Antonio bgaluppi: Marco, il "dare la vita" non significa morire, in questo caso. Il verbo τίθημι (títhemi) significa "mettere", "stabilire", e qui assume il senso di "mettere a disposizione", "dedicare".
Premetto che sono neutro riguardo ai trapianti, perchè nella Bibbia questo e un argomento grigio e in questi casi di solito ognuno si sceglie il verso che per lui sembra giusto per stabilire se sia giusto o non espiantare donare o riceve organi, non rendendosi conto che il verso scelto, per sostenere la nostra veduta, nel suo contesto parla di altro.
Non sono d'accordo che la Scrittura citata da Marco di (Gv 15:13) non significa in questo caso morire. E' vero che il verbo τίθημι ha un'ampia gamma di significati a secondo del contesto, ma se prestiamo attenzioni notiamo che Giovanni quando usa il verbo τίθημι in relazione alla vita indica sempre che se è necessario, oltre a, come giustamente dici, mettersi a disposizione, bisogna anche morire per il fratello.
Ti porto alcuni passi giusto per rendere l'idea.
In Gv 10:11,12, Yeshùa dice: "Io sono il buon pastore; il buon pastore dà (τίθημι) la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga".
Il vero τίθημι è abbastanza chiaro nel contesto. Qui più che mettersi a disposizione sta ad indicare il morire per le pecore, tanto è vero che Yehsùa fa il paragone con il mercenario, e vediamo che mentre il mercenario, quando vede il pericolo, abbandona le pecore al loro destino, Yeshùa il pericolo lo affronta con la sua propria vita, morendo per le pecore.
Per avere ulteriore conferma, che Yeshùa usa il vero τίθημι a indicare che da la vita nel senso di morire per i fratelli, ci spostiamo ai versi successivi, 17 e 18: "Per questo mi ama il Padre; perché io depongo (τίθημι) la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo (τίθημι) da me".
Come puoi vedere Yeshùa parla proprio di morire per i credenti. Se proviamo a sostituire "depongo" con "mettere a disposizione" vediamo cosa esce: "Per questo mi ama il Padre; perché io mettere a disposizione (τίθημι) la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la mettere a disposizione (τίθημι) da me".
Che senso a dire che si riprende la vita se lui si è solo messo a disposizione che non vuol dire affatto morire?
Il vero τίθημι lo troviamo anche nell'escamazione di Pietro quando Yeshùa gli disse che non poteva ancora seguirlo, Pietro risponde: Signore, perchè non posso io ora seguitarti? io metterò (τίθημι) la vita mia per te (Gv 13:37).
Se in questo contesto il verbo τίθημι sta ad indicare il semplice mettersi a disposizione di Yeshùa, Pietro non avrebbe detto niente di straordinario, perchè veniva già fatto sia da lui che dal resto degli apostoli. Inoltre non avrebbe senso la replica di Yeshùa, se il dare la vita di Pietro era inteso solo mettersi a disposizione. Pietro stava dicendo proprio che era pronto a morire per Yeshùa, ecco che in questo caso prende senso la replica di Yeshùa, perchè gli fa capire che non era pronto a non rinnegarlo figuriamoci a morire per lui. Questo per capirci che mettersi a disposizione per una persona è qualcosa che tutto possono fare, ma morire per una persona he he he.
Prendo in esame l'ultimo verso e mi fermo, perchè penso che se uno è d'accordo sono più che sufficienti queste prove bibliche, altrimenti non basterebbero neanche altri cento versi biblici.
Dal Vangelo passo alla Lettera di Giovanni: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato (τίθημι) la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare (τίθημι) la nostra vita per i fratelli" (1Gv 3:16)
Anche questa volta il "dare la sua vita" sta ad intendere che Cristo è morto per i credenti, confermato anche da Paolo che parla dell'amore di Dio rivelato attraverso il sacrificio di Yeshùa: "Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5: 8).
Giovanni incita i credenti a fare esattamente come ha fatto Yeshùa. Per amore, Yeshùa, è morto per i credenti, a loro volta, i credenti, se è necessario, devono essere pronti a morire per i fratelli. In questo consiste il nuovo comandamento di Yeshùa, che poi non è proprio un nuovo comandamento perché già era presente nella Torah (Le 19:34; De 10:19), per nuovo si intende il modo come Yeshùa ha amato, dando per fino la sua vita. Ed è questo esempio che Yeshùa chiede ai suoi discepoli di seguire: "Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13: 34,35).
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