Re: Gv 14:12 ss
Inviato: domenica 5 aprile 2015, 23:03
Naza, se prendiamo Mt 10:1 leggiamo:
Poi, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire qualunque malattia e qualunque infermità.
Quindi, gli apostoli erano stati investiti di una missione specifica ed avevano delle capacità del tutto particolari, che come ha fatto notare Enigma servivano nel momento in cui doveva essere annunciato l'avvento del regno di Dio. Però leggiamo anche che "qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (Gv 16:23), e queste parole non possono essere soltanto per gli apostoli. Infatti, Yeshua non si preoccupa solo degli apostoli, ma anche di tutti quelli che seguono: "Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17:20). Durante la sua preghiera, in riferimento ai credenti futuri, egli specifica affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. Egli spiega anche: "io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre" (Gv 14:11-12). Chi crede in me, non se voi credete in me, e "chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui" (Gv 14:21), e "Dimorate in me, e io dimorerò in voi" (Gv 15:4).
E' vero che queste parole erano rivolte agli apostoli, infatti Yeshua dice "Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia" (Gv 15:16). Lui parla a loro, i dodici, ma come possiamo pensare che queste parole non valgano anche per "quelli che credono in me per mezzo della loro parola", per i quali lui prega il Padre che li renda uno: "e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato". Cosa significa essere uno nel Padre e in Cristo? Significa che possiamo fare miracoli o no? Probabilmente non come li facevano gli apostoli, che avevano una missione ed una funzione specifiche, ma certamente i fedeli dagli apostoli in poi che pregano il Padre con fede riceveranno attenzione. O dobbiamo pensare che il Padre non risponderà alle nostre preghiere perché il regno è già in mezzo a noi?
Poi, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire qualunque malattia e qualunque infermità.
Quindi, gli apostoli erano stati investiti di una missione specifica ed avevano delle capacità del tutto particolari, che come ha fatto notare Enigma servivano nel momento in cui doveva essere annunciato l'avvento del regno di Dio. Però leggiamo anche che "qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (Gv 16:23), e queste parole non possono essere soltanto per gli apostoli. Infatti, Yeshua non si preoccupa solo degli apostoli, ma anche di tutti quelli che seguono: "Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17:20). Durante la sua preghiera, in riferimento ai credenti futuri, egli specifica affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. Egli spiega anche: "io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre" (Gv 14:11-12). Chi crede in me, non se voi credete in me, e "chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui" (Gv 14:21), e "Dimorate in me, e io dimorerò in voi" (Gv 15:4).
E' vero che queste parole erano rivolte agli apostoli, infatti Yeshua dice "Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia" (Gv 15:16). Lui parla a loro, i dodici, ma come possiamo pensare che queste parole non valgano anche per "quelli che credono in me per mezzo della loro parola", per i quali lui prega il Padre che li renda uno: "e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato". Cosa significa essere uno nel Padre e in Cristo? Significa che possiamo fare miracoli o no? Probabilmente non come li facevano gli apostoli, che avevano una missione ed una funzione specifiche, ma certamente i fedeli dagli apostoli in poi che pregano il Padre con fede riceveranno attenzione. O dobbiamo pensare che il Padre non risponderà alle nostre preghiere perché il regno è già in mezzo a noi?