Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Sandro, credo che tu stia esagerando con Marco. Te lo dico con simpatia :-) . Marco non è affatto un cattivaccio, ed è sul forum da oltre due anni, lo conosciamo bene.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Bene grazie Bgaluppi, allora ridimensioniamo.
In effetti però è più facile accettare un cristianesimo parziale e manchevole
che nessun ebraismo,che non si riesce a capire, malgrado 1000 sforzi, purtroppo.
Sandro_48
Ciò è tanto più probabile che avvenga, quanto più tardi inizia, negli anni , lo studio della Bibbia.
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

45
Shalom a tutti quanti.

Riprendo la discussione che riguarda l’interpretazione delle scritture ebraiche con questa ulteriore osservazione che riguarda l’ermeneutica interpretativa, poi proseguirò in altri interventi proponendovi ulteriori esempi come gli ebrei affrontano il testo per un approfondimento del contenuto, iniziando dal significato letterale preso in esame in originale e in traduzione.
Riporto una affermazione che ho già scritto in una precedente cartella:

La lettura biblica oppone sempre resistenza, la tendenza è quella di appropriarsi del testo e dei suoi significati, ma ogni lettura è sempre all’interno della tradizione e l’ambiente in cui e stata fissata. Chi non conosce il pensiero ottiene il rovesciamento del messaggio originale, non decifra più, ma sovrascrive secondo il pensiero a cui è orientato. Il testo va letto cercando di interpretarlo attraverso le parole intuitive della prima lettura, fissando le prime certezze., esso non va imprigionato in una tela che impedisce la liberta dell’interpretazione, come il ragno rischia di dissolversi nelle secrezioni costruttive della propria tela.”

Esiste nello studio biblico un paradosso tra l’uso che si fa della scrittura interpretata e l’interpretazione senza nessun uso, l’approccio è diverso fin dalla partenza ed è intenzionale.
Vi parlo del primo caso che prevede la ricerca all’interno di un testo di parole e significati che si vuole utilizzare, questo è facilitato dai moderni sistemi di ricerca , internet è un prezioso strumento, inserendo banalmente in un motore di ricerca le parole chiavi, otteniamo quasi infinite risposte, nel caso biblico sostituisce l’ormai sorpassata chiave biblica.
Un tempo non molto lontano per fare questo bisognava confrontarsi con la ricerca dei testi utili, affrontando la fisicità di poderose biblioteche non sempre disponibili, spesso non si sapeva dove cercare e cosa cercare.
Quello che si ottiene oggi dopo qualche “clik” è una serie di parole affini che possono essere usate per costruire una propria tesi, parole sicuramente linguisticamente pertinenti, ma spesso lontano mille miglia dal pensiero originale.
A questo punto i significati si sono persi, la magia di un testo che era sacralizzato nell’ordine delle sue parole, dettato o ispirato dalla presenza divina, viene svuotato nei suoi significati, questa è la sensazione che provo leggendo i vari studi biblici disponibili nel forum e anche fuori.
Coloro che sono impegnati in questo lavoro di ricerca ottengono sicuramente il risultato che si aspettano, l’estrazione di parole ricercate e il successivo assemblaggio tramite il copia incolla producono un risultato completamente opposto di quando si parte in uno studio senza sapere dove si andrà a finire.
Tutti costoro vanno in difficoltà quando si confrontano con i testi originali, non importa se scritti in ebraico o in greco.
Lo ho già scritto più volte, essi non interpretano più, si impossessano del testo e usano le parole per sovrascrivere i significati originali.
Esempio è il caso dell’estrazione di alcuni passi del V.T. per sostenere parti del N.T., questi passi non solo vengono estrapolati da un contesto letterario che è un’opera molto distante, i passi così scuciti dal racconto originale vengono rimaneggiati, un esempio è quello tratto da Zaccaria 9/9 dove il re-messia viene estratto e rientra come citazione per sostenere una diversa interpretazione e consentire una specie di auto riferimento.
Il testo estratto ricompare come una strisciolina che deve essere distesa e ricucita in un altro contesto insieme ad altri riferimenti testuali lontani nel tempo.
Il tentativo è di spiegare in un contesto diverso parole e significati simili a sostegno di una nuova ricerca di significato, omettendo ogni possibilità anteriore di spiegazione delle parole impegnate, la nuova interpretazione sovrasta la precedente alla ricerca di significati e insegnamenti nuovi, il senso viene stravolto, solo le analogie rimangono.
Del quadro originale i colori si scindono per formare un ritratto astratto, la sostituzione diventa equivalenza, il testo rinato deve essere di nuovo compreso e interpretato, ma è possibile che una seconda estrazione generi un altro testo che a sua volta dovrà essere compreso e indagato e non sarà mai equivalente con quello originario , meno che mai con i successivi passaggi.

Il risultato è la “deriva ermeneutica”, Gunter Stemberger afferma: esiste anche una ermeneutica dell’errore, tenuto presente che nel talmud è scritto: “ questa pietra di inciampo è sotto la sua mano” ( Is 3/6), “nessun uomo può comprendere le parole della Torah se prima non è inciampato in esse” (Ghittin ,43a )
Questa definizione è l’uso improprio della interpretazione, un esempio di semeiotica degenerativa, il contrario di quella interpretativa.
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il giovedì 18 maggio 2017, 23:05, modificato 2 volte in totale.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Voglio seguire il saggio consiglio di Noiman: cambiare il titolo della discussione, che non sarà più "Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche, bensi verrà cambiata in "Interpretazione delle Scritture Ebraiche, lasciando così spazio anche alle interpretazioni cristiane - che poi sono quelle che devo portare all'esame. Ci sarà così spazio per le interpretazioni di tutti, Ebraiche + Cristiane. Bravo Noiman !
Sandro.48 // 21/6/2016 Solstizio d' Estate. :-?? :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG: :YMHUG:
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Noiman e Sandro.

Su Vaikrà (o Vayeira, come dicono alcuni) noto subito un dettaglio. Alcuni traducono "valle di Mamre" (Targum Onk., Targum ben Uzziel) o "pianure di Mamre" (Diodati).

Rashi sembra accettare "pianure" e spiega che Mamre fu quello che consigliò Abramo riguardo alla circoncisione, che avvenne giorni prima (infatti ben Uzziel aggiunge alla traduzione che Abramo era ancora dolorante). Per questo il Signore apparve ad Abramo nel territorio di Mamre.

Ma il testo riporta "querce" o "terebinti", oppure "valli" o "pianure "? Oppure אֵלוֹן significa ambedue le cose? È un esempio banale, ma come si sceglie una traduzione piuttosto che un'altra?
Armando
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Armando »

Ciao Antonio ,Come si sceglie ?

Sapendo che le tende ,vengono impiantate ,di solito in zone scelte ,possibilmente protette ,all'ombra .
Secondo me un nomade d'estate sta meglio fuori che dentro alla propria tenda , specie nelle ore più calde della giornata .
A meno che la sua tenda non sia una di quelle extra lusso con aria condizionata .

Mi riferisco ad Abramo ,lo credo seduto fuori dalla sua tenda , penso a godersi il fresco all'ombra della quercia o quercie di Mamre .

Girovagando su internet ...


Venerata da secoli, la quercia di Abramo, nella Valle di Mamre, vicino a Hebron, in Cisgiordania (qui in una foto del 1890 circa) segna il luogo dove si dice che il padre fondatore di Israele venne visitato dagli angeli che gli promisero un figlio. Fonte http://www.nationalgeographic.it/ambien ... refresh_ce" onclick="window.open(this.href);return false;


Un studente ebreo chiede ,Ma se D-o, viene ospitato da Abramo ,chi preferisce dei due , Mosè o Abramo

Abramo risponde il rabbino !

Mose ha guidato gli ebrei alla terra promessa ... Ribatte lo studente .

Il rabbino:Va bene allora era Mose.

Woody Allen
Metà di un proverbio arabo...
"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità."
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Allora vorrei approfondire Gen.cap.3 versetto 8 in particolare mi riferisco '. Poi udirono la voce dell'Eterno Dio che passeggiava Alla Brezza del giorno '""
Alla brezza ...in italiano sappiamo cosa è la brezza e ci possiamo comunque aiutare coi vocabolari ? Ma a me interessa in senso biblico un giorno e scandito da diversi momenti ? e poi mica si è svolto tutto ciò in un giorno come noi lo intendiamo?
Si sono un rompicapo ...ma ci arriveremo o meglio arriverete a capire dove voglio arrivare


Colgo l’occasione del suggerimento di Stella per rispondere alla domanda su Bereshit 3, capitolo 8 dove si parla del “Signore che percorre il Gan Eden nella brezza del giorno e qualche considerazione su Bereshit capitolo 3.
Inserisco questa mia osservazione nella cartella “interpretazione delle scritture ebraiche”
Per Stella “nessun trattato talmudico” anche se ci sarebbe da aggiungere molto , solo qualche osservazione partendo dal testo originale che generalmente riporta in traduzione il senso comune, ne fornisco alcune versioni tratte da le edizioni più conosciute:

E udirono la voce dell’Eterno Iddio il quale camminava nel giardino sul far della sera , e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza dell’Eterno Iddio, fra gli alberi del giardino, e L’Eterno Iddio chiamò l’uomo e gli disse:”Dove sei? “E questi gli rispose: Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura, perché ero ignudo e mi sono nascosto. E Dio disse.”chi t’ha mostrato ch’eri ignudo? Hai tu mangiato del frutto dell’albero del quale io t’avevo comandare di non mangiare?”(genesi 3/8) (luzzi)-

Oppure : “ Udirono nel vento del giorno, il rumore del Signore Dio che incedeva nel giardino, e l’uomo si nascose con sua moglie dalla presenza del Signore Dio, fra gli alberi del giardino. Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?. Ed egli rispose: “Ho udito nel giardino il Tuo rumore, ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto”. Dio gli replicò: “Chi ti ha fatto avvertito che sei nudo ? Hai forse mangiato dell’albero del quale ti avevo comandato di non mangiare? (ed. 1976 Disegni) (Giuntina).

Ancora :Poi nell’aura del di , udirono la voce del Signore Iddio che camminava nel giardino, Adamo con sua moglie si nascose dal cospetto del Signore Iddio per mezzo degli alberi del giardino. E il Signore Dio chiamò Adamo, e gli disse: Ove sei?. Ed egli disse: Io intesi la tua voce per lo giardino, e temetti; perciocchè io era ignudo, e mi nascosi. E Iddio disse “”Chi ti ha mostrato che tu fosti ignudo? Hai tu mangiato del frutto dell’albero del quale io ti avea vietato di mangiare?”(Diodati-Società Biblica Americana, 1910).

Infine:” Udirono poi la voce di Geova che camminava nel giardino verso l’ora del giorno in cui soffia la brezza e l’uomo e sua moglie andarono a nascondersi dalla faccia di Geova Dio fra gli alberi del giardino. E Geova Dio chiamava l’uomo, dicendogli:”dove sei?. Infine egli disse:”Ho udito la tua voce nel giardino, ma ho avuto timore perché ero nudo e perciò mi sono nascosto. Allora disse:”Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?. Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare? Edizione TNM.

Le versioni sono abbastanza simili, non esistono differenze importanti, di rilevabile è solamente in periodo temporale in cui Il Signore si mostra nel giardino, alcune “sul far della sera, altre sono più generiche, altre collocano l’episodio all’alba, l’aurora.
Ora vediamo il testo originale e cerchiamo di ritrovare qualche insegnamento supplementare,

וישמעו את-קול יהוה אלהים מתהלך בגן לרוח היום ויתחבא האדם ואשתו מפני יהוה אלהים בתוך עץ הגן ,ויקרא יהוה אלהים אל- האדם ויאמר לו איכה , ויאמר את-קלך שמעתי בגן ואירא כי-עירם אנכי ואחבא, ויאמר מי הגיד לך כי עירם אתה המן-העץ אשר צויתיך לבלתי אכל- ממנו אכלת

Ora vi propongo una traduzione quasi letterale, ma perché quasi ?
La traduzione parola per parola come è scritta in ebraico prevede la conoscenza di alcuni semitismi che nella lingua europea sono sconosciuti o solamente trascurati, mi riferisco alla presenza del verbi “avere o essere” che nell’ebraico sono omessi perché non costituiscono “costrutto” con il soggetto, ma sono sottintesi in una forma grammaticale essenziale, tuttavia assolutamente determinante nel contesto.

“ E ascoltarono il suono di יהוה אלהים, traduzione letterale “ che era camminante(camminava) nel soffio del giorno, [non è menzionato il periodo temporale nel senso che noi attribuiamo] , il soffio del giorno è comunque attribuibile all’alba, nelle ore in cui la natura si risveglia e usciti all’aperto si percepisce il movimento dell’ aria del nuovo giorno), il Bereshit Rabbà interpreta la parola מתהלך “mehallèk “andava “ come la voce che andava qua e là, saltava e saliva , quasi come D-o non volesse trovare la sua creatura, poi leggiamo in originale l’espressione את-קול et kol traducibile come “il suono” è in genere riportata come “ la voce”, “ e adamah e sua moglie si nascose da אלהים יהוה , ( nel testo il verbo è singolare!), poi il nome completo di D-o, tetragramma più Elohim, nascosto da מפני, la faccia di D-o, per mezzo all’albero del giardino, (non è scritto tra gli alberi del giardino, il semitismo tuttavia include la possibilità che anche se l’espressione singolare possa essere intesa nella forma plurale, tuttavia un insegnamento supplementare può anche fare pensare che essi si nascondessero tra la pianta che cresceva in mezzo al giardino, בתוך , “in mezzo” è anche leggibile tramite la pianta (albero) al singolare, ci sono forse ulteriori implicazioni ? si! E vanno ricercate nel sefer di Bereshit .

D-o chiamo l’uomo e disse lui איכה , dove sei.
E’ una domanda anche se nel testo ebraico non esiste il punto esclamativo il ?
La risposta di adamah è una affermazione , notiamo che (אשתו) “ishtò”la moglie di lui” non è citata, la domanda è solo per l’uomo, la risposta è una affermazione che ripete quello che abbiamo già letto, “ascoltai il suono( la voce) nel giardino e temetti poiché ero nudo(io sono nudo), di nuovo non è citata la donna.
Ci sfugge qualche cosa? L’affermazione di adamah è cronaca, le parole confermano esattamente quanto descritto, la consapevolezza di essere nudo e il timore della presenza di D-o.
Forse la soluzione il rimedio erano ancora possibili, questa chiave di lettura la possiamo dedurre dalle parole che D-o pronuncia quando chiede all’uomo aiekka “dove sei” , una domanda che sottovalutiamo nel significato perché noi immersi nel decifrare il racconto ci sfugge , D-o non può giocare a nascondino nel suo mondo, l’espressione è volutamente antropomorfica, ci trae in inganno e assopisce il significato. Se D-o che conosce ogni cosa oltre il tempo chiede a l’uomo dove sia non può che essere un modo di indurci a riflettere.
Aiekkà” può anche essere letta come “èkà “ahimè! Era tutto questo nelle aspettative del Santo?
Un altro insegnamento potrebbe essere che di fronte a questa domanda l’uomo invece che difendersi in una ripetizione avrebbe potuto dichiarare il suo errore, insieme alla donna e forse anche al serpente. Tutti avrebbero potuto fare “teshuvà” che in ebraico oltre perdono significa anche ritornare sui propri passi, in questo caso riconoscere l’errore.
L’espressione che utilizza D-onon è compresa da adamàh , leggiamo in seguito che invece di una confessione di una colpa l’uomo trasmette la responsabilità alla donna nelle parole :“donna che mi hai dato”. Non è un dialogo ma una affermazione.
La nudità, la stessa radice trilettera che significa astuto, ci perdiamo qualche insegnamento, se queste parole sono riconducibili significa che richiedono uno sforzo interpretativo, quale potrebbe essere?
Forse in seguito.
Shalom
Ultima modifica di noiman il giovedì 18 maggio 2017, 23:10, modificato 2 volte in totale.
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

In realtà Avrahàm non è preoccupato per il suo membro ma per la separazione che questo precetto avrà come conseguenza per quello che è il suo prossimo, i suoi alleati, la circoncisione è la differenza che completerà la diversità tra il nuovo uomo e tutti gli altri come D-o gli disse: לך לך “Lech Lechà” ( Bereshit 12/2) (genesi) “Lèch lechà”, vuole dire: “ Vai per te” “vattene da te stesso”
Molto bello questo, Noiman. È la stessa identica cosa che succede a chi si battezza nel nome di Yeshúa ed entra nella ekklesía. Questo termine, composto da ek- e kalèo, significa chiamare fuori dal mondo e a Dio, dal mondo a Dio. :YMPEACE:
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

47
Scrive Stella :

Ancora leggevo
In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della “ricerca del volto di Dio”, il desiderio di conoscere questo volto, il desiderio di vedere Dio come è, tanto che il termine ebraico pānîm, che significa “volto”, vi ricorre ben 400 volte, e 100 di queste sono riferite a Dio: 100 volte ci si riferisce a Dio, si vuol vedere il volto di Dio. Eppure la religione ebraica proibisce del tutto le immagini, perché Dio non si può rappresentare, come invece facevano i popoli vicini con l’adorazione degli idoli; quindi, con questa proibizione di immagini, l'Antico Testamento sembra escludere totalmente il “vedere”
. Che cosa significa allora, per il pio israelita, tuttavia cercare il volto di Dio? nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine? La domanda è importante: da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto, come un'immagine che si prende in mano, ma neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio; dall’altra parte, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un «Tu» che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è capace di amare...
La storia della salvezza è la storia di Dio con l'umanità, è la storia di questo rapporto di Dio che si rivela progressivamente all’uomo, che fa conoscere se stesso, il suo volto....
naturalmente ho fatto un po di copia e incolla ''da un sito cattolico '' ...si si anche nel cattolicesimo ci sono tante cose buone ...”.


Ringrazio Stella per l’osservazione pertinente che introduce il quesito: “ D-o ha un volto? L’uomo può scorgere le forme di D-o, la sua manifestazione ha assunto realmente sembianze umane o tali sono state percepite? L’incontro con D-o è stata una visione oppure davvero c’è stato l’icontro come ci sembra di capire leggendo le scritture. Oppure chi scrisse il testo utilizzo questo metodo per narrare un incontro che avvenne solo simbolicamente o metafisicamente?
In questa possibilità il testo va interpretato nel simbolismo che esprimono parole come corpo e immagine?
Moshè vide realmente il volto di D-o ?
Leggendo il testo abbiamo la sensazione che la descrizione di quello che accadde è non è solo una visione mistica, le parole impiegate come volto, presenza hanno assolutamente un significato concreto che va oltre all’immaginario.
Che cosa pensavano gli ebrei contemporanei alla rivelazione sul Sinai e in epoche consecutive pensavano realmente che D-o mostrò a Moshè il suo volto?
Infine D-o aveva una presenza da mostrare o c’è dell’altro?
Come i contemporanei interpretavano quello che è scritto nel libro di Numeri:
” E disse il Signore all’improvviso a Moshè e Haronne ed a Miriam: “Uscite tutti e tre verso la tenda della radunanza”, e uscirono tutti e tre. E discese il Signore nella Colonna di Nube e stette sull’entrata della tenda, e chiamò Aron e Miriam ed uscirono entrambi. E disse “ Ascoltate per favore le mie parole. Se ci sono profeti tra di voi, in visione Io, Il Signore, Mi faccio conoscere da lui, in sogno parlerò con lui. Non così è il mio servo Moshè, in tutta la mia casa egli è fedele . Bocca a bocca Io parlo con lui, in una chiara visione e non per enigmi, ed egli guarda l’immagine del Signore; e perché non avete avuto timore di parlare contro il mio servo, contro Moshè?” (Bemidbar12/4-9) (numeri ).

Questo potrebbe essere il punto di partenza.

Per capire la lingua ebraica in tutte le sue sfumature e di conseguenza anche le scritture del Tanach bisogna entrare nel vivo dei significati originali di quando la lingua divenne “consuetudine”.
Riguardo alle scritture ebraiche non basta conoscere l’ebraico, ma bisogna essere di madre lingua ebraica e non avere subito troppo l’inquinamento da parte di altre culture.
Questo forse non è possibile, neanche in Erez Israel dove l’ebraico ormai è diventato per consuetudine affine alle altre lingue.
I nostri termini comuni non sono quasi mai adatti a ricondurre il pensiero originale e il senso vero di quello che è scritto , noi dunque non traduciamo, ma interpretiamo secondo le possibilità semantiche della nostra lingua , quando lo facciamo attraverso il testo biblico è inevitabile che gli errori di una cattiva interpretazione diventano drammatici soprattutto quando essi diventano fede e poi dogmi.
Non traduciamo quasi mai, sottoscriviamo e questo produce tante “versioni”.
Come tradurre dall’italiano il concetto di “un uomo alla mano” letteralmente?
Magari scrivendo “ish al Yad” che è più o meno la traduzione letterale?
Ma il nostro interlocutore che non conosce il nostro modo di dire sarà indotto a comprender che questo “uomo è accanto a qualche cosa” perché la parola “mano” “yad” è il fonema di un altro significato che in ebraico non ha relazione stretta con la mano, ma che significa solamente “accanto”

Il volto in ebraico è “panim” volto, la parola è duale perché il nostro viso per quanto simmetrico è diviso nella sua simmetria dal naso e si può scorgere in due immagini.
Il nostro volto è quello di Adamo, in un certo senso la ricerca del principio attraverso quella infinita catena di volti e di sguardi che si sono incrociati attraverso il tempo in una catena ininterrotta, madri che guardano il loro figli , ne scrutano il volto sguardi che si ripetono attraverso il tempo in una memoria collettiva.
Anche il pensiero è diventato collettivo, pensiero che ritorna al principio ogni volta che viene stimolato, da collettivo a individuale per poi ritornare di nuovo collettivo attraverso i crocevia personali della propria esistenza e quelli della propria discendenza e razza.
Per l’ebreo ogni suo antenato e l’anello di una catena che ininterrotta scorre attraverso il tempo, ogni tanto questa catena mostra un anello debole che si spezza, ma nel pensiero collettivo questo diventa anche l’anello forte che ha spezzato la catena e ha permesso che quest’ultimo si ricongiunga a altri anelli che attraverso la discendenza femminile generano l’inizio di una nuova catena.
Le sofferenze personali diventano collettive, poi esse diventano una esperienza e infine una storia che può essere scritta e poi raccontata per ricostruire ancora una volta il pensiero individuale e infine il pensiero collettivo.
Una specie di memoria collettiva che ciascuno trasmette come è in grado di farlo secondo le proprie capacità, anche se quello che racconta non coincide con la sua storia, si inserisce la tradizione vivente del suo popolo e il ricordo collettivo.

Dopo questa divagazione provo a dare una interpretazione :
Moshè fece due domande al Santo, la prima di conoscere le sue vie:

הודעני נא את-דברך ואעך למען אמצא-חן בעיניך
Prego! Degnati di farmi conoscere le tue vie”( Shmot- ki-tissà 33/13) (esodo), le vie sono gli attributi di D-o, conoscere gli attributi di D-o significa conoscere le azioni d D-o e le middòt.
Moshè ebbe un rapporto privilegiato, fino al punto di chiedere al Signore di poterlo veramente vedere nella sua vera immagine?

La domanda è evidente: “fammi vedere la tua Gloria” Shemoth 33/18. (esodo) .
Ma il Signore risponde: “tu non puoi vedere la mia faccia, perché l’uomo non mi può vedere e restare vivo”.La Gloria è intesa come la sua essenza , questo concetto sfugge a quello più recente che intende la parola “kavod” come magnificenza che è una specie di sovrascrittura del significato originale che ha origine molto più semplice.
Il compromesso sono le parole del Signore: “ecco un luogo vicino a me, tu starai in piedi sopra la roccia, poi quando passerà la mia Gloria, ti nasconderò nella cavità della roccia, ti ricoprirò con la mia mano, finché io sia passato, poi ritirerò la mia mano e tu mi vedrai per di dietro, ma la mia faccia è invisibile” .
Questo passo celebre è stato da sempre interpretato come se il Signore si fosse fatto realmente vedere da Moshè.
La prima osservazione che possiamo fare : “ è realmente possibile che Moshè chiedesse di vedere il Santo? Intendeva vedere l’aspetto materiale del suo corpo oppure possiamo pensare a una visione mistica. Perché già in diverse occasioni D-o si era mostrato a lui, agli anziani di Israele. Essi lo videro seduto sul suo trono e dopo questa visione sappiamo che sopravvivono.
La stessa gloria del Santo si era già mostrata a Israele. Che bisogno aveva Moshè di avere una ulteriore visione?
Oppure possiamo dedurre che ogni volta che è citata la visione questa si riferisca non al Signore nella sua fisicità ma piuttosto alle sue opere, come la manna nel deserto, l’apertura del mare di Giunchi. A questo punto la Gloria del Signore non è il Signore stesso, nessuna fisicità , nessuna visione celeste; studiando il testo originale e confrontandolo con altre parti del Tanach possiamo in ipotesi escludere questa fisicità e sostenere che tutto quello che è avvenuto è in senso figurato.
Possiamo pensare che la discesa della “gloria” di D-o è un movimento fisico da un luogo all’altro, oppure possiamo che questo avvenne solo tramite rivelazione e che la sua manifestazione è solamente una visione.
Se D-o è incontenibile e nessuno spazio è in grado di accoglierlo come esso può essere contenuto in una forma, quale simmetria può accoglierlo, quale contrazione o dispiegamento della Gloria infinita può rendere D-o contenibile; questo è quello che si sono chiesti i nostri saggi da millenni. Anche i cristiani interpretano le parole di Paolo che scrisse che il Signore spoglio se stesso si vestì in forma di servo e si fece simile agli uomini [, ….] sottomise fino alla morte.
Se la Torah per essere compresa si dovette vestire in una forma terrestre, dimenticando per un attimo che i cieli non sono la terra, possiamo anche credere in questo antropomorfismo e ritenere legittimo prestare fede che questo incontro tra D-o e il profeta sia veramente avvenuto.
Credo anche che i traduttori abbiano contribuito in questa specie di inganno di attribuire a D-o un aspetto umano, lo hanno fatto pur sapendo che le parole come” volto, faccia, Gloria, mano “ avevano un significato figurato e non reale.
Sono quasi sicuro che esperti traduttori che conoscevano bene l’ebraico biblico e tutta la tradizione ebraica non potevano attribuire a D-o parti umane come viso e altre definizioni fisiche come parti anteriori o posteriori.
Deliberatamente hanno scelto una “versione” piuttosto che una “traduzione” , forse il Santo dall’immensità dei cieli ha fatto loro l’occhiolino.
Partendo dalla parola פנם “panim” tradotto comunemente “faccia “ si scrive al plurale, ma non si intende anche assolutamente “facce”.
Il termine “panim” ha significato generico, non definibile. La sua definizione lo rende adatto in molti usi che vanno dal senso figurato all’astratto. Tuttavia il senso intensivo si presta a antropomorfismi mentre la stessa parola può anche significare di “fronte o davanti”.
L’espressione diventa assolutamente figurata se attribuiamo il significato di “faccia a faccia” come l’aspetto di un dialogo tra pari, dove il ruolo divino necessariamente si deve ridurre per confrontarsi sullo stesso piano della sua creatura.
La secondo parola כבדך “la tua Gloria” è un sicuro eufemismo. Per capire meglio è necessario ritornare al testo tradotto e confrontarlo con quello originale e poi riproporre quello che è la tradizione ebraica.
“Fammi vedere la Tua Gloria”Il Signore rispose: ”Farò passare dinnanzi a te tutta la bontà, proclamerò dinnanzi a te, il nome del Signore” (shmot-ki tissà) (esodo).
ויאמר הראני נא את כבדך: ויאמר אני אעביר כל טובי על פניך וקראתי בשם יהוה לפניך וחנתי את אשר אחן ורחמתי את אשר ארחם
Questa non è solo una richiesta, l’espressione נא simile al nostro “prego” “per favore” è una supplica che Moshè fa a D-o, leggendo meglio il testo ci sembra che la domanda sia diretta , nessun uomo ha mai osato tanto.
E sorprendente che D-o non dice di no e anche se parzialmente acconsente a soddisfare la richiesta di Moshè.
Il talmud commenta in chiave umoristica la richiesta di Moshe:
Egli disse: ”non potrai vedere il mio volto”.Un tanna ha insegnato in nome di R.Yoshu’a ben Qorchach: “Il Santo Benedetto si rivolse a Moshè:”Quando volevo tu non hai voluto vedere [il mio volto, shmot 3-6 ] ; ora che tu vuoi, io non voglio” . Questo si oppone all’interpretazione di R. Shemuel ben Nachmani, che ha detto in nome di R. Yonatan: “Come ricompensa per le azioni giuste, Moshè ottenne tre privilegi. Come ricompensa per “Moshè si coprì il volto, ottenne lo splendore del suo volto.[ shmot 34-29] , Come ricompensa per “Egli ebbe paura”, ottenne il privilegio di “Ebbero timore di avvicinarsi a lui”[Shmot 34-30] Come ricompensa per “Guardare verso Dio” ottenne “Ed egli contempla l’immagine del Signore” [Bemidbar 12-8] (numeri)
(TB Berachot 7a)
La risposta è emblematica: ”farò passare davanti a te tutta la mia bontà” poi aggiunge:”proclamerò dinnanzi a te il nome del Signore
Moshè chiede di vedere la Gloria del Signore e il Signore gli risponde che farà passare la sua bontà e pronuncerà il suo Nome” . Cosa significa fare passare tutta la bontà?
E possibile spiegare che cosa è la bontà divina evitando l’influenza del pensiero greco e di conseguenza le conclusioni del pensiero “occidentale”.?
La Gloria di D-o è l’insieme dei suoi attributi; צדיק”zadìq”, giusto רחון “rachun”“misericordioso”, דיין “dayàn “ giudice”ecc; il termine attributi è fortemente limitativo, in realtà questo termine è middòt” che significa “due misure”, cioè la dimensione comprensibile per questo mondo, poi il Santo gli dice che pronuncerà il vero suo Nome che non è stato mai conosciuto prima, non un smplice attributo ma il suo vero Nome, la vera essenza della creatura divina, il Nome eterno anteriore alla creazione, essere e essente coincidono nell’Uno, dove osservatore e osservato coincidono.
Poi il Signore aggiunge:
Non potrai vedere la mia faccia perché nessun uomo può vedermi mentre è in vita” e poi il Signore aggiunse:”C’è un luogo presso di Me; resta là sopra la roccia, ti ricoprirò con la mia mano, finché non sia passato, poi ritirerò la mia mano e tu mi vedrai per di dietro, ma la mia faccia è invisibile”(shmot- ki tissà) (esodo).

Il talmud affronta l’argomento e da risposta e interpretazione e sorprendentemente afferma che Moshè vide solo il nodo dei tefillin che D-o indossava .
Ma D-o porta i tefillin? Perché Moshè ha visto solo il nodo?
Quale insegnamento ci sottopone il Talmud? Sappiamo che i nodi dei tefillin compongono la forma di alcune lettere ebraiche, e la parola שדי “shaddai” traducibile come onnipotente, il nodo che è al centro del capo corrisponde alla lettera ד dalet, l’ultima lettera dello shemà che promulga la unicità di D-o.

ויאמר לא תוכל לראת את פני כי לא יראני האדם וחי: ויאמר יהוה הגה מקום אתי ונצבת על הצור: והיה בעבר כבדי ושמתיך בנקרת הצור ושכתי כפי עליך עליך עד עברי:והסרתי את כפי וראית את אחרי ופני לא יראו

Ritornando a Shmot - Ki tissà 33/20-23, (esodo) leggiamo che D-o pone Moshè in una cavità e lo copre con la sua mano. L’interpretazione di queste parole ci fanno pensare alla fisicità del D-o di Israele che si mostra tramite delle sembianze umane ingigantite.
Tuttavia il testo originale non usa il termine mano ma un eufemismo che ritroviamo altre volte nel testo biblico con diversi significatiכפי עליך dove “ caf “ è la parte piatta di qualche cosa che può essere parte di un piede o di una mano o altra parte.
Ritroviamo la stessa parola in bereshit quando Jacov viene colpito durante la lotta con l’uomo sconosciuto facendoci comprendere che egli fu colpito nella parte bassa del ventre,forse i genitali. La stessa forma della lettera כ” caf “ricorda una specie di conca che delimita lo spazio simile al palmo della mano. Dunque l’espressione è stata tradotta per necessità come palmo della mano mentre sarebbe stato più opportuno tradurla come l’ala protettrice che non ci avrebbe indotto a immaginare D-o in sembianza umana , neanche in immagine di uccello o ancora meglio come nuvola protettiva .
Anche la parola ושכתי vesakoti la ritroviamo in altri parti del Tanach con significato di coprire, celare può derivare dalla radice coprire.
Prima di cercare di provare trovare una conclusione logica, può esserci utile ritornare in shmot , (esodo) dove leggiamo del primo incontro tra D-o e Moshè e fare qualche osservazione supplementare..
Moshè pascolava il gregge di Jtrò suo suocero, sacerdote di Midian, guidando il gregge oltre deserto, giunse al monte del Signore, al Chorev. Gli apparve un inviato del Signore attraverso una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto e si avvide che il roveto ardeva per il fuoco, ma non si consumava. Moshè disse fra se: voglio avvicinarmi per vedere questo grande fenomeno: perché mai non si consuma il roveto”(shmot 3-1/3) esaurita la curiosità egli si rende conto che è il mondo superiore che si rende manifesto attraverso la stranezza di un cespuglio che non si consuma, poi ode delle parole ma esso non ha nessuna visione a parte una voce proveniente dal roveto:”Moshè, Moshè , ed egli rispose eccomi. Allora il Signore disse:”Non avvicinarti oltre, togliti le scarpe dai piedi,perche il terreno sul quale stai è suolo sacro.” E prosegui il Signore a dire: Io sono il padre di tuo padre, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe.”Allora Mosè si nascose la faccia, poiché temette di guardare verso il Signore”(Shmot 4-5)(esodo).
Nella lettura biblica siamo abituati a fermarci al senso letterale , in questo caso ci induce a pensare che il timore di Moshè di guardare il Signore è dovuta alla propria incolumità.
Moshè Maimonide offre una buona spiegazione: ”E Mosè nascose il suo volto, perché aveva il timore di guardare Dio, dove il significato esoterico si aggiunge al significato letterale –il quale concerne il timore di Moshè di vedere la luce nella sua evidenza, non il fatto che Dio- sia Egli esaltato ben al di sopra di ogni difetto! – possa essere percepito dagli occhi. Mosè venne lodato per questo, e Dio lo beneficò con la sua bontà tanto che, alla fine, si dovette dire di lui:”Guarderà la forma di Dio; e i sapienti dicono che questa è la ricompensa per aver subito nascosto il suo volto’senza vedere Dio”
In seguito altri avranno la possibilità di incontrare la Gloria di D-o , Moshè, Aronne e i suoi figli saliranno sul Sinai insieme ai settanta anziani di Israel , ma il testo che si riferisce a quello che videro riporta:
ויראו את אלהי ישראל ותחת רגליו כמעשה לבנת הספיר וכעצם השמים לטהר
Essi contemplarono la divinità di Israele e sotto i suoi piedi come un mattone di zaffiro e come l’essenza del cielo per purezza”(shmot – mishpatim 24/10)(esodo).
Il termine לבנת “livnat” può significare “biancore” ma anche mattone, Rashi fa notare questa polisemia e osserva che gli ebrei furono schiavi di un fabbricante di mattoni, l’Egitto e il suo faraone.
Il testo poi si affretta ha specificare che il Signore non colpì coloro che poterono godere di questa visione, rafforzativo è il passo successivo dove è scritto che essi dopo aver goduto della visione divina mangiarono e bevvero.
Moshè Maimonide commenta questo avvenimento sostenendo che essi videro nei limiti della loro materialità, la percezione era limitata dalla loro materialità, videro quello che i loro occhi materiali poterono scorgere; il testo sembra suggerire che essi non meritavano questa visione che tuttavia per grazia di Moshè avvenne , furono risparmiati perché essi non essendo pronti vollero vedere e per questo meritavano la distruzione.
Ultima modifica di noiman il giovedì 18 maggio 2017, 23:23, modificato 2 volte in totale.
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Giorgia
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Giorgia »

Noiman, posso farti una domanda un po' fuori argomento?
In un telefilm americano una delle protagoniste voleva diventare ebrea, e fanno vedere che dopo gli studi, veniva battezzata. È effettivamente così? Cioè, il battesimo era già utilizzato dagli ebrei per la conversione?

Grazie per la pazienza :-)
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