marco ha scritto:Carissimo Enigma, così facendo hai giudicato tuo padre. E questo non è buono.
In quell'istante ha avuto più fede di te e me messi insieme.
Io so cosa significa essere "chiamati", si prova una sensazione di disagio e gioia allo stesso momento. In quel momento ti senti nudo ed amato.
Le prove della convesione a Dio non servono. Dio conosce i cuori. Anche all'ultimo istante di vita di un uomo Egli sa giudicarlo.
Il cambiamento di vita serve a noi per TESTIMONIARE la fede.
Ciò che tu vedi assurdo io ci vedo la Misericordia di Dio.
Non sapevo che per te fosse un giudicare dire che non sono riuscito a capire (cosa che spetta solo a Dio) se il suo invocare il Padre era motivato da un sincero inizio di conversione, oppure solo per essere guarito per poi ritornare alla totale indifferenza verso Dio. Io credo che per saperlo è indispensabile che venga riportato in vita per dare prova se il suo invocare il Padre scaturiva da una conversione che se è vera, produrrà i suoi frutti, ma se questi frutti non si vedono, mi dici come si può arrivare a concludere che la sua era una vera chiamata? Tu dici che le prove non servono a Dio. Se è per questo sono moltissime le cose che a Dio non servono. Per esempio, anche le nostre preghiere non gli servono, perchè Lui sa già tutto prima che Gli chiediamo qualcosa, ma noi preghiamo lo stesso perché Dio ci comanda di farlo, a Lui piace comunque sentirci come Gli piace vedere i frutti della nostra conversione, che oltre a questo, servono per formarci quali futuri eredi del Suo Regno per empatizzare le prove che deve superare l'essere umano.
Caro Marco, tu mi parli di essere stato chiamato e di questo sono felicissimo, però devi anche ammettere che a questa chiamata, hai risposto fornendo prova vivendo e testimoniando l'Insegnamento di Dio. E se tu noti nelle Sacre Scritture, Dio non chiama i suoi servi in punto di morte, ma durante la loro vita affinché possano rispondere alla chiamata esattamente per come stai facendo tu. Ti risulta che Abraamo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Giosuè, Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, Ezechiele, Pietro, Giovanni, Paolo e tantissimi altri sono stati chiamati in punto di morte? E poi, se così fosse, mi dici come Dio avrebbe portato avanti il Suo disegno? Perchè chiamare una persona in punto di morte? A cosa serve? La chiamata deve assolutamente ricevere una risposta e la risposta non può essere data in punto di morte. Yeshùa dice che un albero quando è buono si riconosce dai frutti che produce, ma se un albero è secco come si fa a riconoscerlo se non produce più nulla?
Poi, caro Marco, non puoi giustificare il tutto dicendo che vedi la misericordia perchè a questo punto dovresti vedere anche che Dio è un giusto Giudice e quindi non soggetto a parzialità come gli uomini. Sapendo questo, è impensabile che Dio alcuni li chiama in fin di vita senza che questi avessero rivelato un minimo d'amore per Lui, mentre altri per amore del suo Nome ne hanno subite e ne subiscono di cotte e di crude. Leggi alcuni esempi di cosa a volte sopportavano e sopportano i credenti a motivo della chiamata.
"Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Fino a questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e senza fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti". - 1Cor 4:9, 11-13.
"Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé) lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità". - 2Cor 11:23-27.
Con questo non sto dicendo che ogni credente deve per forma subire le stesse sofferenze che hanno dovuto subito Paolo e altri. Queste Scritture ci trasmettono che il cammino del credente non è affatto facile ed è un continuo subire. Secondo te, dopo che ogni credente chiamato da Dio Gli risponde amandoLo facendo di Dio il centro della sua vita, cercando con tutta la sua forza di essere ubbidiente ai Sui Insegnamenti, che ha riconosciuto e accettato Yeshùa quale unto di Dio offerto come riscatto, divenendo un suo discepoli manifestandolo con il battesimo nel nome di Yeshùa e ricevendo lo spirito santo come caparra di regnante con Cristo, sforzandosi di seguire il modello lasciato da Yeshùa amando amici e nemici, commemorare la sua morte e vive in continua speranza che Yeshùa ritorni presto, tratta duramente il suo corpo e, se pur vivendo in questo mondo, non ama quello che il mondo offre. E per concludere, viene perseguitato e deriso da parenti e amici. Ora, arrivo io che ho speso la mia vita nella completa mondanità e nella totale indifferenza verso Dio, in punto di morte mi basta invocarLo per avere la stessa eredità di coloro che hanno nascosto la loro vita in Cristo, ricevendo la prima resurrezione con un corpo glorificato e svolgendo il ruolo di re e sacerdote? Personalmente non credo che Dio agisca in questo modo e se così non fosse, allora vuol dire che di Dio non ho ancora capito niente. E se questo mio scritto basato su ciò che fino ad oggi ho compreso dalla Bibbia tu lo consideri un giudicare, allora significa che neanche il termine giudicare ho ancora capito cosa significhi veramente.