Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittura”?

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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

La domanda è: se agràmmatos significa sempre analfabeta in tutti gli scritti antichi e del periodo, come rileva lo specializzato Moulton-Milligan, perché mai in Atti dovrebbe significare “incolto” ad intendere non necessariamente analfabeta?
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

Antonio se leggi bene ti mette varie interpretazioni, tra cui quella che sosteniamo noi. Cioè quella che i sacerdoti farisei, diedero dell'ignorante e analfabeta a Pietro, semplicemente per disprezzarlo, per far capire che a paragone a loro lui era un gradino più basso (se non più di uno).
Infatti la prima definizione cita: " Idiótes indica un privato in contrapposizione a colui che rappresenta un ufficio pubblico (ad esempio il sovrano). Oppure il singolo cittadino in contrapposizione allo stato o a una autorità. Indica il profano, l'ignorante in contrapposizione all'esperto. E qui si noti bene che ci tiene a specificare che l'esperto poteva essere il sacerdote, il giudice o il filoso.
Per la parola analfabeta dice chiaramente che non significa incapace di leggere o di scrivere, ma non avente istruzione, un istruzione alla pari dei sacerdoti. Per questo motivo, gli dissero che era un popolano analfabeta. La teoria di Gianni e di altri studiosi è conforme a molte versetti biblici che ci fanno capire il tenore di vita di Simon Pietro e via discorrendo. Tu per sostenere la tua tesi, a parte a citare il versetto di atti che versetti menzioni? Ti faccio un esempio. Gianni porta a supporto della tesi che Simon Pietro stava bene economicamente mostrando dei versetti in cui si dice che possiede una casa di proprietà, che ha degli operai salariati e via dicendo. Tu che Simon Pietro sia un povero pescatore che versetti porti? e se fosse così, come spiegheresti i versetti che affermano il contrario?
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

scusa ho letto solo ora la tua domanda. Per me non vuole dire che sia incolto a comprendere. I sacerdoti utilizzano appositamente quegli aggettivi per dimostrare quanto loro siano più istruiti di lui ed occupino una posizione di importanza nella società. Lo vogliono solo disprezzare.
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Lucry
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da Lucry »

Ragazzi, io vado a dormire. Ma sono sicura che domani mattina troverò molti commenti interessanti. Dolcissima notte a tutti :X
trizzi74
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Le note 63 e 64 contrastano con l’uso del termine in tutti gli scritti antichi, in cui fa sempre riferimento alla assenza di alfabetizzazione. Dunque, mi pare che tale dizionario suggerisca un significato che alleggerisce i significato proprio del termine, probabilmente in un tentativo apologetico dei due apostoli che sono considerati gli autori degli scritti a loro attribuiti.
Antonio, metti pure in dubbio che il Giovanni citato in Atti 4:13 non sia colui che ha scritto il vangelo, alcune lettere e l'Apocalisse?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
trizzi74
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Trizzi, confermano quello che stavo dicendo, analfabeti e ignoranti.
Io in nessuna foto che ho postato leggo che questi due termini significano esclusivamente non saper leggere e scrivere.
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

Per la parola analfabeta dice chiaramente che non significa incapace di leggere o di scrivere, ma non avente istruzione, un istruzione alla pari dei sacerdoti.
Questa è un’interpretazione condizionata da una credenza. I sacerdoti non c’entrano nulla col termine “agrammatos”. Il significato proprio si capisce da come la parola è composta e dall’uso che ne fanno gli autori. Nella Bibbia è usata solo una volta, per cui si verificano gli altri scritti del tempo. Se la parola è composta da alfa privativo + gràfo (“scrivo”), significa “che non scrive”; oppure da alfa privativo + gràmma (lettera dell’alfabeto), significa “senza lettera”, ossia “che non conosce l’alfabeto”. Poi, se tutti gli autori del tempo lo usano sempre col sgnificato di “illetterato”, ossia “analfabeta”, perché mai sostenere che invece non significa necessariamente analfabeta? Se qualcuno lo fa, in riferimento ad At 4:13, lo fa per non dipingere Pietro e Giovanni come analfabeti, altrimenti potrebbe essere messa in dubbio la paternità delle due lettere pietrine e persino del Vangelo di Giovanni (anche se le due Pt sarebbero pseudoepigrafe, mentre il Vangelo sarebbe semplicemente non attribuibile a Giovanni, ma non sarebbe pseudoepigrafo).

Tiziano, ti sei mai chiesto “chi ha deciso che il Vangelo di Giovanni lo ha scritto l’apostolo Giovanni”? Anche Giovanni era agràmmatos, a detta di At 3:14, e il Vangelo non riporta il nome del suo autore (e infatti non può essere considerato pseudoepigrafo, come la 2Pt). È attribuito a Giovanni. Ma chi lo ha deciso? Neppure gli altri vangeli riportano il nome degli autori. Il che è un bene, perché non potranno mai essere considerati pseudoepigrafici. Sono scritti genuini, ma non riportano il nome degli autori. E sugli stessi Vangeli, mai Yeshùa ha ordinato ai dodici di mettere per iscritto qualcosa. Marco e Luca non erano dei dodici, quindi è verosimile che abbiano deciso di scrivere. Ma agli apostoli Yeshùa ordinò di essere suoi testimoni, di annunciare il Vangelo, non di scrivere (MT 10:5 ss.; LC 24:47-48; At 1:8). La predicazione era orale, non scritta.

I quattro Vangeli, Atti, 1-2-3 Giovanni e la Lettera agli Ebrei, tecnicamente, sono tutti scritti anonimi. Chi e quando ne ha decisa la paternità? Quando, per la prima volta, si ha testimonianza dei Vangeli come scritti attribuiti a Marco, Matteo, Luca e Giovanni? Non sono domande per mettere in dubbio qualcosa, sono domande che non ci facciamo mai ma a cui è importante rispondere, se si vuole studiare in profondità, senza fermarsi a ciò che è comunemente accettato ma non spiegato. Se i Vangeli non fossero attribuibili agli evangelisti, cosa cambierebbe? Sarebbero comunque documenti storici che raccontano gli eventi intorno a Yeshùa. Però non sarebbero necessariamente ispirati. Ma Yeshùa, su questi stessi Vengeli, ha mai detto ai dodici di scrivere sotto ispirazione? Disse loro che lo spirito li avrebbe aiutati a difendersi davanti ai tribunali (LC 12:11-12). O gli evangelisti, al pari dei profeti che dicono chiaramente di essere indotti da Dio ad essere profeti e talvolta a scrivere, dicono mai di essere ispirati? Può essere che mi sbagli, magari lo dicono e in questo momento mi sfugge, ma mi pare proprio di no. Dunque, in base a cosa si è deciso che i Vangeli siano ispirati? Non in base a 2Tim 3:16, perché quel versetto parla del Tanàch, non delle Scritture Greche. La predicazione era ispirata, ma i Vangeli? In LC 1:1-4, l'autore non ha affatto la pretesa di scrivere sotto ispirazione; dice che si informò presso quelli che furono testimoni diretti.
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

Messaggio da bgaluppi »

Io in nessuna foto che ho postato leggo che questi due termini significano esclusivamente non saper leggere e scrivere.
Non ho detto che idiòtes significa analfabeta (concordo con la definizione di idiòtes), ho detto che agràmmatos significa analfabeta. E questo è il significato che riporta anche il tuo dizionario, in accordo con Rocci e Moulton. Poi, aggiunge un’interpretazione più “generica” in riferimento ad At 3:14. Sulla base di cosa? Se significa analfabeta, perché mai in At 3:14 dovrebbe significare qualcosa di diverso?
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

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bgaluppi ha scritto:
Io in nessuna foto che ho postato leggo che questi due termini significano esclusivamente non saper leggere e scrivere.
Non ho detto che idiòtes significa analfabeta (concordo con la definizione di idiòtes), ho detto che agràmmatos significa analfabeta. E questo è il significato che riporta anche il tuo dizionario, in accordo con Rocci e Moulton. Poi, aggiunge un’interpretazione più “generica” in riferimento ad At 3:14. Sulla base di cosa? Se significa analfabeta, perché mai in At 3:14 dovrebbe significare qualcosa di diverso?
Questo termine non ha solo il significato che gli da il Rocci e Moulton. Ti faccio notare quello che dice un altro commentario sul libro di Atti:" Il termine agrammatos significa letteralmente " essere analfabeti", ma in senso generale può significare anche mancanza di istruzione ( Platone, Timeo 23a; Epitteto, Discorsi 2,9;10).
Sembra che anche il dizionario di Bauer sia dello stesso parere, ma non ho modo di verificarlo personalmente.
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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bgaluppi
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Re: Pietro pensava che le lettere di Paolo fossero “Scrittur

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Tiziano, ho controllato il Timeo ma non mi risulta che al cap. 23 sia usato il termine agràmmatos. Per Epitteto, non so. Mi sembra che pur di fare a questo termine un significato improprio alcuni cerchino l'ago nel pagliaio. Ma ti assicuro su una cosa: per tradurre il greco antico classico ci vuole il Rocci. Se il Rocci non riporta il senso generale di "mancanza di istruzione", vuol dire che i classici non lo usano in quel senso. E poi, il termine è composto da alfa privativo e gràfo, che non significa essere istruito ma "scrivere".
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