Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Mi capitò molti anni fa (oltre 10) che con un gruppo nutrito di persone ci cancellammo da un forum. Dopodichè il tecnico ri-registrò i nostri nick e ne fece usi e abusi.
Annika, ti posso garantire che una cosa del genere qui non solo non è mai accaduta, ma mai accadrà. Gli unici abusi che ci sono stati sono avvenuti per mano di certi utenti che avevano nick multipli, e quegli utenti sono stati bannati permanentemente.
Ora, onestamente, qui non posso rimanere perché con le censure che fate puntualmente vengono deformati tutti i significati dei miei post.
La moderazione interviene quando i messaggi presentano linguaggio non idoneo al forum (irriverente, scurrile, calunnioso, provocatorio, molesto, intollerante) e quando viene perpetrato un attacco diretto alla persona. Esempio: se tu attacchi il mio modo di pensare, criticando il mio approccio alla Scrittura, e lo fai in modo rispettoso, Scritture alla mano, e senza usare linguaggio e toni inappropriati, la moderazione non interviene. Se tu accusi gli utenti direttamente, dicendo che sono intolleranti, ottusi etc., la moderazione interviene.

Se io affermo che il cattolicesimo è un'accozzaglia di riti pagani e lo dimostro scritturalmente, non attacco te, critico la religione cattolica; se io dicessi a te che sei una pagana idolatra (non te lo dico, è solo per esemplificare), attaccherei te direttamente. Capisci la differenza?

Quindi, tranquillizzandoti sull'inviolabilità del tuo nick e sul fatto che su questo forum ci sono solo persone di un certo livello, ti rinnovo il mio invito a restare. :-) E ti invito anche a sentirti a casa, e a non prendertela se la religione cattolica viene criticata ogni tanto; ciò che di buono ha la religione cattolica non verrà criticato, soprattutto se è in linea con le Scritture. Tutto ciò che del cattolicesimo non è conforme alla Scrittura, verrà criticato, ma sempre con la Bibbia in mano. Qui interessa la Scrittura, la parola di Dio, e niente altro.

Gianni, tempo fa, espresse chiaramente lo scopo di questo forum: era destinato inizialmente ai soli iscritti alla Facoltà di Scienze Bibliche. Poi, fu presa la decisione di renderlo pubblico. Questo non è un forum come tutti gli altri, dove si discute di dottrina religiosa e quant'altro. Qui interessa solo l'approfondimento oggettivo, e non soggettivo, della Scrittura. :-)

Spero che tu resti ad analizzare la Scrittura insieme a noi, nel pieno rispetto della tua appartenenza religiosa. Ma non sentirti attaccata direttamente se qualcuno critica la dottrina cattolica e lo fa con il sostegno della Scrittura. La discussione, pur accesa ma sempre rispettosa, è la base per l'apprendimento. :-)
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

32


Noiman, la tua spiegazione è molto profonda. Inizio a coglierne alcuni significati alla terza lettura. Certamente il pensiero ebraico di Giovanni era difficilmente traducibile in lingua greca, specialmente nel tentativo di enunciare che "in principio Dio creò i cieli e la terra". Come tu spieghi, i significati che esprime l'ebraico tramite la sua verticalità e possibilità di combinazione sono pressoché impossibili da rendere in una lingua che non possiede queste caratteristiche. Ci vorrebbero pagine su pagine di greco per spiegare ciò che contengono poche parole ebraiche. Allora Giovanni, secondo me, sceglie dei termini precisi ed elabora un discorso piú articolato, per poter esprimere ciò che l'ebraico può contenere in poche parole. Credo che dobbiamo analizzare anche i versetti che seguono, per poter arrivare a mettere insieme i pezzi.

Il termine λόγος non significa "parola" in senso di singolo vocabolo. Questo senso è espresso da ῥῆμα (rèma). Allora mi chiedo: è possibile che Giovanni abbia utilizzato lògos perché è l'unico vocabolo che può avvicinarsi al senso di "saggezza", quando usato in rapporto a Dio? Il lògos è un'espressione di pensieri che hanno senso compiuto, quindi nel caso di Dio è la Sua saggezza. Infatti, nel suo incipit, Giovanni fa un ovvio parallelismo con Pr 8:22 e ss., specialmente, mi pare, con il v.27: “Quand'egli disponeva i cieli io ero là”. La saggezza descrive se stessa come già presente mentre Dio creava; Giovanni dice che il lògos era, senza specificare una temporalità (poiché nel principio il lògos già era), ed era con Dio.

Per adesso mi fermo qui, perché ho bisogno di procedere con la quarta lettura del tuo messaggio. Mi sfugge ancora il senso di "nel principio".
Bgaluppi


Bgaluppi ottima la tua osservazione, ci vorrebbe anche Gianni che sicuramente ha molto da aggiungere sul perché è stato usata la parola “logos” invece di “rèma”.

Qualcuno potrebbe pensare che non essendo cristiano non ho titolo di commentare i Vangeli, ma come dice Gianni e sottolineano Bgaluppi e Giorgia, questa è una casa di studio dove chiunque credente e non credente può con la giusta forma partecipare.

Giovanni 1/1 scrive: “In principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”.(Luzzi)
La fonte di questo ardito pensiero è Giovanni stesso e bisogna ritrovare il senso originale di quello che voleva esprimere attraverso queste 16 parole.
Giovanni, immaginiamo che parlasse nella quotidianità aramaico, conoscesse l’ebraico e fosse anche se pescatore istruito e figlio di pescatori appartenesse alla classe media . Anche se non istruito conosceva le scritture che venivano lette pubblicamente al tempio e in piazza e commentate in gruppi di studio come era l’uso.

Le parole scritte da Giovanni da 1/1-5 sono “millòot mafteàch”definite come parole chiave che suggeriscono i significati, secondo il detto לשונות רביייו הן “ “le parole sono amplificazioni” ( dei significati).
Giovanni pensa e parla in aramaico e forse non conosceva il greco chi scrisse per lui o riportò le sue parole udì “davar” e scrisse in greco “logos” , apparentemente sembra che non cambi nulla, ma Giovanni che conosceva il vero significato di “davar” voleva esprimere un concetto diverso che secondo la polisemia del termine ebraico originale significa anche che la “parola” è azione e trova senso nel divenire, invece Logos mi sembra che sia più legata alla conoscenza astratta e quindi statica. Con il “verbum” il significato cambierà ancora e coinciderà con D-o. Gli esperti in materia siete voi.
Noiman
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Ultima modifica di noiman il martedì 16 maggio 2017, 23:01, modificato 3 volte in totale.
AKRAGAS
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao,Noiman.
Una domanda: se per assurdo in una epoca non ci fossero i 36 giusti della tradizione, cosa succederebbe al mondo considerato che verrebbe a mancare chi osserva i precetti? Cosa direbbe l'attributo della clemenza? Esiste letteratura a riguardo?

Altra domanda: come viene valutata nel giudaismo la presenza di molteplici tradizioni riguardanti lo stesso tema? Ha una influenza sulla halachá o rappresentano artifici letterari con scopo educativo?

Shalom
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

da Antonio LT » martedì 23 agosto 2016, 8:07
Noiman ciao...
Sai anch'io ti leggo con interesse...non sto qui a criticare o elogiare I tuoi studi....si vede l impegno che ci metti!
Purtroppo molti qui come te ci hanno provato a farlo ma la differenza,ed è per questo che o sono stati bannati o non hanno avuto più interesse a stare qui,è che non usavano il fantomatico Talmud per interpretare le scritture!
Vedi Noiman...ogni popolo che si rispetti ha e ha avuto le sue regole morali...il suo modo di vivere in comunione con Dio!
Dopo l avvento del Cristo noi occidentali abbiamo provato e proviamo a leggere le scritture.....a capirle....chi in un modo chi in un altro...chi in malafede chi con onesta....
Una cosa però bisogna dirla....un occidentale non può conoscere Dio e il Figlio attraverso un libro,il Talmud,che di Cristo non me parla proprio!
Colui che mi salva non è certo Israele con tutto il rispetto o le loro tradizioni o i loro pensieri sul vecchio testamento!
C è chi da tutta la sua vita per la fede nel Messia...e molti che non ci sono più qui,anche se la pensavano diversamente dalla mentalitá ebraica,hanno detto spesso cose molto più sapienti del Talmud!
Ma qui conta solo quello la Torah orale!
Noiman scusa lo sfogo...che non è per te...mi dispiace solo che ormai è un monologo questo Forum!Sono rimasti solo quelli "bravi"!
Ciao
Antonio LT

Ciao AntonioLT,
Il talmud non è altro che uno studio che spiega e interpreta le scritture ebraiche e applica gli insegnamenti della tradizione, ma dentro a questo libro trovi anche ricette di cucina e come si lava un pollo, non sto scherzando.
Gesù non menziona il talmud perché nella sua forma come oggi è disponibile ai suoi tempi non era ancora stato fissato.
Il talmud non serve per andare in cielo, ma serve per capire meglio come i cieli vanno. Ritornando a Gesù, Egli non usava il Talmud che non era stato ancora scritto m usava la Misnàh che sono gli insegnamenti e leggi che D-o diede a Israele sul Sinai.
La discussione che qualche volta impegna il talmud e altri commentari alle scritture ebraiche avviene per quanto è il mio contributo esclusivamente sulla cartella che aveva come titolo iniziale : “interpretazione ebraica delle scritture ebraiche” che Sandro48 introdusse , fu poi modificato su mia richiesta in “interpretazione delle scritture ebraiche”, altrimenti avrebbero potuto partecipare solo gli studenti di qualche yeshivà.
Se uno non gradisce conoscere gli argomenti relativi a questa cartella e non ama leggere cosa dice il talmud può ignorare la cartella e concentrarsi su qualche altro studio. In questa cartella la Torah orale e tutti gli altri insegnamenti del giudaismo sono elementi di discussione.
Scrivi:
“Una cosa però bisogna dirla....un occidentale non può conoscere Dio e il Figlio attraverso un libro, il Talmud, che di Cristo non me parla proprio!
Antonio qui ho difficoltà a comprendere il soggetto della frase, è il talmud che non parla di Cristo o Cristo che non parla del Talmud.?

Ricordo ancora che studiare le scritture non implica manifestare la propria fede, ne cercare di demolire quella degli altri, i bannati violavano ogni regola e etichetta di Bon Ton.
Ti ricordo che lo studio non centra nulla con la fede, in modo particolare quelli che studiano i testi nelle versioni originali, sminuzzando le parole, ricercando significati nascosti è analizzando ogni parola, osservando ogni dettaglio con il microscopio, credo che sappiano tutti che questa non porta alla salvezza eterna, questo è semplicemente studiare e cercare di trovare risposte a delle domande.
Per ottenere la salvezza e il conforto della fede ci sono le opere, la preghiera le chiese e i monasteri, se uno non appartiene a nessuna chiesa va bene anche un’isola deserta.
Israele non vuole assolutamente salvare nessuno, la salvezza la devi ritrovare prima in te stesso e poi nella tua fede.
Shalom
Noiman

I
Ultima modifica di noiman il martedì 16 maggio 2017, 23:03, modificato 2 volte in totale.
AKRAGAS
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao, Noiman.
La tua risposta è per me ricca di importanti informazioni
Un grazie di cuore per la tua disponibilità.
Ti benedica sempre Hashem.
Shalom :-)
noiman
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Iscritto il: domenica 20 aprile 2014, 22:41

Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

35
Pace ….. fratello Antonio,
Per alcuni aspetti concordo con te riguardo alla inutilità del talmud per studiare il N.T.
Poi ti confermo che in diverse parti del talmud compaiono critiche e anche offese per i cristiani, queste parole non proprio gentili furono la reazione e la conseguenza emotiva dell’opera di degiudaizzazione che la prima chiesa cercò di compiere per separarsi dall’ebraismo, oltre al tentativo di interpretare il N.T in chiave cristologica , e affermando che la vecchia legge era abrogata, ci fu tutta una serie di tentativi mirati a separare per sempre la Chiesa dalla sinagoga.
Giustino poi divenuto Santo è uno di questi organizzatori della rimozione dal cristianesimo di elementi ebraici, nasce in quell’epoca anche una specie di ostilità contro la sinagoga. Già l’apostolo Paolo nella I° lettera ai Tessalonicesi si scaglia contro il giudaismo. Poi vennero gli anni bui dei roghi delle scritture ebraiche, già dal tempo dei romani le persecuzioni comprendevano la morte tramite il rogo.
Ovviamente anche da parte ebraica ci sono state reazioni simili, basta solo pensare alla “birkat ha-minim “ . Comunque non voglio fare polemiche e finire anch’io OT, rimane solo il fatto che nessun ebreo nella storia ha perseguitato il suo prossimo, compresi i cristiani per via della religione.
Quindi occorre terminare qui questa parte che non ha che fare con l’intenzione della cartella di studiare le scritture ebraiche, chiunque può collaborare e proporre interpretazioni e sviluppi sul significato dei testi, anche usando le traduzioni.
Quindi fratello AntonioLT, continua a essere dei nostri.
Shalom
Noiman
_________________________________________________________
36 parte
Ciao amici, ieri ho visto una partita bellissima e solo oggi sono ritornato a casa orgoglioso di come ha giocato Israel e anche come ha giocato l’Italia che ha meritato la vittoria. Due cuori e una sola capanna …..
Riprendo con fatica la discussione e vi pongo una breve considerazione.
Bisogna considerare anche che esiste anche la problematica del rapporto autore/interprete / traduttore, in genere le paternità dell’opera è riconosciuta all’autore, ma i soggetti che la rendono disponibile sono almeno due, l’interprete che decifra il testo e il traduttore che le fissa nella lingua, l’autore subisce .
Le figure possono anche coincidere ma questo non è assolutamente scontato. Il testo tradotto è già da un certo punto di vista una rivendicazione , trattandosi di un testo sacro la rivendicazione diventa “rivelazione” e poi dogma
La fase successiva che si tratta di rivelazione questa cerchi di oscurare oltre l’originale anche le traduzioni rivelazioni degli altri.
Le opere di questo tipo non sono mai perfette spesso perdono anche il significato letterale, quello più semplice, è di esempio la traduzione impropria del salmo 22 o 21 secondo i canoni, dove è scritto : “Così i cani mi hanno circondato, una turba di malvagi mi ha attorniato, hanno morso le mie mani e braccia e le mie gambe come fa il leone” .
Anche i significati mistici e gli insegnamenti profondi rimangono celati nella traduzione addomesticata, quindi una traduzione che fraintende ha la necessità di spiegazioni ulteriori , qui entra in gioco lo studioso biblico che apre il suo cilindro magico e aggiunge, aggiunge ….. ! sovrascrivendo i significati.
Spesso l’intenzione del traduttore che è anche uno scriba diventa revisionista con la convinzione di servire una causa nobile, il suo lavoro è facilitato dalle espressioni arcaiche del testo originale, attraverso le forme passive o attive che il testo non vocalizzato non precisa può modificare il tempo in cui avviene l’azione,” il disse”, diviene” è stato detto”,( Gianni….. ha fornito una ottima spiegazione che secondo me pochi hanno capito), la pluralità dei soggetti diventa interlocutore unico, questo è quello che è avvenuto nella traduzione dei LXX che offre una traduzione e opera di interpretazione per una nuova chiave di lettura adattata alla concezione greca concepita in modo servile e adeguata al padrone che ha finanziato un lavoro immenso con lo scopo di addomesticare il testo all’uso pagano del committente.
Questo è un viaggio interessante e non sarà privo si sorprese.
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il martedì 16 maggio 2017, 23:05, modificato 2 volte in totale.
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Giorgia
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Giorgia »

Noiman hai spiegato benissimo il discorso della percezione. E' un concetto per noi ostico da accettare. A me personalmente ci è voluto un bel po' per capire che quello che "vedevo" e quello che "capivo" non erano la realtà, ma una realtà filtrata dalla mia mente, e che veniva sistematicamente "modificata" per poter essere a me comprensibile.

Suggerirei, per chi è convinto che quello che legge e quello che capisce siano la stessa cosa, di leggere questo articolo: http://veneto.cicap.org/2013/07/vedere- ... a-oculare/" onclick="window.open(this.href);return false;

E se è così per quello che riguarda il nostro quotidiano, proviamo a capire quanto è difficile per noi capire la Bibbia, che è stata scritta da persone che vivevano tanti anni fa e in contesti completamente diversi!


Questo argomento mi sta proprio incantando! Grazie :YMHUG:
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Gianni
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ottima, Giorgia, la tua segnalazione di carattere psicologico.
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

37
Ho seguito con interesse la discussione dal titolo “Colpa di Adamo e Eva”.
A parte la definizione che implica il concetto di peccato e di colpa su cui non sono d’accordo, preferirei considerare l’azione dei nostri progenitori come il preludio del libero arbitrio e la possibilità di fare una scelta autonoma, ma per scegliere occorre distinguere e questo non avvenne.
Se D-o fosse stato un pastore o un proprietario terriero avrebbe certamente protetto con siepi o filo spinato una cosa da difendere, invece il tutto si limita a una esortazione consequenziale alla parole “coltivare e sorvegliare”.
Sorvegliare implica anche il pensiero di distinguere, neanche questo fu adempiuto.
Il libro di Bereshit è un vero enigma, sembra un racconto bucolico molto simile alle saghe di Gilgamesh e altri racconti orientali.
Se lo si prende alla lettera leggendolo nel testo originale e anche in traduzione viene voglia di considerarlo quasi alla stregua del racconto di Pinocchio.
La lettura letterale non ci complica di troppo la vita, anche se ci sfugge molti dei perché e dei come, tuttavia all’interno del testo è possibile trovare spunti e considerazioni che aprono un mondo speculativo ( potrebbe essere una buona definizione) su quello che il creatore ha voluto spiegarci e insegnarci con parole semplici in spazi quasi atemporali , poche parole e tanti simboli, e alcuni misteri per indurci a indagare sui tempi in cui i cieli e la terra quasi si toccavano, lo spazio tra le due dimensioni sottile come una pergamena simile a quella su cui fu scritta la prima storia del genere umano.
Va presa alla lettera oppure no! Questo giudizio lo lascio a voi tutti.
Ma se mi consentite provo a fornirvi alcuni argomenti di riflessione per aiutarci a giudicare se il libro di genesi e solo una favola scritta da uomini antichi per spiegare ai propri figli seduti intorno a un fuoco in una notte qualsiasi la storia di quelli che per primi videro il mondo e collettivamente o singolarmente vissero i primi attimi dopo la creazione.
Il testo di Bereshit è sotto i vostri occhi, stampato i tutte le lingue possibili richiede di essere indagato e interpretato attraverso lo studio, ma mantenendo la regola primaria che il contenuto originale, lettere, segni e spazi compresi non siano modificati.
Avete tutti discusso sulla presenza dell’albero della conoscenza del bene e del male e dell’albero della vita e delle implicazioni legate alla presenza nel giardino dell’eden.
Per approfondire queste presenze e le connessioni scelgo di approfondire questa discussione nella cartella “interpretazione delle scritture ebraiche”.

ויצמח יהוהאלהים מן-האדמה כל-עץ נחמד למראה וטוב למאכל ועץ החיים בתוך הגן ועץ הדעת טוב ורע

Il Signore D-o fece uscire (dal terreno “adamah) tutti gli alberi dall’aspetto piacevole e dal frutto buono a mangiarsi e l’albero della vita חיים nel mezzo del giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.”
Questo avviene subito dopo che l’uomo tratto dalla terra viene reso anima vivente dal ruach del Signore. Chavà (Eva) non era stata ancora estratta e il comandamento di non nutrirsi dell’albero della conoscenza del bene e del male fu impartito solo a Adamah.
Bisogna anche ricordare che nel racconto della creazione in genesi 1 non sono menzionati ne l’albero della vita ne quello della conoscenza del bene e del male, compaiono solo in genesi 2.
Dunque il Santo ha piantato due alberi nel giardino, il primo nel mezzo: “ L’albero della vita”, il secondo albero è “ l’albero della conoscenza del bene e del male”.
Sono alberi che appartengono al giardino, ma sono differenti da tutti gli altri alberi, la distinzione è che essi sono menzionati, il primo identificato nella sua posizione il secondo solo nominato, oltre alla loro fisicità manifestano una profonda implicazione con il mondo spirituale , questo in genere sfugge al lettore biblico che tende ha sottovalutare queste presenze e si ferma all’ antropomorfismo del racconto, eppure il testo attraverso alcune sottolineature cerca di distinguere questi due alberi da tutti gli altri circostanti, lo fa con una serie di congiunzioni grammaticali che sembrano ovvie nelle traduzioni ma nel testo originale sono sottolineate e servono a rimarcare la distinzione.
La mistica ebraica ha sempre ritenuto che l’albero fosse uno solo, il testo ci dice che l’albero della vita stava in centro al giardino, dell’albero della conoscenza non è indicata la posizione , esso può essere ovunque, nel pensiero mistico esso addirittura poteva crescere insieme all’albero della vita, forse crescevano uniti in due direzioni opposte.
Una lettura affascinante del testo ci suggerisce che essi fossero intrecciati tra di loro partendo dalle radici, l’albero della vita è “asè tov” “fai del bene”, l’albero della conoscenza del bene e del male è invece “sur merà” “fuggi dal male”.
Essi rappresentano i precetti di questo mondo, “sur merà”, e “asè tov”sono intrecciati e profondamente connessi.
Apparentemente i concetti sono due e opposti, ma nel pensiero ebraico si aggiunge una terza posizione, non basta fare “il bene”, ma occorre allontanarsi dal male e questa condizione viene prima della seconda.
I due concetti sono opposti , si intersecano contigui e contradditori; non faccio il male? …..Allora vuole dire che così facendo faccio del bene, ma questo pensiero vale anche all’opposto. Questo pensiero nel mondo occidentale è confuso dal compromesso.
Non è possibile fare il bene senza prima allontanarsi dal male, questo è chiaro per tutti?...... Direi di no!
Se la prima coppia avesse mangiato dall’albero della vita avrebbe acquistato la santità in una condizione diversa dove la conoscenza era solo il bene.
Riflettete su questa possibile condizione.
Sappiamo invece che è avvenuto il contrario e l’uomo attraverso la sua scelta ha mescolato il bene con il male, ecco perchè la torah scrive : “ho mangiato e ne mangerò”definendo il futuro dell’uomo attraverso le scelte, una scelta è la redenzione che non significa rimediare il peccato, ma ritornare nello stato di “teshuvàh” che significa anche ritorno
La decisione di scegliere della prima coppia potrebbe essere che essa isolò l’albero della vita da quello della conoscenza verso cui diresse il suo desiderio.
Una volta distrutta l’armonia dei due alberi nelle vite degli uomini, cominciò il dominio dell’albero della Conoscenza.” (Sholem- La crisi della tradizione del messianismo ebraico.) provate a leggere questo interessante testo.
La Torah utilizza l’espressione הדעת טוב ורע “conoscenza del bene e male” (Bereshit 2/9) (genesi)
דעת è la “conoscenza” l’albero è unico dove male e bene sono uniti , solo la conoscenza li può separare e fare la distinzione, l’albero della conoscenza è anche chiamato “l’albero della morte” perché, il suo frutto e velenoso.
Essi sono il vero controllo del giardino con tutto quello che sta sopra e sotto, sono al centro della Torah che è già stata tutta scritta.
L’albero della vita è la conoscenza pura e istantanea, l’albero divino, in cui non ci sono ambiguità , è una dimensione dove non esistono le “klippòt” i gusci che arginano la vita, in questa dimensione non esiste morte, resurrezione e spazio.
Sappiamo che la scelta che faranno il primo uomo e la sua donna è per l’albero della conoscenza, che non implica la vita e la conoscenza del mondo di sopra, in esso si trovano contemporaneamente il bene e il male, il puro e l’impuro, la verità e il dubbio.
In realtà il testo ebraico che è così preciso nelle descrizioni non rivela di quale albero si trattava, non sono attribuibili qualità magiche o sovrannaturali, l’unica differenza che il testo sottolinea era la proibizione che lo definisce, esso costituiva il limite.
Il limite era nella fisicità e forse anche nella temporalità. Forse il “peccato di Adamah fu di non aver saputo attendere che il divieto cessasse”. Quanto tempo ?
Adamah fu creato alla vigilia del settimo giorno alla vigilia dello shabbat, dove ci sarebbe stato il kiddush che è la santificazione del sabato in cui si sarebbe bevuto il vino a seguito della spremitura del frutto della vite e forse il divieto sarebbe cessato.
Dopo questa scelta la Torah dovette essere riscritta, ciò che sembrava immobile si rimise in movimento,il pendolo della creazione fermo alla fine del sesto giorno inizio a muoversi ma scandendo un tempo diverso, le lettere non cambiarono e nessuna venne sottratta ma fu modificato l’ordine delle lettere e degli spazi, fu riscritta una nuova storia, le 22 lettere si dovettero rivestire con le vesti dell’albero della conoscenza per discendere nel nuovo regno per essere donate all’uomo.
La morte è diventata reale come la nascita.
Solo tramite il “tikkùn “predominerà l’albero della vita.
Tornando al racconto del Bereshit viene dato un ammonimento:
“Il signore ordinò all’uomo dicendo: da ogni albero del giardino אכל תאכל “mangiare”mangerai. (Bereshit (2/16) (genesi)
E dall’albero della conoscenza del bene e del male לא תאכל “lo tochal” non mangerai perché il giorno che ne mangerai מות תמות“morire” morrai “. Che significa “certamente morirai” (Bereshit 2/16/17).(genesi).
Adam riceve un ordine, unica mizvà di tipo negativo: “ non devi” mangiare, ma anche una positiva” devi mangiare”, l’interpretazione ebraica ne fa una differenza e distinzione introducendo il concetto di “kavanà” , “l’intenzione” e sottolinea che per mangiare dell’albero o del frutto consentito non si richiede “kavanà”, mentre essa è necessaria per il secondo albero.
Questo è un pensiero sottile, sfugge in genere alla prima lettura del testo.
Dobbiamo anche osservare che “Chavà “ la donna quando Adamàh ricevette il la proibizione di nutrirsene non era presente, doveva ancora essere tradotta
da l’uomo, quindi essa non sapeva della proibizione , non ricevette l’ordine divino esattamente come D- o aveva pronunciato . Dopo che Eva fu estratta da Adamo il libro della genesi sembra scorrere come un film dove manca il sonoro.
Adamo non parla con Eva, non è menzionato nessun dialogo tra di loro, non sembrano una coppia uomo- donna, il vero dialogo inizia solo con Abele e Caino ma sono parole pronunciate fuori dal Gan Eden e nascono sotto il segno della violenza; Leggiamo che Eva parla con il serpente, questo è l’unico dialogo che assistiamo. Eva racconta e il serpente interroga ,
Le parole che D-o ha rivolto a Adamo sono state riferite a Eva, essa conosce della proibizione, ma è possibile che le abbia ricevute ho comprese sbagliate.
Quando il serpente chiede alla donna se proprio D-o ha detto che non possono mangiare dagli alberi del giardino, pone una domanda insidiosa a cui la donna è obbligata a dare una risposta:
ותאמר האשה אל-הנחש מפרי עץ-הגן נאכל; ומפרי העץ אשר בתוך-הגן אמר אלהים לא תאכלו ממנו ולא תגעו בו פן-תמתון
Dal frutto di qualunque albero del giardino possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto לא תאכלוi ( non mangerete)“non mangiatene e non toccatelo, altrimenti morirete”. disse: “Dagli alberi del giardino mangeremo”, non disse ”mangiare mangeremo” .(Bereshit 3/2-3)(genesi).
L’espressione לא תאכלו” lo tochlù” non mangerete è ripetuta in tutto il capitolo 3 sette volte, una volta per ogni versetto.
La risposta è ambigua, la donna si riferisce all’albero che è in mezzo al giardino, ma che è descritto in Bereshit come ועץ החיים “l’albero della vita”(Bereshit 2/ 9).
E sorprendente che la donna faccia questa confusione e non distingua i due alberi dove solo uno è posto nel mezzo del giardino. Una buona spiegazione è quella che i due alberi avevano la stessa radice ma si separavano nel tronco.
Il testo è chiaro e ci induce a altre riflessioni.
Con queste parole capiamo che il messaggio originale orale e il suo ammonimento relativo al divieto fu trasmesso male, le lettere si persero, il messaggio fu cambiato , la mizvà positiva del mangiare dagli altri alberi fu omessa.
La dimostrazione che il messaggio originale è stato cambiato è evidente .
La donna quando parla con il serpente aggiunge anche il divieto di toccarlo:” Dio ha detto, non mangiatene e non toccatelo altrimenti morirete”(Bereshit3/3) (genesi).
Nel messaggio originale impartito a Adamàh il divieto di toccarlo non è menzionato.
L’imperfezione è la madre del dubbio , il testo è ambiguo, il significato potrebbe anche essere non toccatelo perché morirete, toccare porta a mangiare, il mangiare porta alla morte.
פן תמותןן “ pen temutùm” tradotto come “ affinché non moriate”, queste parole insinuano il dubbio” il termine“ pen” indica un dubbio il “forse”.
Se il messaggio fosse stato diverso e la proibizione di toccare precedeva quella di mangiare, forse le cose sarebbero andate diversamente. Non vi pare?
La donna non ha capito l’ordine del divieto e ha posposto il mangiare dal toccare variando la cronologia delle parole e del divieto.
II serpente afferma con la sua esternazione che D-o ha nascosto qualche cosa o che tutto non è come Adamàh gli ha riferito.
A questo punto il serpente fa una affermazione אפ כי אמר אלהים “af- ki amàr Elohìm”, tradotto ”Dio vi ha proprio detto”(genesi3/1), la formula non è interrogativa a cui ci si aspetta una risposta, ci pare piuttosto una locuzione affermativa che tradotta potrebbe significare: “ allora davvero !
Queste parole ci suggeriscono che esse fanno parte di un progetto diverso , non una richiesta di condivisione del dubbio , ma una rivelazione intenzionale.
La affermazione del serpente ci induce a pensare che egli conosce molto bene quello che D-o ha detto, astutamente gioca con le parole, se il serpente non poteva mentire era in grado certamente di manipolare il significato e l’interpretazione.
Quando la donna risponde al serpente : “Del frutto di qualunque albero del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “non mangiatene e non lo toccate, altrimenti morrete”.
Il serpente comprende che la donna è fragile, perché essa ha confuso anche la posizione dei due alberi, essa si riferisce all’albero che è in mezzo al giardino cioè l’albero della vita che viene confuso nelle parole pronunciate con l’albero della conoscenza di cui non è menzionata la posizione.
Il Sefer Ha-Bahir commenta:”Farò altre domande [Sama’el, il serpente] , e insisterò, finchè si svierà. Ella gli rispose: Ci ha vietato soltanto di mangiare il frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino,Dio ci ha detto:non mangiatene, anzi neppur toccatelo, altrimenti morrete.” Essa aggiunse due cose. Disse: Il frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino, mentre era stato detto solamente:”ma dell’albero della conoscenza, e inoltre ella aggiunse:”Anzi neppure toccatelo, altrimenti morrete”. Che cosa fece Sama’el il malvagio? Andò a toccare l’albero. L’alberò si mise a gridare, e disse: mallvagio, non toccare! Giacchè è detto: “Fa’ che non mi calpesti il piè dell’orgoglio, che la man degli empi non mi scacci. Ecco sono caduti quelli che fanno il male, sono abbattuti, né più potranno rialzarsi (salmo 36/12-13) Egli tornò dalla donna, e le disse: “Ecco ho toccato l’albero e non sono morto. Toccalo anche tu, e non morirai.
La donna andò a toccare l’albero, ma vide l’angelo della morte che le veniva incontro. Si disse:”Ohimè, adesso morirò, e il Santo, sia Egli Benedetto, farà un’altra donna e la darà ad Adamo. Farò invece in modo che ne mangi con me: se moriremo, moriremo entrambi, ma se vivremo, vivremo entrambi. Prese i frutti dell’albero e ne mangiò, e li diede anche al suo sposo”.
Il serpente che aveva compreso da una risposta singolare:
וימר הנחש אל האשה לא מות תמתון
“Disse il serpente alla donna, no morte, ,morrete”(Bereshit 3/4) , questo לא “lo” “ non” fa la vera differenza con le parole di D-o.
Il messaggio del serpente è chiaro, non parla di morte ma di un cambiamento di stato: anticipa il divenire ; la morte è una alterazione dell’esistenza. Il messaggio che preannuncia il serpente è l’inizio di una serie di cambiamenti in cui la vita sarà sempre avvolta nella morte. Il cambiamento dunque non è solo un fatto fisico, ma l’emanazione di un mondo spirituale che è il “susseguirsi” è conforme al mondo di giustizia.

Egli conosceva perfettamente il comandamento originale, dove era il serpente quando il Santo parlava a Adamàh ?
Quello che è poi avvenuto lo consociamo tutti; la donna tocco il frutto e vedendo che non succedeva nulla, ne mangiò pensando che era innocuo e ne diede all’uomo.
Quali erano le ragioni di dubitare della parola di D-o, c’erano forse motivi di insoddisfazione nella donna ?
Quindi ci viene da pensare che Adamàh mangiò il frutto dell’albero della conoscenza, come una condizione magica nel divenire e solo dopo aver mangiato il frutto della conoscenza che il Signore si preoccupa che l’uomo potesse mangiare dell’albero della vita.
Se questo fosse avvenuto, essi sarebbero diventati dei ?

Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il martedì 16 maggio 2017, 23:12, modificato 3 volte in totale.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

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Ciao Noiman :-)
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