenti si dovrebbe dedurre che egli nacque proprio allora e di conseguenza non è eterno (condizione richiesta dalla falsa dottrina della trinità).

“Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4:4). Qui Yeshùa è definito figlio di Dio sin dalla nascita. Ma si tratta di una prolessi o anticipazione: quello che sarebbe divenuto figlio di Dio.
“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio” (Gv 3:16). Qui riguarda la sua morte: “ha dato”.

Ritornando ai passi citati di Luca, è interessante notare che egli presenta Yeshùa - proprio come fece Paolo - come un secondo Adamo, iniziatore di un’umanità nuova. Come Adamo fu creato direttamente da Dio per opera del suo spirito (רוח, rùach) che volteggiava sulle acque (Gn 1:2) e che si esprimeva nelle parole creative, così lo stesso spirito fa concepire Yeshùa. Non senza motivo, infatti, Luca fa risalire la genealogia di Yeshùa oltre Abraamo fino ad Adamo (Lc 3:38). Anzi, dice “di Adamo, di Dio”, mettendo meglio in parallelismo il fatto che Yeshùa, come Adamo, era “figlio di Dio” e che tale sarebbe stato chiamato. - Lc 1:35.

Ma allora quando fu che Yeshùa fu proclamato figlio di Dio? Alla nascita?, al battesimo?, alla trasfigurazione?, alla resurrezione? Solo la concezione relazionale può spiegarlo. Infatti, dal momento che Yeshùa è legato in modo particolare a Dio, ogni tappa decisiva della sua esistenza è un nuovo modo di entrare in rapporto con Dio. Tutto questo sarebbe inconcepibile affermando una staticità della sostanza di Yeshùa, che sarebbe identicamente sempre quella dalla nascita alla resurrezione. Yeshùa, invece, entrò progressivamente in una relazione sempre più intima con Dio, essendo ubbidiente e fedele fino alla suprema prova della morte.

Tu parli di differenza tra gli eletti e Yeshùa riferendoti al fatto che Yeshùa non ebbe origine umana essendo stato concepito per mezzo del santo spirito di Dio. Occorre domandarsi perché ciò avvenne. Per riscattare il genere umano dal peccato occorreva un secondo Adamo, perché “nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto” (Sl 49:7). Occorreva un riscatto corrispondente che nessuno dei discendenti di Adamo poteva pagare. Ecco la ragione per cui il Messia fu generato da Dio, in modo che fosse esattamente come Adamo prima del peccato.
Paolo dice degli eletti: “Quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli”. - Rm 8:29.

Chiarito bene ciò, veniamo alla tua idea che Yeshùa non ritenne un furto ciò che aveva. Sei sicuro che sia così? Paolo dice che Yeshùa “non rapina ἡγήσατο [eghèsato] l’essere uguale a Dio” (Flp 2:6). Il verbo ἡγέομαι (eghèomai) significa “considerare, ritenere, pensare” ma con l’idea di “andare davanti”. La forma ἡγήσατο (eghèsato) è all’aoristo, che quindi le conferisce la sfumatura di “non si mise a pensare di”. Ben traduce TNM: “Non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio”, anche se personalmente tradurrei: “Non stette a prendere in considerazione”, per rispettare l’aoristo. L’idea è comunque quella di una possibilità e, come tale, futura; nel senso che poteva attuarla oppure no. C’è qui uno dei tanti paralleli che l’intero brano fa con Adamo. Infatti, il primo Adamo peccò per voler essere come Dio, cercando di rapinarlo del suo diritto di essere l’unico Dio. Yeshùa fece l’opposto di Adamo: mentre questi volle elevarsi a Dio, Yeshùa si fece schiavo di Dio.

Tu dici “Cristo, pur essendo di natura divina”, ma dove mai vedi la natura divina? Paolo dice che era in morfè di Dio, non che avesse la sua natura. La parola μορφή (morfè) non indica mai la natura nel senso di stessa sostanza.

Tu dici anche che “nel versetto si usa ἁρπαγμός (arpagmos) ad indicare che [Yeshùa] aveva qualcosa di difficilmente rinunciabile che poteva fargli credere di essere come Dio (εἶναι ἴσα θεῷ) e fargli credere di aver addirittura commesso un furto se non si fosse spogliato di esso, e questo qualcosa non può essere semplicemente il suo ‘essere ad immagine’ di Dio”.
Vedo qui un po’ di confusione e di contraddizione. Intanto l’ἁρπαγμός (arpagmòs), la “rapina”, non sta affatto ad indicare che Yeshùa avesse qualcosa quanto piuttosto che poteva tentare di averlo, cosa che Adamo fece. Siccome la “rapina” non la prese neppure in considerazione, il vocabolo indica solo una possibilità non colta, e non una cosa che aveva.
È poi una contraddizione dire che Yeshùa poteva pensare “di aver addirittura commesso un furto”, perché il passo afferma che a quella (possibile) rapina non ci pensò minimamente.
Tu dici anche che “questo qualcosa [indicato da “rapina”] non può essere semplicemente il suo ‘essere ad immagine’ di Dio”. E invece è proprio così. Nota intanto che Paolo dice “in morfè di Dio ὑπάρχων [ypàrchon]”, “cominciante”. Yeshùa iniziò a esistere (venendo al mondo) “in morfè di Dio”, come Adamo. È in questa condizione che non pensò di rapinare Dio, e la rapina sarebbe stata cercare di diventare come Dio, cosa che Adamo tentò.

Tu dici infine di pensare che “la sua natura [di Yeshùa] non fosse come quella di Adamo ‘semplicemente’ a immagine e somiglianza di Dio”, pur riconoscendo che ciò potrebbe essere un tuo limite.
Qual era la “natura” di Yeshùa? Yeshùa fu un uomo fatto di carne, non della sostanza di Dio. Paolo riassume così tutta la vicenda di Yeshùa: “Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Tm 3:16). La vita di Yeshùa iniziò su questa terra, “iniziante [ypàrchon] in morfè di Dio”. Proprio come Adamo.
Adamo fu creato direttamente da Dio e divenne una persona vivente, ma lì fermò, peccando per voler essere come Dio e quindi morendo. Yeshùa, secondo Adamo, venne similmente all’esistenza per intervento diretto di Dio, ma non peccò e non pretese di essere come Dio; si fece anzi suo schiavo e ubbidì fino alla morte, divenendo alla fine spirito vivificante. “Così è anche scritto: “Il primo uomo Adamo divenne anima vivente”. L’ultimo Adamo divenne spirito vivificante”. - 1Cor 15:45, TNM.

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: lunedì 23 marzo 2015, 14:20
da bgaluppi
Quindi, se ho capito bene, lo spirito ha soltanto innescato il concepimento del secondo Adamo, che, in quanto "uomo nuovo" e primogenito dei figli di Dio "a venire" (cioe' coloro che saranno eletti, o salvati), doveva nascere senza colpa come il primo Adamo, ma sarebbe nato comunque uomo e avrebbe vissuto da uomo fino alla morte. La generazione dallo spirito non comporta necessariamente l'assunzione di un'essenza divina.

Caro Gianni, ti sono profondamente riconoscente perche', come hai notato, avevo decisamente un po' di confusione in testa, e proprio per questo ho voluto scrivere su questo argomento. Le tue parole portano grande chiarezza e mi danno lo spunto per comprendere meglio anche altre cose. Grazie per la tua pazienza.

Un abbraccio :YMHUG:

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: lunedì 23 marzo 2015, 15:30
da Gianni
:-)

Re: Yeshua uomo celeste

Inviato: lunedì 23 marzo 2015, 15:40
da AKRAGAS
Un ringraziamento dovuto da parte mia ad Antonio per aver sollevato la questione che già in passato avevamo insieme in parte dibattuto senza arrivare ad una chiarificazione che fosse in armonia con le Scritture.
Un ringraziamento dal cuore a Gianni per aver spiegato in maniera Scritturale quello che personalmente avevo compreso ma che oggi ha permesso di chiarirmi nei particolari.

Sia benedetto il Signore