Filippesi 2:5-7
- francesco.ragazzi
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Re: Filippesi 2:5-7
Il caro Noiman Ipotizza :
"...è possibile interpretare che Adamàh e Chavà a seguito della discesa del mondo di malkut essi subirono una trasformazione, come gli animali creati precedentemente dovettero ricevere la fisicità per questo mondo: un corpo fatto di ossa e di sangue , quindi ricoperto anche di pelle..." .-
Ed ancora : "...Non penso che D-o li vesti con pelli di animali, ma decadendo essi furono vestiti della materia che ricopri spirito e anima, la loro pelle.
E si ritrovarono nudi..." .-
Quindi l'uomo creato ad immagine di Dio avrebbe potuto non avere corpo materiale ma un corpo spirituale, e la fisicità potrebbe essere stata una conseguenza del peccato : (carne e sangue non possono ereditare il Regno di Dio).-
Yeshua (creato simile al primo Adamo prima del peccato) avrebbe potuto essere anch'Egli una creatura spirituale (in forma di Dio) in quanto creato a Sua Immagine e Somiglianza, che (prende forma di servo nascendo da Miryam) per poter essere (simile) a noi ma non uguale a noi e poter compiere la missione di salvezza assegnataGli dal Padre.-
D'altro canto grazie all'opera di riscatto compiuta da Yeshua la creazione stessa subirà una (restaurazione) ossia un ripristino delle condizioni in cui si trovava prima del peccato :
« Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio; e se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo… La creazione con brama intensa aspetta la manifestazione dei figli di Dio… anche la creazione stessa sarà liberata dalla servitù della corruzione per la libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,16s.19.21).
"...è possibile interpretare che Adamàh e Chavà a seguito della discesa del mondo di malkut essi subirono una trasformazione, come gli animali creati precedentemente dovettero ricevere la fisicità per questo mondo: un corpo fatto di ossa e di sangue , quindi ricoperto anche di pelle..." .-
Ed ancora : "...Non penso che D-o li vesti con pelli di animali, ma decadendo essi furono vestiti della materia che ricopri spirito e anima, la loro pelle.
E si ritrovarono nudi..." .-
Quindi l'uomo creato ad immagine di Dio avrebbe potuto non avere corpo materiale ma un corpo spirituale, e la fisicità potrebbe essere stata una conseguenza del peccato : (carne e sangue non possono ereditare il Regno di Dio).-
Yeshua (creato simile al primo Adamo prima del peccato) avrebbe potuto essere anch'Egli una creatura spirituale (in forma di Dio) in quanto creato a Sua Immagine e Somiglianza, che (prende forma di servo nascendo da Miryam) per poter essere (simile) a noi ma non uguale a noi e poter compiere la missione di salvezza assegnataGli dal Padre.-
D'altro canto grazie all'opera di riscatto compiuta da Yeshua la creazione stessa subirà una (restaurazione) ossia un ripristino delle condizioni in cui si trovava prima del peccato :
« Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio; e se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo… La creazione con brama intensa aspetta la manifestazione dei figli di Dio… anche la creazione stessa sarà liberata dalla servitù della corruzione per la libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,16s.19.21).
Re: Filippesi 2:5-7
Riprendiamo la nostra amichevole chiacchierata dagli ultimi interventi di Gianni. Si è scoperto (chiacchierando-chiacchierando), che dalla radice "morphe" si hanno nelle scritture greche, altre dieci referenze, le quali Gianni ha commentato.
Vorrei portare il mio modesto contributo:
Rm 8:29 richiama a conformarsi si ad un modello! Direi io: "il miglior modello che c'è in circolazione!"
Il testo afferma di conformarsi (συμμόρφους) all'immagine (εἰκών/eikōn) del Figlio Suo....... Contrariamente da quanto affermato, il nostro conformarsi è qualcosa che rispecchia l'esteriorità. Qualcosa di tangibile e concreto in piena simbiosi a quanto affermato dopo: "affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli" [Rm8:29 INR]Al prossimo intervento!
Vorrei portare il mio modesto contributo:
Dissento carissimo! :mrgreen:Gianni ha scritto:Rm 8:29: συμμόρφους, modellati conformemente. L’aggettivo σύμμορφος è composto da σύν (con, insieme) e da μορφή, indicando l’essere modellati conformemente a un modello. Nulla di esteriore ma casomai di interiore.
Rm 8:29 richiama a conformarsi si ad un modello! Direi io: "il miglior modello che c'è in circolazione!"
Il testo afferma di conformarsi (συμμόρφους) all'immagine (εἰκών/eikōn) del Figlio Suo....... Contrariamente da quanto affermato, il nostro conformarsi è qualcosa che rispecchia l'esteriorità. Qualcosa di tangibile e concreto in piena simbiosi a quanto affermato dopo: "affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli" [Rm8:29 INR]Al prossimo intervento!

Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
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Re: Filippesi 2:5-7
Caro Antonino, ho l’impressione (che ti avevo già espresso) che tu prendi ogni definizione sempre come univoca. Lo fai con il vocabolario e anche con i miei commenti.
In Rm 8:29 Paolo scrive ai suoi confratelli domani: “Quelli che [Dio] ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli”. Dalla spiegazione che tu dai, contestando la mia, sembra che tu voglia riferirti al destino finale in cui gli eletti saranno esseri spirituali come Yeshùa. Se così è, non si può parlare di qualcosa di esteriore, di tangibile e concreto, perché gli esseri spirituali sono appunto spirituali, certamente concreti ma non tangibili né tantomeno con un aspetto esteriore. Ma è proprio di ciò che Paolo sta parlando?
Paolo continua scrivendo che “quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (v. 30). Si tratta quindi di tutta la vicenda umana degli eletti, che Paolo considera già glorificati sebbene ancora in vita.
Cosa vuol dire allora che gli eletti sono “conformi all'immagine” di Yeshùa? L’aggettivo σύμμορφος (sýmmorfos) significa “che ha la stessa forma di un altro, simile, conforme a”.
Esteriormente? Possiamo accettarlo, con le dovute cautele, per Flp 3:21, in cui Paolo afferma che Dio “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme [σύμμορφον (sýmmorfon)] al corpo della sua gloria”. Parlo di cautele perché non si tratta di corpi visibili ma spirituali, tuttavia – se accettiamo un’esteriorità spirituale – possiamo dire che qui sýmmorfos la indica. Ma qui è futuro: Dio “trasformerà”, dopo la morte o il rapimento degli eletti.
Non così in Rm 8:29, perché Paolo sta parlando di coloro che Dio ha chiamati, poi ha riconosciuto, poi ha modellato; siamo nella fase di vita degli eletti: “Quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (v. 30), tutto al presente.
Cosa vuol dire allora che gli eletti sono “conformi all'immagine” di Yeshùa? Ci aiutano a capirlo le parole di Yeshùa stesso: “Vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi” (Gv 13:15, TNM). A me pare si tratti di essere interiormente conformi al modello di Yeshùa. D’altra parte, è solo ovvio che essere conformi all’immagine di Yeshùa non possa essere esteriore: non tutti gli eletti portano la barba, certamente non le elette; non tutti gli eletti hanno la carnagione tipica dei palestinesi, ci sono anche i finlandesi.
Con ciò, però, io non intendo affatto attribuire all’aggettivo sýmmorfos un significato univoco. Può trattarsi di un essere “simile o conforme a” fisico oppure non fisico. Quando diciamo che un bambino è simile o assomiglia alla mamma, possiamo riferirci alla somiglianza fisica; ma se diciamo che tizio è simile all’incredulo Tommaso, intendiamo una cosa diversa.
Una cosa però non ho ancora capito: Dove vuoi arrivare? E, soprattutto, tu credi che Yeshùa fosse Dio oppure un essere spirituale con una vita preumana? Perché è questo che stiamo parlando!
In Rm 8:29 Paolo scrive ai suoi confratelli domani: “Quelli che [Dio] ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli”. Dalla spiegazione che tu dai, contestando la mia, sembra che tu voglia riferirti al destino finale in cui gli eletti saranno esseri spirituali come Yeshùa. Se così è, non si può parlare di qualcosa di esteriore, di tangibile e concreto, perché gli esseri spirituali sono appunto spirituali, certamente concreti ma non tangibili né tantomeno con un aspetto esteriore. Ma è proprio di ciò che Paolo sta parlando?
Paolo continua scrivendo che “quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (v. 30). Si tratta quindi di tutta la vicenda umana degli eletti, che Paolo considera già glorificati sebbene ancora in vita.
Cosa vuol dire allora che gli eletti sono “conformi all'immagine” di Yeshùa? L’aggettivo σύμμορφος (sýmmorfos) significa “che ha la stessa forma di un altro, simile, conforme a”.
Esteriormente? Possiamo accettarlo, con le dovute cautele, per Flp 3:21, in cui Paolo afferma che Dio “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme [σύμμορφον (sýmmorfon)] al corpo della sua gloria”. Parlo di cautele perché non si tratta di corpi visibili ma spirituali, tuttavia – se accettiamo un’esteriorità spirituale – possiamo dire che qui sýmmorfos la indica. Ma qui è futuro: Dio “trasformerà”, dopo la morte o il rapimento degli eletti.
Non così in Rm 8:29, perché Paolo sta parlando di coloro che Dio ha chiamati, poi ha riconosciuto, poi ha modellato; siamo nella fase di vita degli eletti: “Quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (v. 30), tutto al presente.
Cosa vuol dire allora che gli eletti sono “conformi all'immagine” di Yeshùa? Ci aiutano a capirlo le parole di Yeshùa stesso: “Vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi” (Gv 13:15, TNM). A me pare si tratti di essere interiormente conformi al modello di Yeshùa. D’altra parte, è solo ovvio che essere conformi all’immagine di Yeshùa non possa essere esteriore: non tutti gli eletti portano la barba, certamente non le elette; non tutti gli eletti hanno la carnagione tipica dei palestinesi, ci sono anche i finlandesi.
Con ciò, però, io non intendo affatto attribuire all’aggettivo sýmmorfos un significato univoco. Può trattarsi di un essere “simile o conforme a” fisico oppure non fisico. Quando diciamo che un bambino è simile o assomiglia alla mamma, possiamo riferirci alla somiglianza fisica; ma se diciamo che tizio è simile all’incredulo Tommaso, intendiamo una cosa diversa.
Una cosa però non ho ancora capito: Dove vuoi arrivare? E, soprattutto, tu credi che Yeshùa fosse Dio oppure un essere spirituale con una vita preumana? Perché è questo che stiamo parlando!
Re: Filippesi 2:5-7
Lungi da me, l'essere univoco e non mostrare obbiettività ragionando sulle argomentazioni che vengono proposte.
Citando romani 8:29 affermi che:
Bene! Credo di avere dei validi motivi per dichiarare ciò.
Questi versi di Romani, precisamente dal 28 in poi, non parla forse del disegno di Dio a cui TUTTI i credenti sono predestinati a conformarsi all'immagine del Figlio Suo?
La predestinazione di cui si parla non è altro l'obbiettivo ultimo che i credenti raggiungeranno quando il "disegno" di Dio sarà completo.
In sostanza non è un determinato credente ad essere "predestinato" ma tutti quelli che man mano credono e crederanno secondo l'Onniscenza di Dio, è sicuro che avranno lo stesso destino! Ovvero si conformeranno all'immagine del Figlio Suo........
Come si può notare da tutto il contesto si parla di eventi futuri e non al presente...... Vero è, che tutti quelli che vengono man, mano chiamati, sono immediatamente giustificati e glorificati (v30), ma questo non ha nulla a che fare con il proposito di Dio a cui a predestinato (in futuro) tal credenti.
Come dicevo Dio ha predestinato (spero sia chiaro il concetto), questi credenti ad essere conformi all'immagine del figlio Suo......... Affermare che essere conformati all'immagine di Yeshùa è soltanto concreto e non tangibile a mio avviso è una legerezza....... si può leggere in Rivelazione quale concretezza e quanto tangibile sia nostro Signore Yeshùa:
in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. [Apocalisse 1:13-16 INR]
Prima che contesti il fatto che gli esseri spirituali ovviamente non hanno una spada per lingua, preciso direttamente io!
Siamo tutti coscienti che la descrizione di Giovanni è ben colorita ed appartenente ad un linguaggio simbolico e comunque in tutto questo traspare ed è evidente, anzi direi tangibile
a chi saremo un giorno conformati! Egli è il primogenito di molti fratelli..........
Mi attengo a ciò che la scrittura rivela del mio e tuo Signore Yeshùa:
1) Egli è il Messia! Il Figlio del Dio vivente
2) Egli è stato risorto da Yhwh ed ha ricevuta autorità e Signoria su tutto e tutti, eccetto il Padre
Dopo questo, riprenderò la discussione su quanto avevamo lasciato in sospeso......
:arrow:
Pace
Citando romani 8:29 affermi che:
Confermo che hai compreso benissimo! Ottimo e perspicace come sempre......... 8-)Gianni ha scritto: Dalla spiegazione che tu dai, contestando la mia, sembra che tu voglia riferirti al destino finale in cui gli eletti saranno esseri spirituali come Yeshùa.

Bene! Credo di avere dei validi motivi per dichiarare ciò.
Questi versi di Romani, precisamente dal 28 in poi, non parla forse del disegno di Dio a cui TUTTI i credenti sono predestinati a conformarsi all'immagine del Figlio Suo?
La predestinazione di cui si parla non è altro l'obbiettivo ultimo che i credenti raggiungeranno quando il "disegno" di Dio sarà completo.
In sostanza non è un determinato credente ad essere "predestinato" ma tutti quelli che man mano credono e crederanno secondo l'Onniscenza di Dio, è sicuro che avranno lo stesso destino! Ovvero si conformeranno all'immagine del Figlio Suo........
Come si può notare da tutto il contesto si parla di eventi futuri e non al presente...... Vero è, che tutti quelli che vengono man, mano chiamati, sono immediatamente giustificati e glorificati (v30), ma questo non ha nulla a che fare con il proposito di Dio a cui a predestinato (in futuro) tal credenti.
Gianni ha scritto:Se così è, non si può parlare di qualcosa di esteriore, di tangibile e concreto, perché gli esseri spirituali sono appunto spirituali, certamente concreti ma non tangibili né tantomeno con un aspetto esteriore.
Come dicevo Dio ha predestinato (spero sia chiaro il concetto), questi credenti ad essere conformi all'immagine del figlio Suo......... Affermare che essere conformati all'immagine di Yeshùa è soltanto concreto e non tangibile a mio avviso è una legerezza....... si può leggere in Rivelazione quale concretezza e quanto tangibile sia nostro Signore Yeshùa:
in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. [Apocalisse 1:13-16 INR]
Prima che contesti il fatto che gli esseri spirituali ovviamente non hanno una spada per lingua, preciso direttamente io!
Siamo tutti coscienti che la descrizione di Giovanni è ben colorita ed appartenente ad un linguaggio simbolico e comunque in tutto questo traspare ed è evidente, anzi direi tangibile


Francamente Gianni, non ho idea di dove questa strada mi condurrà..... Non ho nessun interesse nel conoscere se Yeshùa è, non è Dio. Oppure se ha avuto o non ha avuto vita pre umana....... Ho semplicemente constatato che morphe e demuwt non hanno compatibilità e quindi abbiamo iniziato questa bella discussione........Gianni ha scritto:Una cosa però non ho ancora capito: Dove vuoi arrivare? E, soprattutto, tu credi che Yeshùa fosse Dio oppure un essere spirituale con una vita preumana? Perché è questo che stiamo parlando!
Mi attengo a ciò che la scrittura rivela del mio e tuo Signore Yeshùa:
1) Egli è il Messia! Il Figlio del Dio vivente
2) Egli è stato risorto da Yhwh ed ha ricevuta autorità e Signoria su tutto e tutti, eccetto il Padre
Dopo questo, riprenderò la discussione su quanto avevamo lasciato in sospeso......

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Re: Filippesi 2:5-7
Caro Antonino, è del tutto vero che il destino degli eletti è futuro, e certamente il conformarsi all’immagine di Yeshùa sarà pienamente attuato in cielo. Non possiamo però pensare che mentre sono in vita gli eletti debbano solo avere fede nutrendo questa speranza. Sin da ora devono conformarsi al modello di Yeshùa. Diciamo che ora devono farlo moralmente e in futuro sarà Dio a renderli simili a Yeshùa “fisicamente” ovvero spiritualmente. Mi pare implicito. Comunque, diciamo pure che Paolo sta parlando del proposito finale di Dio di modellare gli eletti secondo l’immagine di Yeshùa e che ciò sia del tutto futuro. Stabilito ciò, che cosa cambierebbe ai fini della nostra discussione?
Non devi poi fraintendermi, Antonino, quando dico che ciò è concreto ma non tangibile; l’aggettivo “tangibile” lo uso in questo contesto come sinonimo di “materiale”. Sto dicendo che la trasformazione avviene da corpo fisico a spirituale; ciò che è spirituale non è tangibile nel senso di materiale.
Tu dici che si può leggere in Apocalisse quale concretezza abbia e quanto tangibile sia nostro Signore Yeshùa. Attenzione, Antonino. Non fare l’errore di prendere alla lettera la descrizione della visione di Giovanni. È la descrizione che ne fa il veggente di Patmos ad essere tangibile e concreta, non la realtà che descrive. Infatti, è tutto un paragone: “Simile … come … come …”. O dobbiamo pensare ingenuamente che Yeshùa tenga davvero sette stelle in mano e che davvero esca dalla sua bocca una spada? Del resto, tu stesso precisi che a essere tangibile e concreta è solo la descrizione, nello stile ebraico.
Io credo, Antonino, che il problema vero di tutta questa discussione stia nel capire l’origine di Yeshùa così come è presentata in Flp 2. Tu ti limiti a dire che non sai dove ti porterà la strada che hai intrapreso. Permettimi di dirti che rischi di andare fuori strada attaccandoti all’aggettivo sýmmorfos che, tra l’altro non è neppure presente nel passo di Flp. Qui è detto che Yeshùa era in morfè di Dio, non sýmmorfos a Dio.
Posso solo stupirmi di fronte alla tua dichiarazione che non t’interessa sapere se Yeshùa sia Dio o un essere spirituale preesistente. Le implicazioni sono importanti. Ad esempio, se Yeshùa fosse Dio, saremmo autorizzati e perfino obbligati a rivolgergli le nostre preghiere. Puoi anche chiudere gli occhi e dire che non t’interessa, ma sarebbe appunto un chiudere gli occhi.
I casi possono essere solo tre, Antonino. Yeshùa era in morfè di Dio perché:
1. Era Dio stesso;
2. Era come gli angeli in una vita preumana;
3. “In formè” indica tutt’altro.
La verità può essere una sola delle tre e deve essere in armonia con tutto il resto della Bibbia.
Stare ad indagare minuziosamente la parola morfè, i suoi sinonimi e perfino i vocaboli derivati senza avere interesse per la vera essenza della persona di Yeshùa, non ha molto senso.
Dire che non si è interessati a saperlo va bene per una fede molto semplice, paragonabile a quella di un bimbetto che ha semplicemente fiducia nel padre o nel fratello maggiore, senza preoccuparsi di sapere se sia un ingegnere o uno spazzino o il capo del governo. In questo caso non avrebbe neppure le capacità di capire; noi possiamo ammirare commossi la sua piena fiducia, ma da adulti non saremmo così sempliciotti.
Rimane quindi la domanda: cosa vuol dire che Yeshùa era in morfè di Dio?
Non devi poi fraintendermi, Antonino, quando dico che ciò è concreto ma non tangibile; l’aggettivo “tangibile” lo uso in questo contesto come sinonimo di “materiale”. Sto dicendo che la trasformazione avviene da corpo fisico a spirituale; ciò che è spirituale non è tangibile nel senso di materiale.
Tu dici che si può leggere in Apocalisse quale concretezza abbia e quanto tangibile sia nostro Signore Yeshùa. Attenzione, Antonino. Non fare l’errore di prendere alla lettera la descrizione della visione di Giovanni. È la descrizione che ne fa il veggente di Patmos ad essere tangibile e concreta, non la realtà che descrive. Infatti, è tutto un paragone: “Simile … come … come …”. O dobbiamo pensare ingenuamente che Yeshùa tenga davvero sette stelle in mano e che davvero esca dalla sua bocca una spada? Del resto, tu stesso precisi che a essere tangibile e concreta è solo la descrizione, nello stile ebraico.
Io credo, Antonino, che il problema vero di tutta questa discussione stia nel capire l’origine di Yeshùa così come è presentata in Flp 2. Tu ti limiti a dire che non sai dove ti porterà la strada che hai intrapreso. Permettimi di dirti che rischi di andare fuori strada attaccandoti all’aggettivo sýmmorfos che, tra l’altro non è neppure presente nel passo di Flp. Qui è detto che Yeshùa era in morfè di Dio, non sýmmorfos a Dio.
Posso solo stupirmi di fronte alla tua dichiarazione che non t’interessa sapere se Yeshùa sia Dio o un essere spirituale preesistente. Le implicazioni sono importanti. Ad esempio, se Yeshùa fosse Dio, saremmo autorizzati e perfino obbligati a rivolgergli le nostre preghiere. Puoi anche chiudere gli occhi e dire che non t’interessa, ma sarebbe appunto un chiudere gli occhi.
I casi possono essere solo tre, Antonino. Yeshùa era in morfè di Dio perché:
1. Era Dio stesso;
2. Era come gli angeli in una vita preumana;
3. “In formè” indica tutt’altro.
La verità può essere una sola delle tre e deve essere in armonia con tutto il resto della Bibbia.
Stare ad indagare minuziosamente la parola morfè, i suoi sinonimi e perfino i vocaboli derivati senza avere interesse per la vera essenza della persona di Yeshùa, non ha molto senso.
Dire che non si è interessati a saperlo va bene per una fede molto semplice, paragonabile a quella di un bimbetto che ha semplicemente fiducia nel padre o nel fratello maggiore, senza preoccuparsi di sapere se sia un ingegnere o uno spazzino o il capo del governo. In questo caso non avrebbe neppure le capacità di capire; noi possiamo ammirare commossi la sua piena fiducia, ma da adulti non saremmo così sempliciotti.
Rimane quindi la domanda: cosa vuol dire che Yeshùa era in morfè di Dio?
Re: Filippesi 2:5-7
Concordo pienamente con te! Infatti ho concluso il mio discorso scrivendo:Gianni ha scritto: Permettimi di dirti che rischi di andare fuori strada attaccandoti all’aggettivo sýmmorfos che, tra l’altro non è neppure presente nel passo di Flp.
Per quanto riguarda la descrizione di Yeshùa in Rivelazione, confermo che tal descrizione è simbolica ma riflette una realtà ben precisa! Yeshùa è un essere spirituale! Anzi in quella visione Giovanni vede l'Essere spirituale più grande di tutti (eccetto il Padre). Yeshùa da questa descrizione appare come un essere abbastanza evidente e materiale! Le descrizioni simboliche non devono ingannare, facendo pensare che Yeshùa non sia tangibile! Giovanni lo vede! Si vero usa delle descrizioni inverosimili, ma tal descrizione è soltanto per far comprendere al lettore di quale Gloria, di quale Onore è rivestito il primogenito della nuova creazione Divina, al quale i credentio verrano conformati.Antonino ha scritto:Dopo questo, riprenderò la discussione su quanto avevamo lasciato in sospeso......
Carissimo non stupirti! Qual'è il motivo, per cui esponendoti cosa penso sia il Signore Yeshùa per me; questi potrà far cambiare la tua opinione?.........Gianni ha scritto:Posso solo stupirmi di fronte alla tua dichiarazione che non t’interessa sapere se Yeshùa sia Dio o un essere spirituale preesistente. Le implicazioni sono importanti. Ad esempio, se Yeshùa fosse Dio, saremmo autorizzati e perfino obbligati a rivolgergli le nostre preghiere.
Sicuramente mi sono espresso male dicendo che non mi interessa! sarebbe un controsenso a questa discussione. Di certo una cosa è sicura e inconfutabile: Yeshùa è stato costituito dal Padre nostro Signore/Padrone! Egli è il rappresentante del Padre (chi ha visto me ha visto il Padre) e per la Sua investitura gli si deve attribuire assoluta sudditanza!
Preferisco attenermi a quanto di inconfutabile è scritto, senza partecipare al giochino chi è o casa è per me......... Giochino che da due millenni vede diverse fazioni farsi guerra per difendere il proprio dogma!
Ti ringrazio per attribuire alla mia persona una fede semplice, paragonata a quella di un "bimbetto"......... ho molto apprezzato!
Sperando che si possa riprendere dopo questa breve deviazione il tema che si stava trattando

Saluti e Pace.
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Re: Filippesi 2:5-7
Caro Antonino, temo che stiamo deviando dal cammino. Che a Yeshùa e, come a lui, agli eletti sia attribuito un “corpo” spirituale è una verità. Per ora nulla di più possiamo sapere, perché ciò appartiene ad un'altra dimensione di cui sappiamo meno di zero. Ci è detto perfino che alla fine gli eletti saranno come Dio. La condizione attuale di Yeshùa e quella futura degli eletti, non ha però nulla a che fare con la morfè in cui Yeshùa si trovava da uomo, come dice Paolo. Inutile quindi indagare sulla condizione attuale di Yeshùa, che è postuma alla sua morte, né tantomeno su quella futura degli eletti.
Riprendendo la discussione su Flp, occorre tenere presente che Paolo sta indicando ai filippesi il modello di umiltà Yeshùa, di cui parla al passato: “Sebbene fosse …”. Paolo ha in mente lo Yeshùa uomo. È da uomo che Yeshùa era in morfè di Dio.
Inutile girarci attorno. Se non ci accetta questa verità rimangono solo altre due ipotesi possibili: o Yeshùa era Dio oppure era una creatura spirituale preesistente.
Nel proseguire la discussione tu non puoi fare a meno di calcare una di queste strade. Come tu stesso dici, diversamente non avrebbe senso discutere. Io sono pronto all’analisi quando vuoi, prendendo in considerazione perfino le forme verbali del passo di Flp, che sono indicative di per sé. Attendo solo di sapere quale delle due possibili strade intendi imboccare. Tu o chiunque altro desideri partecipare.
Riprendendo la discussione su Flp, occorre tenere presente che Paolo sta indicando ai filippesi il modello di umiltà Yeshùa, di cui parla al passato: “Sebbene fosse …”. Paolo ha in mente lo Yeshùa uomo. È da uomo che Yeshùa era in morfè di Dio.
Inutile girarci attorno. Se non ci accetta questa verità rimangono solo altre due ipotesi possibili: o Yeshùa era Dio oppure era una creatura spirituale preesistente.
Nel proseguire la discussione tu non puoi fare a meno di calcare una di queste strade. Come tu stesso dici, diversamente non avrebbe senso discutere. Io sono pronto all’analisi quando vuoi, prendendo in considerazione perfino le forme verbali del passo di Flp, che sono indicative di per sé. Attendo solo di sapere quale delle due possibili strade intendi imboccare. Tu o chiunque altro desideri partecipare.
Re: Filippesi 2:5-7
Carissimo Gianni, per quanto riguarda la forma verbale usata da Paolo al verso 6, questi non è al passato come si vuol lasciare intendere, ma al participio presente attivo.Gianni ha scritto:Riprendendo la discussione su Flp, occorre tenere presente che Paolo sta indicando ai filippesi il modello di umiltà Yeshùa, di cui parla al passato: “Sebbene fosse …”. Paolo ha in mente lo Yeshùa uomo. È da uomo che Yeshùa era in morfè di Dio.
Inutile girarci attorno.
Il verbo in analisi è molto interessante e vale la pena spendere due paroline:
υπαρχων (huparchô) G5225 ha diversi significati:
1) cominciare sotto, fare un inizio
1a) cominciare
2) venire in avanti, così essere là, essere pronto, essere a mano
3) essere, esistere, essere a disposizione con i propri beni
Come si può ben vedere il verbo in questione,il suo significato primario non è proprio quello di essere, esistere che troviamo in terza posizione.
L'autorevole traduzione interlineare del Vianello, traduce filippesi 2:5-7, in questa maniera:
Questo sentite fra voi ciò che anche in Cristo Gesù che in forma di Dio essente (υπαρχων/huparchô) non una pretesa stimò l'essere uguaglianza a Dio ma se stesso svuotò forma di servo prendente in somiglianza d'uomini divenente e in esteriore essente trovato come un uomo.
La parte in grassetto sottolineata è per indicare che quelle parole, nelle nostre traduzioni le troviamo al verso 8, mentre nel greco si trovano a continuare il verso 7.
Tutta questa premessa per evidenziare in maniera chiara ciò che si andrà a trattare in seguito.
Abbiamo accurato che Paolo non scrive al passato e sicuramente non si può affermare con certezza che egli abbia in mente lo Yeshùa uomo, per il semplice motivo che le parole successive della sua lettera affermano che Yeshùa svuotò se stesso "morphè", divenendo simile agli uomini. Quindi è successiva e conseguente al suo spogliarsi il divenire "simile" e sottolineo "simile" agli uomini.Gianni ha scritto:Paolo ha in mente lo Yeshùa uomo. È da uomo che Yeshùa era in morfè di Dio.
Volendo fare cerchio e ricostruire quanto commentato sino adesso, premetto che non voglio apparire come convinto e chiuso nei miei ragionamenti. Abbiamo tutti visto com'è piacevole commentare e scambiarsi opinioni civilmente, e questa è la mia intenzione su quale voglio perseguire. Abbiate pazienza verso me che non pienamente convinto per le ovvie ragioni esposte, mi accingo a ricercare una strada percorribile che sia in pieno contesto con ciò che afferma Paolo in questa lettera e quello che con forza, annuncia la scrittura per mezzo dei suoi scrittori ispirati da Yhwh.
Si è visto in queste pagine come i due termini in discussione, "demuwt" e "morphè" non abbiano una diretta corrispondenza traduttiva. Si è pur visto e rimarcato da Gianni e dal prof. Salvoni, come la parola "demuwt" non è mai usata per indicare: forma, sostanza o natura. Eppure si vuol a forza farla combaciare con "morphe" che guardacaso traduce sempre: forma visibile, sostanza!
Capire bene le mie perplessità non è così difficile.

Ho rimarcato la peculiarità con cui "morphè" venga tradotto nel libro di Daniele, dalla parola caldaica זִיו (zı̂yv): luminosità, splendore. Questi non è stata accolta, eppure da testardo che sono e in virtù degli ulteriori aggiornamenti ripropongo quanto segue:
Questo sentite fra voi, ciò che anche in Cristo Gesù che in splendore di Dio iniziando (υπαρχων/huparchô) non una pretesa stimò l'essere uguaglianza a Dio, ma se stesso svuotò splendore.
di servo prendente in somiglianza d'uomini divenente e in esteriore essente trovato come un uomo.
Carissimo Gianni, non pretendo a forza ragione, ma la logica applicata ai termini in analisi, comporta lo scarto di demuwt (immagine) associata a morphè (forma,splendore). Il verbo analizzato fa presumere ad un inizio che non è per forza di cose pre umano (questi sarebbe da verificare in seguito).
Gianni ha scritto:Se non ci accetta questa verità rimangono solo altre due ipotesi possibili: o Yeshùa era Dio oppure era una creatura spirituale preesistente.
Nel proseguire la discussione tu non puoi fare a meno di calcare una di queste strade.
Come ho dimostrato una strada percorribile esiste sempre! Le condizioni out-out mi indispongono e sono sinonimo di traviamento e forzatura a prendere una decisione.
Il testo Paolino incita i Filippesi ad essere dello stesso sentimento (v2-4) e per far comprendere al meglio cosa voglia dire e quale sia il sentimento da seguire riporta un'esempio!
L'esempio riportato, è quello del Signore Yeshùa. In questo caso Paolo esalta il grande esempio di umiltà (contrario alla forma di alterigia umana) che ha contraddistinto nostro Signore!
Abbiate a cuore, ciò che anche in Cristo Gesù che in splendore di Dio iniziando (υπαρχων/huparchô), non stimò una pretesa l'essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso di tal splendore (μορφην nella forma accusativa), prendendo di servo somiglianza. Divenendo nell'esteriore come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
A motivo di ciò che volontariamente volle subire, Dio lo ha innalzato e gli ha dato autorità sopra tutto e tutti (nome). Lui che nato per opera diretta della potenza di Dio (suo splendore), poteva a ragion veduta, pretendere (giustamente) di ricevere gloria e onore. Invece volle umiliarsi, ovvero volle essere umile e servo del prossimo. (Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti".
Mr10:45).
Per questo motivo Dio si è compiaciuto su Lui! L'unico che ha realmente servito il prossimo! Anche a coloro che lo odiavano e lo vollero morto! Si sottopose al supplizio, affinchè chiunque guardi a Lui e ne scorga la voluta umile condizione, comprenderà il motivo per cui Yhwh lo ha risuscitato dalla morte! Quindi l'invito di Paolo è rivolto a noi tutti, anche se non si riuscisse a emulare, il santo e umile atteggiamento del Signore Yeshùa, comunque ci si impegni, perché Dio in Lui si è compiaciuto!

Pace a Voi
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
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Re: Filippesi 2:5-7
Caro Antonino, il participio presente ὑπάρχων (ypàrchon) di Flp 2:6 va calato nel contesto. Così avviene anche in italiano, a parte il fatto che noi sostituiamo il participio presente con il gerundio presente. Se dico che tizio è a tavola mangiando (il greco direbbe mangiante), il contesto indica chiaramente il presente, che è dato da “è (ora) a tavola”. Ma se dico che tizio l’anno scorso era a tavola mangiando (mangiante), il participio-gerundio rimane al presente ma si riferisce al passato. Si può perfino riferirlo al futuro: tizio sarà a tavola mangiando (mangiante). Non è quindi dal participio presente che si desume il tempo dell’azione; esso indica unicamente che l’azione espressa dal participio presente è contemporanea all’azione espressa dal verbo principale che è οὐχ ἡγήσατο (uch eghèsato), “non reputò”, che è un aoristo indicativo, chiaramente riferito al passato. In più, l’aoristo (mancante in italiano) indica l’azione colta in un preciso momento. Per renderlo bene in italiano si deve usare un giro di parole: “non iniziò a reputare”, “non si mise a reputare”.
Tu stesso hai mostrato che il verbo ὑπάρχω (ypàrcho) – di cui ὑπάρχων (ypàrchon) è participio presente – significa principalmente “iniziare” e non “essere/esistere”. Però, subito dopo lo trascuri e citi il Vianello. Per essere coerenti, occorre quindi tradurre così: “Il quale, in morfè di dio iniziante (iniziando)”.
E cosa fece Yeshùa “iniziando il morfè di Dio”? Il nostro testo dice cosa non fece: “Non pensò [eghèsato] a una rapina”.
Tu parti dall’idea errata che l’azione non si riferisca al passato. Come ti ho mostrato, si riferisce proprio al passato, quando “iniziante in morfè di Dio” Yeshùa “non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio”. - TNM.
Tu dici poi: “È successivo e conseguente al suo spogliarsi il divenire "simile" e sottolineo "simile" agli uomini”. Ti invito a ragionare meglio sul testo. Tieni presente quell’ἀλλὰ (“ma”) all’inizio del v. 7: segna qualcosa di opposto. In pratica: Yeshùa, pur iniziando in morfè di Dio, non pensò di rapinare Dio, ma … Non si tratta di azione successiva e conseguente, ma di azione alternativa. Invece di fare una certa cosa (rapinare Dio), fece quella opposta: “Svuotò se stesso”.
Tu ti ostini a tradurre morfè con “splendore”, dando alla parola greca un significato che non ha assolutamente mai. Nel far ciò tenti una traduzione che è una manomissione del testo greco. Infatti, traduci: “Ma se stesso svuotò splendore. di servo prendente in somiglianza d'uomini divenente e in esteriore essente trovato come un uomo”. Ora ti mostro i gravi errori di traduzione, al di là del valore che dai a morfè. Vediamo la tua prima frase: “Se stesso svuotò splendore”. Qui tu scambi il complemento oggetto (se stesso, all’accusativo) per il soggetto! Il soggetto è invece sempre ὃς (òs), “il quale”: “Il quale … svuotò se stesso”. Non puoi assolutamente chiudere la tua frase con un punto. Così facendo lasci monca la frase successiva: “Di servo prendente”. Prendente che?! Manca il complemento oggetto, che in greco invece c’è: “Forma di schiavo avente preso”. Già, perché sbagli anche il tempo: λαβών (labòn) non è affatto un participio presente ma un participio aoristo. Così anche per il γενόμενος (ghenòmenos), che è pure un participio aoristo, che non puoi tradurre col presente “divenente”. In più il verbo in questione significa “iniziare ad esistere”. Ecco la traduzione corretta: “Il quale … non reputò … ma se stesso svuotò, morfè di schiavo avendo preso, in somiglianza di uomini avente (avendo) iniziato ad esistere”.
Continuo a non capire dove vuoi arrivare con questa tua traduzione che forza sia il vocabolario greco che la grammatica e la sintassi greche. Continui a rifiutarti di dire se ritieni che nel passo in questione Yeshùa sia presentato come Dio oppure come essere spirituale preesistente, adducendo che non ti piacciono gli aut aut (volgendo, chissà perché, all’americano out out un’espressione che è latina). Caro Antonino, qui nessuno impone un aut aut. È la nostra interpretazione che esige un aut aut: Yeshùa era Dio o (aut) un essere spirituale o (aut) un uomo? La questione è tutta qui.
Tu stesso hai mostrato che il verbo ὑπάρχω (ypàrcho) – di cui ὑπάρχων (ypàrchon) è participio presente – significa principalmente “iniziare” e non “essere/esistere”. Però, subito dopo lo trascuri e citi il Vianello. Per essere coerenti, occorre quindi tradurre così: “Il quale, in morfè di dio iniziante (iniziando)”.
E cosa fece Yeshùa “iniziando il morfè di Dio”? Il nostro testo dice cosa non fece: “Non pensò [eghèsato] a una rapina”.
Tu parti dall’idea errata che l’azione non si riferisca al passato. Come ti ho mostrato, si riferisce proprio al passato, quando “iniziante in morfè di Dio” Yeshùa “non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio”. - TNM.
Tu dici poi: “È successivo e conseguente al suo spogliarsi il divenire "simile" e sottolineo "simile" agli uomini”. Ti invito a ragionare meglio sul testo. Tieni presente quell’ἀλλὰ (“ma”) all’inizio del v. 7: segna qualcosa di opposto. In pratica: Yeshùa, pur iniziando in morfè di Dio, non pensò di rapinare Dio, ma … Non si tratta di azione successiva e conseguente, ma di azione alternativa. Invece di fare una certa cosa (rapinare Dio), fece quella opposta: “Svuotò se stesso”.
Tu ti ostini a tradurre morfè con “splendore”, dando alla parola greca un significato che non ha assolutamente mai. Nel far ciò tenti una traduzione che è una manomissione del testo greco. Infatti, traduci: “Ma se stesso svuotò splendore. di servo prendente in somiglianza d'uomini divenente e in esteriore essente trovato come un uomo”. Ora ti mostro i gravi errori di traduzione, al di là del valore che dai a morfè. Vediamo la tua prima frase: “Se stesso svuotò splendore”. Qui tu scambi il complemento oggetto (se stesso, all’accusativo) per il soggetto! Il soggetto è invece sempre ὃς (òs), “il quale”: “Il quale … svuotò se stesso”. Non puoi assolutamente chiudere la tua frase con un punto. Così facendo lasci monca la frase successiva: “Di servo prendente”. Prendente che?! Manca il complemento oggetto, che in greco invece c’è: “Forma di schiavo avente preso”. Già, perché sbagli anche il tempo: λαβών (labòn) non è affatto un participio presente ma un participio aoristo. Così anche per il γενόμενος (ghenòmenos), che è pure un participio aoristo, che non puoi tradurre col presente “divenente”. In più il verbo in questione significa “iniziare ad esistere”. Ecco la traduzione corretta: “Il quale … non reputò … ma se stesso svuotò, morfè di schiavo avendo preso, in somiglianza di uomini avente (avendo) iniziato ad esistere”.
Continuo a non capire dove vuoi arrivare con questa tua traduzione che forza sia il vocabolario greco che la grammatica e la sintassi greche. Continui a rifiutarti di dire se ritieni che nel passo in questione Yeshùa sia presentato come Dio oppure come essere spirituale preesistente, adducendo che non ti piacciono gli aut aut (volgendo, chissà perché, all’americano out out un’espressione che è latina). Caro Antonino, qui nessuno impone un aut aut. È la nostra interpretazione che esige un aut aut: Yeshùa era Dio o (aut) un essere spirituale o (aut) un uomo? La questione è tutta qui.
- francesco.ragazzi
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- Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 18:17
Re: Filippesi 2:5-7
Yeshua era un uomo perchè nato da donna, il problema che porta a fantasticare un po' è che non è nato da un uomo ma è nato da Dio; In cosa ha partecipato in questa nascita Dio non si sà o si possono fare solo supposizioni :
1) Dio ha contribuito alla nascita per sopperire al DNA maschile mancante e nel contempo eliminare il (virus) o il (gene) del peccato.-
2) Dio ha incarnato in Yeshua una Sua creatura spirituale preesistente .-
3) Dio si è in parte incarnato in Yeshua .-
A sbrogliare la matassa deve aiutarci la Scrittura stessa andando ad esclusione con i vari passi che parlano o si riferiscono a Yeshua .-
1) Dio ha contribuito alla nascita per sopperire al DNA maschile mancante e nel contempo eliminare il (virus) o il (gene) del peccato.-
2) Dio ha incarnato in Yeshua una Sua creatura spirituale preesistente .-
3) Dio si è in parte incarnato in Yeshua .-
A sbrogliare la matassa deve aiutarci la Scrittura stessa andando ad esclusione con i vari passi che parlano o si riferiscono a Yeshua .-