Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso

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bgaluppi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, bello che tu applichi il metodo di Yeshua in Mt 16:13-15! Non me ne ero reso conto :-)

Pero', mi sembra di comprendere che in ogni metodo ci siano aspetti utili e aspetti da scartare; quindi, si presuppone che per capire questo si debbano conoscere tutti i metodi. Quello che intendevo, e' che conoscendo tutti i metodi, si puo' scegliere di applicare l'uno piuttosto che l'altro.
AKRAGAS
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da AKRAGAS »

Grazie Gianni delle tue descrizioni in merito alle scuole di ermeneutica.
Se hai tempo e volontà di spiegare altre tue conoscenze io rimango in attesa di delucidazioni allo scopo di giungere ad un metodo appunto, come dice il titolo del tema, condiviso.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Certo, Akragas. Ora lasciamo il tempo agli altri di digerire quanto scritto finora, poi procederemo. :-)
scapin michele
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da scapin michele »

Carissimo Antonio:
Tu affermi
(chi studia è avantaggiato se ha fede )
(la fede non implica la comprensione delle scritture , e la comprensione non è lo scopo della fede)
e ancora
(la fede è un dono )
premetto che condivido le tue affermazioni, antonio.
A volte mi capita , leggendo la parola di Dio ,di soffermarmi in certi passaggi complicati difficili da capire , e per dirti la verità questi li scorro veloci, perchè interiormente visto che non li comprendo non mi lasciano niente nel cuore.......
mentre quando mi imbatto così per dire in un testo dalla facile comprensione alla mia portata, mi lascio illuminare dalla parola e la parola diventa motivo di arricchimento spirituale e mi da forza e energia per proseguire il mio cammino.
cosa voglio dire con questo, credo che fede e conoscenza vanno un po a bracietto , anzi , vorrei dire che la conoscenza, il desiderio di imparare, di studiare , di approffondire sia la garanzia perchè si apra la nostra mente alla verità che Dio padre vuole farci comprendere .
E qui allora mi viene un dubbio riguardo l'approfondimento e lo studio che ci illumina il cammino, chi ci garantisce che stiamo studiando e approfondendo la parola di Dio nel modo coretto , non è che magari nello studio cerchiamo di approffondire ciò che desideriamo che trovi già conferma nella nostra mente?
Qual'è l'attegiamento giusto nell'approccio della parola
cos'è che ci da conferma e garanzia di essere nel percorso giusto riguardo lo studio ?
Concedimi una battuta spesso usata ma credo sia giusta, (non possiamo Amare pienamente ciò che non conosciamo )
POI affermi che la fede è un dono di Dio.
ok è un dono, ma questo dono Dio lo offre in eguale misura a tutti gli uomini , siamo noi che possiamo accoglierlo o rifiutarlo , a tutti vengono date le stesse opportunità , e in tutta libertà possiamo dire si, oppure no , ma alla lunga le scelte che facciamo portano gioia e pace alla nostra vita , come invece se scegliamo male ci portano alla desolazione e all'anientamento della nostra vita .
un abbraccio a tutti
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bgaluppi
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da bgaluppi »

Caro Michele, e' sempre un piacere leggerti perche' dalle tue parole traspare la tua fede e sensibilita' d'animo. Credo che Gianni abbia gia' risposto alle tue domande:

"La corretta ermeneutica ci permette di capire i passi biblici poco chiari. E qui si ferma."

Inoltre, vorrei aggiungere che credo fermamente non si debba confondere il "credere" con la fede; la fede e' un dono, ma non di entita' prestabilita e immutabile. Voglio dire che la fede puo' essere fortificata e raffinata, poiche' avere fede non significa, appunto, credere, ma sapere con assoluta certezza che il Padre ci ama. Questa certezza implica che noi dobbiamo amarlo come Lui ci ama, e le Scritture ci aiutano a trovare la strada migliore per conformarci a Lui. Chiusa questa piccola parentesi, cerchiamo di restare in tema e riflettere sulle informazioni che Gianni ci ha dato. E' una fortuna non da poco avere la possibilita' di imparare qualcosa sull'ermeneutica, poiche' essa e' lo strumento che ci consente di non prendere cantonate, che sono sempre dietro l'angolo. Pur con tutta la fede del mondo, sapessi quante cantonate mi sono preso e mi prendo! ;)
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Bene, ora proseguiamo la nostra analisi alla ricerca di un metodo interpretativo (ermeneutica, appunto) condiviso.

Rimangono due scuole di ermeneutica da valutare. Esso sono:
LA SCUOLA DEVOZIONALE. Questa scuola di pensiero appartiene al pragmatismo. L’approccio al testo biblico non è qui per cercarvi verità eterne ma per cercarvi verità personali che vadano bene per se stessi. L'enfasi è posta sull'applicazione e non sul significato vero del testo e sullo scopo per cui l'autore sacro ha dato il suo messaggio ispirato. Questo metodo è usato soprattutto nella mistica, usando la Bibbia per un'esperienza ascetica, per la devozione e per la preghiera. In questo pensiero la Scrittura non è considerata come oggetto di studio e come fonte di teologia dogmatica.
LA SCUOLA ESISTENZIALISTA. Questa scuola di pensiero s’avvicina al testo biblico per trarne una guida nella scelta esistenziale al fine d’avere una vita autentica. In verità, gli esistenzialisti impongono al testo biblico solo il proprio significato, che è soggettivo.

Secondo voi possiamo trarre qualcosa da queste due ultime scuole? E, eventualmente, che cosa?
scapin michele
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da scapin michele »

Ma,
Caro Gianni,
Qui in entrambi i casi, (la scuola Devozionale, e la scuola esistenzialista ) arrischiamo di usare la parola a proprio uso e piacere , nella prima affermi l'approccio al testo biblico non è qiu per cercarvi verità eterne ma per cercarvi verità personali , e questo mi lascia un po perplesso, perché è facile cadere nel far dire alla parola ciò che ci fa comodo, per trarne nostre conclusioni che non hanno niente a che fare con il messaggio autentico .
con la seconda scuola di pensiero ci può essere lo stesso equivoco, come affermi tu,(impongono al testo biblico solo il proprio significato, che è soggettivo )
Fermo restando che comunque stiamo parlando della parola di Dio ,anche fosse volessimo dare nostre interpretazioni , importante non sconvolgere il messaggio primario, poi proprio perché la parola di Dio ci parla personalmente ,nel concreto della nostra vita , come dire la parola va mettere il dito nella piaga nella ferita e ci sprona a migliorare , e nell'applicarla personalmente nella nostra vita ognuno coglie aspetti diversi proprio perché, Dio ci parla personalmente .
Credo sia importante e basilare per non cadere in facili interpretazioni di comodo , confrontarsi con persone appassionate della parola di Dio in modo che non ci siano equivoci, e in ogni caso non dare mai nulla per scontato e avere il coraggio e la pazienza di lasciare che la parola entri con tutta la sua forza e verità dentro di noi .
Forse la prova del 9 per capire se siamo nella strada giusta sono le opere , perché la parola di Dio è efficace nel momento in cui ci mette in movimento e ci cambia il cuore.
allora l'interpretazione quando ci cambia il cuore è sempre valida
L'interpretazione quando ci mette in movimento ad amare i fratelli è sempre valida
L'interpretazione quando ci porta a perdonare i torti è sempre valida
L'interpretazione quando ci porta a superare il nostro egoismo è sempre valida
Che dire Gianni , che il metodo condiviso vada cercato nei frutti che la parola di Dio porta in ognuno di Noi ?
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Maryam Bat Hagar
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Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiviso

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

quoto Michele
è questo eccessivo soggettivismo che lascia perplessi
il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza

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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Caro Scapin, ha centrato perfettamente il punto.
Dalla scuola devozionale possiamo imparare solo una cosa: non smettendo mai di considerare la Bibbia come oggetto di studio e fonte di verità, impareremo a farne anche oggetto di meditazione, cercandovi ciò che più si adatta a noi per applicarlo e rendere piena e rilevante la nostra vita, per vivere una relazione davvero intima con Dio.
Dalla scuola esistenzialista, infine, impareremo che dobbiamo accostarci al testo biblico per trarne una guida nella scelta esistenziale, per vivere una vita autentica, per ricevere continuamente aggiustamenti di rotta e rimanere sulla retta via.

Tu dici poi che forse la prova per capire se siamo nella strada giusta sono le opere, perché la parola di Dio è efficace nel momento in cui ci mette in movimento e ci cambia il cuore.
Vero, Scapin, ma stai confondendo l’ermeneutica con la fede vissuta. L’ermeneutica si limita e deve limitarsi agli strumenti adatti per comprendere bene il testo biblico. Come già detto più volte, può essere usata anche da un non credente.
Lo ripeto: un non credente può capire alla perfezione il testo biblico e lì fermarsi. Un credente può non capire, per sua ignoranza, e andare oltre e mostrare fede.
C’è però anche un altro caso: capire bene il testo biblico e aver fede.
Qui trattiamo di ermeneutica per arrivare a un metodo corretto e condiviso di interpretazione. In non credente lo userà solo per capire un testo antico; il credente per approfondire le ragioni della sua fede.

Ora torniamo in tema.
Dopo queste valutazioni, che hanno messo in risalto il problema ermeneutico, rimane aperta la questione circa una corretta ermeneutica. Il difetto delle precedenti scuole è di tentare di costruire l’ermeneutica biblica come scienza a sè stante ovvero di voler stabilire le sue regole a priori. La corretta ermeneutica deve essere invece tratta dal testo biblico stesso. È esaminando la Bibbia stessa che se ne ricavano le regole d’interpretazione. Infatti, la salvezza non deriva da qualcosa che è nell’essere umano o nelle sue capacità intellettuali. La salvezza arriva all’essere umano totalmente dal di fuori: gli proviene da Dio, e la Bibbia la espone. Per recuperare il messaggio autentico che la Bibbia contiene, occorre perciò indagarla con la Bibbia stessa: capire la Bibbia con la Bibbia.
Se siamo davvero interessati a comprendere a fondo ciò che una persona importante per noi dice o ciò che un libro basilare per noi espone, dobbiamo capire come le parole sono usate dalla persona o dallo scrittore del libro e quale senso avessero per loro. Non possiamo capirle applicando il significato che hanno per altri né applicando quello che hanno o vorremmo che avessero per noi. Solo in un secondo tempo, dopo che abbiamo compreso il pensiero vero originale che loro volevano trasmetterci, possiamo interrogarci sul significato che possono avere per noi e se e come modificano il nostro pensiero e la nostra stessa vita. Per la Scrittura è la stessa cosa. Quindi, non ciò che noi vogliamo dalla Bibbia ma ciò che la Bibbia vuole da noi.
La funzione dell’ermeneutica biblica – di una corretta ermeneutica biblica – è quindi di rispondere a queste domande:
• Perché lo scrittore biblico ha scritto ciò che ha scritto? A chi scriveva? Cosa voleva dire?
• Perché ha usato proprio quell’espressione, quelle parole, quei verbi, quei tempi verbali?
• Qual è il contesto culturale e storico in cui si inquadra il testo?
• Qual è il significato inteso al suo tempo? In che modo i suoi contemporanei capivano il testo?
In tutto ciò è indispensabile non cadere nell’errore di accogliere espressioni semite e orientali di due o tremila o più anni fa con la nostra mentalità attuale e occidentale. Si tratta allora di decifrare, per così dire, un linguaggio molto diverso e molto lontano dal nostro. Il metodo di decodificazione è appunto l’ermeneutica, che deve seguire le regole bibliche e non le nostre.

La prossima volta inizieremo a fare sul serio, parlando del senso biblico.
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Gianni
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Re: Interpretare la Bibbia, alla ricerca di un metodo condiv

Messaggio da Gianni »

Mi permetto di dare un suggerimento. Siccome dobbiamo pervenire a un metodo ermeneutico condiviso, suggerisco di iniziare ad annotare questi punti:
• Perché lo scrittore biblico ha scritto ciò che ha scritto? A chi scriveva? Cosa voleva dire?
• Perché ha usato proprio quell’espressione, quelle parole, quei verbi, quei tempi verbali?
• Qual è il contesto culturale e storico in cui si inquadra il testo?
• Qual è il significato inteso al suo tempo? In che modo i suoi contemporanei capivano il testo?


Sono certo che condividete queste domande cruciali con cui si inizia a fare ermeneutica. In caso contrario, spiegate perché no.

Solo dopo l’accettazione di questi punti proseguirò parlando del senso biblico.
Grazie. :-)
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